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L'ECO SAVE THE DATE - Leggere è nutrimento

La lettura come risposta primaria al bisogno di conoscere e sviluppare il pensiero. Incontro con lo psicologo Claudio Ghidoni

  28/11/2019 21:29:00

A cura della Redazione

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La data va sicuramente salvata (come recita il logo della rubrica); come altrettanto sicuramente vanno salvati, nelle percezioni e nelle consapevolezze che l’evento dovrebbe sollecitare, i contenuti, anzi la mission dell’iniziativa. Imperniata su “Leggere è nutrimento. La lettura come risposta primaria al bisogno di conoscere e sviluppare il pensiero”.

Lo sviluppo del tema sarà affrontato nel format di un incontro, si presume con possibilità di intervento, con Claudio Ghidoni; che è Psicologo, analista didatta e consigliere Società Italiana di Psicologia Individuale, nonché direttore dell’Istituto Alfred Adler di Milano.

Per riaccreditare la centralità della lettura come perno e volano del sapere individuale e collettivo avrebbe potuto essere un’altra figura professionale. Magari appartenente alla filiera editoriale e/o della formazione.

Indubbiamente, il profilo professionale del protagonista dell’incontro induce, invece, a stimare (ed apprezzare molto) che il riaccreditamento nella scala dei valori e delle occupazioni debba essere affrontato, al punto in cui si è giunti, alla radice del fenomeno. Che non è solo fatto di una sinecura, fors’anche di un disamore verso la lettura e l’approfondimento. O verso tutto ciò che implichi la messa in campo dell’acculturazione e del pensiero critico. La cui resilienza è inimmaginabile se non alla luce di un impegno civile, plurale e molto vasto.

Come recita l’introduzione degli organizzatori, infatti, “L’iniziativa è un invito a riflettere sull’importanza della lettura per la nostra mente, anche alla luce delle più recenti scoperte neurofisiologiche: vari studi hanno infatti confermato che leggere è indispensabile per rafforzare le emozioni e imparare a pensare fin dai primissimi anni di vita. In più, spinge a sviluppare l’empatia, l’identificazione e il linguaggio, tutti elementi che sono alla base della convivenza civile e del senso di responsabilità.

Non va dimenticato, inoltre, che le abbuffate virtuali cui ci dedichiamo quotidianamente rischiano di spegnere lo sviluppo della creatività, nei ragazzi come negli adulti: leggere aiuta a contrastare questa tendenza.

L’incontro, programmato a ridosso della Settimana Nazionale di Nati per Leggere, è certamente rivolto a genitori ed educatori per informarli sull’importanza della lettura per la crescita del bambino, ma riguarda qualsiasi fascia d’età, proprio perché la lettura nutre la nostra mente per tutta la vita “.

Chi meglio di un’accreditata istituzione, come il polo bibliotecario-museale sito nel Palazzo Quartier Fino diretto, con molta competenza e dedizione, da Damiana Tentoni, e come una figura professionale tanto specializzata potrebbe avviare una riflessione che non volesse essere unicamente un’esortazione a fare della lettura una delle dorsali delle feconde attività umane e civili?

È vero che congiura contro il monito tutto quanto, pur costituendo massima sommatoria di disvalori, risulta in cima ai convincimenti e ai gesti di questa stralunata temperie. In cui viene massimamente esaltata la condizione di ignoranza e, per converso, demonizzata, detto sommariamente, la cultura.

La chiusa di questa annotazione non può che reiterare e conformarsi a quella parte della presentazione che sottolinea “l’importanza della lettura per la crescita del bambino, ma riguarda qualsiasi fascia d’età, proprio perché la lettura nutre la nostra mente per tutta la vita”.

Non abbiamo mai voluto essere percepiti come testimoni didascalici. Ma a questo punto della nostra esistenza, soprattutto di fronte ai contesti un po’ così ed a contributi dal grande valore civile, come l’attività bibliotecaria e museale, non possiamo non accreditare preventivamente il fondamento di quanto verrà asserito dalla programmata conferenza.

In altre condizioni ed in altri contesti temporali la cura ha funzionato. Chi scrive l’ha testata sul campo.

Da baby boomer, esordiente al primo step della scuola dell’obbligo. E fino a conclusione della media inferiore.

La location bibliotecaria, nella prima metà degli anni 50, non era nella funzionale e ad un tempo prestigiosa sede di Quartier Fino; che sarebbe stata attivata nel 1969 (a pensarci, saremmo al 50°anniversario!).

Il servizio di distribuzione libraria era ospitato nella cinquantina di metri quadri del primo piano del Torrione.

Sottostante a quello “nobile” della prigionia del monarca Valois.

La Biblioteca comunale, contestualizzata in spazi modesti, presentava un’offerta ridotta all’osso; per la gran parte costituita da quanto si era salvato dalla spoliazione vandalica avvenuta nei giorni della liberazione (nel corso della quale, invece, era sparita la parte pregiata custodita dal museo).

D’altro lato, anche il parterre, come si potrebbe dire, degli avventori era minimale.

L’anima di questa istituzione fu per molti anni, in regime di volontariato puro, la maestra Rossetti, successivamente insignita della medaglia d’oro per benemerenze scolastiche. Ogni domenica mattina che il buondio mandava sulla terra, pedalando da Roggione in totale incuranza dell'inclemenza del tempo, apriva i battenti del Torrione. Contestualmente all’esercizio tipicamente bibliotecario rendeva possibile la visita, al piano superiore, dello storico alloggiamento del celebre prigioniero. Un’accomodation (considerati sia i mezzi a disposizione sia la buona volontà di tramandare la memoria), a quel tempo assolutamente essenziale. Ma congrua e (per di più col beneficio della suggestiva vista dell’Adda e della sponda geraiola) per una visita senza particolari remore o patemi d’animo di sicurezza (gli stessi che sono stati accampati alla base della scelta di non rendere i “doni” di Francesco I mai ostensibili o addirittura, come sembra, destinati a qualche improvvida avocazione).

Alla consegna del libro l’incaricata non faceva mai mancare buoni consigli e, di tanto in tanto, qualche discreto controllo sull’effettiva lettura.

Ne sarebbe venuto un grande amore. Mai rinnegato ed ampiamente finalizzato nei prosiegui esistenziali. Da qui u’imperitura gratitudine per una famiglia, che l’aveva assecondato, e, soprattutto, per la Maestra Rossetti che l’aveva reso possibile.

La digressione è manifestamente strumentale all’auspicio che dall’incontro programmato sortisca l’indotto insito nella dichiarata finalità di un ritorno alla centralità della cultura nella vita comunitaria.

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