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“Il movimento cremonese di Liberazione nel secondo Risorgimento”

Saggio di Emilio Zanoni, 1955

  25/04/2020

Di Enrico Vidali

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Pubblichiamo, non senza emozione e, se consentito, con un certo senso di appagamento rivolto sia alla conclusione (non scontata) di un progetto impegnativo sia alla vastità della collaborazione, le testimonianze dei vertici istituzionali e delle Associazioni Partigiane e la prefazione che Giuseppe Azzoni ha steso in vista della pubblicazione del saggio di Emilio Zanoni intitolato “Il movimento cremonese di Liberazione nel secondo Risorgimento”.

Un contributo storiografico, questo, che, ancorché formalmente inedito fin qui, ha costituito ed ancor più rappresenterà una tappa miliare nella corretta rappresentazione degli accadimenti e dei contesti narrati.

Avrebbe dovuto avere gli onori dei tipi di stampa; ma non avvenne mai. E la ragione di ciò già costituirebbe materiale per un'appendice storica. Di cui daremo conto nell'illustrazione delle vicende correlate.

Ancorché, come osservato, inedito, il saggio di Zanoni ha costituito la base di riferimento di accreditati ricercatori.

Riconosciamo oltre che l'encomiabile lavoro di ricerca e di studio di Giuseppe Azzoni anche il merito dello stesso di aver sottratto la fonte all'oblio fisico, permettendone così la pubblicazione e la divulgazione.

Congiuntamente, lo anticipiamo, alla pubblicazione di tutti gli atti che compongono il fascicolo depositato nell'Archivio della Provincia di Cremona; donde scaturì il saggio storico.

La cui compulsione, per l'importanza dei documenti in esso conservati, ha suscitato in corso di ricerca sorpresa ed emozione in chi scrive.

Per fornire una sintetica idea del valore documentale si dirà che presidente della Commissione Giudicatrice del concorso storico fu il prof. Alfredo Galetti, esimio accademico, il quale si avvalse dell'interpello del Senatore Ferruccio Parri, già capo del Governo e a quel tempo fondatore e presidente dell'Istituto storico della Resistenza.

Da ultimo, riteniamo utile fornire qualche dettaglio sul logo scelto per il format sinergico per il 75° della Liberazione e per l'iniziativa editoriale. Trattasi del combinato grafico del francobollo con annullo speciale in occasione del 10° anniversario della Liberazione e della immagine della fontana immaginata come decoro monumentale della cittadella degli studi di Via Palestro.

Avrebbe dovuto rappresentare, nelle intenzioni dei realizzatori del moderno insediamento scolastico sorto (come ci ha ricordato Fabrizio Loffi) sulle rovine della preesistente Caserma Paolini, un portale didascalico, diretto a trasmettere un messaggio di percezioni e di consapevolezze. A beneficio delle giovani generazioni (baby war-enders e baby-boomers, si sarebbe detto più tardi), affinché nella cittadella degli studi e della diffusione del sapere maturassero ogni giorno coscienza dello snodo fondativo della Repubblica sorta dalla Liberazione.

Il degrado e la trascuratezza fisica, decretato probabilmente da scarsa informazione od inconsapevolezza, di quel portale farebbe ammainare qualsiasi entusiasmo di testimoniare.

Ma noi, soprattutto di fronte agli eventi drammatici in corso che impongo una forte coesione comunitaria, guardiamo al mezzo bicchiere suscettibile di farci rivisitare quel ciclo storico e di far emergere alcuni dei particolari di permanente interesse e valore.

Il bellissimo bronzo, intitolato “Ai caduti per la libertà” uscì dalla sensibilità e dalle mani dell'artista Dante Ruffini.

Riteniamo fondamentale, nella consapevolezza di una celebrazione che nella migliore delle ipotesi sarà virtuale ( e, dio-non-voglia, potrebbe continuare ad essere funestata dalle contrapposizione) riportare qui sotto l'epigrafe, del celebre Ugo Foscolo, ai piedi del monumento:

IN ONORE DEI CADUTI PER LA LIBERTÀ

E DI QUANTI SONO PARIMENTI SDEGNOSI

DI ESSERE OPPRESSI E DI FARSI OPPRESSORI

L'illustrazione della copertina del testo è opera dell'artista cremonese Graziano Bertoldi, nei confronti del quale, oltre a questo “regalo” iconografico, siamo da molti anni debitori di una costante dedizione capace di dare forma artistica alla memoria storica.

Il saggio sulla Liberazione di Cremona nella valutazione dei vertici istituzionali e delle Associazioni Partigiane:

Paolo Mirko Signoroni, Presidente della Provincia di Cremona

Il Movimento Cremonese di Liberazione nel primo e secondo risorgimento è un argomento complesso e non di facile ricomposizione in tutti i suoi risvolti; un periodo drammatico, passato per il sacrificio di molti nel dramma dei conflitti mondiali.

La Liberazione del Paese dal nazifascismo e la nascita della Costituzione Italiana sono pietre fondamentali per collocare la storia nell'alveo di quanto i Padri Fondatori della Repubblica Italiana intesero nei principi ispiratori di un modello di democrazia partecipato e diffuso, ancorato a valori universali.

Senza passato non vi è futuro: come giustamente si ricorda nell'Eco del Popolo “Non è stata ancora scritta, salvo qualche studio limitato nel tempo e nei personaggi, una storia organica del contributo che Cremona e il suo territorio diedero al Primo Risorgimento”, così come importante il “secondo” Risorgimento e il cammino dell'Italia che ne seguì, a partire anche dalle vicende cremonesi che son analizzate ed espresse nelle colonne di questo giornale, dando un quadro d'insieme.

Il ruolo fondamentale lo rivestì anche il contributo che venne dal movimento operaio e dalle lotte contadine all'evoluzione del sistema-Paese, congiuntamente al progresso tecnologico e all'evoluzione dei sistemi produttivi.

Nella storia cremonese si ricordano molte figure di riferimento di quel periodo che abbracciò più lustri, tra cui Mons. Geremia Bonomelli, ma anche scrittori e giornalisti come Fulvio Cazzaniga, Francesco Robolotti, Leonida Bissolati, Arcangelo Ghisleri, Ettore Sacchi per continuare con Giuseppe Speranzini, Giacinto Cremonesi, Giovanni Vialli, Vittorio Dotti, Francesco Frosi, Emilio Zanoni, Ottorino Rizzi sino a Guido Miglioli. Solo alcuni dei tanti personaggi e figure di spicco che si ritrovano in queste pagine e che fecero dell'ideale di libertà l'essenza stessa del Paese e del lungo cammino di rinascita dopo i conflitti mondiali.

Assume, in questi drammatici contesti, che potenzialmente mettono a prova le basi popolari del modello liberaldemocratico, la lungimirante volontà di testimonianza del Consiglio Provinciale e del Presidente avv. Ghisalberti, che, in occasione del 10° anniversario della Liberazione, vollero ancorare la Resistenza ed il ripristino della libertà alla verità storica. Perno delle consapevolezze, suscettibili di uno snodo foriero di includere tutta la comunità nazionale nei valori fondanti della Repubblica.

La ricostruzione storica rimane sempre un fatto complesso, soprattutto quando la ricerca documentale e le testimonianze non sono di così facile reperimento e analisi.

In tale ambito è quindi ammirevole chi vi si impegna e vuole tramandare alle future generazioni quegli ideali universalistici e quei valori umani che animano la nostra Costituzione e la nostra Società, monito ed esempio per i giovani, a difesa della democrazia e contro ogni totalitarismo.

Rodolfo Bona, Assessore del Comune di Cremona, con delega ai Percorsi sulla Costituzione

Il 25 aprile 2020 è un giorno molto particolare per tutti noi.

Dopo 75 anni, infatti, ricorderemo la Liberazione senza persone nelle strade, senza cortei festosi e senza manifestazioni di popolo.

A questa assenza, resa necessaria a causa della grave ed eccezionale emergenza in corso, si aggiungono quelle di molte persone che non avevano mai fatto mancare la loro partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile e che, purtroppo ci hanno lasciato.

Queste dolorose perdite oggi si aggiungono a quelle che, nel recente passato ci hanno privato della presenza di alcune figure storiche della Resistenza, dell'antifascismo e della politica cremonese.

Basti ricordare quelle di Enrico “Kiro” Fogliazza, nel 2013, e di Mario Coppetti, scomparso proprio il 26 aprile di due anni fa.

Un valore particolare assume oggi, dunque, questa iniziativa, meritoriamente promossa dall'Eco del popolo e dall'Associazione Zanoni, ai quali va il ringraziamento dell'Amministrazione comunale per la qualità del contributo alla ricerca e alla divulgazione della storia del socialismo e del movimento di Liberazione cremonese.

Con questa pubblicazione, curata con la consueta passione e accuratezza da Giuseppe Azzoni, viene ricordata proprio la straordinaria figura di Emilio Zanoni, socialista, sindaco di Cremona e personalità politica caratterizzata dai fortissimi legami culturali con l'antifascismo e dalla convinzione che la storia del nostro Risorgimento nazionale vada considerata come feconda premessa di una compiuta unità nazionale, avvenuto proprio attraverso il percorso della Resistenza.

La storia della resistenza al fascismo e della lotta di liberazione, anche nel nostro territorio, vengono, in tale prospettiva, considerate quale conseguenza storica e decisivo compimento del Primo Risorgimento nazionale, appunto, come un Secondo Risorgimento che, in quel frangente è stato sostanziato dalla partecipazione di forze popolari e di culture rimaste fino ad allora estranee alla vita politica italiana.

Questa meritoria iniziativa, inoltre, acquista particolare valore in conseguenza della scelta di privilegiare la ricostruzione storica e la ricerca documentaria quali fondamentali strumenti di conoscenza, di rinnovamento della coscienza collettiva e di consapevolezza del significato profondo della Resistenza e della lotta di Liberazione dal nazi-fascismo: valori fondanti della nostra Repubblica, della nostra Costituzione e, ancor oggi, straordinari pilastri dell'unità nazionale.

Gian Carlo Corada (Presidente provinciale ANPI)

La pubblicazione da parte dell' “Eco del Popolo” di questo testo di Emilio Zanoni, curato con la consueta accuratezza da Giuseppe Azzoni, è opera altamente meritoria. L' “Eco” ed il suo Direttore, Enrico Vidali, mettono gratuitamente a disposizione di tutti un testo assai interessante per la ricostruzione di un periodo importante della storia di Cremona. Altri entreranno nel merito della narrazione. Io vorrei sinteticamente individuare alcune valutazioni che si possono trarre dal testo di Zanoni e che possono essere assolutamente attuali.

Anzitutto, per Zanoni vi è un collegamento strettissimo fra l' Antifascismo (e la Resistenza) e la storia italiana del Risorgimento. Addirittura, e giustamente a mio avviso, va a ricercare le origini di certe posizioni democratiche in quella che Ugo Foscolo chiamava “la rivoluzione italiana” del 1796, quando per un breve periodo le truppe francesi portarono nuove speranze in Italia. Soprattutto esponenti del Partito d'Azione usavano l'espressione “Secondo Risorgimento” per definire la Resistenza. Zanoni pure la usa, ma amplia il riferimento al periodo antecedente al Risorgimento propriamente detto. E questo è assolutamente in linea con la più recente ricerca storica.

Zanoni, poi, ribadisce il giudizio sul Fascismo, nazionale e locale, che le forze democratiche hanno da sempre formulato: un movimento reazionario, al servizio di agrari ed industriali anche se sostenuto anche da settori della piccola borghesia; un movimento violento, che ha goduto dell'inerzia quando non della complicità della Monarchia e delle Istituzioni liberali.

Zanoni è attento alla questione morale. Nel senso che i capi fascisti (Farinacci “in primis”) erano corrotti e da poveri in canna eran diventati tutti ricchi. E nel senso che il Fascismo corruppe gli animi: Zanoni è sprezzante quando scrive che “le più squallide larve dell'arrivismo” riempivano le anticamere del nuovo Duca di Cremona (Farinacci) per chiedere favori o prebende (Zanoni parla anche di “pagnottisti”, con riferimento ad opportunisti di ogni tipo). Anche questo è bene sottolineare, visto che ancor oggi è diffusa la errata convinzione che “sì i fascisti saranno stati anche violenti ed avranno commesso errori, ma almeno erano onesti”!

Zanoni, infine, nel sottolineare il vero e proprio eroismo degli antifascisti, arriva a porre il problema dell'unità delle forze democratiche. Unità tentata a Cremona nel '21-'22, ma rifiutata a livello nazionale. E finalmente raggiunta nella lotta al Regime e nella Resistenza. La Resistenza fu momento di grande unità politica. Pur con difficoltà e mantenendo evidenti differenze, socialisti, comunisti, democratico - cristiani, liberali, azionisti, monarchici si unirono per far fronte al nemico comune. Vi fu lo sforzo di accantonare le divergenze, perfino quella su Repubblica o Monarchia, per cacciare gli invasori e sconfiggere la tirannide.

Molte altre cose si potrebbero dire. Zanoni segue anno per anno le vicende belliche, narrando dell'impreparazione del nostro esercito e parlando dei fascisti come “degeneri italiani” per la subalternità al nazismo. La storia che Zanoni racconta (storia che in questa prima parte arriva fino al 1944) dovrebbe essere di grande insegnamento. Oggi la ricerca storica è proseguita, come è giusto. Ma ha confermato nella sostanza i giudizi degli antifascisti come Zanoni. Anche per quanto riguarda il drammatico periodo della Repubblica di Salò (che Zanoni definisce “una fosca pagina”). Attraverso lo studio delle fonti oggi è possibile ricostruire meglio ciò che accadde allora. Le ricerche storiche hanno dimostrato, per esempio, che le stragi di innocenti (vecchi, donne, bambini, uomini disarmati) sono state in Italia assai più numerose di quanto si pensava (più di 5600 con quasi 24.000 morti), che le stragi sono state commesse non solo da tedeschi ma anche da fascisti e poche volte per rappresaglia ma per logica militare di “pulizia” delle retrovie del fronte. Hanno dimostrato, le ricerche storiche, che la tortura è stata praticata in modo “istituzionale” dalle Autorità fasciste della Repubblica di Salò su migliaia di uomini e donne, mentre i Comandi partigiani scrivevano e non si stancavano di ripetere “I prigionieri devono essere trattati con dignità”, “In nessun caso e per parte di nessuno le persone arrestate e fatte prigioniere dovranno essere sottoposte a violenza, maltrattamenti, ingiurie, sevizie”.

Il giudizio di Zanoni e di chi la pensava come lui è quindi confermato. La differenza tra Resistenza e Nazifascismo è morale prima ancora che politica! Nessuna equiparazione. Non possono essere uguali vittime e carnefici, torturati e torturatori. Italo Calvino giustamente scriveva: “Pietà per tutti i morti, ma non è possibile equiparare chi stava dalla parte dei carri merci piombati carichi di vittime e chi quei ferri cercava di spezzare”. E tutti dobbiamo essere consapevoli che ciò che è stato può tornare. "Conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate" (Primo Levi). La Libertà è un valore da difendere, in ogni ambito. Un bene della cui importanza ci si rende conto, purtroppo, quando lo si sta perdendo, come dell'aria che respiriamo. La Resistenza porta con sé questo valore. Ma la Libertà è impossibile senza Democrazia, che quindi occorre difendere come un bene altrettanto prezioso. Ma come la si difende, nel concreto, la Democrazia? Certo, difendendo le Istituzioni e credendo nelle regole della democrazia stessa. Ma la si difende anche vedendo e criticando le cose che non vanno, le degenerazioni del sistema. Bene primario per la democrazia è il consenso, l'apprezzamento, il rispetto per le Istituzioni. Ma questo consenso bisogna meritarlo ed oggi in Italia è a livelli bassissimi! La Costituzione, diceva Piero Calamandrei, è polemica contro il passato fascista, ma polemica anche contro il presente (se no, non direbbe che vi sono ostacoli d'ordine economico e sociale da rimuovere per permettere il pieno sviluppo della persona umana, come recita l'art. 3). Così la Resistenza, che lottava contro il fascismo ma anche per più dignità e giustizia sociale. Ecco. Resistenza e Costituzione vengono tradite quando ci si dimostra non all'altezza di quei Valori e di quei Principi ed il Paese viene portato al punto in cui è oggi. Quando vengono difesi privilegi e diseguaglianze, che sembrano intoccabili. Quando corruzione ed evasione fiscale la fanno da padroni. Quando il lavoro per i giovani non c'è o è precario. Quando la Sanità pubblica viene massacrata. Quando i poveri sono milioni e le differenze sociali, enormemente cresciute, fanno dell' Italia uno dei Paesi europei con minor equità sociale.

Ecco: in tutti questi casi non si attua la Costituzione e si tradisce la Resistenza! Gli antifascisti come Zanoni non si sono rassegnati all'idea che non si potesse cambiare la situazione, che per natura la società fosse così com'è. Il modo migliore per onorarli è impegnarsi a vivere nel Presente i loro Valori ed i loro Ideali per costruire per tutti un Futuro migliore.

Angelo Rescaglio – AN Partigiani Cristiani

LA RESISTENZA NEI TEMPI DELL'OGGI

Nella stagione storica – da noi tutti ricordata – della Presidenza, in Provincia, dell'Avv. Ghisalberti ( anni 1955 ), fu indetto un pubblico Concorso sulla “Resistenza” ( la Giuria comprendeva pure il Prof. Alfredo Galletti, noto italianista che aveva sostituito il poeta Carducci sulla cattedra di Italiano all'Università di Bologna): vincitore fu designato l'Avv. Emilio Zanoni, il futuro Sindaco della nostra città...

Il fatto riveste una singolarità, perché viene celebrato a 10 anni della fine della guerra e perché sottolinea un particolare interesse, da parte di quegli Amministratori sensibili alla Storia e soprattutto a quella più recente, per un fenomeno che aveva coinvolto tante coscienze e che aveva permesso ad una classe politica, cosciente di avere pagato sulla propria pelle tanti sacrifici, di pensare alla nascita della “Carta Costituzionale”, il documento più prezioso del nostro stesso futuro.

Oggi, viene ricuperata quella “pagina storica” e a noi si chiede una riflessione adeguata al problema. Ogni anno, in occasione del 25 Aprile, si levano – spesso da noi – contestazioni di varia natura, ma è pur vero che, sempre, siamo riusciti a lanciare un messaggio che si inserisce nel travaglio della Storia e si apre a nuove prospettive; così, il discorso si apre al mondo dei Giovani, mai tanto presenti, perchè, nella logica della Scuola, una giornata di vacanza deve rimanere tale, cioè un tempo per rilassarsi e non per arricchirsi sul piano delle idee e della promozione ai valori, sia pure in un confronto ordinato e ragionato.

In questi ultimi anni di tentato rinnovamento della Scuola, con una attenzione prioritaria ai “programmi”, il progetto della “Storia” si chiudeva con una eventuale riduzione delle ore appunto di “Storia”, insieme al contestato “Latino”, che sembrava non parlare più alle intelligenze dei Ragazzi in formazione ( ma Cicerone aveva avuto il coraggio di proporre temi come l'Amicizia. La Legge, La Vecchiaia, Il diritto di cittadinanza... e “Le lettere morali” di Seneca toccavano molteplici problemi dalla vita sociale a quella individuale...); così, il tema della Storia e dell'Educazione Civica ( la nobile invenzione della Classe Politica degli anni sessanta, quando nacque la riforma della “Scuola Media”, che fu proiettata tutta sul futuro...) rimase, a volte, nell'ombra...Ora, ho sentito che al Ministero si vorrebbe creare una Commissione permanente per pensare alla Storia Contemporanea, come disciplina che educa e valorizza la formazione culturale stessa: un'ottima idea, per verificare tanti problemi e dare una consistenza culturale ad una disciplina chiamata a dare anima all'intera programmazione: l'importanza della “Commissione” dipenderà dagli uomini e dalle donne che abbiano senso della Scuola e che parlino il linguaggio della vita, misurandosi sempre con i “fatti” e con la incidenza sulla realtà dei tempi che hanno vissuto; ugualmente, come sosteneva Mario Lodi con l'immagine della “finestra” della classe che si apre sulla strada, queste “persone”, chiamate a misurarsi intorno a vicende dell'ultimo periodo storico, devono approdare da una partecipazione, culturalmente valida e interiormente verificata, alla vita della Società.

In questo clima si potrà verificare pure il tema della “Resistenza”, interpretato non come una scelta di pochi, bensì di popolo, che lavorò per il riscatto del Paese, uscito dopo una lunga dittatura, con la presenza di “intellettuali” che aiutarono a gettare le basi della futura Repubblica...Gli anni cinquanta, quelli del Concorso citato, nella realtà della costruzione del Paese dopo tante rovine, uscirono anche dal “clima resistenziale” e da una intensa elaborazione di idee.

UN FORTE “SAGGIO STORICO” PER ONORARE IL 75° DELLA LIBERAZIONE ED IL 25° DELLA SCOMPARSA DI EMILIO ZANONI (prefazione di Giuseppe Azzoni)

La pubblicazione (on line) de “ Il movimento cremonese di Liberazione nel secondo Risorgimento - Saggio storico” di Emilio Zanoni, è un modo forte ed appropriato per rendere memoria di queste due ricorrenze. Zanoni lo aveva scritto nel 1955 corrispondendo ad una iniziativa dell'allora Presidente della Provincia, Giuseppe Ghisalberti, volta a promuovere studi e ricerche nel 10° anniversario della Liberazione.

Il saggio, un dattiloscritto di 407 cartelle, rimase inedito e sconosciuto. Occasione della sua riscoperta fu, nel 2014, il ritrovamento in uno stipo del Comune di un certo quantitativo di documenti e carte dell'ex Sindaco Zanoni, che al Comune di Cremona aveva lasciato i suoi beni. Queste carte sono ora depositate nel nostro Archivio di Stato, tra esse vi è uno dei dattiloscritti originali del saggio. Subito dopo il ritrovamento Enrico Vidali, per l'Associazione “Emilio Zanoni”, ricostruì, con una ricerca negli archivi della Provincia, tutta la vicenda della iniziativa del Presidente Ghisalberti e dei suoi esiti. Egli stesso ne dà conto in queste pagine.

Nel 1955 non era ancora stata pubblicata alcuna opera organica sulla Resistenza cremonese. Il saggio di Zanoni costituiva per molti aspetti una fonte. Esso senza dubbio fu visto come tale dallo storico Armando Parlato in occasione della pubblicazione del suo “La Resistenza cremonese”, un testo basilare in materia. Vi si riconoscono alcuni passaggi importanti vissuti da Zanoni e ricordati in questo saggio, Parlato appone ad uno di questi passaggi una nota: “dattiloscritto anonimo (ma di Emilio Zanoni)”, per il resto cita più volte Zanoni in quanto tra i protagonisti all'epoca di fatti riportati.

Quando il saggio fu “riscoperto”, Angelo Locatelli gli dedicò una intera pagina su “Mondo Padano” del 21 marzo 2014.

Nello stesso anno il sottoscritto trasse dal testo originale un “compendio” destinato al sito web dell'ANPI di Cremona.

Ora “l'Eco del popolo” rende finalmente disponibile quel testo nella sua versione integrale. Rende così meritoriamente memoria ad ambedue le ricorrenze citate all'inizio.

La ricorrenza che ricorda la persona di Emilio Zanoni a 25 anni dalla morte è onorata proprio considerando come il suo pensiero, la sua etica, i suoi ideali, momenti così centrali della sua vita ci sono restituiti da queste pagine. Ed il suo stile. A chi l'ha conosciuto vien da dire … “è proprio lui”..., o gli viene da riconoscerlo anche se non ha visto il nome dell'autore del saggio...

Il modo conseguente ed ordinato con cui sgrana le vicende, il filo pedagogicamente insistito ed ininterrotto che lega la rivoluzione francese al Risorgimento al sorgere del movimento operaio all'antifascismo alla Resistenza alla democrazia... Quindi richiami e citazioni assolutamente suoi propri, le invettive e le apologie, la lama sottile dell'ironia ovvero il colpo di scure.

L'impressione è quella di un testo che ha il sapore del classico. Magari con alcuni passaggi obbligatoriamente “datati” o con qualche singolo giudizio ora considerato non più “storicamente corretto” ma ben solido nell'impianto e nella narrazione veritiera. Ricco di notizie su cose e persone non reperibili altrove in quanto vissute personalmente dall'autore. Denso di sentimenti. Non per niente, vale ricordare che Zanoni era stato membro del CLN provinciale.

Altrettanto valido è l'omaggio che i contenuti di questo saggio rendono al 75° della Liberazione. Il lettore può ritrovarvi vicende e protagonisti di quanto avvenne nella nostra provincia in quegli anni.

Valga ad indicarne in sintesi la sostanza la sequenza che di seguito delineo usando alcuni dei titoli e capoversi che Zanoni appone ai vari capitoli del suo saggio.

“Dal primo al secondo Risorgimento nazionale” … “Il popolo cremonese verso la democrazia politica” … “Concordia discorsi del movimento socialista e di quello cattolico cremonese” … “Il fascismo antitesi aberrante di una società moderna” … “Cose e uomini del “ducato” fascista di Cremona” … “La guerra viene la guerra verrà (la voce della radio gracchia sulle piazze)” … “Il 25 luglio … i 45 giorni di Badoglio … l'otto settembre 1943 a Cremona” … “La repubblichetta fascista” … “Il Comitato di Liberazione” … “Ieri nelle prime ore del mattino è stato passato per le armi...” … “Genesi e forma del movimento cremonese di Liberazione” … “La città sotterranea” … “Il crollo del fascismo in città. Cremona è libera!”

La sequenza davvero esime da ulteriori commenti.

L'iter del concorso

Riteniamo utile e forse opportuno, ai fini di una completa percezione del contributo storico, fornire qualche elemento che faccia luce su alcune premesse che ne furono scaturigine.

Tra queste l'impulso per un degno allestimento delle celebrazioni del primo decennale, nel 1955, della Liberazione.

Il 6 ottobre 1953 i componenti il gruppo socialista in seno al Consiglio Provinciale di Cremona Carlo Ricca, Renzo Zaffanella, Franco Donati, Augusto Bernardi, inoltravano alla Presidenza due ordini del giorno, riguardanti la proposta di erezione di “un monumento ai volontari della libertà e del caduto partigiano”, il primo, e l'indizione di “un bando di concorso per una monografia che abbia per tema la resistenza cremonese all'oppressione nazi-fascista” il secondo.

In conseguenza di tale proposta il Consiglio Provinciale nella seduta del 30.11.1953, deliberava: “in occasione del decennio della Resistenza; compreso della necessità di tramandare alle future generazioni la memoria degli Eroi della resistenza; di onorarli con scritti ad opera duratura e monumentale ad essi testata che siano di monito e di sprone alla tutela della libertà”.

Contestualmente veniva nominata la Commissione Giudicatrice nelle persone degli Assessori avv. Alfredo Camozzi e M° Giuseppe Castagnoli e dei Consiglieri avv. Giuseppe Amici e Renzo Zaffanella. Al termine della seduta di insediamento e di impostazione dell'espletamento del Concorso i componenti convenivano sulle procedure da definire nel prosieguo.

Nel prosieguo, una successiva adunanza (5 agosto 1954) metteva a punto la procedura; in particolare stabilendo, quanto alla questione editoriale, di “non chiedere prenotazioni ai Comuni e di orientarsi per la stampa verso l'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia che pubblica una Rassegna bimestrale di studi e documenti pregevole dal punto di vista tipografico e per il contenuto”.

Sia pure di passaggio, a riprova del rilievo nazionale conferito all'iniziativa celebrativa e del coinvolgimento in essa di autorevoli istituzioni, si evidenzia che in data 29 marzo 1954 la Commissione Centrale di Beneficenza della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde conferiva al predetto Istituto un congruo contributo di funzionamento.

In data 22 ottobre 1954 la Presidenza dell'Amministrazione Provinciale di Cremona, retta dall'avv. Giuseppe Ghisalberti, che in tale ruolo resterà ininterrottamente fino alla scomparsa avvenuta nel 1970, rendeva pubblico il Concorso “per una monografia che raccolga, enumeri ed inquadri nel generale movimento di liberazione, gli episodi più significativi ai quali hanno preso parte cremonesi in provincia e fuori, allo scopo di tramandare ai posteri le azioni svolte dai cremonesi partigiani e volontari della Libertà e volontari della Libertà”.

In data 19 febbraio 1955 da Milano in via degli Scipioni, presumibile sede della sua attività accademica, l'avv. Alfredo Galletti faceva pervenire, per il tramite del cremonese Speranzini, un messaggio diretto al Presidente Ghisalberti, con cui accettava di presiedere la Commissione Giudicatrice e con cui definiva di larga massima il timing della procedura.

Al bando era stata data la più ampia divulgazione con gli strumenti disponibili in quel periodo (l'affissione murale e la pubblicazione a mezzo stampa).

A conclusione dell'esame degli elaborati e della procedura concorsuale il Presidente Ghisalberti comunicava all'unico candidato Emilio Zanoni l'esito. Nei seguenti termini: “in considerazione dei non pochi pregi riconosciuti nell'elaborato …di assegnare il secondo premio…e di non pubblicare se non riformandone varie parti…di rinviare ad altra data l'esame delle modalità di un'eventuale riforma dell'elaborato per la successiva pubblicazione…”

Detta conclusione affondava le motivazioni, non già in un terreno di pregiudizio politico (come i sodali politici del candidato risultato, comunque, sul podio e lo stesso candidato avrebbero potuto sospettare), bensì sulla valutazione esclusivamente storica.

Il 21 giugno 1955, la Commissione presieduta dal Prof. Galletti e composta dall'avv. Camozzi e dal pubblicista Giuseppe Speranzini, unanime, formula una valutazione sostanzialmente molto positiva sulla sostenibilità storica del costrutto di Zanoni, indirizzato ad accreditare l'assoluta simmetria tra il primo Risorgimento sfociato nell'unificazione nazionale ed il secondo Risorgimento nazionale rappresentato dal movimento di Liberazione, come completamento del ciclo dell'indipendenza e dell'unità della Patria.

Il Prof. Galletti, che in qualche modo, pur valutando molto positivamente il saggio assume le vesti dell'avvocato del diavolo già dalle premesse, cui non sfugge il motto-griffe adottato da Zanoni (Nec spe nec metu - Né con speranza, né con timore).

Dell'autore non sFuggono all'esaminatore la preparazione storica e la capacità di esaminare e coordinare i fatti alla luce di un'idea e nel quadro della storia nazionale.

“Tale concetto è accettabile solo in parte e con parecchi distinguo, perché a suscitare il movimento di liberazione nazionale concorsero partiti ed idee estranee a quel moto che è entrato definitivamente a far parte della storia europea col nome di Risorgimento Italiano… Lo stesso autore ne è persuaso, perché nel capitolo introduttivo osserva che la lotta di liberazione per abbattere il fascismo hanno partecipato strati profondi della nostra popolazione i quali erano rimasti pressoché estranei al primo Risorgimento, e tali strati, nella lotta contro i fascisti e tedeschi, hanno sentito veramente la patria, partecipando direttamente alla vita della nazione.”

Ma, evidentemente, le consapevolezze e gli approdi storici tra l'esaminatore e l'esaminato non erano destinati, almeno dentro il percorso concorsuale, ad incrociarsi. Ed almeno nella prospettiva di una mediazione suscettibile di approdare ad una formulazione in grado di pervenire ad un rango che giustificasse la fattispecie di un'edizione patrocinata da un'istituzione.

Oddio, su ciò si potrebbe anche obiettare; considerando che, in qualche misura, con la scusa di far collimare sistemazioni storiografiche divaricanti si correrebbe il rischio di esercitare una storiografia condizionata dal committente.

Sull'imbarazzante querelle si fece una dissolvenza, aleggiata nelle more dei rapporti politico-istituzionali per un quadriennio. Quando nell'agenda degli avvenimenti pubblici si iscrisse la celebrazione del centenario delle seconda guerra per l'indipendenza Nazionale. Circostanza per la quale il combinato tra i due Risorgimenti funzionò, almeno dal punto di vista motivazionale, come potenziale chance/repechage di un'opportunità rimasta in sospeso.

In data 18 febbraio 1959 i Consiglieri Provinciali, eletti nelle liste del P.S.I., Carlo Ricca (peraltro, al suo secondo mandato parlamentare, in precedenza sindacalista e segretario della federazione provinciale, nonché attivo partecipe del movimento partigiano nelle Brigate Matteotti operanti nel soresinese) e Gaetano Merzario (dirigente della stessa Federazione e da poco subentrato a Zanoni nel ruolo di Direttore della testata socialista) suggerivano formalmente alla Presidenza Provinciale, dopo aver ricordato il precedente dell'iniziativa assunta in occasione del Decennale della Liberazione, di “provvedere alla stampa del saggio storico sulle lotte democratiche condotte dal popolo cremonese, saggio cui venne conferito il premio di £ 150 mila e ritenuto degno di stampa attraverso qualche rimaneggiamento”.

I proponenti, che nelle premesse avevano inquadrato l'iniziativa editoriale sia nella fattispecie concorsuale sia nelle iniziative promosse dal Comune Capoluogo in vista del Centenario dell'Unità d'Italia (per il quale lo stesso, retto dalla Giunta di sinistra guidata dal socialista Arnaldo Feraboli, aveva varato un programma celebrativo e stanziato la somma di 7 milioni e 500 mila lire), chiedevano che l'Istituzione direttamente interessata facesse luogo alla pubblicazione (allo scopo incaricando per un lavoro a quattro mani l'autore ed un componente la Commissione esaminatrice).

Non stupisce in chi scrive l'impulso celebrativo della locale dirigenza socialista dell'epopea risorgimentale.

Né tantomeno la riscoperta di un filone storico che era stato divisivo della testimonianza del socialismo cremonese; fino al punto da determinare una profonda demarcazione, alla vigilia del primo conflitto mondiale, tra i neutralisti oppositori dell'entrata italiana nel conflitto e gli interventisti di chiara impronta risorgimentale (tra cui Leonida Bissolati, figura su cui era deragliata la condivisione tra l'autore del saggio e l'esaminatore).

L'iniziativa celebrativa del gruppo consigliare socialista aveva avuto un accreditato retroterra di mobilitazione, come dimostrano le diffuse iniziative messe in cantiere dalla federazione provinciale.

Tra queste un raduno della Gioventù Socialista organizzato a Solferino che ebbe come protagonista il Senatore Ferruccio Parri. Allora, figura di spicco della politica nazionale, ma per quanto la conoscenza fosse prerogativa di pochi, anche della realtà locale.

Sia pure di passaggio, ci riferiamo al fatto che la militanza antifascista e partigiana del “compagno Maurizio” ebbe tracce anche nella realtà cremonese.

Ma, evidentemente, anche questo input suppletivo non sortirà effetti migliori e fecondi ai fini della pubblicazione del saggio storico.

Con sessantacinque anni di ritardi vi provvediamo noi. In un contesto in cui, se si sono stemperate le motivazioni ostative di allora, si sono accumulate, nei cieli resi plumbei da circostanze drammatiche, eccezionali criticità a carico della tenuta di quel sistema di garanzie liberaldemocratiche individuali e collettive, dischiuso dalla Liberazione.

È anche in considerazione di questa consapevolezza che la scelta di fornire un documento storicamente approfondito si iscrive nella volontà di testimonianza e di continuità con quegli ideali.

(e.v.)

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