Movimento per la riqualificazione dell'ospedale di Cremona: reporto del coordinatore Gnocchi
1) Incontro con l'Associazione Amici dell'Ospedale di Cremona “Gianni Carutti”
Una rappresentanza di sostenitori del "movimento", tra i quali la presenza di tecnici qualificati e conosciuti dai cittadini cremonesi per la loro esperienza urbanistica, hanno incontrato il Consiglio Direttivo dell'Associazione Amici dell'Ospedale di Cremona Gianni Carutti.
Dopo il ringraziamento doveroso alla presidente Dr.ssa Ida Beretta, già Direttore Amministrativo
dell'Ospedale di Cremona per tanti anni, per aver accolto la nostra richiesta per un incontro informativo sull'obiettivo della nostra petizione, che vuole la ristrutturazione dell'attuale Ospedale anziché la costruzione di un nuovo contenitore, abbiamo informato le signore del direttivo, tra cui la sorella del fondatore Gianni Carutti, dei dettagli strutturali ed economici, per quanto ci è dato di sapere, che da sempre ci hanno convinto della necessità di sostenere i lavori di riqualificazione dell'attuale Ospedale e di contrastare in ogni modo il percorso in atto per la costruzione di un mega centro sanitario-commerciale-sportivo.
La presidente, pur dichiarandosi favorevole alla costruzione del nuovo ospedale, ha sottolineato che nella Associazione non c'è una posizione univoca in merito al problema e che ogni aderente ha le proprie opinioni.
In merito all'aspetto estetico del nuovo ospedale abbiamo sottolineato quanto sia soggettivo
considerare “bello” o meno un edificio.
Definirlo "bello" non aggiunge nulla alla efficienza delle funzioni che questo edificio dovrà svolgere e ancor meno per chi dovrà occuparlo per la necessità di recuperare la sua salute.
A nostro avviso non è assolutamente provato, non essendoci termini di confronto, che il nuovo edificio potrà avere una agibilità migliore e un aumento di efficienza sul lavoro degli operatori sanitari rispetto alla ristrutturazione, in un ambiente che non è un albergo e nemmeno un supermercato, rispetto una ristrutturazione dell'attuale Ospedale ripensato e riprogettato con gli stessi obiettivi funzionali adeguati alla medicina "moderna" del progetto vincitore.
Abbiamo riferito ai soci dell'Associazione che già nel primo incontro dell'11 settembre scorso con il DG dr Giuseppe Rossi ci è stata negata l'agibilità ai documenti utilizzati dai tecnici incaricati di valutare le due opzioni: riqualificare o costruire ex novo, e tuttora questo nodo non è stato sciolto.
Abbiamo anche evidenziato come, in base ai dati a nostra disposizione, i costi della ristrutturazione risultino molto meno gravosi anche in considerazione della forma circolare del progetto che ne aumenta le criticità di edificabilità soprattutto aumentando anche i costi di manutenzione.
Non avendo sia noi del movimento sia i soci dell'Associazione certezza delle quantità attendibili
economiche in campo ci siamo soffermati sulle quantità di denaro, per noi sprecato qualora si dovesse costruire il nuovo Ospedale nei dieci o più anni necessari per portare a temine il nuovo edificio.
Se dal punto di vista tecnico, come ha rilevato la Dr.ssa. Beretta indubbiamente facendosi forte delle sue conoscenze e della sua esperienza, non si possono (teoricamente, secondo alcuni di noi
sostenitori della petizione che hanno lavorato nelle amministrazioni comunali) spostare denari previsti per un capitolo di spesa ordinaria, come è la gestione all'interno delle spesa annuali per un edificio pubblico, in un capito di spesa dedicato alla costruzione di un nuovo edificio (spesa straordinaria), è un fatto però che i milioni (tanti) che si dovranno spendere per gestire, al minimo (?) l'attuale ospedale, che ovviamente dovrà funzionare con una efficienza tale da evitare morti per carenze strutturali (macchinari obsoleti, ritardi per ascensori guasti ecc), saranno da sommare ai costi molto elevati per la nuova costruzione (si parla di 250 milioni in più rispetto alla ristrutturazione, a cui si deve sommare il valore attuale dell'immobile) portando la differenza tra le due scelte a valori, che per noi e per le 6.000 persone che hanno firmato la nostra petizione, troppo elevati da accettare, consci che questi soldi possono essere usati meglio nella sanità territoriale ancora da costruire nella nostra provincia.
2) Incontro con la Coalizione M5S e 'Cremona Cambia Musica'
L'8 maggio alle ore 18 in sala comunale del comitato di Quartiere Q4 Cambonino si è tenuto l'incontro tra il Movimento per la Riqualificazione dell'Ospedale, con la rappresentanza di Enrico Gnocchi, primo firmatario, dell'architetto Susi Rizzi, Giovanna Barbisotti e la sottoscritta candidato Sindaco Paola Tacchini della Coalizione M5S e Cremona Cambia Musica con alcuni componenti di entrambe le liste, tra i quali la ex caposala Cinzia Zampini, Celestina Villa, Roberto Cigala, Sylvia Migan, Roberto Loris Bassi, Barbara Nelly Azzini.
Il primo punto che è stato sottoposto è l'importanza di far conoscere alla cittadinanza il grave impatto negativo, anche di inquinamento ambientale, che avrebbe su tutta l'area limitrofa l'abbattimento dell'attuale nosocomio, che tra l'altro essendo una struttura degli anni '70, quasi certamente contiene parti in amianto.
Si sono ipotizzati vari modi per aumentare la consapevolezza e soprattutto la conoscenza del reale effetto che avrebbe sul nostro territorio portare avanti il progetto del nuovo ospedale.
Si evince che il progetto è pensato solo per curare i pazienti acuti, come dal decreto ministeriale 77 del 2022 che da attuazione alla riorganizzazione delle cure previste fuori dall'ospedale per i pazienti che non necessitano della presenza di una figura medica che li segua nell'immediato.
Oltre a chiedere a noi, come futura rappresentanza politica, come intendiamo trattare l'argomento, (nei nostri punti c'è un netto sì alla ristrutturazione) che comporterebbe un notevole risparmio di denaro pubblico e un mantenimento di posti letto maggiori a quelli ipotizzati nel nuovo progetto, è stato anche assicurato che da parte della nostra coalizione intendiamo sollecitare ogni informazione utile a perorare questa volontà popolare che è quasi arrivata alle 6000 firme degli utenti e utilizzare ogni percorso lecito per ottenere una modifica che riporti all'ipotesi più sostenibile di una ristrutturazione.
È stato proposto, in data da decidere, preferibilmente prima della chiusura di questa campagna elettorale, un presidio o flash mob che coinvolga un'ampia fetta della cittadinanza, proprio davanti allo stesso nosocomio, con modalità da decidere.
Una certezza c'è, siamo l'unica coalizione che da subito si è schierata con questo movimento e si è detta contraria a questo "Parco della Salute" che viene descritto in modo superficiale come si trattasse di scegliere tra un'auto nuova e una vecchia.
3) Incontro con la candidata sindaco Vittoria Ceraso della lista 'Oggi per Domani'
Dopo aver informato la Dr.ssa Ceraso degli obiettivi della nostra petizione abbiamo parlato del progetto del nuovo ospedale di Cremona.
Abbiamo sottolineato che, ancor prima di conoscere e criticare il progetto, ci ha sconvolto la
differenza tra il costo preventivato per la costruzione di un nuovo ospedale e la riqualificazione
dell'attuale in quanto è scandalosamente elevata (superiore ai 350 milioni) e pone ad ognuno di noi una semplice domanda alla quale ancor oggi nessuno ha risposto presentando delle motivazioni e delle prove “oggettive”: è necessario per Cremona un nuovo ospedale?, perché l'opzione di attuare una adeguata ristrutturazione è stata scartata?
Come in occasione di altri incontri con Associazioni e candidati sindaco ci è sembrato che tutti
concordino che l'aspetto estetico dell'edificio del nuovo ospedale sia un parametro non dirimente per scegliere il nuovo, perché “bello”, anziché l'attuale riqualificato che per molti Architetti, alla fine dei lavori, potrà risultare una eccellenza architettonica e confacente alla efficienza delle funzioni che questo edificio dovrà svolgere e ancor meno per chi dovrà occuparlo per la necessità di recuperare la sua salute.
Non potendo in poche righe riassumere la discussione intercorsa in un incontro durato più di due ore, ci sembra importante segnalare come la Dr.ssa Ceraso ci ha prudentemente informato che la sua posizione in merito ad una scelta netta tra il nuovo ospedale e la ristrutturazione dell'attuale sia di una “attesa interlocutoria” che si presume sia legata all'attesa di una informazione più dettagliata del progetto esecutivo.
I finanziamenti già disponibili potranno essere utilizzati per il restauro dell'attuale Ospedale in quanto la provenienza statale di questo denaro è genericamente finalizzata ad edifici sanitari da “riqualificare” intendendo con questo termine sia “ristrutturare” sia “costruire ex novo”.
Un altro importante argomento affrontato durante l'incontro è stato in merito ai disagi che sia gli operatori sanitari, ma soprattutto i pazienti ricoverati nel nosocomio, avranno sia durante la
costruzione di un nuovo ospedale sia per la demolizione Abbiamo sottolineato alla candidata sindaco che la forma ad H dell'attuale Ospedale permette di intervenire per ogni “braccio” separatamente dagli altri tre bracci, dopo aver trasferito le attività e i reparti in esso comprese per il periodo necessario al completamento dei lavori. La eventuale necessaria demolizione di
pareti divisorie e di tamponamento, e la conservazione integrale dei pilastri e dei solai permetterà di ottenere in ogni piano un'area libera ove riprogettare gli ambienti necessari per la degenza (camere singole, con la possibilità di renderle doppie) e per i servizi di assistenza e laboratori di ogni genere. Le tecniche costruttive attuali permettono di preparare “fuori dal cantiere” dei prefabbricati che in modo modulare possono essere inseriti con facilità e velocità maggiore su una struttura portante già disponibile rispetto ad una nuova struttura portante da costruire. I tempi di ristrutturazione saranno sicuramente più rapidi e meno impattanti rispetto alla costruzione di un nuovo edificio, considerando i mesi, se non gli anni, necessari per la demolizione dell'attuale soprattutto nelle sue parti in cemento armato. Tutto questo comporterà un impatto ambientale e una sofferenza per i degenti e i sanitari traslocati da poco nel nuovo ospedale, che vista la prossimità di 30-40 metri tra i due edifici colossali non potranno sottrarsi ai rumori, alle vibrazioni e all'inquinamento. Abbiamo ribadito alla Dott,ssa Ceraso che, a nostra conoscenza, nonostante l'operazione del nuovo ospedale sia per Cremona un evento unico nel tempo, sia sotto l'aspetto economico che sociale, i responsabili sostenitori della malsana operazione, non solo hanno omesso di informare i cittadini, ma anche le persone che coprono incarichi di rilievo, facendo solo trapelare notizie non complete sui costi dell'operazione. Abbiamo riscontrato nelle parole della Dott,ssa Ceraso che,nonostante l'operazione del nuovo ospedale sia per Cremona un evento unico nel tempo, sia sotto l'aspetto economico che sociale, i responsabili sostenitori della malsana operazione, non solo hanno omesso di informare i cittadini, ma anche le persone che coprano incarichi di rilievo come i consiglieri Comunali, facendo solo trapelare notizie non veritiere sui costi dell'operazione omettendo costi imprescindibili dal totale.
Abbiamo fatto il nostro dovere...
...pubblicando dettagliatamente i reports del Coordinatore Gnocchi (integrati dal testo di Paola Tacchini), praticamente in una dimensione comunicativa autogestita.
L'argomento “sanita”, che nei contesti correnti, caratterizzati dal quasi totale cedimento di un equilibrio socioeconomico già ai limiti della sostenibilità, dovrebbe appartenere ai piani alti delle priorità, in realtà viene relegato (per inconsapevolezza? per cinismo? per insormontabilità?) allo scaricabarile tra i diversi livelli di competenza.
Il Ministero cui era in carico? Il Ministero e la Regione in ruoli concorrenti? La Regione tout court cui apparterrebbe almeno per la gestione ordinaria?
Lo scenario antecedente il rinnovo delle consiliature dovrebbe rappresentare un'ottima opportunità (considerando che la prima autorità sanitaria nel territorio è in carico alla figura del Sindaco) dovrebbe essere propizio per uno sforzo corale di percezione dei reali profili di una problematica che sta in cima alla regressione sociale e civile.
Ahinoi, insieme alla regressione della civiltà del modello di partecipazione pubblica, si è andata smagnetizzando quella formidabile potenziale che fu la testimonianza civile di massa.
In questo senso va dato atto del fatto che se la focalizzazione del problema non ha seguito del tutto il default prestazionale del sistema sociosanitario, lo si deve, non già all'esercizio del mandato di rappresentanza in capo agli investiti di ruolo istituzionale, bensì a quell'inaspettata (in termini di qualità della denuncia e della controproposta e della vastità e della capacità di coinvolgimento) testimonianza da cittadinanza attiva che sono stati i “Movimenti”. Nel caso quello per la Riqualificazione dell'Ospedale (che in realtà si sta facendo portatore di una visione complessiva di ripristino delle prerogative di sanità pubblica). Ma saremmo omissivi se trascurassimo almeno un cenno al Movimento No Impianto Biometano ed alle altre numerose e qualificate testimonianze di opposizione all'edilizia speculativa a macchia d'olio e all'inerzia di fronte al peggioramento della sostenibilità ambientale.
Ci (noi supporters del Movimento) siamo fatti molte prudenze di ruoli incompatibili tra l'appartenenza al Coordinamento e la condizione di candidati in liste di sinistra, salvo poi scoprire che una parte significativa dei No nuovo ospedale si candida a destra. Il controtendenziale outing per il nuovo ospedale da parte della presidente Beretta (che non a caso è candidata con Pizzetti) è ad un tempo una caduta di stile. Come può l'associazionismo di sostegno all'ospedale (che fu fondamentale per l'edificazione nel 1970 del nosocomio) pronunciarsi a favore della sua demolizione!?
Non vogliamo qui né testare l'efficacia della consultazione a tutto tondo perseguita, in aggiunta alla colossale raccolta di firmi, dal Movimento né sindacare l'autorevolezza della rappresentanza d Il primo capo di imputazione: l'autoreferenzialita dei vertici associativi. Ad esempio, la presidente Beretta ha consultato gli Amici? Mah… D'altro lato, il suo conflitto d'interesse rispetto ad una corretta rappresentanza delle finalità dell'associazione, è evidenziato da due circostanze. Parlo subito di quella meno importante ma pur sempre rivelatrice: l'appartenenza alla lista Pizzetti (che rappresenta la punta di diamante dell'aggregato dei poteri favorevoli al nuovo ospedale. L'altra sta nella condizione di subalternità da ruolo (l'appartenenza, sia pur recentemente quiescenza, alla dirigenza dell'Asst). Appartenenza che trasforma certi afflati associativi in longa manus di dipendenza dai piani alti. Agli attenti osservatori non sarà sfuggito l'incessante sforzo di reclutamento tra i testimonials del nuovo ospedale operato, ad ogni livello, negli organici interni. Funzionalizzato con l'ormai strutturato SS, che è qualcosa di più di uno strumento di comunicazione pubblica. Accendendo il riflettore su figure e servizi interni, ha incardinato un meccanismo di omologazione dei dipendenti alla linea del vertice aziendale. Per concludere sul punto.
L'interpello dei vertici istituzionali e dei corpi intermedi sociali ha un senso se riesce a generare, se non proprio adesioni incondizionate agli inputs della cittadinanza attiva, almeno risposte inequivoche. Diversamente da quanto sta avvenendo nella campagna elettorale in corso, in cui emerge una propensione a star ben lontani dal riscontro esplicito delle sollecitazioni tematiche. In senso sia positivo che negativo. Non compete ai movimenti mettere i protagonisti della vita pubblica con le spalle al muro. Ma siccome ha ceduto il cordone ombelicale tra corpo elettorale e visioni universalistiche incombenti verticalmente su tutti i livelli elettorali e siccome la declinazione programmatica si gioca sempre più su pronunciamenti vaghi, insinceri, indefinibili nella loro reale contenutistica (a parte ovviamente gli alti toni rissosi), le sorti dello sforzo percettivo della reale diversità dell'offerta si gioca sulla distinguibilità. Se, invece, come appare, la declinazione della risposta è tarata (a parte outing stigmatizzati su pronunciamenti inaggirabili) su una sorta di 1 2 X, la propensione relazionale e il concreto interpello possono, in assenza di pronunciamenti diretti e conseguenti, diventare, per i Movimenti e per l'utilità generale di consapevolizzare la cittadinanza che è anche corpo elettorale, una sorta di eterogenesi dei fecondi propositi. Così, si ripete (si deve ripetere), si è in presenza di intorpidimento della realtà e di una veicolazione di messaggi non corrispondenti alla percezione delle vere intenzioni (una volta, passato lo giorno) si sarà gabbata la cittadinanza.
Da ultimissimo ci sia consentita una divagazione sullo scenario generale in cui dovrebbe essere contestualizzata la questione sanitaria.
Un importante appello lanciato da eminenti scienziati ha evidenziato che il SSN è in grave crisi, in quanto, come evidenzia l'odierna edizione di Corsera, c'è il rischio di non riuscire più ad assistere tutti.
L'emergenza è la necessità di salvaguardare il profilo pubblico ed universale del SSN. In predicato, oltre che la preservazione della rilevanza costituzionale del SSN e la riattivazione dei meccanismi di finanziamento, è la salvaguardia del modello alla Beveridge, imperniato sul diritto universale alla salute determinato dal requisito della cittadinanza. Do you remeber: from the cradle to the grave (già, quel dalla culla alla tomba che ci fece innamorare del modello anglosassone).
In dispiegamento di tale prerogativa si è rivelato per effetto di una gestione strategica non esattamente aderente al mandato costituzionale e ad un corretto e costante flusso di spesa, una sorta di random walk, vale a dire una evoluzione caotica. Stante la premessa, non v'è chi non veda l'urgente necessità di un drizzone, prima che la criticità di funzionamento del SSN raggiunga i requisiti di un default irreversibile. La cura della salute indiscriminatamente garantita, in teoria, universalmente, è solo un'evocazione o declamatorio. Volendo, dovendo preservarne i perni fondamentali, è necessario un ritracciamento progettuale. L'impianto di Beveridge (adottato in Italia nel 1978) può essere rifunzionalizzato solo con due correttivi. Il primo è rappresentato dal ritorno alla mutualità del modello bismarkiano (preesistente al 1983); ovviamente prevedendo la continuità del modello Beveridge per le fasce di fragilità socio-economica e clinica. Il secondo può essere rinvenuto nel modello della total assistance, dando per scontato che le relative falle dovranno essere colmate dal welfare aziendale e/o volontario. Tale modello era presente nella realtà di alcuni preveggenti e socialmente sensibili (il gruppo industriale Pirelli ed ancor meglio la Olivettiana Comunità di Ivrea). Si è andata sviluppando negli anni recenti soprattutto nei piani alti della gerarchia lavorativa e professionale ( in tal modo dando benefits a chi già aveva e creando gap con il segmento sociale poor workers).
Sia quel che sia (e lo diciamo alla vigilia dell'election day di inizio giugno) la costituency (e non solo nel senso elettorale, ma etico morale e sociale) di quello che dovrebbe essere il riferimento della cultura progressista e riformista non può non alzarsi in piedi. Ne va della tenuta del risultato delle mobilitazioni degli anni 50 e 60 e della grande stagione di riforme di quei decenni.
La conseguenza sarebbe oltre che una generalizzata regressione anche una difficile tenuta del modello liberaldemocratico.