Contrariamente all'abituale cliché dell'impaginazione della Rubrica forum dei lettori, nella circostanza invertiamo l'ordine dei fattori: prima la presentazione/chiosa del contributo esterno e poi la lettera.
E veniamo a spiegarne le ragioni. Sollecitudine di cui, avendo occhio sia all'apparato iconografico sia al titolo della lettera non ci sarebbe strettamente bisogno.
Incombe da tempo sul rapporto tra massa informativa veicolata sempre più compulsivamente e bulimicamente e facoltà percettive un aggregato poco rassicurante, fatto, per restare bassi, quanto meno di approcci distratti o poco impegnati.
Figurarsi se avessimo accettato, praticando un basso tasso di precauzionalità, il rischio fortemente incombente di fuorviare, al di là delle intenzioni, un approccio deviante rispetto a ben consolidata linea editoriale e volontà di testimonianza civile.
La materia dello scontro su un argomento, che invece pretenderebbe compostezze e afflati/rimandi sempre razionali ed edificanti, è da tempo scivolato sulla terra sconsacrata del conflitto irriducibile ed alimentatore dell'incomunicabilità e dell'irricomponibilità. Perni di contrapposizioni sociali e civili, non esattamente congrui alla situazione in atto.
Da tempo è in atto una sorta di agenda universale del bene e del male, priva di giustificazioni razionali. Che è diventata un mastodontico volano di distribuzione di suggestioni tossiche e di posture laceranti. Nel caso in specie, non ci si può astrarre dal metabolizzare le impronte delle linee-guida del populismo, proteso a trarre profitto di consensi a man bassa sia dal fronte antisistemico sia da quello dei non allineati.
Categoria questa le cui fragilità percettive e cognitive sono destinate a riverberarsi nella dinamica di alimentazione di una massa di bassa coesione e di non collaborazione di fronte agli imperativi della drammatica temperie. La quale esigerebbe, al contrario, un radicale cambiamento di paradigma politico e mentale.
Il lettore/interlocutore con quel suo endorsement (“da tempo leggo e apprezzo il buon lavoro di informazione” rivolto alla nostra testata) non lascia molte vie di fuga all'impulso di dribblare un assist impegnativo. Per la mission di un'entità informativa, sopravvissuta a sé stessa, alla sua storia pluricentenaria, al destino di essere percepita come un corpo estraneo ad un ciclo quanto meno impermeabile sia alle preesistenze esimerci che alle base ideali ed al portato ormai non più sintonizzato.
Senza tirarla troppo alla lunga, non possiamo sfuggire, nel tentativo di essere noi stessi in questi tempi sfasati, al'imperativo permanente di verifica delle progressioni del day by day con l'interpretazione delle regole d'ingaggio attinte dai fondatori.
Ci riconosce Tiziano A. una certa aderenza ai principi di un'informazione ampia e non condizionata. E, aggiungiamo noi, una certa propensione a non risparmiare spazi e combustibili all'esercizio della dialettica, del pensiero critico, della testimonianza del sapere.
Dando più che “ospitalità” (termine incongruo) “agibilità” (più confacente e coerente alle motivazioni editoriali) a contributi e a interlocutori non selezionati per il loro profilo e non circoscritti nella loro libera espressione.
Questo paradigma di tolleranza e di libera espressione esclude solo impronte che non hanno come riferimento il reciproco rispetto e l'ansia di aperto confronto, ma che praticano l'apologia di testimonianze incompatibili con i valori liberaldemocratici e con i doveri etici.
Che, mettiamo le mani avanti a scanso di equivoci, coincidono quasi perfettamente con la fattispecie degli scetticismi e delle aperte avversioni in atto contro la pratica vaccinale e contro qualsiasi strumento regolatorio che abbia come finalità il contrasto alle conseguenze della pandemia.
Tali manifestazioni hanno come radice un sordo rancore nei confronti del sapere specie scientifico da cui promanano gli indirizzi clinici e comportamentali e, come abbiamo già anticipato, una generalizzata avversione nei confronti di tutto ciò che interpreta le ragioni di uno sforzo comunitario, diretto a fuoruscire dalla catastrofe.
Non si uscirà da questo tremendo ciclo o se ne uscirà tardivamente e con le ossa rotte se non si tornerà a farsi una certezza dell'assunto secondo cui l'essenza della democrazia e del vivere civile è fidarsi di chi sa (sia pure controllando che il sapere non diventi un'usurpazione) e soprattutto convergere nella consapevolezza dello sforzo collettivo.
Degradando tematicamente, è d'uopo registrare che chi si rifiuta, pur praticando il gesto vaccinale, di prendere le distanze dai testimoni delle teorie e dalle correlate pratiche contestazioni secondo cui il vaccino e il green pass che ne è una conseguenza regolatoria alla stessa stregua di crimini contro l'umanità porta fieno in cascina ad irrazionali impulsi sfascisti.
D'altro lato, è bene evidente il cinismo di chi solo un anno fa guidava le folle contro il lockdown e l'obbligo di mask e che oggi (dando sfoggio di menti ballerine) tenta di giustificare l'opposizione popolare all'unico rimedio che ha provocato un consistente desescalation nei picchi pandemici. Sotto questo profilo va segnalato il report dell'insigne pneumologo e valido comunicatore Sergio Harari: il ciclo completo di immunizzazione contro il Sars CoV2 protegge all'88% dal rischio di infezione, al 94% dalla possibilità di un ricovero ospedaliero, al 97% dalla necessità di assistenza in terapia intensiva e al 96% da una prognosi infausta
Il vasto copione della trucida incultura e dei bassi istinti del tanto peggio tanto meglio non incorpora solo evergreen del complotto giudaico-massonico-demo-plutocratico (con l'aggiunta non esattamente marginale del potere farmaceutico) ma si pone come una perniciosa ed immotivata contestazione “parascientifica” dei presupposti e dell'azione della risposta vaccinale. Che diventa una sorta di ventilatore di tossici impulsi di delegittimazione della maggior arma segreta posta in campo contro la pandemia. E che arrischia di stornare la consapevolezza universale del dovere etico di convergere fattualmente verso un bisogno della massima unità del Paese e del mondo intero.
Parlare di guerra per un contrasto alla pandemia non è né retorico né esagerato. Ed in guerra non si va nel modo allegorico descritto un po' beffardamente da Churchill secondo cui siamo abituati ad andare in guerra come se andassimo allo stadio ed allo stadio come se andassimo in guerra.
Non condividiamo significative parti della riflessione del lettore. In particolare l'equivalenza delle parti in causa. Nonché quell'assunto un po' spericolato sul diritto all' ”inviolabilità del corpo”. Messo così evocherebbe efferati supplizi.
Vero che nella Costituzione non c'è il “tu devi”. Ma la libertà di ognuno si ferma dove inizia quella individuale e collettiva degli altri. Qualsiasi cittadino dovrebbe saperlo. Così come si dovrebbe sapere che l'evasione vaccinale non potrà, alla distanza, introdurre meccanismi regolatori tarati su prerogative attive e disincentivi. Non esclusi, lo diciamo per ragioni di chiarezza, provvedimenti di messa in carico ai renitenti contraenti l'infezione dell'assistenza medico-ospedaliera e l'estromissione dai ranghi professionali dei servizi sanitari ed educativi.
Nella giusta presunzione che Chi decide di non vaccinarsi non può imporre le conseguenze di questa scelta al resto della comunità e deve accettare le limitazioni e le sanzioni per la tutela della salute e dell'interesse comunitario.
Ecco non ci siamo fatti mancare niente in termini di confronto con il taglio particolarmente divergente, ma educato e per alcuni versi stimolante del lettore. Ed è per questa ragione che lo pubblichiamo per intero. D'altro lato, ci riconosce egli stesso una presenza costante e diretta. Che abbiamo iniziato precorrendo tempi e cattive posture (si ricorderanno le nostre intemerate nei confronti dei salti di coda alla RSA di Pizzighettone e dei vaccinati eccellenti all'hub della Fiera) e non risparmiando strali a una sala regia che ha alternato più che a titubanze e a ripiegamenti un'assertività, spesso non suffragata da linearità scientifiche e procedurali, e a toni imperativi che non ammettevano il pensiero critico.
Dando la parola al testimone in dissenso, che si aggiunge ai numerosi precedenti contributi omologati, ci auguriamo che prosegua il confronto del forum suscettibile di interrogare coscienze ed intelligenze. (e.v.)
In mancanza di certezze e garanzie scientifiche dovrebbe prevalere l'inviolabilità del corpo.
Egregio Direttore, da tempo leggo e apprezzo il buon lavoro di informazione, ma soprattutto di approfondimento che L'Eco del Popolo fa quotidianamente sulle più disparate questioni della nostra provincia ma non solo. È proprio sulla scorta del suo ultimo editoriale, sulle critiche ben argomentate alla sanità lombarda (“Alla canna del gas” - ndr) che condivido in toto, che mi sorge una domanda: "perché non si applica lo stesso metodo di ragionamento, libero e critico, al green pass?" Con estrema franchezza noto un certo "bi-pensiero" orwelliano nella linea editoriale sulla questione pandemica e sulle sue conseguenze fino all'introduzione del “lascia-passare verde” che detto in italiano assume ancor di più un incompressibile significato.
A mio modestissimo parere, il Green Pass è di fatto un metodo di coercizione che in assenza di obbligo vaccinale, rende la terapia genica sperimentale in uso di questi tempi un obbligo di fatto. A differenza dell'”obbligo per legge” lo Stato e le case farmaceutiche non si assumono alcuna responsabilità derivanti dai rischi collegati al cosiddetto vaccino COVID-19 i cui eventi avversi (proprio per la sua natura sperimentale) a breve e a medio termine si scopriranno a fine 2024 (termine dell'ultima fase di sperimentazione) mentre solo il tempo ci mostrerà quelli a lungo termine esattamente come per la totalità dei farmaci messi in commercio. Su questo punto, credo nel diritto all'”inviolabilità del corpo” al quale si appellano i dissenzienti, anche per ragioni di pubblica sanità, oltretutto non suffragate da alcuna prova scientifica e quindi pratica. Vedasi, ad esempio, a tal proposito i dati di contagio e mortalità tra i paesi che hanno praticato i lockdown e no, tra quelli a maggiore vaccinazione con quelli a minore, oppure di maggiore sviluppo di varianti, etc...
Preciso di non essere no-vax e nemmeno contro la medicina ufficiale, di non essere seguace di alcuna teoria complottista o terrapiattista che dir si voglia. Sono impegnato nel sociale perché ritengo la solidarietà un valore nobilissimo, ma ritengo tutta questa diatriba attorno al COVID-19, alle terapie geniche e al green pass alquanto discutibile da un punto di vista della lesività dei diritti civili.
In questi ultimi mesi sulle testate giornalistiche più importanti sono apparsi titoli “acchiappaclick” del tipo: “staneremo i reticenti”, “li purgheremo col green pass” (per citarne due su mille dello stesso tenore), fino all'infelice ultimo tweet di Burioni che paragona i non vaccinati ai “sorci”, per i quali si dovrebbe fare una colletta per pagare l'abbonamento a Netflix a partire dal 6 agosto, quando entrerà in vigore il ddl Draghi sul green pass.
Ad un certo punto, pur disapprovando e condannando i cori da stadio offensivi che provenivano dalle folle radunatesi nelle piazze sabato scorso, mi chiedo (se come l'uovo e la gallina) siano sorti prima i negazionisti del virus (a detta dei media del mainstream) o i complottisti del regime nazista-sanitario (a detta di alcuni manifestanti). Anche il termine “negazionista” ha un riferimento storico (tragico) ben preciso e inviterei alla calma qualche opinionista prezzolato che si pregia di essere un illuminato pensatore.
Posso giustificare la paura e la libera scelta di farsi vaccinare contro il COVID-19 delle persone appartenenti alle fasce d'età cosiddette fragili o aventi patologie medio-gravi per l'alto rischio acclarato a cui sarebbero sottoposte, ma non capisco tutta questa “insistenza” sulle persone in buona salute e giovani che al più gli colerebbe il naso uno o due giorni. Sui giovanissimi, proprio perché hanno ancora tutta la vita davanti, gli effetti di queste terapie (ancora) sperimentali sarebbero imprevedibili e incalcolabili, con buona pace della dichiarazione di Draghi in conferenza stampa che “i vaccinati non contagiano”, prontamente smentito dalla Federazione dei medici (tanto era grossa la fake news di stato). Condannabile, va da sé, anche il suo assunto (infondato scientificamente e statisticamente) per il quale un non vaccinato muoia o che contagiando faccia morire! Terrorismo mediatico? No, il terrorismo ha una ben specifica connotazione e collocazione storica in questo Paese...ma siamo seri? A proposito, il Parlamento esiste ancora o è stato sostituito dai salotti televisivi?
Un altro aspetto sul quale mi piacerebbe si potesse innestare un approfondimento sulle pagine di questa testata è quello della dis-informazione, in assenza di veri e propri dibattiti con contradditorio alla pari fra scienziati e la continua cavalcata dell'onda propagandistica con l'interpretazione a piacere (o ad minchiam) dei dati statistici e dell'assenza di confronti con i dati dell'anno precedente.
L'intento principale dei mass media (ma non ne capisco il fine...perché non sono un complottista) è quello di dividere il popolo in due classi: i tifosi del vaccino e i reietti che non si vogliono fare inoculare (stando attento a non perdermi qualche vocale). Nonostante le percentuali degli aderenti alla campagna vaccinale sia elevata, si vuole il pubblico ludibrio dei divergenti (si veda il dott. Amici da Vespa come tanti altri). Vere e proprie “spedizioni punitive” verso chi dissente, ma che spesso invita alla prudenza non negando nulla o proponendo cure efficaci, complementari al vaccino, che non fossero la tachipirina e la vigile attesa come da protocollo del ministero della salute!
In democrazia la maggioranza comanda, questo sì, ma converrà che maggioranza non sia sinonimo di verità e giustizia. Qualcuno specialmente a sinistra si riempie la bocca di “rispetto delle minoranze”, poi...adducendo motivi di salute pubblica che non sono suffragati dall'esperienza fatta in questo anno e mezzo.
Non mi addentrerò volutamente in disquisizioni scientifiche che non mi appartengono, ma lascerei parlare volentieri e sarei curioso di ascoltare tutto il mondo scientifico-accademico e quello filosofico sul tema. Di quello politico ormai ho poca speranza, in quanto sia la destra che la sinistra vanno come banderuole dove tira il vento, cioè la convenienza elettorale fine a sé stessa. Prova ne è che a conti fatti nulla è ancora stato messo in cantiere sul fronte della riterritorializzazione della sanità se non (quello si è quasi un cantiere al via) del nuovo ospedale maggiore a Cremona, dove un ospedale già c'è e funziona pure bene.
La gente che spontaneamente è scesa in tutte le piazze d'Italia sabato scorso non era eterodiretta da alcun partito ed è per questo che da un lato non sono state chieste preventive autorizzazioni alle questure (in assenza di un vero e proprio organizzatore) e dall'altro vi hanno partecipato persone di diversa provenienza, terrapiattisti e complottisti compresi anche se in minimissima parte. Ma possibile che nessuno abbia provato a domandarsi la reale origine del dissenso? Io la imputo proprio alla mancanza di dibattito e all'evidente propaganda.
In conclusione, confido dunque almeno nella sua pregiatissima testata il perseguire la notizia con la prerogativa di criticarla ed eventualmente denunciarne le storture evidenti dei fatti, a dispetto anche dello schieramento politico che deve trascendere di fronte alla ricerca della verità.
Accetterò l'agone in cui mi sono ficcato, ma sicuramente lo farò a cuor leggero, consapevole di non avere offeso nessuno se non la mia intelligenza. Invito però tutti ad abbassare i toni e a discutere di più con metodo socratico, soprattutto quando non si tratta di convinzioni ideologiche.
Con profonda stima le porgo i più cordiali saluti.
tiziano.a@tiscali.it