È (o dovrebbe essere) ben nota la propensione di fare di questa testata oltre che uno strumento di approfondimento, di riflessione e di divulgazione anche un'occasione di confronto, aperto a molte sensibilità e anche sui temi della quotidianità alle variegate percezioni.
Ad alcuni dei miei affezionati lettori e corrispondenti abituali ho, nei giorni scorsi, segnalato il “caso” plurimo di eventi incendiari succedutisi, in aggiunta ai precedenti che hanno interessato il patrimonio arboreo e forestale di ampie plaghe nazionali, in pochi e ravvicinati giorni l'edilizia privata allocata in importanti centri metropolitani..
Ampia impressione hanno suscitato gli sviluppi del falò del grattacielo milanese. Una mansion di rango medio alto, distrutta da cause imprecisate e comunque ancora da accertare, ma non inscrivibili a responsabilità pubbliche. Colpose...preterintenzionali...dolo eventuale...??? Comunque fattispecie tutte privatistiche. Come nel caso, occorso solo qualche giorno dopo, a Torino, dove un incendio innescato in un alloggio privato, ha interessato l'intero condominio di rango commerciale molto elevato. In questo caso, la causa dell'innesco non darebbe luogo a molti dubbi; essendo infatti in capo all'accertata imprevidenza di un artigiano ingaggiato dal proprietario per lavori manutentivi (l'installazione di una cassaforte).
Si possono comprendere lo sconcerto dei diretti interessati danneggiati e praticamente messi sul lastrico e l'implicito allarme sociale su una ampia fascia di cittadini, raramente permeabili alle percezioni ed alle consapevolezze derivanti dall'autotutela della proprietà abitativa e dalla precauzionalità della copertura assicurativa.. Un particolare questo che, senza indurre ad atteggiamenti di noncuranza comunitaria, non può, essendo quanto meno esplicite le cause dei sinistri ascrivibili alle fattispecie comportamentale di terzi (perseguibili civilisticamente), automaticamente chiamare in causa l'azione pubblica. Come pretendono una informazione, sempre propensa a patrocinare a prescindere i “senza tetto” e ampi settori della politica qualunquistica, indomabile sul terreno dello sfruttamento demagogico e propagandistico di qualsiasi evento calamitoso.
Ovvio, in prima fila si è collocato l'endorsement del “capitano” leghista, che, ancor prima di sviscerare dinamiche calamitose, responsabilità, competenze ed opportunità civili: “il pagamento dell'albergo che sia a carico degli sfollati è cosa fuori dal mondo. Bisogna fare in modo che Milano, come ha sempre fatto, dimostri generosità e partecipazione”.
Non è neanche il caso di osservare che con questo accredito, occasionato dall'imminenza delle urne elettorali (in cui tutto fa brodo), la platea (di cui fanno parte due condomini socio economicamente ragguardevoli per attività artistiche) ha cominciato a pretendere allocations, pur provvisorie, ma “a carico” e non distanti dal condominio andato in fumo.
Non vogliamo allargarci; ma non si può non ravvisare in tali impulsi orientati a dare per scontata la solidarietà comunitaria i medesimi perni motivazionali di quasi tutte le altre fattispecie calamitose che il Buondio e la trascuratezza civile mandano frequentemente sulla Terra: le conseguenze dei fenomeni tellurici e le esondazioni (specialmente quando si costruisce sui greti e si edifica abusivamente ed in violazione delle norme paesaggistiche e del buon senso).
Fermo restando che, a prescindere da tutto questo, un proprietario immobiliare avveduto può sempre tutelare la proprietà con la copertura assicurativa di eventuali sinistri.
Lo facessero tutti e gran parte dei consistenti esborsi pubblici (per ricostruzioni e “aiuti”) non andrebbe ad incrementare l'enorme debito statale; così consolidando aspettative non esattamente etiche.
Evidentemente fa comodo rivolgersi allo Stato, alle Regioni e ai Comuni, che, sotto la pressione mediatica e la politica dello “scambio”, non chiudono mai la porta in faccia a nessuno.
Deve essere tanto e tale il senso di correlazione tra i “doveri” della comunità ed i “diritti” dei cittadini che si è ormai sulla china inarrestabile del basta citofonare all'informazione…per considerare scontata la scesa in campo della “mammella” pubblica.
Ultimo ma non ultimo il il caso del 94nne milanese, inquilino (da oltre mezzo secolo del Pio Albergo Trivulzio, titolare di un importante patrimonio immobiliare sedimentato da secolari donazioni e funzionale all'attività assistenziale di istituto) che denuncia una condizione di quasi indigenza. Determinata dall'impossibilità di fronteggiare la richiesta di aumentare la pigione (per i 160 mq di prestigioso appartamento in pieno centro meneghino). Insomma, l'inabbiente conduttore denuncia che non è nella condizione di scucire un cent in più ai 55.400 euro di pigione annuale. Si mettessero una mano al cuore il PAT, Comune e quant'altri benefattori…!!!
Sull'argomento postiamo i contributi di riflessione di tre nostri corrispondenti, che ringraziamo e salutiamo.
Ho commentato allo stesso modo con mia moglie. La smania di buonismo a tutti i costi ( i nostri...) ha pervaso le menti dei piddini. Spiace anche a me, ma chi alloggiava in quegli appartamenti da 10.000 euro e più al m2, non credo abbia bisogno di solidarietà economica. L'assicurazione del palazzo ed eventualmente quelle personali copriranno il danno. Ma siamo in gara di visibilità e consensi a pochi mesi dalle amministrative.... Buon appetito e buona giornata. Ottima ricetta, mi darai qualche dritta da chef quando ci sarà l'occasione. Un abbraccio. A presto
Antonio Biffi
Premesso che nessuna polizza assicurativa ti può sollevare dalla disperazione che ti può assalire dopo un fatto drammatico come quello di essere fortunosamente sfuggito ad un incendio di quelle proporzioni, è evidente che le assicurazioni debbono esserci, per legge, obbligatoriamente per il condominio nel suo complesso.
Essendo un edificio nuovo avrà sicuramente una garanzia che comprende de tutto anche l'incendio doloso (se non causato dalla proprietà del bene) che in questo caso sarebbe l'immobiliare che a costruito e affittato e venduto i singoli appartamenti.
Ci saranno poi le assicurazioni a garanzia dei mutui contratti dai singoli condomini.
Insomma al di la dell'emergenza e della sopravvivenza e ripresa della normalità di una vita quotidiana e evidente che i danari ci saranno.
Stupisce e sconcerta che anche nei giorni successivi, i media televisivi non abbiano fatto cenno di questo.
Tutto si concentra el sollecitare l'emotività dell'ascoltatore nonostante la sua informazione. L'emotività l'emozione, sono determinanti per attirare attenzione e concentrazione. Lo sanno bene i bravi insegnanti ma poi subito si deve somministrare la dose di conoscenza che si innesta, si radica, nella testa dell'allievo e non la lascia più. Lezione, educazione, tv educativa, alcuni amano definirla così ma spesso, come in questo caso, educativa non è. Il guaio è che questi giornalisti sono naturalmente incardinati in questo modus operandi. Non hanno studiato per comportarsi così. Sono loro fatti così: vacui polemici rissosi.
Ora accenderanno i riflettori sulle situazioni compassionevoli, che purtroppo ci sono, e sugli aspetti scandalistici e eventualmente corruttivi che potrebbero emergere.
Non voglio addentrarmi in un campo tecnicistico ma per la poca esperienza avuta in passato posso dire che sono sempre stato dubbioso sulla efficienza e durata di alcuni nuovi materiali usati in edilizia.
Sono certamente certificati ma essendo nuovi hanno scarsa sperimentazione.
Un fatto analogo a questo è accaduto qualche hanno fa a Londra dove purtroppo sono morte delle persone fra le quali due italiani.
Se potessi farmi una casa la farei con mattoni, pietre, intercapedini fra i muri riscaldamento a pavimento, ad aria, (non lo fanno) pannelli solari, acqua ed elettricità.
Provo a giocare all'Enalotto.
Alessandro Gaboardi
Come per incanto con l'arrivo del governo Draghi pare che i soldi non siano più un problema.
Nessuno o pochi hanno consapevolezza del vertiginoso aumento del debito pubblico che dovremo pagare, o meglio, che pagheranno i nostri giovani ai quali lasceremo un cappio al collo.
D'accordo che andava sostenuta l'economia anche tramite enorme immissione di denaro pubblico per garantire la sostenibilità sociale ma mi pare che si sia largheggiato assai.
Infatti son un po' meno d'accordo su alcuni provvedimenti in particolare quelli a a favore di chi prima della crisi COVID aveva guadagnato a bizzeffe, situazione evidente dal loro tenore di vita.
Certo non si può essere perfetti e precisi nelle misure di sostegno ma mi pare si sia esagerato nel non contornare bene chi doveva essere aiutato.
Comunque dai fondi di qua, eroga di la, c'è in giro una strana idea che tutto ormai sia rimborsabile dallo STATO o dalla collettività.
A esempio leggiamo in questi giorni che si sta pensando a indennizzi, blocco di tasse e mutui, alloggiamento in hotel ecc. ecc. per i malcapitati nell'incendio della Torre dei Moro.
Tutta la comprensione per la loro disgrazia ma che i loro problemi ricadano sulla collettività mi sembra assurdo. Non ho informazioni precise, oltre a quelle che si leggono sui giornali, ma non pare si tratti di un complesso per poveri diavoli che abbiano bisogno dell'aiuto della collettività.
Quindi la domanda è: "perché dobbiamo sobbarcarci noi costi e spese? Incendi ce ne sono tutti i giorni e con questi cosa faremo?"
Non voglio essere crudele ma penso che avranno pure assicurazioni personali e condominiali con i conseguenti risarcimenti per cui spero, pensando male di solito si indovina, che sia solo una boutade elettorale.
Solo nel caso ci siano alcuni non sono assicurati e avranno una ISEE bassa, tale da non poter sostenere il costo dell'assicurazione, potremo anche pensare ad aiutarli.
Teniamo alta l'attenzione sulle spese pubbliche facili perché c'è da attendersi una reazione di chi sarà chiamato a pagare!
Silvano Bonali
Il titolo "Helicopter money e rotative a go go" (per il contenuto, non arbitrariamente!) l'abbiamo messo noi, all'opportuna ed apprezzata riflessione del nostro attento lettore e corrispondente di Soncino, Silvano Bonali.
Anche se ben consapevoli, quando esortiamo a non perdere mai di vista il percorso delle esternazioni di cui pullulano una incontenibile “civiltà” ipermediatica ed una nomenklatura politico-istituzionale mai scevra dall'impulso a cavalcare le peggiori pulsioni demagogiche, di sparare sulla Crocerossa non possiamo non correlare le più recenti “testimonianze” ai fotogrammi dialettici di tutto il ciclo pandemico.
Anche se può ferire l'orgoglio comunitario, diciamolo con molta franchezza: è più forte dell'indole media di noi italiani (anche se questa cifra civile sta “spopolando”in quasi tutti i quattro punti cardinali) la ricerca imperturbabile e irrefrenabile di privatizzare i vantaggi e pubblicizzare i relativi gravami.
In questo articolo abbiamo focalizzato la pretesa diffusa dei destinatari dei recenti sinistri incendiari (immediatamente sponsorizzata dai cotés populistico/demagogici) di ristorare danni diretti e lucri cessanti (tra cui i costi di una congruente accomodation sostitutiva) con l'ovvio ricorso al salvadanaio di Pantalone. Dando ulteriore dimostrazione di avvedutezza e di civismo, Bonali dimostra un apprezzabile capacità di alzare lo sguardo oltre l'ombelico. Con quel suo richiamo alla “consapevolezza del vertiginoso aumento del debito pubblico che dovremo pagare, o meglio, che pagheranno i nostri giovani ai quali lasceremo un cappio al collo”.
Già…ma chissenefrega dei posteri, della sostenibilità dei conti pubblici correnti e debitori, del rating (oltre che finanziario) etico-morale, di un sistema-paese avvinghiato alla certezza di poter eternamente sterilizzare le conseguenze della spesa sopra le possibilità dai parametri (interni ed internazionali) quasi fossero variabili indipendenti.
Lo ammettiamo: siamo vittime degli insegnamenti di ascendenze che non ammettevano deroghe; anche all'accantonamento di spezzoni informativi.
Ci siamo opposti a tutto quanto, in sede comunitaria, si richiamasse alle sostenibilità obiettive ed ai trattati; finendo per diventare odiatori di tutti i testimoni rigorosi nel rispetto delle compatibilità di spesa pubblica.
Un anno e mezzo fa, agli albori pandemici, furoreggiò tra i social un sinistro ed agghiacciante appello: “VI IMPLORIAMO di far crollare il fatturato delle aziende tedesche e austriache (rei di condurre una guerra economica a danno degli italiani, degli spagnoli e dei francesi, cui si negano Eurobond che servirebbero a curare malati, a comprare farmaci, a pagare medici, infermieri, sussidi, cassa integrazione, contributi ad aziende e lavoratori, ed attività commerciali oggi chiuse, e ogni misura di sostegno all'economia del nostro paese".
Chiediamo venia per la sintassi non esattamente ineccepibile degli odiatori, ma il senso era esattamente quello di criminalizzare i partners comunitari, imputati di non mettere a disposizione le loro buone finanze pubbliche (consolidate con politiche di rigore) per non far scendere il livello, lato sensu, consumistico degli italiani (notoriamente prodighi).
Fummo in presenza di un'assurda campagna di ingiustificato odio, approdato all'appello al sabotaggio ed alimentato da ben evidenti intenti di strumentalizzazione ispirati da un momento difficile. In cui specie le menti poco "attrezzate" si lasciano abbindolare. Soprattutto, era ed è inaccettabile il piglio recriminatorio ed antidemoplutocratico. Neanche Starace avrebbe potuto fare meglio. Se siamo (e siamo!!!) i talenti mondiali della bellezza, dell'arte, della musa, della cultura, come mai siamo costretti non a chiedere ma a pretendere aiuti senza limiti e senza soluzione di continuità? Perché i partners europei coi conti in ordine dovrebbero mutualizzare la nostra spesa allegra? Certo che occorre la cooperazione. Ma dando segnali di comportamenti resipiscenti. Invece, oggi più di prima, si continua a fare la cicala. Si pretendono il reddito di cittadinanza, di base e ad hoc di coronavirus (anche per gli evasori fiscali e i lavori in nero) e la licenza dal lavoro, mentre la nostra agricoltura, il comparto turistico e della ristorazione, il sottore manifatturiero in ripresa arrischiano di deragliare perché mancano 1.200.000 braccia (a fronte di 4.000.000 di disoccupati e inoccupati).
Poi, come si sa, i cuori degli europei rigorosi si sono ammorbiditi ed i cordoni della borsa allargati. Sono nati i programmi PNRR. Che, toccando ferro in materia di saldezza dell'equilibrio comunitario, sarebbero qualcosa di molto più dell'annuncio di una politica roosveltiana.
Ma anche questo, anziché esortare alla resipiscente “regolatina” (suscettibile di riequilibrare gli asset portanti del sistema socio-economico e di restituire credibilità al sistema paese), viene immediatamente letto come una licenza ad un long ristoro ed un'esortazione al band wagoning. (e.v.)