Figurarsi, sarebbe (e non solo considerando che non ne esistono i presupposti, visto che non ci sono margini per performances “creative”), se possiamo farci irretire in siffatte trappolone!
Noi che avevamo griffato la punzonatura del ciclo elettorale con l'edificante “Un cambio di passo che val bene una messa (di discontinuità)”.
Ma tant'è…in aggiunta al supercalifragilistichespiralidoso impulso ad essere partecipi del largo parterre dei vincitori (tutti!), si fanno largo in un contesto che, senza mettere il carro davanti ai buoi, non avrebbe niente di sconvolgente da servire tra due settimane, s'avanzano, a commento dei risultati della prima chiama e nel tentativo di influenzare le seconda (e magari precostituire le cose per la nuova Consiliatura), gli emuli delle pretattiche calcistiche.
Di cui è stata ricca la storia del nostro Paese. Sovrapporre l'intelaiatura dell'esercizio pedatorio a quello della politica, non appare azzardato solo se si partesse dall'aforisma churchilliano (gli italiani s'approcciano ai derby con lo stesso piglio con cui affrontano la guerra…e…viceversa).
Non sappiamo bene quale sia più importante dei due livelli. Ma, all'albeggiare della pausa tra i seggi primari e quelli di ballottaggio, l'impressione di un certo ricorso alla tattica, finalizzata allo sviamento della situazione, un po' si percepisce.
Se è così, ricorriamo a quel che dire, non arbitro, ma calciatore. Nel caso Johan Cruijff, autore di “Giocare a calcio è molto semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile che ci sia”. Ecco allora facciamola semplice, nell'analisi dell'andamento del voto e delle prospettive della seconda “mano”.
Intorpidire le acque, a mente della confusione e della crisi di rigetto che sono state alla base della diserzione di massa del voto, non serve.
Si cerchi di stare aderenti ai dati, che, ripetiamo senza dire che “il gatto è nel sacco”, non dovrebbero suggerire il ricorso ad atti di pirateria politica.
Questa è la chiosa/premessa con cui postiamo il contributo pervenuto da Alessandro Gaboardi, testimone di lungo corso della vita sociale, politica ed amministrativa, cui è sempre stata riconosciuta una saggia visione di interpretazione degli eventi.
Di nostro aggiungiamo qualche riflessione, quasi super partes considerato che non siamo elettori di Crema. Ovviamente con fecondi intenti, almeno sul piano del supporto interpretativo delle tendenze e degli sviluppi. Gaboardi, sia pure pacatamente, parla con lingua dritta e postura verticale. Di argomenti che, almeno in certi ambienti, tengo banco.
L'Eco ha fin qui espresso un'analisi generale sul voto referendario e amministrativo. E su Crema, per l'evidente profilo di riferimento territoriale più ampio, ha azzardato un primo approfondimento. Anche con contributo plurimi e indipendenti. Titolati ad enunciazioni ufficiali sono la Comunità, il PSI, i valorosi compagni che si sono spesi in una testimonianza di grande valore ideale e di etica istituzionale. A parere di chi scrive qui, il risultato concreto (i solc, azzardando l'idioma cremasco) è incongruente all'innegabile valore aggiunto apportato da Crema Riformista. Senza del quale si ha motivo di credere che il risultato (politico e numerico) non sarebbe stato così netto. Un incaricato del PD oggi sulla Provincia si compiace della "conferma" del quadro “precedente”. Sbagliato: o non ha capito lui (e il PD) o ci siamo illusi noi. La nostra "offerta" di progetto politico-amministrativo è stata totalmente metabolizzata dal centrosinistra. E va benissimo!!! L'offerta rivolta da Crema Riformista ai lettori si è scontrata con un contesto sfavorevole ai players marginalizzati dall'evidenza mediatica. Soprattutto, nell'asset dispiegato dalla candidatura Bergamaschi (un profilo di forte discontinuità) è risultata fagocitata da un parterre industriale di liste. Che hanno favorito l'"acchiappo". Ma che hanno penalizzato i pauci-focalizzati mediaticamente parlando. Succedette così anche al Partito d'Azione: il vero faro della transizione alla Repubblica. Ma sfavorito dai meccanismi di intercettazione dei consensi. Lo sapevano in anticipo gli eredi del liberalsocialismo rosselliano e di Giustizia e Libertà. Che puntavano a lasciare tracce profonde di idealismo e di educazione civile. Il progetto Crema Riformista è, si ripete al di là del riscontro numerico, vivo e vegeto e lotterà insieme a noi. Sia nel prosieguo cremasco, sia nell'agenda politica territoriale. Se è permesso un "rinforzino" di suggerimento, accuratamente ci si dovrebbe impegnere a disincentivare qualsiasi pulsione nel prevalent partner dem a coltivare nei fatti la certezza della "conferma". Vale a dire della continuità tra Bergamaschi e la precedente nomenklatura. Si può comprendere che il PD, consapevole del sentiment e dei rumors aleggianti sul decennio Bonaldi, abbia realisticamente optato per un cambio di fase. Che si vorrebbe molto non finisse per essere un travisamento ad usum delphini. Come non si vorrebbe che sul prosieguo dell'esperienza volteggiasse una tentazione gattopardesca: cambiare molto delle sembianze affinché tutto resti come prima. A cominciare dalla catena di controllo dell'aggregazione di maggioranza. In cui il PD (più che il futuro Sindaco Bergamaschi) si auto-predestini ad un ruolo epicentrico ed esclusivo. Ciò non sarebbe in linea con il "profilo riformista" che è stato inoculato nella convergenza. Un segnale dirompente e degenerante sarebbe, ad esempio, un eventuale apparentamento con la sinistra radicale. Esordita con l'intento di far del male e disarticolare, appunto, il perno Riformista del campo Bergamaschi. È approdata ad un risultato molto simile ad un'asfaltatura; risultato che, per la proprietà transitiva capovolta, dice abbastanza chiaramente che l'elettorato ha respinto al mittente. Non solo intimi buoni auspici, ma una base logica e fattuale dicono che, senza essere una passeggiata formale, il ballottaggio confermerà ed amplierà l'ottimo risultato. Rincorrerlo artificiosamente, patteggiando coram populo ovvero con ammiccamenti, sarebbe non solo non necessario, di più sarebbe (con il rientro dalla finestra delle esclusioni dalla porta) in contrasto con l'etica della trasparenza e della coerenza. Che finirebbe coll'inficare, l'autorevolezza dell'alleanza Riformista. Destinata a degenererare nel ritorno quo ante ad un "campo", in cui sarebbero destinati a convivere riformisti e sinistra insoummise (con il PD in un ruolo di grande regolatore).
Caro direttore la tua analisi è ampliamente condivisibile ma forse eccessivamente ottimista riguardo alla presa di coscienza politica del PD. In particolare del PD cremonese dove mi pare il buon Pizzetti mi pare una Mosca bianca. Non so dei Cremaschi che pare siano consigliati dalla ex parlamentare che dicono attenta al modificarsi del clima. Non più succubi dell'attuale sindaca
Cosa farà Bergamaschi? Non lo so. Immagino che confidi in un appoggio dei 5stelle ma il rappresentante locale è quello che ha fatto l'opposizione più dura alla Giunta Bonaldi ed è, se ben l'ho letto, personaggio che sconsiglierei di avere in giunta.
Può correre in solitaria e magari ce la fa. Glielo auguro. Oppure può fare un'operazione di rottura e concordare un accordo con Beretta.
Beretta non è ben visto dai "compagni". La solita campagna denigratoria orchestrata e sostenuta senza prove lo dipingevano come intrallazzatore. Ma Beretta Simone è un uomo capace e con grande esperienza. Gli uomini che lo sostengono sono gente seria. Fare un accordo con questi che si ispirano un po' a Toti, ha un significato politico nazionale. Se diventasse vincente lancerebbe in alto la leadership di Bergamaschi. Aprirebbe spazi anche alla collaborazione con i sindaci del territorio. Sotto, sotto, potrebbe non dispiacere alla Bonaldi che danno come futura candidata alle politiche.
Alessandro Gaboardi - Crema 13 giugno 2022