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Forum "Cremona Avvelenata"

Cavatigozzi chiama...in molti hanno risposto

  07/02/2022

Di Redazione

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Sono 2 anni che i cittadini di Cavatigozzi si sono rivolti alle istituzioni, al sindaco, alla provincia, alla regione, da quando di colpo è sorto nel silenzio, post prima ondata covid, un parco rottami (si scrive parco, di fatto una discarica). 

Non entriamo nel merito di tutte le richieste di monitoraggio dell'inquinamento atmosferico che da anni vengono rivolte a chi ne ha la competenza, bellamente ignorate... 

Un silenzio "assordante" rotto finalmente dal grido di un centinaio di persone: NO SMOG, NO SMOG, NO SMOG, NO SMOG, NO SMOG... 

Oggi ho visto, sotto le mascherine, volti consolidati, sempre in prima linea nel momento delle manifestazioni, ma anche tante facce nuove. 

Amici reali e amici di Facebook, persone di altre provincie, venute come gesto di solidarietà verso la città che ha il primato di morti premature dovute alle polveri sottili. 

Brescia, Lodi, Casalmaggiore, Piadena, Castelverde, Castellone, Crema, Merate, Brianza, Asola... tutti qui, in questa periferia di Cremona con la semplice voglia di esserci. 

Ringraziamo Rete Ambiente Lombardia che ha dato lo spunto per questa iniziativa, tutte le associazioni che hanno aderito, le mie amiche storiche, Viviana, Giovanna, Maru. 

Ci abbiamo messo testa, cuore e faccia io e la mia amica Stefania... dal trovare la giusta location al far preparare manifesti, locandine e volantini... e credo che per entrambe sia stata una grande emozione avere al nostro fianco i portavoce della nostra provincia Danilo, Marco e Luca in veste di amici sinergici. 

Un primo passo, forse, per smuovere le coscienze di chi potrebbe cambiare in meglio il nostro martoriato territorio. 

C'è il detto...la speranza è l'ultima a morire. 

Paola Tacchini  

CHIOSA 

Si ricorderà facilmente l'incipit (“la nostra testata non si fa, per scelta editoriale, veicolo di divulgazioni “militanti”) della divulgazione del flashmob di denuncia del tragico record di Cremona in materia di malaria.  

Cionondimeno non ci siamo sottratti, per quanto giornale identitario, alla deontologia della comunicazione pluralista. Ovviamente, con il nostro diritto di replica dialettica. Che esercitiamo, non in subordine, ma sotto la cronaca autogestita dell'evento. 

Peraltro, come si sarà facilmente capito, L'Eco del Popolo, pur non compiacendo le testimonianze dell'ambientalismo radicale e a quel pizzico mai mancante di mettere le mostrine di parte, non ha mai trattato la materia a minimo sindacale. 

Abbiamo dato il preannuncio di un'iniziativa, percepibilmente non trasversale. Allo scopo di farne una cronaca in linea con gli standards di corretta e documentata informazione, vi abbiamo partecipato. 

La “concorrenza” cartacea, che dispone di mezzi enormemente maggiori dei nostri, ci ha anticipato. Pazienza! D'altro lato, noi siamo un po' come Gambacorta, destinato a non battere mai nessuno, sui tempi. 

La circostanza ci permette, senza voler entrare in polemica con nessuno, di fornire, su richiesta del responsabile dello staff organizzatore, una delucidazione. 

Utile (erga omnes) a fornire un quadro completo della mobilitazione di ieri. Che, appunto, ha operato in due location diverse e rispetto a due criticità ambientali distinti, anche se entrambe rivelatrici del comune denominatore malarico. 

Per ragioni di non ubiquità, abbiamo optato per presenziare, de visu et de auditu, al secondo presidio; preferendolo, per una serie di motivi, al primo. 

Che riguardava la denuncia del Termovalorizzatore, come tributario ex aequo del non invidiabile primato dell'inquinamento atmosferico.  

Torneremo (“dialetticamente”) su questo secondo filone di denuncia. 

Dice bene, Paola Tacchini, animatrice della testimonianza, quando con comprensibile soddisfazione fa presente che a Cava “eravamo più di un centinaio, e sono venuti come privati cittadini della provincia, senza bandiere, anche il senatore Danilo Toninelli da Castellone, il consigliere regionale cremasco Marco Degli Angeli e (unico di tutta l'Amministrazione Comunale) il consigliere Luca Nolli, tutti politici pentastellati, ma tutti come unico segno la mascherina come noi con la scritta  NO SMOG”.  

Lo stato dell'arte di Cremona, cui è andata la palma nazionale di territorio martire delle polveri sottili stagnanti in larga parte dell'anno, è quello denunciato (e su ciò non ci dovrebbe essere distinguo alcuno, almeno sul dato obiettivo). 

La canzone cambia, invece, sulle cause. 

Sulla principale, che è il brand orografico, tipico della condizione del fondo del catino della depressione del bacino padano, altrettanto non si dovrebbe discutere. 

Giusto, invece, approfondire le concause che, in un micidiale combinato, aggravano una preesistenza, cui l'unico modo di ovviare sarebbe azionare un enorme cric martinetto in grado di sollevare di due, trecento metri la depressione. 

Esaurita la dose, su cui, razionalmente, non ci dovrebbe essere sensato dissenso, veniamo a dire che il bello viene adesso. 

Quando cominciamo a trattare altrettante questioni oppugnabili, ma a minimo sindacale. 

Per convertire l'habitat cremonese nel senso auspicato dai manifestanti, si dovrebbero annullare tutte le attività antropiche. Non lo hanno detto papale papale, ma (essendosi la manifestazione svolta a duecento metri dall'Acciaieria) era ben implicito: il maggior tributario a sud ovest è costituito dallo stabilimento, che dà lavoro a 1500 lavoratori. 

Mettiamo le mani avanti, subito: non ci può essere nessun baratto tra la licenza di inquinare e l'indotto socioeconomico. 

Come c'è stato per oltre mezzo secolo (più o meno scientemente) con la raffineria. Il cui “splendori”, ben lungi dall'essersi esauriti, sono ancora molto percepibili. 

Abbiamo già scritto e ad nauseam ribadiremo, che una questione così fondamentale (la compatibilità tra salvaguardia della salute e dell'ambiente e sostenibilità socioeconomica) non può essere affrontata né col gesto delle spallucce compiacenti del laissez faire né con una battaglia frontale insensibile al raziocinio e ad una visione giustamente equilibrata dei problemi in campo. 

Ci fa molto piacere constatare una così riuscita capacità di mobilitazione. 

Ma siamo molto perplessi (e lo diciamo) di fronte sia all'evidenza di una testimonianza di radicalismo ambientale (che, come direbbe Peppone, mette in campo tortellini e anolini) sia alla prospettiva che questo dispiegamento di energie civili conduca al binario morto. 

È compito del Comune attivare una seria funzione di raccordo tra criticità inquinanti effettivamente percepibili e compatibilità con le attività antropiche. 

Su questo non ci facciamo tirare gli orecchi. Ben lungi da noi l'equivalenza inquinante tra Tamoil e le attività industriali nell'area (appunto industriale, preesistente all'insediamento abitativo a macchia d'olio di Cava e Spinadesco). 

Il Comune non si faccia prendere in castagna sulla vulgata secondo cui l'indotto della filantropia di un certo Cavaliere sarebbe l'indotto della chiusura di occhi ed orecchi. 

Noi siamo, fino a prova contraria, abbastanza convinti che, se anche in acciaieria non si produce Violette di Parma, le tecnologie e l'etica produttiva siano tali da non iscrivere quelle attività economiche nelle top two della malaria (il number one sarebbe il termovalorizzatore, nato trent'anni fa come contrasto all'inquinamento ambientale da rifiuti). 

Va ascritto a merito dell'avamposto politico e legale del dossier Tamoil e di chi denuncia la persistente “malaria”, se sta crescendo la consapevolezza dei cittadini. Per fare qualche passo nella giusta direzione è necessario procedere da un incipit inossidabile: l'identificazione dell'effettiva capacità di indirizzo da parte della governance istituzionale e della politica locale.  

La preservazione della salute e della natura costituisce la priorità assoluta. Impone coesione comunitaria. Non ammette "accompagnamenti" faziosi e strumentali. In un contesto in cui sconcerta l'assenza di una testimonianza coesiva e forte di tutta la Città e di tutto il territorio. 

(e.v.) 

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