“Ci sarebbe scappata la notizia, se non ci fosse stata la nostra sollecita lettrice e corrispondente, Paola Tacchini, attivissima testimone delle denunce nei campi della tutela dell'ambiente e della salute a segnalarcelo…”
Era questo l'incipit del memo dell'assemblea-incontro (“…dopo il presidio dell'8 marzo, l'incontro in Comune del 19 e l'incontro in ospedale sala rossa dell'oncologia mercoledì scorso, eccoci al 4° round”) tra il Comune e l'agguerrita rappresentanza delle “donne guerriere.... non con le armi, ma con la determinazione di dire basta alla prepotenza dell'uomo solo al comando” Come ha definito Paola Tacchini il movimento, nato spontaneo ma sempre più partecipato e strutturato, della testimonianza di denuncia e di proposta di chi aborre la dirittura d'arrivo della “controriforma”.
Pur consapevoli del pericolo di venire iscritti nella fattispecie della narrazione “machista”, non resistiamo alla suggestione di affermare che, in un contesto locale griffato “tre scimmiette”, si deve alle “quote rosa” di lotta e dignità civile se la comunità territoriale, sull'inarrestabile smantellamento della sanità pubblica, ha tirato fuori gli attributi.
Tutto cominciò il 7 dicembre 2019 con il flash mob del “nastrini gialli”. Due anni e mezzo fa: una scansione biblica e non solo dal punto di vista temporale. Tre mesi prima che le avvisaglie pandemiche si appalesassero, in profili che per lungo tempo faticheranno ad entrare nel radar delle consapevolezze.
Avevamo titolato la cronaca della partecipata manifestazione popolare. Che ci aveva riempito il cuore, di tristezza e di inc…ra per la percezione di una manifesta deriva degli splendori della “aziendalizzazione” (concepita allo scopo di smantellare l'impianto della riforma della sanità pubblica) e, anche se il termine non appare congruo, di orgoglio di fronte alla fierezza, alla consapevolezza alla determinazione della mobilitazione.
Avevamo titolato, pescando allora l'assist del modulo protestatario inaugurato dalla campagna per il rinnovo del vertice regionale Emilia, “sardine e ranini”.
Sardine, come quelle che stavano scendendo in piazza fuori dagli schemi tradizionali della politica, e “ranini”, come i neonati, usciti dal contenitore-mamma troppo piccini e troppo esposti, destinati a diventare loro malgrado “pendolari” verso sistemi di cura polarizzati.
Già in quell'occasione, si poté, non percepire (perché l'ottimizzazione della struttura sanitaria ed ospedaliera di mano pubblica da tempo si manifestava non come “spending review “di abbattimento dei costi, bensì come trasferimento delle risorse dalla sanità pubblica alla sanità capitalista).
Ma come diversamente si può definire un percorso, autocratico nella cifra civile e reazionario negli obiettivi, che ispira uno dei passaggi di rimodulazione del servizio ospedaliero dal taglio delle prestazioni, basiche e per molti versi eticamente identitarie, com'è appunto il complesso della medicina neonatale e delle patologie femminili?
Sono anni che, ancor prima della pandemia, L'Eco denuncia l'irreversibile precipizio dell'ospedale.
Dieci anni fa il d.g. Rossi (precedente) con un colpo solo mutilò 4 reparti di degenza, creando week surgery e risparmiando una ventina di medici, una quarantina di paramedici ed ausiliari, 100 posti letto. Reazioni? Neanche un sussurro!
Poi, sarebbe arrivata la “livella” della chiusura “temporanea” decretata dalla pandemia, che si sarebbe di fatto stabilizzata, in quanto la resilienza dei servizi ospedalieri non avrebbe mai completamente ripristinato gli antecedenti livelli di servizio (già in passato inaccettabili).
A chi verrebbe mai in mente, nel momento in cui questa tendenza ai tagli di fatto viene certificata, di introdurre revisioni strutturali, come il taglio dell'area donna, che assumono plasticamente il profilo di un taglio lineare dei servizi?
Ovviamente in aggiunta ai tagli subdoli, fatti rientrare nella logica del ripiego obbligato dal dopo picco pandemico. Tipo la calendarizzazione di solo due sedute, anziché le cinque precedenti settimanali, in reparti di eccellenza con l'accessorio dell'indisponibilità del servizio di anestesia.
Col risultato che si praticano gli interventi elementari. Per quelli di livello superiore i cremonesi emigreranno fuori città. Verso la spedalità capitalista insediate extraterritorialmente. Adesso, si diceva, è toccata all'Oncologia “rosa”. In smobilitazione da tempo.
La reazione, innescata dalle “donne guerriere........ non con le armi…”, fa, in assenza di una regia di tipo politico ed istituzionale (i cui apparatiki sembrano continuare a cullarsi nella lusinga di un nuovo ospedale), da apripista di un sussulto civile. Se, come appare, i titolari di mandato elettivo ospitano a palazzo le assemblee della mobilitazione spontanea e si concedono al confronto. E, siccome da cosa nasce cosa, ecco, negli ultimissimi giorni, scendere in campo, con pronunciamenti, che non ammettono reticenze, delle Organizzazioni Sindacali.
Esaurito lo storytelling menzognero (sulle responsabilità del disastro sanità) e diversivo ed ingannevole (del miracolo del nuovo ospedale), che ha impegnato un'esposizione mediatica dei vertici aziendali, la nuova piega relazionale vede, di fronte all'accumularsi delle stroncature della deprecata malagestio, eclissarsi la verve dei vertici nei rapporti con la stampa e soprattutto con gli interlocutori sociali.
I (direttori) generali felloni…gli vien da ridere. E mandano avanti, come si trattasse di carne di cannoni, le seconde e terze file (i fantaccini). A raccogliere (ma questo sarebbe la minore delle preoccupazioni) il profluvio di critiche e a tentare di argomentare e convincere.
L'assemblea di due giorni fa e la mobilitazione delle OO.SS dimostrano che resipiscenza civile e voglia di recuperare i diritti possono tornare ad essere nelle corde dell'aggregato sociale.
Di seguito diamo approfondito conto dello svolgimento dell'Assemblea, grazie al report pervenutoci. Che integra i contributi di due (rara avis!) amministratori Comunali (Maria Grazia Bonfante di Vescovato e Michel Marchi, Sindaco di Gerre dè Caprioli).
Chiuderemo con il testo di Clara Rossini. Dando in ogni caso conto del fatto che nel dibattito sono intervenuto anche il capogruppo di Forza Italia Carlo Malvezzi (che si è dichiarato a disposizione della battaglia intrapresa) e del Sindaco Galimberti (che ha sottolineato la necessità di un confronto con la Direzione Generale dell'ASST). Importante, in qualche aspetto paradigmatica la scesa in campo dell'associazionismo dei benefattori, risultato per tanti anni fondamentale nella surroga dei limiti gestionali, in termini di dotazioni. Su questo aspetto interviene oggi il consigliere Regionale Piloni, uno dei pochi esponenti politico-istituzionali che in materia di decadimento della sanità pubblica ha parlato con lingua dritta.
Ha pienamente ragione quando segnala la marginalizzazione dei donatori. Di quelli storici, benefattori individuali ed associati. Ma anche di quelli ad hoc dell'"aiutiamo...", più che marginalizzati nella destinazione dei fondi (che hanno tolto molte castagne dal fuoco) turlupinati sia dalle sottrazioni che dalle opinabili scelte della onlus. Da cui, anche in considerazione del fatto che sia pur tardivamente è stata accollata al Presidente della Provincia, sarebbe bene venissero segnali di chiarezza. (e.v.)
Donne guerriere…. non con le armi, ma con la determinazione di dire basta alla prepotenza dell'uomo solo al comando. Basta a chi trasforma noi pazienti in numeri spersonalizzati e le nostre patologie in merce!
Report di Paola Tacchini sull'incontro in Sala Quadri.
All'inizio sembra la replica di un film già visto. Personalmente lo sento come un 4° round, ma il dottor Passalacqua non è l'avversario con il quale vorremmo scontrarci.
Anzi, gli va riconosciuto il merito di metterci sempre la faccia, e ha aggiunto alla presentazione i 2 cambiamenti che dovevano, nelle sue intenzioni, andare incontro alla nostra rivendicazione.
La prima era l'inserimento, su nostra richiesta, di un giorno in più per le terapie; la seconda la creazione di aree di attesa dedicate e di spazi di incontro.
Il dr. Passamonti, si è addirittura scusato con noi per non essere ancora riuscito a risollevare i numeri delle mammografie, ma ce la sta mettendo tutta, a riportare a regime precedente il numero delle mammografie. Personalmente che ho avuto modo di conoscerlo ed essere visitata da lui, lo reputo un professionista ottimo e con tanta umanità.
Mi hanno dato la parola e ho letto una lettera del sindaco di Gerre De Caprioli, Michel Marchi che invita il sindaco Galimberti ad unirsi con gli altri sindaci del territorio muovendo finalmente la politica che ha la facoltà di indirizzare e correggere certe scelte pessime della dirigenza ASST.
Quando è stato il turno di Marina Zanotti sono partiti i fuochi d'artificio. Avevo già avuto modo di ascoltarla il 19 novembre nell'aula magna dell'ospedale e oggi con ancora più determinazione ha ricordato l'impegno economico sostenuto da molti cittadini, associazioni ed imprenditori, tra i quali anche lei, ed in larga misura, lanciando una serie di appunti e stoccate al primario dell'oncologia che successivamente lui faticosamente ha cercato di parare.
Tutti gli interventi dopo quello di Marina, compreso quello della consigliera comunale ed ex sindaco di Vescovato, Maria Grazia Bonfante, sono andati nella direzione della richiesta di un intervento politico, perché il tanto desiderato “tavolo tecnico” non ha portato a nessun passo avanti.
Ringrazio poi il dottor Aguggini che ha risposto alla mia domanda su come stia andando la situazione “senologia parte chirurgica” in questo primo trimestre 2022. Ebbene il numero di interventi chirurgici nel primo trimestre 2022 sono stati 46 contro i 118 interventi del 2021 solo di cancro. Un fallimento pazzesco del reparto di chirurgia al contrario di ciò che ci aveva fatto intuire il report iniziale.
Ottimi anche gli interventi di 2 sindacaliste, Alessandra Mariotti della UIL e una della CGIL. Anche loro hanno puntato il dito contro chi, come già scritto nella lettera del sindaco di Gerre, non ha nessuna intenzione di ascoltare le richieste legittime di noi pazienti, del personale, delle associazioni e dei sindacati: il Direttore Generale Giuseppe Rossi.
Presente al completo anche la stampa e le TV locali.
Ho già condiviso precedentemente qui su Facebook i vari link.
Come ho esordito, per noi è solo l'inizio. Siamo diverse per estrazione sociale, colore politico, capacità professionali, ma abbiamo una cosa in comune, nella città con il più alto tasso di tumore alla mammella, il legame con la Brest Unit e questo ci ha unite e ci dà forza…
Una prima pretesa #RivogliamoAreaDonna
… e seguirà con un gigantesco BASTA al depotenziamento del nostro ospedale cittadino!
Ridateci Area Donna!
Ieri sono stata presente in Comune a Cremona per affermare che lo smantellamento di Area Donna è la punta di un iceberg di un disinvestimento della sanità pubblica in tutto il territorio.
Sono Consigliere Comunale di un Comune della provincia di Cremona e ho desiderato essere presente, perché Area Donna non è un problema solo della città di Cremona, ma riguarda tutto il territorio.
Ringrazio il Comitato delle donne per la tenacia che sta dimostrando, una speranza di resistenza e di cambiamento dal basso di una politica di disinvestimento di sanità nel territorio.
ATS Valpadana è un'azienda, la discussione va portata a livello politico, perché Area Donna è frutto di scelte politiche, così come l'Unità di Terapia Neonatale già smantellata e come sarà, le voci si rincorrono, la cardiologia. E sembra quasi una coincidenza che i disinvestimenti riguardino le incidenze più significative che si riscontrano nei profili di salute pubblicati da ATS Valpadana e che i Sindaci conoscono: eventi avversi della riproduzione, patologie oncologiche, patologie cardio circolatorie.
I ruoli istituzionali preposti a dare risposte ai cittadini di sanità pubblica sono i Sindaci, autorità sanitarie locali.
Pertanto mi rivolgo al Sindaco di Cremona e pongo due domande:
1)In qualità di Sindaco e come Consiglio Comunale, con atti, avete diffidato Regione Lombardia? In base alle seguenti ragioni:
- smantellamento Area Donna
- mancato rispetto dei tempi delle prestazioni e liste d'attesa (il confronto fra pubblico e privato è impietoso)
- smantellamento strutture pubbliche e mancanza di qualità pubblica dei servizi
- mancata implementazione sanità territoriale. In tempo di pandemia abbiamo visto cosa ha significato avere insufficienza di servizi sul territorio e laddove funziona è stata efficace a ridurre gli effetti del covid
- mancata attuazione della sanità di prevenzione. I profili di salute e lo studio epidemiologico sono strumenti per i Sindaci per orientare le scelte.
2) Sig. Sindaco ha convocato i Parlamentari cremonesi di tutti i partiti per sbloccare il numero chiuso dei medici e infermieri e per fermare l'aziendalizzazione della sanità della nostra provincia?
Maria Grazia Bonfante
Contributo di Michel Marchi, Sindaco di Gerre dè Caprioli
Carissimo direttore, Ieri sera su FB. mi sono inserita nel gruppo delle signore “Area donna “che per ben due volte sono state snobbate dal dott. Rossi che si è avvalso della risoluzione di delegare agli incontri due suoi primari. Sembra finalmente che la loro protesta sia salita nelle alte sfere (?) però si lamentava la scarsa partecipazione con rimostranze scritte sul loro sito. Siamo così noi cremonesi? “Vai avanti tu che mi vien da ridere???” È un gravissimo danno quello che si sta perpetrando a scapito del nostro ospedale e soprattutto di noi cittadini. Cittadine in primis.
Contestualmente ho ricevuto da mia figlia la notizia che una sua compagna di palestra, 41 anni, è deceduta dopo tre mesi dalla diagnosi di tumore. Apro il giornale, anzi nemmeno, dalla prima pagina un articolo …sconcertante? Di più! STOP AL CANCER CENTER: il dg del Maggiore ha fermato i lavori, “progetto superato con l'arrivo del nuovo ospedale “! Si stava ancora assimilando il cambiamento in atto sull'Area donna …Ripensamento dovuto a “ragioni di pubblico interesse”!
Davvero?? Che lungimiranza!! I fondi già stanziati dal 2016 in parte accantonati per la realizzazione del nuovo ospedale (e gli altri? e la svalutazione?) Ammettendo che questa nuova opera potrà essere realizzata, nonostante le ormai inutili rimostranze di tanti cremonesi, si ha una vaga idea di quanti anni saranno necessari per renderla operativa??
Nel frattempo, pur considerando inadeguati i servizi messi sinora a nostra disposizione, che nemmeno “rabberciati “degni di essere all'altezza della situazione, così come si ritiene dall'alto, quali possono essere i risultati?? Il nostro territorio ha il triste primato dell'incidenza di questa terribile “malattia”, talvolta con risoluzione rapida, altre volte con lunghissimi mesi di strazianti sofferenze.
Vietato giocare con la nostra salute, vietato sbarrare la strada alla richiesta di autodeterminazione fine vita, vietato cancellare reparti essenziali per accompagnare con professionalità e umanità l'iter di sostegno atto a sconfiggere questo male, brutto male come veniva definito dai nostri saggi vecchi. Vietato …è un termine a noi, appunto, convenientemente vietato.
Apro la finestra e lo vedo, il nostro “vecchio” nosocomio, è sempre lì, depauperato di personale, ma con infermieri, dottori, professori sempre e comunque super operativi. È a loro che vanno i nostri ringraziamenti più sentiti e sinceri per resistere alle continue sfide regionali. A fianco lo spazio del nuovo ospedale è desolatamente vuoto. I soldi se ne vanno … che inutile pagliacciata …il tempo se ne va, povera speranza inascoltata.
La ringrazio direttore per la gentile comprensione e ospitalità
Cremona, 30 marzo 2022 - Clara Rossini