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AICS a Congresso Lo Sport sociale una risorsa per il paese Bandera passa a Vallara il testimone

Ci eravamo già occupati, come si ricorderà, delle feconde iniziative di uno tra i più attivi enti di promozione sportiva. Che fin dalle sue origini, pur occupandosi del prevalente core businnes, ha sempre coniugato la promozione sportiva con la crescita culturale e, da un po’ di tempo, della solidarietà sociale.

  29/01/2017 15:03:00

A cura della Redazione

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Per ragioni di brevità, facciamo menzione dell’apprezzata iniziativa del 2015 con cui il suo Presidente Nazionale, On. BRUNO MOLEA, affiancato da Renato Bandera, aveva approfondito qui a Cremona il tema “LO SPORT SOCIALE: QUALE RISORSA PER IL PAESE?”. Il tema aveva come sottotitolo di rinforzo “La proposta di Legge Molea - Fossati per la riforma della Legislazione Sportiva e del Terzo Settore”.

I quasi due anni che ci separano da quell’apprezzato evento sono stati, d’altronde come tutti quelli che nell’ultimo quarto di secolo l’hanno preceduto, caratterizzati, qui nella capitale del Po, da un’intensa attività “mirata”. Che si assomma ai lavori di tutti i giorni con cui l’EPS fornisce coordinamento ed assistenza a tutti i propri circoli distribuiti nel territorio provinciale.

Ebbene la comunità dei soci, delle associazioni e società sportive dilettantistiche, di promozione sociale, di cultura e di volontariato si è riunita a congresso. Per essere precisi il XVII Provinciale e Nazionale.

La partecipata assise si è tenuta presso la Sala ASD “Teatrodanza” di Via Magazzini Generali, una location funzionale e qualificata per un evento significativo.

Prima di dar conto dei lavori congressuali, riteniamo utile fornire un sia pur sommario rimando storico alle origini ed alle finalità dell’AICS.

Come opportunamente ricorda l’ home page nazionale, l'AICS, nato dalla convergenza, all’inizio degli anni Sessanta, dell'Unione Circoli Sportivi Italiani (UCSI) e dell'Associazione Sportiva Socialisti Italiani (ASSI), ebbe come retroterra l’aggregato di elaborazioni teoriche e delle testimonianza pratiche che identificavano l’attività sportiva e ricreativa come opportunità di crescita civile dell’intera comunità. Non casualmente, alla base dell’atto fondativo dell’Associazione, ci fu, il 4 agosto 1962 a Roma, un nuovo progetto, lo sviluppo della società italiana. Che sarebbe diventato più articolato e manifesto nel prosieguo del percorso di insediamento territoriale in termini di indirizzo culturale e di rappresentanza sociale.

I congressisti e tutti i soci attivi in questi ultimi anni forse non lo sapranno, ma le radici di questa benemerita Associazione senza scopo di lucro per la promozione di iniziative culturali e sociali e di attività sportive verso tutta la popolazione affondano nel retroterra di un sedime etico e politico.

La storia dell’AICS inizia con l’iniziativa fondativa, assunta dai socialisti italiani e da qualificati esponenti della promozione sportiva e sociale, e si intreccia per molto tempo con la testimonianza politica ed istituzionale dei suoi fondatori.

Non casualmente, il primo Presidente fu Giacomo Brodolini, già vicesegretario della CGIL, deputato socialista, artefice, come Ministro del Lavoro, della Legge 300 del 1970 (meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori). I più stretti collaboratori del fondatore e primo presidente, provenivano come lui dal gruppo dirigente del PSI. Erano: Giovanni Pieraccini, direttore dell’Avanti, deputato e senatore socialista nonché ministro dei Lavori Pubblici, del Bilancio e Programmazione Economica, della Ricerca Scientifica; Cesare Bensi, deputato e senatore di Varese e sottosegretario alle Finanze; Matteo Matteotti, figlio del martire antifascista Giacomo, più volte deputato e ministro; Enrico Manca, destinato nel prosieguo a diventare Vicesegretario di Craxi, ministro e presidente della Rai; Gianni Usvardi, pure deputato socialista e sottosegretario alla Sanità e Sindaco di Mantova; Enrico Guabello, che, provenendo dall’ambiente sportivo, rappresentava un profilo prevalentemente tecnico.

Chi scrive non è mai stato posseduto dall’impulso ludico ed agonistico. Ma non ha mai sottovalutato il linguaggio semplice con cui l’attività sportiva sa trasmettere cose importanti. E, soprattutto, non ha mai disegnato il dovuto interesse alla sinergia tra la pratica sportiva e gli ideali di elevazione civica, sociale e culturale, prerogativa di ideali politici che sanno alzare lo sguardo. In tale ottica, poco più che adolescente, lo scrivente partecipò (non dalla tribuna ma dalla platea) alla progressione ed alla concretizzazione di quelle intuizioni e di quelle testimonianze volte a rendere lo sport non più passatempo per ricchi o necessario addestramento per l'impegno militare, ma un'attività rivolta a tutti per favorire una crescita personale e sociale. Del che ho ricordo, ad esempio, dei costanti interpelli della Segreteria, guidata da Guabello, nei confronti dei giovani socialisti, affinché estendessero la loro testimonianza politico-organizzativa all’insediamento dell’AICS nel territorio.

Si era, in quella prima metà degli anni sessanta, ben consapevoli dei limiti d’azione per un’associazione che non avrebbe potuto avvalersi delle rendite di posizione e dei vantaggi, prerogativa delle centrali sinergiche ai due grandi raggruppamenti (la DC ed il PCI). Ma non di meno l’AICS, pur in tali difficoltà, non rinunciava a fornire un contributo determinante, soprattutto sul piano dell’elaborazione attorno ai grandi temi correlati all’attività sportiva ed alla crescita civile. Il tempo libero nella programmazione come valore sociale; la tutela sanitaria delle attività sportive; la denuncia dell'inquinamento delle acque; la condizione della donna ed il suo rapporto con lo sport; la campagna antidoping; l’abolizione dell'ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica) a vantaggio della Facoltà di Scienze Motorie; lo sviluppo delle strutture sportive ed il sostegno alla polivalenza dei parchi pubblici; l’impiego di quote più cospicue attinte dal Totocalcio per la crescita del CONI; la testimonianza sulla questione dei media come strumento di cultura e le iniziative riguardanti il teatro carcerario, il teatro popolare e il teatro di strada.

Questa in estrema sintesi è stata la progressione dell’elaborazione programmatica e dell’insediamento sul territorio che in mezzo secolo hanno accreditato l’AICS come uno dei più attivi e qualificati EPS.

A Cremona il suo sviluppo sarebbe stato ristretto e sacrificato da preesistenze ben più dotate. Ma l’associazione era destinata a decollare anche qui; trovando la prima sede nell’ospitalità del Circolo Turati di Corso Pietro Vacchelli.

Non possiamo avere la prova del contrario. Ma con ogni probabilità l’AICS non si sarebbe insediata a Cremona se non ci fosse stata l’abnegazione del gruppo dei promotori raccoltisi attorno a Renato Bandera. Da tale punto di vista, è ineludibile la sottolineatura, contenuta nell’ampia relazione introduttiva, con cui il presidente uscente sottolinea: “ Speriamo e crediamo di non aver creato forme di antagonismo con gli altri EPS, di non aver ingenerato concorrenzialità nel tesseramento, né tantomeno problemi di utilizzo dell’impiantistica sportiva”

 Se ne è fatta di strada. In un quarto di secolo l’AICS ha saputo ritagliarsi spazi qualificati che si sono rivelati utili ad uno sforzo di emersione degli agganci tra l’attività sportiva, la salvaguardia dell’ambiente e della salute, la valorizzazione del meraviglioso scenario padano habitat naturale per un sano tempo libero sociale e per la pratica delle discipline natatorie e remiere.

Fiore all’occhiello di tale indirizzo è la Festa al padre Po (giunta alla XXV edizione). In cui non è difficile intravedere l’intuizione di anticipare con gli eventi a base popolare una opportuna politica di valorizzazione sociale e culturale dell’ambiente padano che, come dimostra il Progetto VENTO lanciato dal Ministro Delrio, potrebbe riservare notevoli e feconde ricadute di ben altro tipo sugli insediamenti urbani dell’asta del Grande Fiume.

Di tale filone è rivelatrice, ad esempio, la consapevolezza delle opportunità implicite che è sottesa alle “Conversazioni sul Grande Fiume”.

Insomma, con lucidità e con tenacia, con umiltà e realismo, la AICS è cresciuta (e molto) anche nel cremonese.

Lo conferma l’agenda annuale di tanti anni di attività sul campo. Lo certificano i lavori congressuali, che consegnano al nuovo gruppo dirigente un organismo dinamico, giovane, ambizioso.

Ci siamo addentrati in una ricostruzione storica delle premesse e dei primi passi di questo EPS, cui siamo stati sempre vicini in forza della condivisione di ispirazioni ed ideali generali.

Ci sono stati negli scenari sociali, culturali e politici profondi cambiamenti. Il movimento politico collaterale che ne ispirò la nascita e lo sviluppo ed il nucleo dei prestigiosi fondatori da tempo non appartengono più alla quotidianità.

Di loro, che abbiamo avuto l’onore di conoscere personalmente, resta in vita (se non erriamo) solo l’ex ministro Giovanni Pieraccini. Tutti gli altri sono passati, come si suol dire, a miglior vita. Noi preferiamo pensare che siano stati consegnati alla storia. Con i loro ideali, con la loro testimonianza, con il loro entusiasmo; applicati, pur in una visione ampia di trasformazione della società, anche al segmento importante del diritto alla pratica sportiva ed all’impiego sociale del tempo libero.

Abbiamo voluto riandare alle sorgenti di questo processo di insediamento e di sviluppo dell’AICS non certamente per indicare inattuali primogeniture. D’altro lato, per come si manifesta ogni giorno la sua attività, non è difficile scorgervi correlazione e coerenza con gli ideali ispiratori.

L’Aics di Cremona affilia 43 circoli- società (alcune anche delle provincie di Mantova e Parma) ed organizza 3500 soci. Dati questi che, oltre a tutto il resto già noto e considerato, dicono sufficientemente del rating dell’Associazione.

Che esce ancor più sottolineato dall’ampiezza e dalla caratura del parterre degli ospiti istituzionali: l’assessore allo sport del Comune Capoluogo Mauro Platè, Achille Cotrufo (Coni Cremona), Giovanni Radi (Panathlon Cremona), Cesare Beltrami (Scuola Regionale Coni), Claudio Ardigò (Csi), Luca Zanacchi (Uisp), Gianpaolo Pedrini (Uff. scolastico sport provinciale), Alberto Superti (Can Flora) e Giorgio Reali (Presidente Cisvol).

Anche nel passaggio di testimone, tra l’era Bandera ed il ciclo direttivo, aperto dal Congresso, è implicita la volontà di continuità nel cambiamento. Più che delle idee, che sono state confermate, delle gambe delle persone, chiamate a portarle avanti.

Il presidente, che ha guidato per un quarto di secolo, non si ritira a vita privata; ma resta più che nella cosiddetta riserva, a disposizione della nuova dirigenza.

Si tratta di uno snodo, che, per quanto possa sorprendere od interrogare, è fisiologico e salutare. Nulla (e nessuno) v’è di eterno. Il cambiamento (virtuoso) è condizione fondamentale per lavorare insieme e far progredire idee e metodi di lavoro. Il ringiovanimento, poi, è garanzia di salvezza per ogni aggregato di passione ideale e di attività volontaria. Soprattutto, di fronte ai segnali tendenziali tutt’altro che rassicuranti per tutto il mondo sportivo di base. Quali sono stati sottolineati nell’intervento di saluto di Achille Cotrufo, figura notissima ed apprezzatissima nel governo dell’attività federale.

 Negli ultimi tempi l’organizzazione sportiva del territorio ha perso 62 società. Un dato allarmante, che segnala la crescente criticità a carico dello sport, che non si pasce dei privilegi e delle risorse della notorietà, della spettacolarizzazione mediatica, dei faraonici gettiti finanziari.

Questo dell’amico Cotrufo costituisce un ineludibile campanello di cui occorrerà (tutti) tener conto. Se si vuole sin d’ora contrastare una deriva che colpevolmente impoverirà lo sport/ricreazione di massa a favore dello sport/spettacolo fruibile mediaticamente. Una deriva di cui si avvertono, da tempo, i prodromi; dedotti da quella eccessiva compiacenza offerta alla tendenza alla spettacolarizzazione/mestierizzazione della pratica sportiva, che, inevitabilmente, porterà all’abdicazione all’imperativo di favorire sport e fruizione del tempo libero come valore aggiunto della formazione dei nuovi cittadini e come diritto di cittadinanza. Sarebbe la totale sconfitta degli ideali per cui sessant’anni fa i pionieri fondarono l’AICS.

Il massimo livello di responsabilità passa da Bandera ad Alessia Vallara, già braccio destro dell’uscente ed attualmente ai vertici regionali. Come si intuisce dal nome, donna. Laureata in scienze economiche e professionalmente attiva in campo sociale. Per quel poco che consente la breve conoscenza, si ha l’impressione di un carattere molto volitivo. È chiamata ad incardinare un lungo e fecondo ciclo, nella continuità di ispirazione ideale, ma anche nell’adattamento ai cambiamenti in corso. Si tratta di una mission in cui riuscirà meglio se farà lavorare intensamente anche il veteran Bandera e se saprà fare pacchetto di mischia con l’organismo dirigente appena nominato. Che è composto da: Renato Bandera, Claudio Brizio (San Zeno), Enrica Lena, Mariangela Maggi (attività socio-solidali), Monica Manfredi e Daniele Signore (Atletica-Mente medaglia d’oro paraolimpiadi canottaggio). Supplenti: Tamara Bernio (canottiere della Can. Flora), Fausta Cima (podismo) e Ronnie Ariberti (tecnico canottaggio Can. Flora).

A tutti loro ed alla promozione sportiva cremonese tanti, tanti auguri.

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