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ADESSO SONO LIBERO…

Riceviamo da Clara Rossini e, con gratitudine, pubblichiamo

  22/06/2022

Di Redazione

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Quanti anni sono trascorsi da quando si cercava di evitare che la vita umana non venisse prolungata con l'applicazione di apparecchiature meccaniche, nonostante un irreversibile coma profondo, al tentativo di ottenere una legge che approvasse il desiderio di poter usufruire di un'eutanasia legale? (prerogativa suffragata da un milione e mezzo di firme ma mai prese nella dovuta considerazione).  

Due giorni fa il primo suicidio assistito. “Mario”, chiamiamolo ancora così, ha osservato le quattro condizioni fondamentali che lo permettono e che sono state poste in essere dalla Corte Costituzionale, rispettate comunque dopo il lavoro di legali durato due anni per veder trasformata la sentenza in un diritto. Ringrazio “Mario” per aver atteso la decisione del governo italiano e per aver rifiutato di prendere la strada più breve per raggiungere la vicina Svizzera.  Ha aperto una strada perché chi dopo di lui non debba attendere anni per sentirsi libero di decidere sulla propria sorte, una mala sorte che obbliga a patire inaudite sofferenze, a perdere la propria dignità di uomo senza alcuna speranza di vincere la sua ultima partita. Qui, nel suo Paese, nel nostro Paese. CHAPEAU 

Nell'ordine, nella foto di copertina: Eluana Englaro, Piergiorgio Elby, dj Fabo (Antoniani), Antonio La Forgia, Fabio Ridolfi 

MUOIONO SOLO I VIVI 

Saremmo manifestamente non creduti, se tentassimo di motivare il ritardo temporale con qui allestiamo questo focus tematico con il timing di una catena editoriale affidata ad una buona volontà, che contrasta coi mezzi tecnici e con le conseguenze della presunzione di una informazione generalista. 

Il fatto è che temi come questi comportano approfondimento, ponderazione e, diciamolo sinceramente, intima sofferenza. 

Tutto ciò che si coglie nello scritto di Clara Rossini e che si coglierà nel nostro sforzo ermeneutico di un fatto, balzato agli onori di una cronaca, mai sazia di rimbalzi eclatanti e sintonici con la mai doma fame del pubblico, anche se raramente incline a farne un'opportunità didascalica. 

Il gesto di Mario ci impone di distaccarci dal tran tran quotidiano e di applicarci ad un ordine di consapevolezze che, per pigrizia o addirittura per avversione, non trova grandi slanci. 

Oh sì ci si accorge di un gesto che (a seconda delle sensibilità e dei convincimenti) sconcerta, addolora, obbliga a riflettere e, nel nostro caso, a denunciare. 

Sul terreno dell'ampio asset dei diritti civili violati in questa nostra Italia; restando, però, distaccati dal rischio di deriva (dai più colto come opportunità) di praticare un indiscriminato cahier di doléances dei diritti civili conculcati. 

Ne è prova la testimonianza di Chiara Valerio su Repubblica, dopo aver giustamente inneggiato a “Federico Carboni è morto, viva Federico Carboni”, pratica un gesto di denuncia nei confronti di un deposito di condizioni neglette dai pubblici poteri e dalle consapevolezze civili: la professoressa trans, i migranti nel Mediterraneo, le madri senza infrastrutture sociali, i padri cui vengono negati i congedi parentali, i cittadini che chiedono la liberalizzazione della cannabis, le coppie omosessuali cui è preclusa l'adozione, coloro che combattono per lo ius soli.” 

Un enciclopedico cahier de doléances non esattamente uniforme; ma focalizzato dall'impulso a praticare per principio la promozione di istanze civili, che la gran parte dell'opinione pubblica portata ad una gerarchia di priorità scandita dalla durezza della vita comune (e non dagli snobismi). 

Non che siano perorazioni non giustificate o disdicevoli… est modus in rebus…Anche se in questo caso, come in molti altri sempre latenti, appare erroneo allungare il brodo della denuncia civile con l'aggiunta di ingredienti non sempre congrui alla centralità della rivendicazione del diritto di fine vita. 

Poco prima di esercitare il proprio “diritto” (con la penalizzazione accessoria della location svizzera) Lucio Magri dichiarava: “Le moderne liberaldemocrazie occidentali hanno affermato contro teocrazie e totalitarismi che i loro valori estremi sono racchiusi nel concetto di libertà individuale e di dignità personale, entrambi intangibili. E che la singola vita è amata e rispettata non in quanto sacra in quanto concessa da Dio, ma in quanto libera, assoluta, sovrana su sé stessa. Io sono per l'eutanasia (buona morte) perché sono per la vita. Chiunque si opponga alla facoltà dell'individuo di decidere della propria vita, lo fa in nome di un principio cui quella vita viene subordinata, togliendole così pienezza, libertà, sovranità e dignità. Nella società aperta, nelle democrazie liberali chiunque deve poter parlare del proprio Dio ma nessuno deve poter legiferare in nome di Dio. Non crediamo in un'altra vita ultraterrena e la perorazione e favore dell'eutanasia, del diritto individuale a concluderla in modo dignitoso, legale, civile, condiviso, in modo pietoso, è l'ultima, più estrema manifestazione di quell'amore. Quante volte i nostri cari sono morti molte volte prima di morire perché uno Stato vigliacco ed ipocrita non legifera sull'ampia, democratica, sovrana possibilità che un individuo, segnato da una diagnosi senza scampo o da una qualsiasi altra forma di intollerabilità dell'esistenza, non rimanga costretto a scegliere tra una fine tormentosa o la soluzione terribile del suicidio o la supplica a noi superstiti a compiere un atto compassionevole che agli occhi della legge ci bolla come omicidi?”. 

Francamente, un po' di acqua è passata sotto i ponti da quella testimonianza dal valore sferzante. Sia pure con un combinato in cui il diritto e le modalità di esercizio sono manifestamente in proporzioni capovolte, non siamo più ai tempi di Eluana, di dj Fabo, di Magri (per citarne alcuni). Pur restando ad un minimissimo sindacale, qualcosa si è smosso. Grazie alle campagne di denuncia trainate dalla dedizione di una fascia di testimonianza di segno laico e da figure eccezionali come il mai domo radicale Cappato e il medico cremonese, Mario Riccio. Che, alla testimonianza ideale ha assicurato il fondamentale valore aggiunto medico (senza del quale la rivendicazione resterebbe ferma al palo del ripiego dell'offerta svizzera). 

Sappiamo bene che il dott. Riccio, come noi, è consapevole dell'eccezionalità del suo ruolo clinico e preferirebbe applicarsi ad altri gesti medici. Ma il ventaglio clinico comprende anche queste incombenze (nelle figure professionali che affrontano i doveri civili e professionali in posizione eretta). Sotto questo profilo il suo curriculum prestazionale è ancor più encomiabile. 

“Non ho un minimo di autonomia nella vita quotidiana, sono in balia degli aventi, dipendo per tutto dagli altri… La vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Grazie alla vita”: questo è l'eccezionale commiato di Mario-Federico. Un lucido commiato, che non può non pesare sulle coscienze. Serve un balzo di civiltà a riscontro di quanto chiedono molti cittadini in condizioni equivalenti di Mario e di un cambio di fase nell'impianto civile e culturale di questa stagione. In cui la progressione di questa rivoluzione etica, tra l'altro, sconta l'attrito di una casta religiosa che ha considerato una sconfitta la scelta del quarantenne. Ma evidentemente alla chiesa cattolica non interessa il cumulo di sofferenze, di disagio e di frustrazioni in carico a chi la vita non riserva nessuna compensazione. Interessa, solo invece, affermare l'esercizio dell'interdizione nei confronti del diritto di vivere e di morire; magari attraverso la subdola rivendicazione dell'“obiezione di coscienza” (la medesima che costituisce un deterrente per l'esercizio di tutti i diritti civili) 

Costringere una persona a cure cui non vuole sottoporsi e che non possono guarirla: è disumano. D'altro lato, occorre sempre più prendere consapevolezza del fatto che i nuovi scenari politici, ispirati dalla regressione conservatrice se non addirittura reazionaria, più che alla riscrittura/abrogazione della legislazione dei diritti civili puntano a rendere problematico se non addirittura impossibile l'accesso. Abbattere non solo l'Europa di Maastricht e di Schengen, ma anche l'Europa dei diritti, in nome della rivincita sulla modernità, la restaurazione. 

Il sostegno alla lotta per i diritti civili non può prescindere da questo richiamo a più vaste visuali. 

Per concludere, osserviamo che siccome le lunghe marce cominciano da un primo passo, sarebbe quanto mai opportuno, da parte della Civica Amministrazione, la messa a disposizione di un supporto imperniato su una campagna informativa e, soprattutto, di una filiera facilitata di raccolta delle disposizioni anticipate di trattamento. 

Alleghiamo una riflessione del Dottor Riccio di qualche tempo fa, ma sempre attualissima, e questo link ad un articolo della nostra testata di cinque anni fa con cui si incrociavano le lame con il fronte reazionari. 

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