Pubblichiamo la cronaca fattaci pervenire da Giuseppe Azzoni (nella foto di copertina) dell'iniziativa celebrativa, che conclude il ciclo del 100° anniversario iniziato a Cremona con la pubblicazione di “Ideali, passione politica, partecipazione: la Federazione cremonese del PCI 1921 – 1991” (foto della copertina nella gallery).
Sabato 30 gennaio, come annunciato, ha avuto luogo al cimitero di Cremona la commemorazione del centenario della nascita del PCI a Cremona, con un ricordo di tre protagonisti di essa con fiori rossi deposti sulle loro tombe dalla presidente della Fondazione Cremona democratica Giovanna Mazzeo. È stata quindi letta ai presenti la seguente sintetica nota biografica di ognuno. I partecipanti, completando il percorso di omaggio ai fondatori cremonesi del PCI hanno osservato un momento di raccoglimento di fronte alla tomba di Attilio Boldori, dirigente sindacale, cooperativo, vicepresidente della Provincia, caduto, come Ghinaglia, per mano fascista. Nel dicembre 2021 ricorrerà il 100rio del martirio.
TARQUINIO POZZOLI
È nato a Cremona il 24 maggio 1896. Per sventure familiari fu costretto a trascorrere infanzia e adolescenza nell'Istituto Manini per ragazzi abbandonati. Grame condizioni di vita e punizioni per il suo carattere poco arrendevole. In quegli anni si ammalò di TBC. Uscito dal Manini negli anni '13-14 lavorò come falegname e poi alla Cavalli e Poli e si iscrisse al Circolo Giovani socialisti. Chiamato alle armi e mandato al fronte sul Carso subì gli attacchi con i gas, fu ricoverato e poi riformato. Tra i soldati e poi tornato a Cremona fu in prima fila nell'organizzare la propaganda contro la guerra. Denunciato venne processato dal tribunale militare a Pradamano nel 1917 con altri cremonesi (tra cui Bernamonti) e condannato a 10 anni di reclusione nel penitenziario di Portolongone. Vi stette rinchiuso fino al 1919, anno della amnistia, quindi tornò a Cremona. Qui diventò il capo della corrente del PSI che si differenziava dai riformisti e dai massimalisti e che darà vita al PCd'I. Capace ed attivissimo nella lotta politica e sociale fu dirigente nel PSI e nel 1920 eletto consigliere del Comune di Cremona. Il PSI si era confermato in maggioranza e Pozzoli venne eletto Sindaco succedendo ad Attilio Botti. Nella situazione difficilissima della miseria e delle violenze del primo dopoguerra portò avanti con intransigenza le realizzazioni del municipio socialista nella scuola, nei servizi sociali e sanitari, nella assistenza, nel supporto al lavoro pretendendo che i ceti benestanti contribuissero ai bisogni del Comune pagando adeguata tassazione. Nel partito capeggiava la corrente di Amadeo Bordiga e dopo la scissione di Livorno diventò segretario della federazione provinciale del PCd'I.
Si dimise dalla carica di sindaco dopo le elezioni politiche del 1921, esse avevano mostrato anche a Cremona una adesione al PSI assai superiore a quella conseguita dal PcdI. I consiglieri comunisti mantennero comunque l'appoggio alla Giunta socialista e al nuovo Sindaco Giuseppe Chiappari. Così come si mantenne l'unità nel sindacato e nella cooperazione.
Col congresso del 1925, in preparazione di quello nazionale che si terrà a Lione, Pozzoli venne sostituito da Piero Biselli come segretario della Federazione sia per il prevalere delle tesi dell'Ordine Nuovo di Gramsci su quelle di Bordiga, sia per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Sempre perseguitato dagli squadristi, morì nel 1927, aveva solo 31 anni. I fascisti, ormai al potere anche locale, fecero in modo che non ci fosse funerale. Andarono molto prima dell'orario stabilito con un furgone a prelevare il feretro e lo portarono furtivamente qui al cimitero.
Pozzoli ha lasciato a lungo un forte ricordo, di grande spessore anche umano. Ne ho avuto ancora negli anni '70 personalmente testimonianza da un vecchio compagno, Alfredo Gadeschi, che abitava in via Genala: nel '21 aveva fatto da guardia del corpo a Pozzoli per difenderlo da aggressioni squadriste quando usciva dal municipio.
Un bel libro con la biografia di Tarquinio Pozzoli è stato scritto da Armando Parlato e pubblicato nel 1982.
DANTE BERNAMONTI
Su di lui è stata pubblicata una ottima biografia scritta da Giancarlo Corada con prefazione di Giancarlo Pajetta. Bernamonti nacque a Cremona il 10 marzo 1898, suo padre era il sarto dell'Istituto Manini ragazzi abbandonati. Fece amicizia con Pozzoli ancora da ragazzo.
Il padre morì quando Dante aveva 12 anni, egli visse poi con la madre in povertà, lavorò prima come garzone poi come impiegato alla Cavalli e Poli e nel contempo studiava. Riuscì a conseguire i diplomi magistrale e di ragioneria. Entrò sedicenne nel circolo giovanile socialista e poi ne divenne segretario.
Anche lui, con Pozzoli, fu processato nel 1917 a Pradamano e condannato a 5 anni di carcere per propaganda contro la guerra. L'amnistia lo liberò nel '19.
Nel PSI era nella corrente con Pozzoli, lui però condivideva le idee di Gramsci e dell'Ordine Nuovo.
Partecipò alla fondazione del PCd'I a Cremona e fece parte del suo ristretto gruppo dirigente dalle origini. Redigeva il settimanale “Eco dei comunisti” ed era anche amministratore locale e dirigente sindacale.
Perseguitato dai fascisti, nel 1923 subì una violenta bastonatura alla quale conseguirono commozione cerebrale, fratture e postumi permanenti. Messo al bando da Farinacci fu costretto ad andarsene da Cremona: ancora convalescente a Brescia fu curato da parenti, poi abitò a Milano sotto falso nome. Nel 1933 fu scoperto, arrestato e condannato al confino. Stette per 5 anni a Ventotene. Tornato a Milano tornò alla attività antifascista clandestina, riprese anche i contatti con compagni di Cremona. Poi partecipò alla Resistenza.
Col 25 aprile 1945 sarà di nuovo a Cremona, qui sarà segretario della Camera del Lavoro unitaria e poi dirigente del movimento cooperativo oltre che amministratore locale (seguirà particolarmente la scuola).
Molto capace, colto ed attivo verrà eletto nel 1946 deputato alla Costituente.
Morì nel gennaio 1953, alla imponente folla che partecipò ai funerali parlò Umberto Terracini.
FERRUCCIO GHINAGLIA
È nato a Casalbuttano il 27 settembre 1899. Il padre agricoltore, la mamma maestra. Studente a Cremona sedicenne è iscritto ed attivo nel circolo dei giovani del PSI, ne è anche segretario nel 1917, fonda il foglio antimilitarista “Lo studente” e poi il giornale “Il bolscevico” di divulgazione degli orientamenti leninisti. Al finire della guerra è di leva e va al corso allievi ufficiali di Modena, ne viene espulso in quanto pacifista.
Quindi partecipa al concorso borsa di studio per un posto al Regio collegio Ghislieri di Pavia, la ottiene e si iscrive a quella Università nella Facoltà di Medicina.
È sempre impegnatissimo nella militanza politica anche a Pavia dove è tra i promotori dei gruppi di Guardie rosse e di Ciclisti rossi (se ne avrà qualche eco anche a Cremona, ne ho visto una tessera nel casellario della questura) contro lo squadrismo. È in prima fila nelle organizzazioni del PSI pavese ed attivo per il grande sciopero bracciantile e nella occupazione di fabbriche che ci furono là nel 1920.
Aderisce alla corrente comunista e redige il foglio “Vedetta rossa” di orientamento gramsciano. Con la scissione di Livorno è alla testa del PCd'I di Pavia. Per la sua linea ordinovista valutò positivamente gli Arditi del popolo e forme di unità antifascista.
Poche settimane dopo la nascita del PCd'I, la sera del 21 aprile 1921, tornava a piedi con alcuni compagni da una assemblea, appena passato il ponte coperto verso borgo Ticino una squadraccia fascista in agguato gli sparò e lo uccise all'istante.
Fu uno dei primissimi martiri assassinati dai fascisti in Italia.
Lo storico Clemente Ancona gli ha dedicato un saggio sulla “Rivista Storica del Socialismo” nel 1961.
Al suo nome si intitolò nel 1944 il Raggruppamento delle SAP della nostra provincia, con 4 brigate partigiane garibaldine che combatterono fino alla Liberazione.