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Chapeau, signor Bisoli

I successi sul campo sono importanti, ma non sono tutto

  27/01/2021

Di Redazione

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È talmente raro impattare nel mondo calcistico e, soprattutto, nell'eloquio che gli gravita intorno un alto profilo, di stile e di valore morale, che ce ne sorprende. Come nella fattispecie. Non che tutti i players e parterristi che popolano il mondo del tappeto verde sia zotici e cinici. Ma le evidenze giustificano la nostra rassegnazione di fronte all'inclinazione a considerare res relicta lo stile relazionale in capo a chi anima l'ambiente. 

È stato questo approdo alle definitive consapevolezze (si può leggere anche: taglio) cui abbiamo riferito la decisione drastica di concludere dopo quasi quarant'anni l'onorato servizio di supporter grigio rosso. 

Se n'era appena andato il dominus del car sharing dedicato alla beneamata (il prof. Mario Coppetti), motivatore del gruppo e dell'accompagnamento sui gradoni. 

Il più spericolato salvataggio al 59° minuto della 24° ora era stato festeggiato nello stadietto dell'Alta Val di Non, in località Ronzone, location del ritiro preparatorio. 

Inappuntabilmente ci eravamo presentati per incoraggiare la squadra e per incontrare dirigenti che da anni sono amici. 

Una giornata di ripartenza e, per noi, di festa. Guastata da dall'innesco di un atto di violenza, assolutamente immotivato e suscettibile di gravi approdi. 

Un quasi innocente sfottò (meritato) a un poco più che sedicenne, militante in un club di eccellenza, ebbe come risposta, da parte del padre, il lancio di un blocco di granito contro la tifoseria “avversaria” (avversaria mica tanto, considerando che il club ed accompagnatori soggiornarono un paio di settimane e decine di sostenitori fecero, con la loro presenza, muovere il settore della ristorazione). 

A quel punto, a malincuore decidemmo la strada della quiescenza. 

Quell'episodio è diventato, nell'ultimo anno, un motivo uguale/contrario per una riconciliazione. La DAD calcistica, infatti, ha disattivato tutti gli inneschi che, con il portato di retorica e di violenza di massa, per decenni hanno svilito la passione sportiva e pesato come una spada di Damocle sull'evento domenicale. 

In qualche misura l'effetto virus è stato, su ciò, benefico. Si continua ad assistere alle partite disputate e trasmesse in diretta. In qualche misura si asseconda la (vera) passione e non sono più necessari imponenti (e costosi dispiegamenti di ordine pubblico) e il dap. 

Speriamo che le frange più mosse del tifo calcistico ne facciano tesoro. 

Pare di sì, almeno nella nostra città. Anche se a voler essere sinceri, ci ha inquietato parecchio l'episodio, ripreso dalla stampa locale, integrante una specie di moral suasion (più simile ad uno stalking) rivolta, da parte di uno squilibrato al grigio rosso simbolo, che è Daniel Ciofani. Accusato, più che di segnare poco, di essere uno scansafatiche. 

Come se segnare fosse cosa facile ed alla portata senza soluzione di continuità di tutto il campionato. 

Poi, come si sa, la ruota, con le ultime partite, si è rimessa in moto.  

L'episodio dimostra che quando agisce l'astinenza dalle professioni di fede calcistica, il metadone ausiliario può divenire la vigliacca ed immotivata violenza alla ricerca di capri espiatori. 

Dio non voglia! Cremona città e Cremona sportiva per oltre un secolo hanno incrementato la percezione di un buon rapporto tra civiltà e passione sportiva. 

Cremona è una piccola città di provincia, che, diciamolo, vive (almeno dal punto di vista dello sport) un po' al di sopra delle proprie possibilità. Il territorio, dovremmo dire. Una squadra in B, una in C ed una in D a Crema, altre promettenti nei centri medi, una protagonista nel campionato di A1 di basket. 

C'è qualcuno, tra coloro che accusano i patrons di avere il braccino corto, che si pone un problema di sostenibilità di questa eccezionale performance? 

Perché, per essere espliciti, la situazione regge fintanto che il “Cavaliere” alimenta il flusso della spesa di mantenimento. Che non è determinata solo dal bilancio annuale affidato alle buone mani del Presidente Paolo Rossi. I risultati verranno. Ma non sono la prima cosa. Il cambio di mano nella programmazione del futuro della società si è notato (come nell'aforisma della luna e del dito) con l'ingaggio di un titolatissimo direttore, come Ariedo Braita, di un nuovo allenatore e di un parterre di calciatori (con cui si farebbe l'organico di tre o quattro clubs). 

I successi sul campo sono importanti, ma non sono tutto. 

Si guardi la luna. Uno stadio, rimasto macilento per decenni, è stato efficientato nel decoro e e nella sicurezza. A poco più di un chilometro sulla Via Postumia sorge il Centro Sportivo G. Arvedi. Una realizzazione pensata per una visione educante dello sport e per la passione sportiva. Una realizzazione che poche città italiane si possono permettere. Una realizzazione che segnerà in modo fecondo il futuro della pratica calcistica. Un traguardo pensato principalmente per i circa 250 ragazzi del vivaio che trovano strutture moderne, allenatori preparati capaci di trasmettere non solo la tecnica, ma anche i valori basilari dello sport, un ambiente sereno e accogliente. Insomma, degli educatori, con cui cresceranno come sportivi e, soprattutto, come uomini. 

La ciliegina di questa rivisitazione della recente storia del club grigio rosso, fondato nel 1893, è rappresentata dal commiato reso pubblico dal mister Bisoli (la cui dedizione nell'ultimo anno non è estranea ai successi colti nelle ultime due settimane). 

Il cambio di allenatore non è esattamente propizio per le galanterie. Più sovente volano i piatti e ci sono gli insulti da casa di ringhiera. 

A conferma che la Cremonese resta un'isola felice di buone maniere, Bisoli ha rivolto un saluto inusuale per questo mondo dello sport. 

Lo riportiamo con un intento didascalico: “Desidero ringraziare con grande affetto il cavalier Giovanni Arvedi per avermi concesso il privilegio di far parte di questo importante club dove mi sono sempre sentito a casa, vivendo un'esperienza professionale fondamentale. 

Desidero poi ringraziare la società, i direttori con i quali ho sempre lavorato in sintonia, i calciatori che mai hanno fatto mancare la loro disponibilità nei miei confronti, il personale degli uffici, lo staff sanitario e i magazzinieri. 

Un sentimento di profonda gratitudine va ai tifosi della Cremonese, alla città e alla provincia. Insieme abbiamo trascorso mesi difficili, vissuto un'emergenza sanitaria inimmaginabile, vinto e perso duelli sportivi: ho sempre avvertito la stima e l'affetto di tutti e di questo ne andrò sempre orgoglioso. Lascio l'incarico di allenatore portando con me ricordi intensi che il tempo non potrà cancellare e augurando alla Cremonese le migliori fortune”. 

Chapeau, signor Bisoli 

Ps: arricchiamo la Gallery iconografica con l'innesto di un'immagine d'antan. 

Le gallerie
Coppetti festeggia la B con Gigi Torresani
Coppetti festeggia la B con Gigi Torresani
Martelli con la Cremo del 1992
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