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Filippo Turati, un saggio inedito

Il testo distrutto dal prefetto fascista venne salvato dal tipografo. Una rarità bibliografica presentata nell'83 anniversario della morte

  28/03/2015 19:19:11

A cura della Redazione

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"IL SECOLO E L' IRONIA DELLA STORIA" domani al Monumentale di Milano, la cerimonia

In occasione della celebrazione dell'83° anniversario della Morte del Filippo Turati, Carlo Tognoli e la Critica Sociale invitano a prendere parte alla cerimonia di ricordo del leader fondatore del Psi, domenica 29 marzo alle ore 11.30, con un garofano.

Per non lasciare sfuggire l'opportunità della ricorrenza senza l'occasione per riflettere sull'insegnamento del padre del socialismo riformista, pubblichiamo qui sotto una sintesi - e all'interno il testo - di un saggio su "Un Terzo di Secolo" scritto dallo stesso Turati il 2 maggio del 1925, ma censurato e distrutto dal fascismo.

La tipografia ne ha salvato la matrice ed una copia è stata conservata da Ugo Guido Mondolfo che l'ha consegnata a Enrico Bassi per la sua "Storia dei sequestri di Critica Sociale" (Bologna 1893).

Il tema: l'Ironia della Storia che sovente ha dato la vittoria agli sconfitti contrariamente all'attesa del successo meritato di chi con ragione aveva invece previsto quelle sconfitte.

Ricerca a cura di Stefano Carluccio

UN TERZO DI SECOLO (IRONIA DELLA STORIA) di Filippo Turati

“Trentaquattro anni fa nel 1891 si celebrò per la prima volta a Milano in un grande comizio al teatro della Canobbiana - oggi Teatro Lirico - il primo 1 maggio Italiano. Tema: La conquista della legge delle otto ore E di una legislazione sociale correlativa giusta le indicazioni proclamate dai congressi socialisti internazionali di Parigi di due anni prima (1889) nel centenario della grande rivoluzione borghese.

Oratore, chi scrive queste righe. La città presentava l'aspetto di un mezzo stato d'assedio. La borghesia il governo erano seriamente, E allora sinceramente, impensieriti della possibilità di disordini. Gli allarmisti vedevano in quella prima celebrazione, L'inizio di un'aurora che, per il privilegio capitalistico, poteva essere l'inizio di un tramonto. Le fantasie galoppavano.

Quei timori furono delusi. La celebrazione riuscì vivace ma ordinatissima. Il 2 maggio la borghesia sembrò tirare un gran respiro. Il discorso, che polemizzava contro le paure degli industriali I quali ravvisavano nelle otto ore la loro imminente rovina, Pubblicato in extenso dall'Italia di Dario Papa il raccolto quindi l'opuscolo fu diffuso a decine di migliaia di esemplari ed ebbe numerose edizioni.

Quel 1° maggio fu davvero un “cominciamento”.

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A questo graduale elevamento di tutto il popolo di tutte le classi lo scoppiare della guerra mondiale fu la formidabile puntata di arresto. Dell'indole della guerra, prodotto esclusivo delle ceche competizioni mercantili dei rivali capitalismi purtroppo reso inevitabile dalla immaturità della internazionale del lavoro, che sola avrebbe potuto sventarla, un solo partito in Europa libera chiara visione comprensione E fu il partito socialista, Dovremmo giungere, Più degli altri forse il partito socialista Italiano previamente immunizzato in virtù delle proprie dottrine Dalle illusioni e dagli inganni interessati che dovevano spianarle la via. Le terribili delusioni della guerra E del dopoguerra amaramente confessate scontate da quegli stessi che alla guerra avevano aderito partecipato con più schietto idealistico fervore, Avrebbero dunque dovuto creare al partito socialista, Col consenso delle grandi maggioranze, una situazione di deciso favore. E per un istante si poteva anche credere che ciò avvenisse.

Ma alla fine, non infrequente ironia della storia, si verificò esattamente il contrario.

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Così fu che il recente 1 maggio dopo 34 anni apparve un 1 maggio di desolazione un anticipato sul calendario giorno dei morti. Tuttavia da che parte stanno, in questo 1 maggio dei morti, I morti più veri? Quelli la cui resurrezione storicamente impossibile? Chi sa guardare oltre i crepuscoli numerosi dell'ora che fugge non ha dubbi per la risposta. Sarà chiaro allora anche il più mio piè sconsolati da quale parte la vita che par morte, Da quale parte la morte chiuso le sembianze della vita. Attendiamo senza sconforto. “Salute o genti umane affaticate! Tutto trapassa E nulla può morir…”

Filippo Turati, il 2 maggio 1925

Tratto dalla Rivista ‘Critica Sociale Milano’

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