Ma il cospicuo deposito degli spunti incipitari potrebbe anche segnalare: “Tuonò, ma non piovve”; “Andarono per cantargliele e tornarono con le pive nel sacco”; “Una boiata salomonica”; “Con questi non passi indietro, si finisce sulla battigia”. …e via infierendo!
Ma le nostre riflessioni non hanno esattamente questo scopo; anzi, stiamo, per principio e per tigna, dalla parte dei soccombenti (specie se tali, per inesperienza o per induzione all'errore).
Nell'ora trascorsa ieri mattina all'edificante evento di rievocazione di un passaggio drammatico della storia nazionale, abbiamo percepito, sia pure da una posizione di estraneità al coté politico-istituzionale, un misto di imbarazzata consapevolezza degli esiti di una performance non indimenticabile (della calata a Milano, s'intende!) e di un non troppo convinto affidamento alla buona sorte (che non costituisce affatto un avviso riprovevole) da parte dell'establishment.
Ma quel “tra un mese se lo saranno dimenticato” (accompagnato, non si sapeva bene, da! o da?) ci è sembrata un'auto-rassicurazione tutt'altro che granitica.
Diciamo il perché, partendo dal campo di Rodomonte del centro-destra. A maggio avevano, nonostante il paracadute garantito dai poteri e dall'informazione monopolistica, cuccato una tal sportellata da stroncare, forse per qualche decennio, qualsiasi velleitaria rivincita e decorosa linea di opposizione al vincitore. Miracolosamente, la pestata dell'Expo gli ha fornito un assist, da cui difficilmente demorderanno.
Nel campo opposto, quello degli insediati (ormai assuefatti, dopo le primarie ed il vittorioso ballottaggio, all'idea che nulla potrebbe disturbare la marcia trionfale del dream team), si tenderà pure a minimizzare; ma, diciamolo pure, un certo qual contraccolpo prodotto dalla ganassata si avverte.
“Tra un mese se lo saranno dimenticato”?: I primi a non farlo dovreste essere voi esponenti della maggioranza. E veniamo a spiegare un punto di vista che ci suggerisce una tale inopportunità.
Manca qualcosa come 57 mesi alla conclusione del mandato amministrativo.
La coalizione è fatta di giovani, colti, volitivi, e (azzardiamo convinti) perbenissimo. Al punto che, per quanto non ce l'abbiano chiesto, li abbiamo votati (sia pure al ballottaggio).
Stimiamo che questo laboratorio applicato, soi disant, alla metamorfosi della politica locale possa far bene. Soprattutto, se non farà troppo conto sul potere taumaturgico dell'oblio e della labilità rispetto agli infortuni di percorso.
Ed, ancor di più, se avrà la capacità di rinunciare a tutors, non tanto idealistici e vergini da non avere passato. Terminando la premessa, la trovata salomonica (part time verticale), escogitata per dipanare la matassa dell'esposizione dell'Ortolano durante i sei mesi dell'Expo, non costituisce esattamente una genialata.
D'altro lato, ricordiamo ai nostri dieci lettori che, nelle riflessioni di tre giorni fa, pur condividendo convintamente la linea tracciata dalla Giunta (dalla Giunta?), ci eravamo così pronunciati: “se la richiesta fosse stata espressa con buona grazia e con qualche impegno di compensazione, si sarebbe potuto glissare su un nuovo episodio di spoliazione”.
Se abbiamo capito bene, alla delegatzjia cremonese, che era partita con un asso, sic, nella manica (tenere a Cremona per tutto l'Expo l'Ortolano e prestare a Milano la collezione dei violini), è stato concesso di tenersi la propria crosta (assistita dalla sola circostanza di aver ispirato il logo dell'esposizione), ma solo per la metà della durata.
La collezione dei violini a Milano? Semplicemente pazzesco!
In allegato l'intero dossier