Pubblichiamo di seguito il testo fattoci pervenire da Virginio Venturelli; che dà conto dell'iniziativa corale assunta dalle forze politiche del comprensorio cremasco in materia di Prolungamento Linea Metropolitana MM3 San Donato Milanese/Paullo TEEM e diretta ai superiori livelli istituzionali.
Prima di qualsiasi desiderio ad approfondire ed eventualmente a commentare, lo pubblichiamo per un dovere di divulgazione e per un impulso di compiacimento.
Le forze politiche dell'area cremasca
PARTITO DEMOCRATICO – LEGA – FORZA ITALIA – MOVIMENTO 5S –
COMUNITÀ SOCIALISTA CREMASCA – ARTICOLO UNO – SINISTRA ITALIANA – RIFONDAZIONE COMUNISTA – ITALIA VIVA – VERDI EUROPEI – FRATELLI D'ITALIA
Crema, 22 marzo 2021
Al Presidente del Consiglio
Dott. Mario Draghi
Al Ministro Economia e delle Finanze
Dott. Daniele Franco
Al Ministro Infrastrutture e Trasporti
Dott. Enrico Giovannini
Al Presidente di Regione Lombardia
Dott. Attilio Fontana
Al Sindaco di Città Metropolitana
Al Sindaco del Comune di Milano
Dott. Beppe Sala
Al Presidente della Provincia di Cremona
Mirko Signoroni
Al Presidente Sindaci Area Omogenea Cremasca
Aldo Casorati
Oggetto: Prolungamento Linea Metropolitana MM3
San Donato Milanese/Paullo TEEM
Gentilissimi,
rivolgiamo a Voi la richiesta unitaria, sottoscritta dai rappresentanti di tutte le forze politiche del territorio cremasco, di sostenere la realizzazione del progetto di prolungamento della MM3 San Donato/Paullo TEEM e, a tal fine, di inserire il finanziamento dell'opera tra gli obiettivi infrastrutturali strategici del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza in relazione al Recovery Fund.
Nel merito si premette che:
- l'ipotesi di estendere la linea M3 oltre il capolinea di San Donato lungo la direttrice della Strada “ex S.S. 415 Paullese” nasce dall'esigenza di potenziare il sistema di trasporto pubblico nell'area a sud-est del Comune di Milano e risale alla metà degli anni '90, concretizzatasi nello “Studio di fattibilità di interventi sulla rete infrastrutturale di trasporto pubblico in provincia di Milano” redatto da Metropolitana Milanese Spa e consegnato alla provincia di Milano nel 1999;
- negli anni a seguire i diversi studi di fattibilità e le progettazioni sono state ricusate dalla Corte dei Conti per mancanza di copertura finanziaria;
- a seguito della situazione pandemica COVID-19 che ha colpito duramente il nostro Paese, l'Europa decide di varare degli strumenti eccezionali per il rilancio dell'economia e delle attività produttive;
- il 23 settembre 2020 la Città Metropolitana inserisce al primo posto tra i progetti del Recovery Fund da sottoporre al Governo Italiano il progetto di “Estensione della rete del trasporto rapido di massa in ambito intercomunale. Prolungamento della linea metropolitana M3 San Donato – Paullo” (importo stimato € 1.100.000.000,00);
- Il 27 dicembre 2020 la Camera dei Deputati approva un Ordine del Giorno che impegna il Governo a valutare l'opportunità di destinare fondi atti a finanziare il prolungamento della Metropolitana M3 fino al capolinea di Paullo.
Si precisa che:
- la necessità di potenziare il trasporto pubblico locale lungo l'asse della “Paullese”, in modo tale da offrire una valida, efficiente ed efficace alternativa al trasporto privato, al fine di decongestionare il traffico lungo tale arteria, è riconosciuta da anni dalle varie amministrazioni locali e sovralocali che si sono susseguite;
- dal progetto di fattibilità tecnico-economica emerge che la domanda di mobilità degli otto comuni dell'area di influenza diretta rilevata dalla Matrice 2030 sviluppa circa 345 mila spostamenti/giorno; a questi vanno aggiunti i dati dell'area più ampia della Provincia di Cremona che già oggi ha un importante punto di riferimento economico nella Città di Milano;
- il prolungamento della M3 da San Donato a Paullo porterebbe con sé risvolti positivi per quanto riguarda l'economia, non solo dei Comuni del sud-est Milano ma anche di un pezzo importante della Lombardia, sia in fase progettuale e realizzativa che, soprattutto, in fase di esercizio di tale nuova infrastruttura;
- nella seduta del Consiglio regionale del 3 novembre 2020 è stata approvata la mozione n. 418 che invita la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo e di concerto con Città metropolitana per sollecitare la conclusione dei passaggi procedurali di competenza e per lo stanziamento delle risorse necessarie per il prolungamento della linea metropolitana M3 fino a Paullo.
Pertanto, mossi dall'interesse comune e condiviso di portare beneficio al nostro territorio, rivolgiamo a voi, massime autorità, l'appello di tutte le forze politiche dell'area cremasca affinché si possa concretizzare la fattibilità del progetto di prolungamento della MM3 fino a Paullo inserendo tale opera tra gli interventi infrastrutturali prioritari e strategici nel Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNNR) da finanziare con il Recovery Fund.
I rappresentanti territoriali delle forze politiche dell'area cremasca
Partito Democratico – Cinzia Fontana
Lega – Tiziano Filipponi
Forza Italia – Gabriele Gallina
Movimento 5S – Marco Degli Angeli
Comunità Socialista Cremasca – Virginio Venturelli
Articolo Uno – Francesco Ghelfi
Sinistra Italiana – Paolo Losco
Rifondazione Comunista – Alessandro Zanola
Italia Viva – Lindita Hazizaj e Emanuele Paolo Bergamini
Verdi Europei – Gianemilio Ardigò
Fratelli d'Italia – Giovanni De Grazia
Assolto il dovuto pedaggio alla corretta informazione, ci sia consentita un'analisi interpretativa. Dell'iniziativa, dei suoi contenuti, dei potenziali sviluppi fecondi.
Intanto, va premessa una percezione molto positiva nei confronti dello sforzo di armonizzazione delle posizioni e di convergenza dei propositi. Che, nei correnti contesti non esattamente ispirati da senso di gentlemen agreement tra campi politici dilanianti e contrapposti dalla gestione pandemica, era tutt'altro che scontato.
Il fatto che i partiti (o quel che resta di loro) abbiano proceduto secondo un'ispirazione non partisan e nell'interesse superiore del territorio, delle sue attività e della sua popolazione, costituisce un segnale decisamente confortante.
Aggiungiamo, tutti i partiti (in ciò archiviando un iniziale ostracismo, che non avrebbe militato a favore né dell'etica e dello stile istituzionale né dell'autorevolezza e della sostenibilità dell'iniziativa.
Ci riferiscono che nell'approdo ha avuto un ruolo significativo l'impegno di Cinzia Fontana. Non ne dubitiamo e ne siamo compiaciuti. La politica di questo importante comprensorio e dell'intero territorio provinciale ha un forte bisogno della messa in campo di testimonianze di questo tipo, ispirate dalla ragionevolezza e da progetti edificanti. Il valore dei singoli partners ammessi al “tavolo” non discende né dal peso della rappresentanza né dalla collocazione rispetto all'ispirazione ideologica.
Gli scenari sono tremendamente difficili; in particolare, per un territorio come il nostro. Con un trascorso alle spalle connotato da marginalizzazioni e trascuratezze; destinate ad un aggravamento dedotto dalle conseguenze di un fenomeno pandemico che ha picchiato qui, più che altrove.
Ragionare, come stanno facendo soprattutto i Sindaci (che più che in passato sono diventati un perno di riferimento eccedente la scala delle attribuzioni e delle funzioni), con lucidità e realismo sull'opportunità di trarre spunto dal passato e dal presente per operare quelle rimodulazioni fin qui negate, va solo a merito dell'etica politica e dell'avvedutezza del ceto istituzionale e politico.
Prima di impegnare ulteriori valutazioni di merito, la nostra testata ritiene ineludibile riconoscere a tutti i protagonisti di questa convergenza pieno merito. Un riconoscimento che riteniamo indirizzare particolarmente alla testimonianza costante della Comunità Socialista e del suo referente Virginio Venturelli e degli interlocutori politici ed istituzionali di altre sensibilità ed ispirazione ideale, che non hanno mai fatto cadere, in questi anni, la sollecitazione ad un confronto indirizzato a fecondi approdi progettuali.
Aggiungiamo a tale premessa la nostra piena condivisione nei confronti della contestualizzazione del progetto, il cui profilo è manifestamente agganciato, non già all'aspettativa di partecipare a quella sorta di elycopter-money che dovrebbe indiscriminatamente diventare la politica del Revovery e dei suoi strumenti attuativi.
Si è parlato (non sempre in punta di forchetta dal punto di vista dell'aderenza alla storia ed alla scienza economica) di un riedito Piano Marshall; mentre più correttamente si dovrebbe tracciare una simmetria con le linee delle politiche riformiste del roosveltismo e del progetto della TVA Tennessee Valley Authority.
Con cui i governi riformisti nordamericani arrestarono ed invertirono, negli anni Trenta, la grande crisi. Gli ingredienti della proposta del comprensorio Cremasco non si ispirano ad una generica aspettativa di partecipare al banchetto delle risorse messe a disposizione di un eccezionale dispiegamento di idee e di testimonianze, di trarre quote dal trickle down. Generato dalle destinazioni alle istanze maggiori e probabilmente destinato a rilasciare briciole agli aspiranti minori.
La testimonianza in parola, da tale punto di vista, si legittima sul piano della correttezza progettuale e della piena appartenenza ai criteri ispiratori dei Piani dell'UE.
Il Comprensorio cremasco è erede di una riconosciuta civiltà fatta di indole lavorativa, intraprendenza professionale, tenacia e propensione ad ottiche inclusive.
Nonostante ciò il divenire delle sue affermazioni è stato, in significativa misura, compresso e forse pregiudicato da politiche regionali ispirate se non proprio da malevolenza, di certo da trascuratezza e da equanimità.
E, tanto per non essere fraintesi su una materia che non consente reticenze e conformismi, aggiungiamo in buona compagnia con gli altri comprensori che compongono il territorio provinciale.
Dovremmo, a questo punto, tentare, sul punto incardinato dall'iniziativa dei partiti cremaschi, un primo subtotale. Da valutarsi positivamente, se non altro come indotto di un impulso partecipativo. Che, se ben indirizzato (com'è il pronunciamento politico) produrrà inevitabilmente benefici sul terreno della maggiore capacità di identificazione e di coesione di tutto il territorio.
E veniamo qui ad inoltrarci nel territorio sdrucciolevole, che è rappresentato da stereotipi, di cui il buon senso, la storia, fatti dovrebbero fare giustizia, fino alla totale obsolescenza.
Scrive il nostro apprezzato collega e stimato amico Antonio Grassi (peraltro attivissimo Sindaco di un Comune cremasco): “Inutile negarlo. La provincia di Cremona ha un problema: il Cremasco. La repubblica del Tortello guarda a Milano. È attratta da Milano. Per alcuni aspetti, è già un'appendice di Milano. Continuare a fingere di non capirlo è autolesionismo. È tempo di affrontare la questione con la volontà di risolverla e la consapevolezza che il risultato potrebbe essere negativo o non corrispondere alle attese. Servono coraggio, idee chiare, progettualità, autorevolezza. Occorrono disponibilità e dialogo. Merce rara.”
Conoscendo l'intelligenza di Grassi, che, pur inserita in un carattere fumantino, è scevra da ogni facile inclinazione stereotipa, ci sentiamo di poter escludere che in tale outing sia compresa la riproposizione di un campanilismo contro….
Da cui discenderebbe la conseguenza che le ali tarpate ai sogni cremaschi sarebbero in capo alla malevolenza cinica e bara del resto del territorio provinciale.
Per il quale ci sentiamo (noi che da tempo non sospetto siamo estimatori dell'aggregato antropico cremasco) di escludere dalle intenzioni la riproposizione del nesso di causalità tra le inique sanzioni contro il Cremasco ed i favoritismi praticati dai Sabbioni in giù.
Il potere politico ed istituzionale metropolitano è stato patrigno, in termini di equa e lungimirante visione per la destinazione delle risorse ai fini del riequilibrio territoriale, con tutto quanto non fosse funzionale alla teoria monocentrica.
No, caro Grassi, il Cremasco non è per la provincia di Cremona un problema, bensì una risorsa. Da giocare in un'ottica di consapevolezza di tutte le peculiarità, di tutte le aspettative, di tutti gli apporti.
E veniamo alla potenziale incidenza del prolungamento della Metropolitana a terminal maggiormente congrui alle potenzialità di servizi di trasporto e di mobilità a misura di territorio e di attività economiche e di qualità di vita degli abitanti.
Hanno ragione le forze politiche quando riavvolgono la bobina del prolungamento del tracciato a molte temperie addietro.
Oggi, per quanto la realizzazione del progetto resti sempre edificante sia per l'hinterland sia per le propaggini extrametropolitane, l'indotto, pur ripetiamo positivo, risulterebbe diverso da quello che sarebbe stato, in termini di risultati trainanti, se l'aspirazione fosse stata accolta e realizzata qualche decade fa.
Il benefit potrebbe avere una ricaduta prevalentemente sulla mobilità passeggeri. Con Smart working il pendolarismo si sta, quanto solo congiunturalmente non è dato sapere, contraendo. Similmente il fenomeno abitativo/dormitorio. E non c'è la benché minima certezza di intercettare eventuali spinte decentrative delle attività manifatturiere, ormai decisamente contratte. Su ciò che ha valore, Milano o si tiene ciò che già ha o cerca di predare ciò che resta fuori i confini. Insomma non c'è segnale di correzione della consolidata tendenza a metabolizzare anche le risorse della prossimità. Ovviamente, ciò che vale con riferimento a Milano, vale maggiormente per i "partners" potenziali (in realtà, accaniti competitors). Il cremasco le sue carte e le può e deve giocare nel territorio. Con benefici per sé e per tutti. Una condizione sine qua non: la piena consapevolezza da Rivolta a Casalmaggiore.
Sostiene Grassi, che Crema guarda a Milano. Fa bene, se ci deve andare e se vi riscontra un bacino di inoppugnabili convenienze. Non di rassicuranti pie illusioni.
Saprà certamente, Grassi, la ragione per cui 2500 anni addietro i Celti si insediarono in Padania in posizione baricentrica. Fondando Mediolanum, così appellata per definire il medio (p)lanum.
Con la stessa visuale cremasca avrebbero potuto guardare ad ovest; magari fissandosi per Cuneo o magari agognando di risalire le Alpi.
Il vantaggio (teorico) in capo ai 120 chilometri longitudinali della provincia (vabbè, chiamiamola Cremona-Crema) starebbe nella posizione strategica di congiunzione tra i quadranti (nazionali ed europei) dell'asse Est-Ovest. Ovviamente se questa consapevolezza si traducesse in coesione strategica ed in programmazione concreta.
Concludiamo con un'annotazione, marginale ma suscettibile quanto meno di indurre percezioni e consapevolezze, opportune e feconde.
Due anni fa è stata aperta la prospettiva di una navigabilità costante da Valdaro a tutto il tratto del canale Tartaro Fissero Canalbianco. In questi giorni si è avuta notizia dell'apertura di una regolare linea di turismo fluviale dal lago di Garda a Mantova con terminal il Porto di Valdaro (per inciso progettato e costruito, ai tempi dell'Azienda Regionale dei porti interni della Lombardia, da due presidenti cremonesi).
Anche senza un diretto rapporto di causalità e di interdipendenza i due fatti segnalati dreneranno attrattività sul segmento di congiunzione tra Lombardia ed il più ampio quadrante di convergenza con il Triveneto e l'asse del Brennero.
In materia, si ripete, di traffici, di logistica, di intermodalità e di indotti insediativi.
Acconciarsi ai proverbiali polli di Renzo si rivelerà un flop.