Ospedale, appello, lettera aperta
Cari “amici”: Galimberti-Pizzetti-Salini - e p.c. Corada-Bodini-Auricchio
e tutti coloro che possono, in qualche modo, contrastare la malsana idea di demolire l'attuale ospedale
Leggo oggi sul nostro quotidiano la querelle sulla DEA di secondo livello da assegnare a Cremona. Non conosco le ragioni e i meriti che deve avere un ospedale affinché gli venga riconosciuto la DEA di II livello, ma di certo non sarà perché si costruisce un nuovo ospedale e non si recupera l'esistente, se così fosse non l'avranno ne Mantova ne Brescia, che continuano la loro attività ospedaliera nei loro vecchi immobili.
Non voglio imbarcarmi su questioni che non conosco, ma sul problema se ristrutturare è meglio che demolire, posso certamente disquisire, per competenza ed esperienza. Cerco di essere pragmatico ed entro subito nel merito del perché ritengo che sia meglio recuperare che demolire l'ospedale:
- le parti strutturali, pilastri solai, vani scale e vani ascensori, hanno 55 anni di vita e sono perfettamente riutilizzabili;
- i pilastri hanno una maglia molto larga tale da non escludere la possibilità di nuovi locali adeguati al criterio innovativo di un ospedale;
- i prospetti esterni sono segnati da finestre di ampie dimensioni che pur mantenendo inalterata la loro misura permettono l'illuminazione ad una varia distribuzione dei locali;
- l'intervento per mettere in sicurezza antisismica permette contemporaneamente di applicare l'isolamento termico;
- tutti i più recenti accorgimenti tecnologici ed impiantistici potranno essere accolti nell'attuale immobile, come l'areazione automatica di tutti i locali, riscaldamento a pavimento etc. etc.
- la ristrutturazione sarà eseguita a “secco”, a “stralci”, senza interruzione ospedaliera con il recupero di tutte la sofisticate attrezzature e l'arredo recuperabile;
Le contraddizioni di chi sostiene un nuovo ospedale
Dal giornale La Provincia e a seguito dell'incontro con la dirigenza ASL ed esponenti della “Petizione contro il nuovo Ospedale” emerge che:
- Il costo del nuovo Ospedale sarà di € 285.000.000,00, e di € 30.000.000,00 per la demolizione calcolo che hanno chiamato” sommario” – il costo reale sarà calcolato dopo l'acquisizione del progetto esecutivo e relativo Computo Metrico e Capitolato, tempo cantiere 8 anni;
- Il costo dell'adeguamento della struttura esistente, sempre in base a calcoli sommari dati dall'Arch. Bracchi, € 195.000.000,00 – cantiere 15 anni assurdo, il massimo per l'adeguamento occorrono 5 anni e non mi risulta che si sia fatto un progetto, anche di massima, per confermare quel costo, che, sempre da un calcolo “sommario” sembra esagerato.
- Quindi il gli stessi fautori del nuovo Ospedale e lo stesso responsabile del” Dipartimento innovazione, sostenibilità e aree di sviluppo strategico” dell'Asst di Cremona, CONFERMA che possibile l'ADEGUAMENTO del vecchio Ospedale con un costo di € 195.000.000,00,
- PERTANTO se il nuovo avrà un costo di € 285.000.000,00 più la demolizione di 30.000.000,00, quindi totale Di € 315.000.000,00 contro € 195.000.000,00 ci sarebbe un RISPARMIO di EURO 120.000.000,00 (centoventimilioni,oo) (Porca miseria,ma vi sembra poco?);
- INOLTRE, seguendo l'iter proposto dell'iniziativa, il NUOVO ospedale dovrà essere FINITO con tutte le attrezzature ed arredi, per consentire al VECCHIO di continuare la sua funzione, per cui tutte le attrezzature del Vecchio Ospedale dovranno essere portate al macero o regalate, per un valore presumibile di € 200.000.000,00300.000.000,00, che vanno ad aggiungersi ai € 120 milioni risparmiati con il recupero-adeguamento.;
- La demolizione del vecchio ospedale è stata presentata come se fosse da abbattere un'opera di Lego.
Hanno una discutibile concezione dei disagi che crea quella demolizione – I pazienti del nuovo ospedale, in qualsiasi sistema si utilizzi sentiranno comunque rumori, scosse e polveri – ma vi immaginate quando si dovranno smantellare le fondazioni così in profondità.; - Le motivazioni per cui è necessario costruire un nuovo Ospedale motivate tramite il nostro quotidiano, sono puerili. Si afferma che l'attuale distribuzione degli spazi non è più funzionale, che ci sono tante finestre da togliere, gli impianti ed altro. Ma per piacere, se si intraprende una ristrutturazioneadeguamento si faranno tutti gli interventi necessari per ottenere un ospedale all'avanguardia con tutte le nuove tecnologie, con camere singole con il proprio bagno ect., come richiesto dal bando per il nuovo ospedale e, ripeto con un costo calcolato dal “Dipartimento”, di € 195 milioni- Anche se capisco che progettare il nuovo è meno impegnativo che progettare un recupero,ma l'attuale ospedale non presenta grandi problemi per il recupero. Contrariamente a quanto asserito, l'attuale distribuzione degli spazi permettono di adeguare perfettamente a quanto è richiesto per il nuovo ospedale. La demolizione comporta anche la distruzione del verde, il sedime dell'attuale H rimarrà senza piantumazioni – certo che tutto si può ripristinare ma a quali costi?
Ricordo che riqualificare anziché ricostruire, consentirebbe un impatto ambientale minore del 46%.
Il nostro H è tutt'ora agibile, ma la fase manutentiva è stata fino ad oggi molto carente, basti vedere la cura dei giardini, veramente squallidi. Continuare ad intervenire con soluzioni tampone, estemporanee, ha portato maggiore gravità di decoro. Ma non è degradato al punto di non poter più essere convenientemente riabilitato.
Ribadisco che la costruzione, anziché la ristrutturazione del Maggiore e irragionevole ed autolesionista, Con una Città che ha grosse carenze con quei risparmi si potrebbero veramente intervenire su priorità di gran lunga più utili, cominciando proprio dalla sanità. Da tempo in tutti i grandi architetti prevale la sensibilità culturale del recupero, come anche la politica sta promuovendo la Rigenerazione Urbana, e noi a Cremona, alla prima occasione, la disattendiamo. Ci consegniamo facilmente a persone che proprio se ne fregano degli interessi della nostra Città.
Esorto i miei “amici” a far emergere la dignità Cremonese, la libertà di pensiero e di avere buon senso nel giudicare questa presa di posizione, anche se il buon senso è una delle espressioni più difficili da comprendere nella sua vera essenza, è per questo che ho usato la concretezza dei numeri.
Oggi quando l'arbitro sbaglia ad assegnare un rigore, normalmente accetta quasi con gratitudine la correzione del VAR, senza che si senta minimamente scalfito nella sua dignità,
Sostenere il NO alla demolizione del Maggiore è un atto civile e responsabile - sono a Vostra disposizione e vi ricordo che già oltre duemila persone concordano per il NO.
Vi saluto caramente e mi permetto di osservare e mettervi a conoscenza di una mia sensazione che, senza avere il naso di Grenouille, ho percepito un profumo, odore strano in questa operazione “nuovo Ospedale” -Diceva il saggio che a pensar male qualche volta ci si prende.
Saluti.
Una prima doverosa premessa: catalogare lo scritto dell'amico Giorgio, cui ci unisce un percorso comune di testimonianza ideale e, in anni più recenti (si fa per dire perché si tratta di un quarto di secolo) di appartenenza alla Società Filodrammatica Cremonese (che la sua generosità e avvedutezza hanno fatto approdare ad una entità comunitaria, molto superiore ad un semplice sodalizio dedito alla cultura ed all'arte), è, riprendendo il filo dell'incipit, forse un po' riduttivo.
Perché questo scritto, che un po' tradisce la desuetudine alla comunicazione di “mestiere” costituisce qualcosa di beneficamente strutturato e di sprone alla battaglia civile.
Che è appunto la core mission dell'opposizione all'operazione truffa (politica, ben inteso!) del cosiddetto “nuovo ospedale”; che, tanto per essere edificante, dovrebbe nascere dall'asfaltatura di una struttura eccellente, nata mezzo secolo fa dal generoso afflato comunitario e dalla perspicacia della classe dirigente cremonese e sostanziata da un supporto progettuale di grande lungimiranza.
Sicuramente, da tale punto di vista, si deve mettere nel conto che non c'è nulla di eterno nell'opera umana. Soprattutto, se nel ciclo dell'”aziendalizzazione” della sanità, l'abbrivio gestionale è stato inappuntabilmente scandito dalla spending review gestionale, che ha fatto per trent'anni premio sulla trascuratezza del lungimirante principio della manutenzione, ordinaria e straordinaria, della struttura edile e dell'impiantistica. Se non è stato fatto ci sarà pur stata una ragione, di cui direttori generali e direzione assessorile dovrebbero rispondere.
A meno che, come non abbiamo mai smesso di segnalare, il degrado (ma non ai limiti del non ritorno, solo se si volesse invertirlo), il risparmio non avesse un'intenzionalità diversa dalla quadratura dei conti.
Un'intenzionalità ormai ben manifesta: giustificare il ridimensionamento della sostenibilità delle degenze e dei servizi, azionando la leva della libertà di scelta a favore della sanità capitalista e, una volta raggiunto un limitato anche se ragguardevole risultato, buttare, come si suol dire, il bambino e l'acqua.
Ci occupiamo dell'affaire da quando abbiamo rianimato questa testata bissolatiana, dai cui annali abbiamo tratto memoria storica e spunti (che prima o poi finalizzeremo organicamente ad un saggio organico). La nostra testimonianza/denuncia ha trovato accelerazione ai primordi della pandemia, quando coi primi sit in e mobilitazioni si denunciò la smobilitazione dell'area neonatale e oncologica femminile.
Il “nuovo ospedale” da furbata “strategica”, congegnata per accompagnare il ridimensiona mete strategico, divenne furbata ad hoc, per ammansire la denuncia del flop del nosocomio a petto della pandemia.
Ci torneremo su, sicuramente. Ora, nel commentare la riflessione di Giorgio Mantovani, diventato lui, uomo dell'urbanistica, della progettazione, dell'immobiliarismo, testimone civile del diritto collettivo della salute, conculcato da questo assurdo proposito, cogliamo l'occasione per ribadire, come abbiamo fatto subito…anzi prima (perché da tempo ne siamo stati in qualche modo sollecitatori), ribadiamo il nostro essere parte di questa battaglia civile. Delle coscienze individuali che si fanno collettive e movimento di cittadinanza attiva. Non contano i numeri o contano relativamente. Ma se in piena estate lanci un appello, strutturi un ragionamento, costituisci un movimento, fai gazebo, raccogli tremila firme, qualcosa può ben voler dire.
Una volta incardinati l'impianto della mission e la relativa comunicazione, fiato alle idee. Diversamente si sarebbe arrischiata la taccia di contras.
Innanzitutto capire come declinare l'ossatura, o dorsale che dir si voglia, delle ragioni del no con la più vasta possibile metabolizzazione popolare e istituzionale (in modo che, un poco concedendo alla retorica, l'opposizione sia da un sol corpo) alla inaggirabile esigenza di tagliare l'erba sotto i piedi al composito fedifrago establishment. Che ha fatto del nuovo ospedale un precipuo motivo-diversivo per stornare il redde rationem dello smantellamento della sanità pubblica e ospedaliera. Tale declinazione non può non essere scandita da una requisitoria rigorosa e fattuale degli addebiti di malagestio e, soprattutto, da uno strutturato format strategico
Deve farsi strada nel movimento (in funzione sostitutiva di un ceto politico manifestamente inadeguato e probabilmente cinico rispetto al dovere di rappresentanza) l'idea di corredare l'impianto del no con un richiamo alla storia e un progetto di restyling che incida da subito nell'inversione del degrado e tendenzialmente come alternativa strategica suscettibile di reimpiantare nel territorio i perni di un adeguato modello di diritto alla salute
Non proprio come è successo in altri territori uno tsunami edilizio. Ma sicuramente, in un contesto caratterizzato da un processo di contrazione antropica e manifatturiera, in cui sarebbe altamente preferibile un reimpiego delle cubature in essere ed in dismissione, una strategia caratterizzata sia da edificazione ex novo extramoenia di strutture di servizio sia da mutamento di destinazione d'uso che, come nel caso di via Giordano, assecondano lo sviluppo bulimico della distribuzione.
Lo sforzo di almeno intercettare lo spirito che quasi mai si traduce in rumor ma che resta inespresso e latente e quindi snobbato dalle politiche culturali e promozionalo del largo bacino che sta lontano dai cosiddetti eventi ed iniziative.
Ma proprio perché vogliamo restare fedeli al principio del rigoroso rispetto dei ruoli, ci fermiamo qui. Per quanto ci resta in canna qualche proiettile di consiglio al Comitato del No per evitare ingenuità comunicative (che farebbero comodo all'avversario) e slabbrature comportamentali (magari dettate da ingenuità ma non meno infeconde) in materia di mantenimento della coesione e di un buono standard di coinvolgimento della costituency, della trasparenza e del pieno esercizio delle garanzie di appartenenza.
Da ultimo, riserviamo un richiamo generale ad alcune linee guida del ragionamento.
Deve essere preoccupante la situazione della coesione sociale e dell'esercizio delle prerogative dei diritti costituzionali, se il presidente Mattarella ieri ammoniva “sanità: patrimonio prezioso da adeguare e difendere”. Esattamente il contrario dei comportamenti degli organi superiori e territoriali di governo. Qualche numero? 2 milioni di cittadini rinunciano alle cure, 4 si curano a debito, 10 mln di urgenze arretrate, come screening oncologici e interventi chirurgici. Per tamponare servono 2 mld. Altri 8 per raddrizzare il piano inclinato della sgangheratezza sistemica. Il Ssn andrebbe in default. La spesa sanitaria, invece, calerà, oltre che per effetto della combinata inflazione svalutazione, anche per effetto numerario contabile assoluto: da 134.7 a 132.9.
A fronte, va doverosamente aggiunto, dei 100 mld superbonus edilizio e i 30 spesi per il cosiddetto reddito di cittadinanza.
Sono necessari commenti?!
p.s. (tratto dalla cronaca quotidiana): Un migrante 37nne tunisino in buona salute dichiara di aver deciso di migrare in Italia perché in Tunisia le cure sono a pagamento. Sarà…mentre resta probabile che le cure gratis saranno prerogativa degli asilanti, mentre (senza diventare xenofobi) i nativi se li dovranno sognare.
No impianto biometano
Care iscritte, cari iscritti
L'assemblea del Comitato BiometaNO Cremona è convocata in seduta pubblica per il prossimo giovedì 12 ottobre 2023 alle ore 21.00 presso la palestra della scuola primaria "Mario Lodi" di Bosco ex Parmigiano (Gerre de Caprioli).
Ordine del giorno:
Aggiornamenti sull'esito della prima Conferenza dei Servizi e sull'iter in corso
Aggiornamenti sulle osservazioni depositate in collaborazione con il team di esperti incaricati con le risorse stanziate dai Comuni di Gerre de Caprioli e Bonemerse integrate con la sottoscrizione pubblica del Comitato
Prossime iniziative del Comitato
Vi aspettiamo numerosi perché questo è il momento di mobilitarsi per difendere l'ambiente, la nostra salute e il valore dei nostri patrimoni immobiliari da questa speculazione.
Vi chiediamo sin d'ora di collaborare nel dare la più ampia diffusione a questo appuntamento condividendo la locandina sui vostri canali social, sempre nel rispetto della nostra politica sulla comunicazione "pulita" e rispettosa.
Chi volesse collaborare nell'azione di volantinaggio in particolare nei quartieri Giordano, San Rocco - Battaglione, Villetta, Bagnara e nei Comuni di Gerre de Caprioli, Bonemerse, Stagno Lombardo è pregato di segnalare la propria disponibilità a questo indirizzo.
Più siamo, più forti siamo! Un cordiale saluto.
Ci e vi, cari lettori, risparmiamo commenti e chiose ulteriori all'annuncio/convocazione del Presidente Lipara, che scandisce con un'ulteriore iniziativa il percorso del Movimento NO Biometano.
È in corso una mobilitazione che, abituati alla Cremona sonnolenta di Stajano e alla Cremona ruminante di Vernaschi, un po' ci stupisce. Soprattutto pensando al punto che potrebbe essere di non ritorno cui ha condotto il Capoluogo il “trattamento” della classe dirigente (politico-istituzionale) degli ultimi trent'anni. Che neanche sembra accorgersi del fatto che un sussulto di consapevolezza civile e di testimonianza attorno ad affaire (ok, c'è nella definizione, anche un doppio senso, per chi vuole coglierlo) ha condotto, in piena estate, a dare struttura ad una denuncia, in termini di consapevolezza tematica, di elaborazione di un percorso di denuncia e di opposizione, di sostenibilità di un “tavolo” che, ad armi pari o forse superiore, contesta una inopinata opzione, congegnata da una Multiutility quotata in borsa (dove macina performances) e dalla medesima commissionata (per l'esecuzione) al partner partecipante (il Comune).
Il tutto conseguito, da parte del Comitato, a mani nude.
Anche in questo caso, come nel precedente dedicato al No nuovo Ospedale, ci permettiamo dall'altezza, si fa per dire, della nostra totale non appartenenza a niente, che sia di predeterminato, un consiglio-guida.
Sotto i positivi impulsi del presidente Lipara, dei Sindaci limitrofi della “bassa”, degli esperti (che tali si stanno rivelando) l'iniziativa si è incardinata con riconosciuta autorevolezza. Tiene il ruolo di portatore di una visione alternativa con notevole (se non superiore al competitor) professionalità e capacità di rappresentanza. E anche questo aspetto fa la differenza nel confronto con l'alter ego istituzionale, fin qui distintosi come portatore dell'aforisma del marchese del Grillo (del io so' io e voi nun siete un…bip).
Avanti così, presidente Lipara e testimonial del No Biometano. Con scrupolosa attenzione ad impermeabilizzare questa vostra preziosa testimonianza di cittadinanza attiva dai tentativi, sempre latenti, di prendere la testa del movimento. Per scopi apparentemente collimanti, ma suscettibili di confluire verso altre finalità.