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Il vaccino? O famo strano.

(più o meno spericolatamente di Ivano e Jessica)

  02/03/2021

Di Redazione

Il+vaccino%3f+O+famo+strano.

Anche se pubblicata nella seconda parte il presente approfondimento prende spunto dalla lettera pervenuta dal Consigliere Comunale di Pizzighettone, risultato particolarmente attivo nella denuncia delle vicende politico-amministrative della Fondazione Mazza e del contesto poco chiaro in cui si è snodata la somministrazione della prima e seconda dose del vaccino anticoronavirus, riservata agli ospiti della RSA, agli operatori e, come si è appreso, ad una fattispecie di oves et boves (su cui anche il Consigliere Regionale Piloni ha chiesto venga fatta luce). 

Del reale stato delle cose in materia di criticità delle procedure di contenimento del fenomeno pandemico (che sulle sponde dell'Adda ha colpito duramente, fino a portarsi via più della metà dei nonnini del Mazza), non sembra esserci, come si avrà modo di verificare nella denuncia di Bissolotti (che è stata la stessa del raggruppamento “Pizzighettone al Centro” e del PD), adeguata consapevolezza. 

Si è andati a tentoni, negando le evidenze per alleggerire le gravissime responsabilità del governo ragionale e, soprattutto, imbastendo un modulo ingannevole di rassicurazioni, il cui approdo ha mostrato la corda dell'insussistenza. 

Siccome è ormai evidente che la filiera del comando nel governo comunale è nelle mani del più retrivo leghismo, non sorprende più la catenaria degli endorsements di autorevolezza e di benevolenza dei “boiardi” regionali, invitati sulle sponde dell'Adda per rassicurare, promettere, ma, in realtà, per intercettare e fomentare il malcontento. Di categorie obiettivamente danneggiate dagli effetti della pandemia sulle attività economiche e di strati di popolazione, che, a distanza di oltre un anno, faticano a conciliarsi con l'idea dell'esistenza del flagello e della necessità di adattarsi al contenimento. 

Ma di ciò il “giovanotto” assessore regionale, reclamato come la manna dalla giunta di Pizzighettone, non ha fatto menzione alcuna. Ha promesso vagamente quanto convintamente e, sicuro di aver fatto breccia con le balle, se n'è ghiuto

Solo qualche giorno dopo il Sindaco, dimostrando che alcuni investiti di mandato hanno il volto peggiore di un'altra parte del corpo e (soprattutto, uscendo dalla metafora, e parlando papale papale) dimostrano di non aver il minimo rispetto della cittadinanza, si immedesima nei gesti di Fregoli. 

Toglie l'abito istituzionale del primo cittadino benevolo e paterno ed indossa la tuta blu del politico di lotta. Denuncia così il sopruso perpetrato ai danni dei pizzighettonesi, costretti a trasmigrare a Soncino per vedersi praticato il vaccino. Evidentemente il Sindaco deve essere stato a lungo in trance, abbagliato dall'interessamento dell'assessore Guidesi (cui sarebbe bastato, magari associando nella testimonianza l'intero Consiglio, cose potabili). Come il riconoscimento sulle sponde dell'Adda di un centro vaccinale. 

Sulla protesta della trascuratezza perfettamente ragione il Sindaco (ma dov'è stato in questi mesi?). Il Comune rivierasco ha perso, insieme ad un centro dedicato (cui avrebbe diritto per volume di utenza e di dislocazione geografica), anche un obiettivo intermedio. Che avrebbe potuto essere il Centro di Codogno, molto più vicino e soprattutto già collaudato (per la prima agenda degli ospiti ed operatori del Mazza).  

Sarebbe bastato imbucarsi negli elenchi del Mazza (che so, come volontario, consigliere, moglie di..., fornitore, suora o prete in pensione...) e il vaccino sarebbe stato praticato con pochi disagi. Già...a pensarci...Adesso occorre, giustamente come fa Giancarlo Bissolotti, alzare la voce. Andare a Soncino comporta non solo i disagi denunciati per le situazioni di fragilità. Ma anche l'approdo fisico ad un epicentro della nuova ondata pandemica. 

Ma, dato che siamo sul pezzo, ci sia consentito, in materia di vaccinazioni, estendere lo sguardo e, una volta tanto andando in profondità in una denuncia sin qui mantenuta in sordina. 

Siamo alla vigilia di un'ulteriore decretazione, che costituirà il primo e più significativo atto del nuovo Governo. 

La linea-guida prevalente non può in alcun modo discostarsi dall'onesto imperativo di farsi una ragione dei pericoli e dalla certezza che l'unico modo per asfaltare la pandemia è combatterla con consapevolezza dei rischi e con le rinunce a quote di relazionalità eccedenti il buon senso. 

Sappiamo, altresì, che la situazione è difficile fino al limite della drammaticità. Gli investiti di mandato e di ruolo raccolgano le idee, testino i comportamenti alla luce degli esiti e, soprattutto, smettano di giocare a testa o croce. 

Spiace dirlo, ma siamo in presenza di un fallimento clamoroso dell'Europa. Incapace, soprattutto in un confronto inclemente coi competitors grandi e piccoli, di proteggere i cittadini. Meglio di noi hanno fatto le “tigri”, considerate a dispetto della potenza di fuoco ancora entità del terzo e quarto mondo. Facciamo solo due riferimenti: Cina e India. Cui dovremmo, obbligatoriamente aggiungere qualche nazione, veramente messa un po' con le pezze sul culo. 

Circostanza questa che le ha viste dare la polvere anche alla sesta potenza economica mondiale (noi). 

Italia ed Europa continuano ad essere prive di un modulo, organico e credibile per fronteggiare pandemia ed indotto sociale. Soprattutto, nel campo sanitario siamo privi di credibili protocolli curativi (quando l'infezione è conclamata e grave) e abbiamo sbriciolato la credibilità del miracolistico affidamento al vaccino. 

I vaccini non ci sono: this is the question. Si replica lo scenario del normale vaccino antinfluenzale. Arrivato in ritardo, lasciando sul terreno una quantità di inutilizzati dal 10 mln di euro per le finanze lombarde. 

In aggiunta a ciò, come dimostra la situazione di Pizzighettone e dell'intera provincia e Regione, non c'è sicurezza di un efficiente modello gestionale. 

Oggi il Corsera, in due pagine interfacciate, pubblica l'agghiacciante testimonianza del professor Remuzzi del fallimento del progetto vaccinale, fin qui taumaturgicamente promesso e praticato a stralci, e il lucido accorato appello, rivolto a Bertolaso, nominato in sede di reload, nume della filiera vaccinale. Che costituisce l'ultima trincea della debacle del governo lombardo. 

Tra i firmatari dell'appello al rinsavimento del plenipotenziario (che, per inciso, preannuncia l'opportunità di negare il vaccino agli ultras sessantenni per privilegiare le classi d'età inferiori) c'è una stimatissima docente universitaria di cittadinanza cremonese. Alla quale ho riservatamente fatto pervenire le seguenti riflessioni. Più che appellarsi si dovrebbe protestare un ruolo, un personaggio, una modalità che tradiscono e aggravano lo stato dei fatti. Anche il più scemo del villaggio sa o dovrebbe che c'è un eminente problema di "coperta corta". Le baruffe (tipo Bruneri e Canella) di supposto profilo scientifico o parascientifico malcelano il fallimento del sistema-Lombardia (e, volendo salire per li rami) Italia e UE. Anche non essendo necessario, se ne ha riprova inconfutabile nell'esternazione, nella pagina successiva del Corsera, del prof. Remuzzi. La Lombardia non ha bisogno di comunicatori e di influencers per nascondere la realtà o di operatori di tacconi peggio dei busi di prestazioni di governo, inadeguate fino al limite del dolo eventuale. Per dire le cose enfaticamente esternate da Bertolaso (aggravate dall'autorevolezza autoreferenziale e/o rilasciata da governanti alla canna del gas) basta andare non nei bar (che dovrebbero essere chiusi a data da destinarsi) bensì in qualsiasi aggregato di decerebrati e irresponsabili (che abbondano e che andrebbero fronteggiati non coi gesti montessoriani). Per l'autorevolezza, professionale e morale dei sottoscrittori, si spera che l'appello costituisca il preannuncio di una testimonianza meno tematica e più generalista. La parte avveduta dell'opinione pubblica ci conta.  

Andrebbe aggiunto e concludendo che è una speranza a bassa intensità; se si considera che nulla accredita in una resipiscenza collettiva ed istituzionale. 

Egregio direttore,

mi permetta di iniziare questa lettera che tratta un argomento decisamente serio sdrammatizzando per un attimo, usando, per farlo, i primi versi di una celebre canzone di tanti anni fa del grande Domenico Modugno: “Piange il telefono perché non ha pietà!”. Ma cosa c'entra il telefono con questa “brutta bestia” che da un anno ha stravolto la nostra vita e ci costringe a vivere ogni ora, ogni attimo della nostra giornata con un profondo senso di inquietudine? C'entra eccome! C'entra perché dopo quello squillo del tuo apparecchio potresti sentire la voce di un figlio che non vedi da tanto tempo o di una nipotina che vive lontano lontano e non ha ancora potuto venire a trovarti per non crearti pericolo e tutelarti il più possibile ma anche perché dopo quello squillo ci potrebbe essere la voce di qualcuno che ti dice: “Signora, è pronto per lei il vaccino”! Sì, proprio quel vaccino di cui hai tanto sentito parlare in televisione e che, giustamente, hai atteso come la manna degli ebrei. È venerdì mattina e finalmente il telefono suona ma dall'altra parte non c'è una voce suadente ma una signora molto professionale che con tono deciso e perentorio dice: “Signora, qui è il call center di Regione Lombardia, lei si deve presentare lunedì mattina all'hub di Soncino per la vaccinazione: accetta sì o no? Sappia che se non accetta lei verrà messa in fondo alla lista dei prenotati”! Doverosa precisazione: la signora che ti chiama sa perfettamente che nei tanti mesi in cui ti sei chiusa in casa per tutelarti il più possibile (così ti hanno ripetuto costantemente autorità civili e sanitarie) tra un rosario di Radio Maria ed una messa su TV 2000 tu hai fatto un corso di inglese e tu sai perfettamente cos'è un call center e un hub. Dopo un primo momento di smarrimento dovuto alla sorpresa tu, titubante ma ben consapevole che non puoi rispondere diversamente, rispondi: “Sì, accetto”. La telefonata si chiude ma subito dopo ti chiedi: “Soncino? Ma come faccio ad arrivarci? Chi mi porta?” E in quel momento realizzi che quel telefono non ha proprio pietà o meglio, non ha buon senso, che con la pietà ha molto in comune. Ma dico io, per tanti e tanti mesi abbiamo costretto i nostri nonni a non uscire, a non vedere amici ed amiche con i quali scambiare qualche parola o addirittura a non andare al cimitero per una preghiera sulla tomba di un affetto mancato e adesso li obblighiamo ad andare da Pizzighettone a Soncino per farsi vaccinare? Quella Soncino che è stata messa in zona arancione rafforzata? Mi domando: “Qui c'è gente che ci è o ci fa?” Certamente dopo questo sfogo qualcuno correrà ai ripari (almeno mi auguro) e porrà rimedio a questa situazione scusandosi per quanto accaduto e, visto che siamo in periodo canzoniero di Sanremo, risponderà parafrasando una canzone di Enzo Jannacci dal titolo: “Se me lo dicevi prima!” Se me lo dicevi prima che tra Pizzighettone e Soncino c'è qualche chilometro e che anche per una arzilla 90enne non è poi così semplice raggiungerlo, beh allora potevamo predisporre qualcosa di più logico…

Giancarlo Bissolotti, Consigliere Comunale a Pizzighettone

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