Capita anche ai (non) migliori come noi (quando interpretiamo con eccesso il paradigma della deontologia comunicativa) di steccare.
Oddio la precedente edizione del forum (dedicato alla sanità territoriale e, in particolare, all'avanzata incontenibile delle ”promesse” della nomenklatura di centrodestra in capo al Governatore che ha appena scavallato le forche caudine dell'istruttoria dei camici e, che, conseguentemente, ritiene di tornare a raccontarla senza alcun freno inibitore), non è che lasciasse molti dubbi in ordine ad una progressione razionale ed affidabile dei progetti per il territorio delineati dalla Giunta Regionale. Non casualmente avevamo titolato “percorsi ad ostacoli per potenziali deragliamenti”. Serviti! La babele dei boiardi lombardi giunge al culmine. Con pronunciamenti dei massimi livelli (Governatore e Assessore-vicegovernatore) che si contraddicono. “Tranquilli”: dice il primo (arriverà il nosocomio più bello del mondo e con la dea di II livello). La stessa cosa promette il suo braccio destro. Ma limitatamente alla certezza della realizzazione della nuova struttura ospedaliera (che nessuno al livello locale, inizialmente, aveva chiesto); perché per la dea di secondo livello (come, peraltro prevedibile, in quanto di competenza del superiore ministero) non esistono i requisiti. Acquisibili, giura l'Assessora Moratti, attraverso la griglia di “tutti i servizi e le specialità in grado di permettere l'assegnazione”.
E qui la “furbata” comincia a sfilacciarsi. In quanto, per un certo momento il Governatore che era andato in visita pastorale alla campagna elettorale a Crema, aveva dato per certo che il barrage dei requisiti sarebbe stato superato con l'approvazione del progetto del nuovo nosocomio.
Mentre la Moratti, oltre che la logica, precisa che la progettazione è precondizione. Ciò che fa dire a noi che il Ministero, ammesso che sia consentito svicolare dal parametro del bacino di 600.000/1200000 di utenti, darà moneta (il riconoscimento della dea) quando avrà visto cammello (il nosocomio realizzato). Quindi, non sulla parola!
Su questo modo un po' pressappochistico di esternare e rassicurare possono avere un certo peso sia la “qualità” dei protagonisti politici ed istituzionali sia la circostanza dell'avvicinamento agli election days.
E chissene…adesso gliela raccontiamo così al volgo padano (perché l'inclita padana l'ha già bevuta) …poi si vedrà…
Già, ad andare alla grande tra 7-8 anni. Quando i players del Governo Regionale Lombardo saranno ampiamente quiescenti.
Protagonisti, come abbiamo sostenuto ad nauseam in questi due anni, con quel simpatico tratto somatico da Heniretta/Anne Chancellor (la “faccia di chiulo” di four Wedding and a Funeral), del completamento della devastazione del modello riformato della sanità pubblica. Devastazione avviata nell'ultimo quarto di secolo del ciclo aureo (per l'apporto di enormi risorse alla sanità capitalista) dall'aziendalizzazione, ma baldanzosamente completato dalle ultime due direzioni generali della ASST.
La cittadinanza dovrebbe credere a queste promesse fatte sulla parola e prive totalmente di uno straccio di razionalità e di verificabilità.
L'Assessora Moratti, che è, anche di suo, signora di buona famiglia, mette le mani avanti: “non esiste la bacchetta magica per dare soluzioni immediate a tutto. Siamo consapevoli del fatto che ci sono alcune difficoltà che attendono di essere risolte…”. (sic!).
Ci sarebbe da aggiungere la sensazione che questi ballisti regionali comincino a tenere con fatica la parte degli imbonitori, se il credulone per eccellenza, il Sindaco di Cremona comincia a dire “serve un chiarimento”.
Indubbiamente preferiremmo che l'establishment politico/istituzionale in uno slancio di dignità si alzasse in piedi e protestasse questa colossale cambiale in bianco data dal governo regionale.
Ma non riusciamo a fotografare di meglio di un aggregato che integra un insieme di serpeggiante scetticismo e di convergenza per dovere d'ufficio.
Bah… abbiamo l'establishment che ci meritiamo (anche localmente).
In tale contesto, però, la peggior testimonianza in assoluto è quella dei “grillini” (si chiamano ancora così?).
Ne siamo delusi, amareggiati e contrariati perché sin qui la loro condotta sul dossier sanità aveva incrociato molti punti di contatto con la nostra linea editoriale.
Per un pugno di rincorsi voti (che si riveleranno mosche) il candidato sindaco di Crema e il consigliere regionale si assicurano una pestata, fatta di tardivo e a questo punto ingiustificato giustizialismo ("Altro piccolo tassello del mosaico, non di poco conto e che vale la pena ricordare: il vicesegretario di Fontana è Pier Attilio Superti, delfino di Pizzetti, ex segretario dei Ds di Cremona, capogruppo e consigliere provinciale." e, soprattutto, di irresponsabile chiamata alla divisione territoriale.
In pratica, il tandem pentastellato, incita, a beneficio della comprensione dell'elettorato cremasco, al pubblico ludibrio la circostanza che il “piatto” (l'intera posta) della benevolenza della Giunta regionale andrebbe ad esclusivo beneficio di Cremona (nuovo ospedale e dea II, sic!). E, ovviamente, a danno dei cremaschi.
Bene, molto bene!!! Anziché convergere verso un progetto di sostenibilità territoriale, il M5S istiga alle peggiori pulsioni di contrapposizioni suicidarie.
Come direbbe la compagna Marchesa (a cavallo del proverbiale fosso) "me la vedo brutta” in materia di prospettive sanitarie del territorio provinciale.
Riassumiamo ancora una volta. La regia regionale ne ha da tempo deciso lo smembramento, in quanto non lo ritiene consono al ruolo di polo provinciale come è stato in passato. Lentamente e gradualmente ha attuato una studiata procedura di ridimensionamento e declassamento. Crema è destinata a diventare l'appendice del sistema metropolitano. Cremona graviterà in posizione subordinata su un asse Padano che avrà come epicentro Mantova. Territorio che, diversamente da Cremona, ha mantenuto sostanzialmente l'autosufficienza dei servizi ospedalieri (infatti, è già pronta per la dea II). Cremona ha perso distretti e il suo ospedale è stato più che dimezzato nei posti letto e ha perso rango medico. L'ultima spallata è rappresentata, paradossalmente, dal nuovo ospedale. Che coi suoi (promessi) 400 pl ottimizzerebbe il rapporto tra utenza programmata (e imposta) e il budget gestionale. Fatto di costi tecnici e manutentivi e di personale medico, paramedico e amministrativo. L'eccedente (rispetto al plafond medio basso prestazionale) utenza territoriale verrà indirizzata sull'area metropolitana, bresciana (entrambe già messe molto bene come offerta della sanità capitalista) e, appunto, verso Pavia e il polo Padano (leggi Mantova, ma anche la fascia emiliana).
Così sparisce la sanità di prossimità. Agli abbienti e agli autosufficienti in termini di mobilità e di accompagnamento famigliare non gliene frega niente. Ma il nostro riformismo deve rappresentare gli ultimi. In cui inseriamo anche l'aspettativa di lavoro in loco. Diamo i numeri. 1970 ospedale Maggiore: 1400 posti letto e 1500. La falce ha dimezzato i due dati. Cui si aggiunge l'indotto delle cliniche private. S. Camillo, Ancelle, Figlie S. Camillo ormai sono partecipate da catene superiori. I loro supporti operativi ormai prescindono dall'offerta del comparto locale di servizi. Quante decine di unità lavorative abbiamo perso? E quante ne perderemo nel prosieguo?
Essendo evidente che questa spinta alla polarizzazione extraterritoriale produrrà pendolarismo nell'utenza sanitaria e pendolarismo occupazionale.
Qui, egregi “grillini”, siamo destinati a perdere tutti!
Perdere la bussola e dividerci (tra scettici ed entusiasti delle promesse) sarebbe il peggior regalo fatto a fedifraghi lombardi.
Incitare al campanilismo, come risposta taumaturgica per invertire le penalizzazioni, costituisce il peggio del peggio.
La coesione territoriale di questa provincia, nata dalle ardimentose zonizzazioni di Rattazzi, è sempre stata un problema. Anche durante i cicli contrassegnati da eccellenti classi dirigenti che dettero un senso identitario.
50 anni fa c'era una sintesi capace di produrre un contenitore di spinte e controspinte campanilistiche.
L'irresponsabile ricetta del M5S è la replica della tattica dei capponi di Renzo.