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Focus sanità /31

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

  25/11/2024

Di Redazione

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L'ottava meraviglia del mndo a Cremona!

Egregio direttore, la penosa deriva ove è giunta la sanità pubblica è sotto gli occhi di tutti. Medici ed infermieri fuggono verso strutture private oppure all'estero, liste d'attesa interminabili per esami diagnostici, pronto soccorso al collasso. Secondo il rapporto Crea 2022 Mancano 15.000 medici e 250.000 infermieri. Tranquilli: il governo sta trattando l'arrivo di 11.000 infermieri dall'India. Sono bravissimi e costano 1/3 dei nostri. Speriamo che sappiano un po' di italiano altrimenti bisognerà optare per l'inglese o esprimersi a gesti. Degli altri 240.000 mancanti per ora nessuna traccia. Ci si cura a proprie spese ormai. Gli italiani nel 2022 per curarsi hanno sborsato di tasca propria circa 42 milioni di euro e sappiamo che 2 milioni di italiani rinuncia a curarsi per problemi economici.

Anche nella ASST di Cremona la situazione rispecchia la media nazionale. Qualche mese fa, anticipato da squilli di trombe auree, BERTOLASO annunciava alla stampa locale il piano che in poco tempo avrebbe fatto sparire le liste d'attesa e ridotto drasticamente i tempi per la diagnostica.

Ad oggi sembra che le trombe abbiano suonato invano a meno che non si metta mano al portafoglio per rivolgersi a strutture private di diagnostica sorte come funghi in città e provincia e che fanno lauti incassi. In tale sconsolante contesto per placare gli animi ed abbagliare la vista ai più è arrivata la presentazione dell'ottava meraviglia del mondo: il NUOVO OSPEDALE di Cremona!

Promosso dall' europarlamentare M. Salini è stato presentato a Dubai nel 2022 come l'Ospedale del futuro. Una costruzione futuristica semicircolare che ospiterà anche attività commerciali, ricreative

e ludico -sportive ed annesso PARCO DELLA SALUTE con “recinti ove potranno pascolare gli animali”, il bosco delle farfalle, le arnie per le api, ed un percorso ludico -sportivo ove passeggiare e fare footing partendo dal piano campagna sino a raggiungere i 35 m della sommità dell'edifico. passeggiata comunque molto impegnativa perché per raggiungere la sommità si dovrà vincere una pendenza non inferiore al 10%. Tutto abbellito da un laghetto esterno (si potrà pescare e fare il bagno?). Una struttura unica in Italia che tutte le altre città avrebbero voluto ma che solo la buona stella (quella di Negroni?) e l'intercessione di Sant'Omobono hanno catapultato sui fortunatissimi cremonesi che dovrebbero esultare, perché baciati dalla buona sorte, senza perdere tempo nel porsi domande in merito ed accettare la SOSTITUZIONE (come viene gentilmente chiamata la demolizione) del vecchio ospedale… che vecchio non è perché ha solo 50 anni. Che si fa quindi? Abbattiamo tutti gli ospedali con età superiore ai 50 anni? qualche domanda allora bisogna farsela.

  1. L'idea di demolire e costruire ex novo è stata condivisa coi cittadini? No, è stata una decisione imposta frutto di un accordo politico a livello regionale tra la maggioranza ed una parte dell'opposizione. Non ci sono mai state pubbliche assemblee né coinvolgimento dei comitati di quartiere ove presentare il progetto ed ascoltare la voce dei cittadini.
  2. È stata fatta una gara per un progetto di riqualificazione dell'attuale ospedale che possa consentire il confronto tra le 2 soluzioni? No, nessuna gara per progetti di riqualificazione. Perché? Non è dato sapere. Non è quindi possibile confrontare progetti di ristrutturazione con quello di costruzione. L'unico studio comparativo, citato nella relazione tecnica, è stato fatto dalla stessa ASST che parla di Ipotesi di Adeguamento dell'ospedale alla normativa esistente stimando in 200ml€ la cifra necessaria per prevenzione incendi, vulnerabilità sismica ed efficientamento energetico facendo intendere, chissà perché, la non convenienza della riqualificazione.

    Sappiamo però che nell'attuale ospedale sono in corso importanti lavori di adeguamento nel pronto soccorso ed in altre parti della struttura. per questi lavori la regione ha stanziato 14 mln di €. lavori su una struttura che poi verrà abbattuta. Quindi si riqualifica per poi abbattere.  tutti fanno così: spendono soldi x riqualificare la propria casa e poi la demoliscono.
  3. Quanto costa la nuova struttura e quanto costerà poi la manutenzione del PARCO DELLA SALUTE?

    Dai dati ricavati dallo studio di fattibilità si stima un costo di 250 ML€ per il monoblocco + 30 milioni per la demolizione dell'attuale struttura e la realizzazione del parco della salute (escluse le nuove attrezzature mediche) Totale 280ml€ finanziati per il 95% dallo Stato ed il resto da Regione Lombardia. Se attualizziamo (per difetto) di un 10% la stima dei costi si arriva già ad un valore di 308 mln € ma sappiamo benissimo che la cifra di partenza non è mai quella di arrivo possiamo già ora supporre che nel 2031 (ultima data stimata per la fine dei lavori) la cifra sarà notevolmente superiore. Vari professionisti esterni tuttavia stimano che già ora la cifra complessiva, tenuto conto anche degli enormi costi dei parcheggi sotterranei non contemplati nell'attuale conteggio, possa raggiungere e superare i 400ml€. Quanto costeranno e chi finanzierà l'edificio in cui sono previsti l'asilo, la biblioteca e la struttura per ospitare i familiari non è specificato.

    Sui futuri costi di manutenzione del Parco della Salute non ci sono cifre né ipotesi.
  4. Il nuovo ospedale avrà la stessa impostazione di cura di quello attuale? No. Dai documenti programmatici si legge che “l'ospedale sarà dedicato principalmente alla cura di patologie gravi e all'esecuzione di procedure complesse. I trattamenti classici, quelli di routine e la cura preventiva verranno distribuiti attraverso cliniche ed hub di vicinato connessi e diffusi sul territorio “. Quanti saranno e dove sorgeranno questi hub non è dato sapere.

Di domande ce ne sarebbero altre ma già queste sono sufficienti per avviare un dibattito pubblico e richiedere con forza alle competenti autorità ed alle forze politiche una gara per un PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE che consenta un confronto serio e documentato tra RIQUALIFICARE o COSTRUIRE ex novo.

In una fase storica in cui la Sanità Pubblica sta scivolando verso un degrado inarrestabile (volutamente provocato da chi vuole trasformare la salute in un business privato) e con uno stanziamento di risorse sempre più esiguo, sarebbe gravissimo sprecare denaro pubblico che potrebbe invece essere meglio utilizzato.

Tiziano Chiesa, sostenitore Movimento per la Riqualificazione dell'Ospedale.

Dal Coordinatore del Movimento per la Riqualificazione dell'Ospedale

Buongiorno a tutti, allego il link per firmare la PETIZIONE di un gruppo piacentino che come noi vuole evitare disastri nella sanità anche del loro territorio.

Stiamo contattando gli estensori della petizione per informarli che la nostra situazione è uguale alla loro, e che ci faremo carico del loro problema firmando la loro petizione.

Chiederemo nel contempo un appoggio alla nostra petizione e un invito ai loro firmatari anche a firmare la nostra.

Per quanto mi riguarda questo non è un approccio per creare alcunché... già abbiamo problemi organizzativi e di operatività che ci impediscono di fare altro, ma se qualcuno di voi ritiene di creare un contatto permanente con i piacentini, come sempre abbiamo detto, è libero di farlo, e probabilmente oltre ad acquisire delle firme potremmo avere altri benefici.

Ma c'è bisogno che chi condivide questa idea se ne faccia carico, e non chieda sempre agli stessi sostenitori di lavorare per tutti. 

Informo che il progetto di riqualificazione procede bene. Diversi professionisti di aziende produttrici di sistemi che fanno al caso nostro ci stanno aiutando e ci stanno confermando importanti cifre... Per es. i parcheggi (enormi) che Cucinella ha previsto ma che non trovano riscontro nelle spese del nuovo progetto, hanno un costo di circa 20 milioni...la lista della spesa aumenta... il denaro finanziato ad ora dello Stato e dalla Regione sicuramente NON SARANNO SUFFICIENTI.  Dobbiamo continuare convinti che non è una battaglia persa e che ricacceremo in gola a Belleri il suo "Non si può tornare indietro"... anche questa affermazione è falsa... ci sono spazi legali per tornare a riconsiderare il progetto in un'ottica di RIQUALIFICAZIONE" e fare una gara specifica e successivamente un confronto che oltre che politico è anche e soprattutto economico.

PS raccomando come sempre un impegno per inviare lettere ai media e per raccogliere firme a favore della petizione

Link della petizione dei piacentini: https://chng.it/nTvDdkGP2D.

Dott. Enrico Gnocchi
Dott. Enrico Gnocchi

Rispondiamo con ordine ai nostri interlocutori e, a nostra volta argomentando attorno ad una problematica diventata per noi una sorta di core business

Invitando i lettori a trarre il senso di questa riflessione complessiva dall'apparato grafico che lo sormonta. Non ricordiamo a chi dobbiamo essere grati, ma inequivocabilmente la genialità di questa immagine dice sufficientemente, in materia di attesa per le prestazioni, dello stato dell'arte del default del SSN.

Al Coordinatore del Movimento abbiamo fatto presente (come abbiamo fatto in via privata), che la sua segnalazione erano da tempo presenti nelle mie conoscenze. Per i rapporti personali con un ex Sindaco del Comune di Piacenza) e un ex Presidente della Provincia, che, tra l'altro, aveva partecipato due anni fa all'Assemblea del Movimento al Filo. La situazione dei due nosocomi è esattamente allineata, in termini della follia dell'ex novo. Con due aggravanti. La prima è che la Regione di cui fa parte Piacenza è "rossa". La seconda è che il rottamando ospedale è stato attivato una decina d'anni fa. Di tutto ciò scrissi in passato. Certamente, considerando le analogie appena focalizzate, sarebbe utile, anche per ampliare l'audience della denuncia e della lotta, fare massa critica di convergenza. Allestendo, magari, un tavolo comune tra i Movimenti dei due territori storicamente gemellati dalla coeva fondazione.

Quanto all'importante riflessione di Tiziano Chiesa la condividiamo e la sosteniamo.

Traendo spunto dalle “novità” di ognuno dei giorni che il buondio manda sulla terra.

Una di queste riguarda l'esternazione di Bertolaso governatore lombardo del Welfare che con la tipica sincerità del portatore di una faccia peggiore del chiulo sentenzia: "I gettonisti vergogna della sanità. Nei confronti, andrebbe opportunamente spiegato, dei valorosi operatori in capo alle "coop" che, per tamponare il drammatico gap di "forza lavoro" medico e paramedico, si sacrificano e (a botte di 15000 in 10 giorni) corrono in soccorso delle realtà in default di adeguati organici. Vero che Bertolaso ha agito per contrastare il fenomeno, a colpi di denunce verbale, di provvedimenti esclusivi, di controricorsi in sede di giurisdizione amministrativa. Ma va aggiunto che la sdegnata condanna è tardiva e dovrebbe individuare qualche imbarazzante correità.  Nella fattispecie di una politica regionale del welfare che ha condotto (anche o forse più in Lombardia) al totale deragliamento di un modello che fino a qualche anno fa (prima del formigonismo) fu a giusto titolo considerato una delle eccellenze italiane ed europee. I perni devastanti di questa "asfaltatura" della riforma per il pieno diritto alla cura della salute stanno nella sciagurata scelta strategica di innescare, attraverso l'aziendalizzazione motivata dalla libertà di scelta tra pubblico e privato, il percorso verso la sostanziale privatizzazione (che ha come core business il profitto). Anziché il "servizio". A tale meccanismo deviante si sono aggiunti la scelta di eliminare le prerogative gestionali istituzionali, affidate alla rappresentanza territoriale, e una politica governativa di spending review attraverso tagli orizzontali sistematici. Di cui son stati destinatari la facoltà di spesa, i conseguenti tagli degli organici, il blocco della filiera di formazione, la condizione di "fuori mercato" del relativo trattamento degli operatori. Come ulteriore riflessione entriamo nei meccanismi introdotti dai governatori sfasciacarrozze.

Su Corsera di oggi Giangiacomo Schiavi osserva

Nella sanità di oggi servirebbe il medico condotto.

Che, sempre secondo Schiavi, darebbe un serio supporto alle abbozzate suggestioni di "prossimità" e ripristinerebbe il quo ante. In parole povere sarebbe l'incipit per la volontà concreta di riavvolgere la brutta pellicola (in cui sarebbe erroneo non far menzione delle complicità del csx in materia di taglio della spesa) di questi trent'anni controriformisti.

Sempre di volata ci sembra di dover soffermare la nostra attenzione su una visuale più ampia che riguarda l'intero complesso del welfare.

Che ha come premessa la percezione di uno stato di cose che suscita o dovrebbe suscitare un'ondata di preoccupazione quando non di sdegno. Nei confronti di una politica che pensa, non alla gente e alle nuove generazioni (come dovrebbe), ma non prevalentemente ma esclusivamente all'esternazione di sé stessa, alle elezioni, alla governance.

 Cosa devono fare, di fronte ai cambi di fase i protagonisti della politica e delle istituzioni, ormai non ce lo dicono i players titolati, per mission e prerogative di investitura di ruolo pubblico, bensì circoscritte testimonianze di cittadinanza attiva (come la nostra, editoriale e non solo) e avvedute riflessioni giornalistiche. Com'è il caso dell'editoriale odierno sul magazine Mondo business del bravo Luca Puerari, che, a proposito di economia dei "capelli grigi", osserva e puntualizza:

La domanda di servizi sociali e assistenziali cresce, creando una pressione significativa sulle risorse pubbliche e sulle infrastrutture sociali. I Comuni della provincia stanno affrontando la sfida di sostenere un sistema di welfare che sia in grado di supportare una popolazione anziana, che richiede cure mediche più frequenti, assistenza domiciliare e strutture di residenza per gli anziani.

Caro Puerari: 10 e più per questa analisi/denuncia/proposta. Specie quando considera che

La silver economy dei "capelli grigi"...oltre che migliorare la qualità della loro vita (e, aggiungiamo, dispensare attraverso la cura della salute, un prioritario diritto di rilevanza istituzionale)...può influire positivamente sul territorio...con la creazione di nuovi posti di lavoro e di nuove figure professionali e competenze.

Certo, caro Puerari, non ci si può discostare di un millimetro da questa riflessione. Aggiungendo, però, il tutto sarebbe già in carico alle prerogative delle governances di vario livello istituzionale. Che, nonostante un appesantimento quasi greco della spesa pubblica, a colpi di continuità parassitaria e di superbonus e reddito di cittadinanza, hanno di fatto controriformato nella sostanza reale (con responsabilità non partisan, quindi comprendendo gli splendori dei governi di centro sinistra) la legislazione e l'impronta degli scenari precedenti. Per come è messa la situazione (e lo diciamo sia da giornalisti non indipendenti che da testimoni politicamente impegnati) è necessario, indispensabile che l'aliquota raziocinante e testimoniante del perimetro riformista abbia un sussulto civile e imponga un gesto di totale riavvolgimento della invereconda politica somministrata negli ultimi 30 anni sfociata (temiamo irrimediabilmente) nell'asfaltatura del diritto al welfare e nella consegna alla logica privata del profitto. Per il punto cui siamo arrivati ci appelliamo all'esternazione di un vissuto personale, riferito ad una congiunta ultrasettantenne, già paziente per una severa sindrome di rilevanza oncologica, da 30 anni invalida civile per patologia. L'interessata, al pari di chi scrive, pratica un train de vie morigerato e fatto, per quanto riguarda la salute, di prevenzione. Aderendo all'appello della Asst si è sottoposta alla vaccinazione per l'Herpes Zoster (al costo di 400 euro). Ed essendo affetta da una grave cronicità degenerativa, con rischio elevato (al punto di essere sottoposta a tre pregressi e riusciti interventi presso una stimata Divisione ospedaliera del nosocomio) da 7 mesi attende (senza che il big ben suoni la sua ora di un qualsiasi giorno per la calendarizzazione di un intervento in sé se non banale basico, ma a rischio per un fragile conclamato). La diretta interessata e la (preoccupata) famiglia si sono appellati alla condizione di appartenenza ad una Cassa mutua integrativa e alla "solvibilità " cash. Due condizioni queste, attestanti la consapevolezza di una ormai inaggirabile "compartecipazione". Ostano, però, a ciò due circostanze: l'Asst da anni (con l'acquiescenza della Casagit) ha ammortato la convenzione per le degenze solventi e, ovviamente nell'intento di marcare il territorio della libera opzione di scelta, impedisce intra moenia le prestazioni a pagamento. Se le vuoi, devi inseguire lo specialista di riferimento nelle sue prestazioni extra moenia (vale a dire nelle strutture private e fuori provincia). Logica questa che prescinde, oltre che dall'analisi di Puerari e dal tratto professionale/umanitario dei presidi preposti alla cura della salute, anche dal "tornaconto" cash dell'Asst. Un accrocco questo, inspiegabile alla luce dell'esercizio di un primario servizio, che rimarca il tratto distintivo non più pubblico. Ma diventato "privato" nella compiacenza verso la gestione profittevole, nelle logiche e nelle pratiche convenzionali. Di cui, se si pone mente all'outing del caso privato sopradescritto, c'è traccia di omologazione anche nei protocolli comportamentali di rilevanza intra moenia. Ma le cose, in contrasto con la narrazione miracolistica dell'ex novo e di un'ossessiva campagna comunicativa di distorsione diventata core business dell'Asst, vanno così.  Anche perché manca una radicata testimonianza politica ed istituzionale contraria, di opposizione alla linea del governo regionale e di proposta alternativa a 180°. Formulazione questa che non si attaglia minimamente sia al bagaglio intenzionale teorico progettuale sia soprattutto al rating prestazionale delle istituzioni territoriali e degli investiti di mandato elettivo nella consiliatura regionale. Che, a parte la teorica distinzione di appartenenza a maggioranza di centrodestra o a opposizione di sinistra (a parole) hanno dimostrato e continuano a dimostrare nei fatti di essere scevri da qualsiasi basica consapevolezza dello stato dell'arte. Praticando, nella più benevola delle nostre percezioni, un minimo sindacale che ci fa molto rimpiangere dell'opzione elettorale di due anni fa (sia pure ispirata dal minimalistico voto disgiunto. Non capiterà più.

Per tigna aggiungiamo che il Direttore Generale Belleri dell'Asst (scaturigine dei disastri) azzarda: “la salute dei nostri anziani è la sfida dei prossimi anni”. Una dichiarazione da senza se e senza ma, discendente non so sa se più da spavalderia o da inconsapevolezza.

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