Il fatto balza ormai da qualche giorno sui principali organi di stampa. Lara Lugli, classe 1980, schiacciatrice di ruolo, si è vista recapitare una citazione per danno dal suo club, per non aver completato nel 2019 la stagione agonistica. Motivo: era incinta. La gravidanza poi non è andata a buon fine per un aborto spontaneo. Dunque oltre al danno anche la beffa. Attorno a Lara in questi giorni è stato fatto e detto di tutto. Quello che comunque ne è uscito è un cordone di solidarietà verso la Donna, la Madre e dopo la sportiva. Invocare la condanna contro la pallavolista è una violenza contro le donne. La maternità ha un insostituibile valore personale e sociale. Il j'accuse sociale nei confronti della società pare unanime anche se, alcuni benpensanti hanno espresso qualche perplessità. Mahhh…siamo nel secondo millennio, dove le tecnologie, la scienza sono ai massimi livelli e, nonostante tutto esiste insito in qualcuno quel retaggio di pregiudizio in cui i due esseri uomo e donna siano diversi non solo per sesso. La parità di genere che tanto si sostiene è raggiunta? Possiamo veramente dire che tra uomo e donna non esista più alcuna differenza? I fatti di Lara purtroppo ci spingono verso un'altra strada. Pensare che oggi una donna sia costretta a scegliere tra un figlio e la carriera non è più tollerabile. In Italia ci sono una serie di sussidi e garanzie ma mancano ancora tutele per permettere alle donne e ai loro compagni o mariti di progettare una gravidanza. Una donna ha il diritto di vivere serenamente il tempo della gravidanza e, non deve essere discriminata. Siamo quindi vicini a Lara Lugli per l'esperienza drammatica che ha vissuto. Avanti Lara. Hai già vinto. Grazie alla tua testimonianza speriamo che fatti di questo genere non accadano più!