La striscia, che inizia coi classici simboli della “giornata della donna” (sempre più difficile definirla “festa della donna”), integra tutti i tratti iconici messi in campo nelle numerose annate con cui abbiamo voluto rievocare, approfondire, divulgarne il significato.
La striscia riprende l'immagine Paola Clemente, la bracciante morta stremata dalla fatica nelle campagne pugliesi e quella Saman Abbas, la diciottenne di origini pakistane sparita, ben lungi dall'essersela cercata nel buco nero dell'oscurantismo tribale (per il solo fatto di voler vivere integrata nella nuova patria di adozione.
Prosegue con quelle relative alla testimonianza delle operatrici sanitarie sacrificatesi in prima linea nella guerra al Covid (che continua, come è possibile percepire, nella denuncia del crollo della sanità pubblica). E va a impattare con la sciagura planetaria in corso nel cuore dell'Europa. Vero che si muore di lavoro conculcato, di pandemie, di mala sanità e di guerre. Ma, se è consentito, l'”altra metà del cielo” sembra morirne e soffrirne un po' di più. In questa difficile ricorrenza ci appelliamo all'aforisma maoista (“Le Donne sorreggono metà del cielo”); che, di fronte alle evidenze del momento è qualcosa di più di un'esortazione a valorizzare il ruolo delle donne nella società come una risorsa che completerebbe e migliorerebbe l'umanità.
Indubbiamente, si è fatta strada la lotta per l'emancipazione. Non universalmente, però, e non si sarebbe dovuto e si dovrebbe. Nel campo del lavoro, della tutela della salute, nella vita pubblica e (anche se sorprenderà sulla bocca di un'atea, nella professione della fede religiosa.
Un segmento che raramente abbiamo toccato. Ma, che in un momento di grave turbamento delle coscienze, non possiamo non focalizzare. Ci induce l'inserto La Lettura del Corsera, che, oggi fa un organico approfondimento attorno alla questione del controllo maschile delle fonti del sacro, cioè dell'interpretazione dei precetti divini, preghiera, riti, predicazione, e del rapporto con le entità terrene (politica, ordinamento, risorse. In uno scenario universalmente inclinante alla regressione, appare ineludibile, a fianco dei diritti femminili conculcati, porre anche la rivendicazione di un ruolo della donna, già riconosciuto nella famiglia, nel lavoro nelle istituzioni, per quanto si riferisce alla rielaborazione, come osserva Marco Ventura, nella rielaborazione delle fedi religiose. Esiste, infatti, una questione femminile in campo religioso.
Osserva Marinella Perroni: per mezzo secolo gli ultimi tre pontefici non hanno che confermato, a dispetto dei profili innovativi (attributi o rivendicati), l'esclusione delle donne in ogni servizio pastorale. Una prerogativa questa, che vede in solitudine la Chiesa di Roma. Nonostante la fama di rivoluzionare dell'attuale regnante. Che, in materia di ruolo pastorale, arriva a concedere “le donne non devono ambire a ministeri ecclesiastici perché Maria è comunque più importante di qualsiasi Cardinale”
Chiudiamo questo incipit di presentazione del focus 8 marzo 2022 con un richiamo al titolo: le due metà del cielo siano sempre unite, nell'interesse dell'umanità.
La redazione del presente dorso tematico si è avvalsa della collaborazione di:
Clara Rossini – presidente onorario dell'Associazione Zanoni
C.L. – lettrice di Vicenza
Elisa Mancinelli Segretaria Circolo PD – Consigliere Comunale di Pizzighettone
Roberta Tosetti – Soncino – Consigliere Comunale – Delegata Politiche Culturali
Giacinto Zanetti – poeta in lingua cremonese
Coraggio, forza, libertà
È risaputo che la sua bellezza rispecchiata in opere di validi pittori, da Leonardo con la sua Monna Lisa o Tiziano innamorato delle donne ritratte con maestria,essendo lui il primo ammiratore, va di pari passo con quanto il genere femminile ha affrontato con coraggio e determinazione il lungo cammino per essere considerato in ogni ambito della società. Il ruolo familiare era già un dovuto impedimento per evolversi al di fuori di esso, eppure, dopo tante battaglie, è riuscito ad emergere, a farsi rispettare e considerare. Oggi chi di esse ha bisogno di aiuto deve prendere coscienza del proprio valore e pretendere rispetto. Difficile, ma si può. Volendo sottolineare gli aspetti della bellezza e della determinazione, continuo a girare attorno a quello che più mi preme: il coraggio!! Non è retorica se il pensiero vola a Kiev, all'Ucraina. Nella lotta di un popolo balza all'attenzione di come le donne imbraccino il fucile, combattenti a pieno titolo anche nel preparare bombe molotov, riempire sacchi di terra per le barricate, preparare pasti caldi per chi è al fronte, assistere i malati …. Girano le spalle al nemico solo per portare in salvo bimbi e anziani, verso un futuro sconosciuto in tutti i suoi aspetti. La mente corre alle nostre staffette partigiane, alle contadine che nascondevano i ricercati dai nazisti nei fienili, negli angoli delle proprie cascine …. Presenti, disposte a rischiare la propria vita per non permettere di essere ancora sottomessi …
Personalmente dedico questo 8 marzo al CORAGGIO, alla FORZA di una intera nazione, ora indipendente, senza distinzione di età e di sesso, per mantenere la propria democrazia, la propria LIBERTÀ.
Clara Rossini – Cremona, 4 marzo 2022
Sorella e Madre Terra
Caro Direttore, desidero avere la tua opinione sulla mia riflessione riguardante la Festa della Donna dell'otto marzo. Voglio usare un linguaggio che include tutti e tutte, spesso si usa una terminologia che confonde e le parole non giungono al cuore. Oggi occorre essere concreti ed umili per toccare in profondo l'anima degli uomini. Leggi dello spirito e della natura che la donna e l'uomo sono uguali, quindi uguali diritti e doveri. A mio parere perciò non dovrebbero essere necessarie leggi nuove su quote rosa e parità di genere, spesso sono superficiali e non risolvono il problema della disuguaglianza. Una mia amica avvocato non vuole essere chiamata avvocatessa, fa la stessa professione dell'uomo vien da sé che deve avere uguale possibilità di carriera ed uguale stipendio. Non è così, purtroppo, ancora oggi ci sono differenze abissali nelle carriere professionali, anche quando il merito della donna è maggiore di quello del collega di sesso maschile. Che dire poi dei troppi femminicidi, morti annunciate praticamente, per i quali le autorità pubbliche non fanno abbastanza. La donna non è un oggetto da possedere, è un essere umano che ha bisogno di amore, quello vero però non quello malato!! Non sono mai stata una femminista, ma ho sempre orgogliosamente portato avanti il mio pensiero politico, religioso e sociale con dignità e spirito combattivo. I diritti di democrazia e libertà vanno sempre preservati ed il mio desiderio più grande è lasciare alle giovani generazioni un messaggio di pace: Credete sempre in voi stessi, difendete la libertà e mettete al centro del vostro pensare “Sorella e Madre Terra”.
C.L. - Vicenza, 4 marzo 2022
Le donne russe scesero in piazza contro i cosacchi
8 marzo. Stavo proprio organizzando con i colleghi consiglieri "qualcosa". Dopo tanti tentativi l'idea è ricaduta su una raccolta fondi da destinare alla popolazione ucraina. Però non voleva essere né scontata né banale (seppure in questa situazione di banale non c'è proprio niente). E l'assist, anche questa volta me lo ha dato la storia. Con l'8 marzo del 1917 e le donne russe che scesero in piazza contro la guerra e non si fermarono di fronte ai cosacchi. Insomma il no netto e chiaro che le donne urlarono contro la guerra. Oggi quanto mai attuale. Pizzighettone, 4 marzo 2022 –
Elisa Mancinelli - Segretaria Circolo PD e Consigliere Comunale
Raccontare le donne*
8 marzo 2022. Perché iniziare a raccontare le donne attraverso la figura di Grazia Deledda? Semplice… Grazia muove i primi passi in un'epoca in cui nel mondo della scrittura non era ben vista in quanto donna. Tanti, molti, nell'ambiente letterario dell'epoca guardavano con sospetto e pregiudizio a quella donna, in apparenza incolta, sarda, che da autodidatta si approcciava alla scrittura, poco apprezzata ma che aveva dentro di sé quella voglia di voler dire e raccontare tanto e tutto. E poi finalmente questo suo sentire unico e femminile, la portò il 10 dicembre del 1927 a ricevere a Stoccolma il Premio Nobel per la letteratura con queste motivazioni: “Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale che ritrae in forma plastica la vita quale è nella sua appartata isola natale e con profondità e calore tratta di problemi di generale interesse umano”. Era la seconda donna al mondo a ricevere questo riconoscimento dopo Selma Lagerfol.
All'epoca nessuna donna italiana aveva vinto mai questo prestigioso premio e, comunque, poche erano le donne in generale che riuscivano ad emergere nella società di uomini, basti pensare soltanto al fatto che fino al 1946 le donne italiane erano escluse al diritto di voto. La Deledda spiazzò tutti, si impose con tale delicatezza di animo, con tale sentire che tutto il suo percorso fu un vero successo.
Nel secondo millennio le donne hanno raggiunto vertici top. Lavorano fianco a fianco a presidenti nel pubblico e privato, portano in auge patrimoni unici e inestimabili di Valori che hanno arricchito ogni società. In questi giorni vediamo donne impegnate nella lotta per il rispetto delle stesse nel teatro di guerra ora in atto in Ucraina. Sostengono i mariti al fronte, accudiscono i figli, fanno da tramite affinché le notizie veicolino sui luoghi della resistenza. Donne uniche. Donne di guerra.
Abbiamo voluto sentire dalla voce di alcune donne del nostro territorio la loro risposta diretta nei confronti di questa guerra, donne che ogni giorno sono impegnate o coprono impegni nel pubblico e nel provato.
Ecco alcune toccanti testimonianze raccolte.
Paola Basco, sindacalista Uil scuola:
Da donna e mamma provo tanta rabbia nel vedere gli occhi in lacrime e pieni di dolore delle donne ucraine. Avverto una miscela contrastante di sentimenti che si alternano un attimo dietro l'altro. Se penso ai bambini che si trovano in scantinati e metropolitane senza i loro giochi, senza i loro amici e le mamme che con il cuore spezzato salutano il figlio che va in guerra. Solo un cuore di ghiaccio può fare questo! Spero solo finisca tutto il più presto possibile e torni il sorriso a tutti.
Federica Brizio presidente del Consiglio Comunale di Soncino:
Nel giorno della festa della donna il mio pensiero va indistintamente a quelle donne che oggi si trovano coinvolte in questa assurda guerra tra Russia e Ucraina. Come sempre le donne stanno dimostrando forza e coraggio, alcune costrette addirittura ad allontanare i propri figli pur di salvarli! Il mio augurio è quello che questo conflitto possa cessare al più presto, solo così sarà anche per loro una Buona festa della Donna.
Elide Zuccotti poetessa soncinese e donna di Cultura esprime in una poesia tutto il suo sentire in questa giornata della donna:
Cosa vuoi che ti dica,
Amica
Della solitudine della vita.
Se ne fa un gran parlare
Come se fosse
Un fantasma da liquidare.
A parer mio la solitudine
Non è inquietante
E non c'è ragione per temerla.
Non è il segno della morte
Ma componente essenziale della vita.
Se ti senti sola
Qualche volta, o Ti svegli,
nel cuore della notte,
in un bagno di sudore per un incubo
un sogno, una paura,
non essere preda dei fantasmi.
I fantasmi del buio della notte
Immagini
Illusorie
Semiconsce irrazionali. Quelle
Sì da liquidarte
Per solidarizzare con il reale.
La solitudine è leggiera e magica
Se ami la vita.
Ana Vera Teixeira chiude parlando delle lacrime delle donne ucraine:
“Lacrime di donne ucraine. Fisiologicamente uguali alle lacrime di donne violentate, rapite, infibulate, di tutto il mondo. La particolarità di queste lacrime, conseguenza di una guerra, in un momento in cui le guerre dovrebbero solamente far parte della storia di secoli passati. L'uomo impara solamente dal proprio egoismo, dal potere inteso come sopraffazione. Sete di terra. Donne che piangono figli, nipoti, genitori e mariti, in balìa delle bombe e della fame. Donne che pregano, piangono e pregano.
Lacrime di donne ucraine, rendono quella terra sacra”.
Infine l'attrice e insegnante Chiara Tambani dice:
Penso alle donne e alla loro incredibile forza. Ho un'immagine che mi si è fissata nella testa e nel cuore:
I capelli raccolti, il sorriso e gli occhi fieri, anche se lo sguardo è un po' sofferente. È una giovane donna che dovrà partorire tra qualche giorno. Dovrebbero essere momenti di serenità e tranquillità, per prepararsi ad accogliere il miracolo della vita.
"Il mio bambino sarà forte", dice la donna sorridendo. Lei però non si trova in una camera di ospedale, ma su un materasso in una metropolitana, accanto a bambini malati che non potevano più restare in ospedale, perché troppo pericoloso.
"Il mio bambino sarà forte" ripete lei, e sorride. E il sorriso di questa donna, nascosta nella galleria di una metropolitana per sfuggire alle bombe, che sta per diventare madre, che non ha via di fuga, credo sia una delle immagini più potenti che dovrebbero fare gridare a tutti, ma proprio a tutti, BASTA guerra.
Forse perché la sto rappresentando in uno spettacolo teatrale, ma mi ha fatto pensare tanto a Maria, in una fredda notte a Betlemme, sola in una stalla, senza aiuti, sostenuta solo dalla forza più che grande che una donna possa avere: l'amore per il suo bambino.
*ROBERTA TOSETTI – SONCINO – CONSIGLIERE COMUNALE – DELEGATA POLITICHE CULTURALI
Nel titolo, le immagini di Chiara Tambani, Paola Basco, Ana Vera, Elide Zuccotti, Federica Brizio, Roberta Tosetti (autrice del testo)
LINGUA DEL TERRITORIO E CULTURA POPOLARE
LA FÉESTA DE LA DÚNA
L'è cuminciáada püsèe de cèent àn fa
cun tàanti duni mòorti per la libertà
quàazi töti jè státi masàadi
en bel ciòp adiritüura…brüzàadi
Però, da chéesta bröta stòoria,
che segnarà per sèen la nòostra memòoria,
gh'è nasiit la “féesta de la duna”
che urmàai in de töt el muunt,
la pàarla de la so fòorsa fina in fùunt.
Cuzé màmi, spùuzi, fiòoli o suréli,
dùni che laùra, murùuzi o apèena pütéli
li gh'à de eser rispetàadi
ma mìia apèena per do o tri giurnàadi…
e se per càazo te séet rabìit
sfiùureli gnàanca cun en dìit
perché chéesta féesta de inìsi primavera
la düüra mìia da matìna a séera:
difàti lùur li gh'è matìina, séera e dopumisdé
alùura…vurùmeghe bèen per töti i dé
(testo originale Giacinto Zanetti)
LA FESTA DELLA DONNA
È iniziata più di cento anni fa
con tante donne morte per la Libertà:
quasi tutte sono state ammazzate
e un bel gruppo addirittura...bruciate.
Però, da questa brutta storia,
che segnerà per sempre la nostra memoria,
è nata la “Festa della donna “
che, oramai in tutto il mondo,
parla della sua forza fino in fondo.
Così mamme, spose, figlie o sorelle,
donne che lavorano, morose o appena bambinelle
devono essere rispettate
ma non solo per due o tre giornate....
E se per caso ti senti innervosito
non sfiorarle nemmeno con un dito
perché questa festa di inizio primavera
non dura dalla mattina alla sera:
infatti loro sono presenti mattina, sera e pomeriggio
allora vogliamo loro bene per tutto il tempo della vita.
(testo tradotto da Clara Rossini)
L'autore
Giàcinto Zanetti, dopo aver prestato servizio per trentanove anni come maestro elementare, di cui gli ultimi ventidue presso la scuola di Bonemerse, ha prolungato la sua attività insegnando il dialetto, come opzionale, presso le classi quarte della Scuola Sacra Famiglia di Cremona. Ama comporre poesie in vernacolo e da fine dicitore le propone negli incontri richiesti da varie Associazioni, organizzati dal gruppo, a cui da tempo ormai appartiene, El Zách.