Nell'imminenza della data del centenario della fondazione del P.C.I. si arricchisce il forum aperto dalla nostra testata sulla ricorrenza.
Ci è giunto, dopo la testimonianza di Fiorino Bellisario, il contributo di Giuseppe Azzoni. che alimenterà il confronto sull'importante ricorrenza.
Chiedo di partecipare al meritevole forum de L'Eco del popolo sul 1921. Prendo spunto dall'intervento del compagno Fiorino Bellisario. Il titolo dello stesso (che mi pare in sintonia col contenuto) è “1921 la cantonata storica” ed a me sembra assai riduttivo anzi fuori luogo. Bellisario cita a supporto il libro di Ezio Mauro “La dannazione – 1921....”. Libro che ho letto con molto interesse e che non mi evoca solo il 1921. “Dannazione” deve evocare una storia più ampia, la spaccatura della I Internazionale e la “scissione” della II che a sua volta si disfa a fronte della prima guerra mondiale e nasce la III a Mosca. Le “colpe” degli “scissionisti” e degli “scissi” vanno ben valutate e distribuite... L'Internazionale comunista nasce da una rivoluzione vera come quella del 1917 in Russia, per essa fu determinante la ribellione di quei “servi della gleba” soldati che dissero basta ad essere macellati e rivoltarono le armi contro boiardi oppressori e il loro zar e poi anche contro chi la guerra voleva proseguirla. Lenin li rappresentò e li guidò. Potenze europee cercarono di soffocare con eserciti invasori quanto ne nacque affiancandosi alle armate dei boiardi. Non ci riuscirono (non lo so ma mi domando se anche questo non contribuì a far prevalere certi esiti nel regime che si instaurò). Tutto questo ebbe una enorme influenza nel movimento proletario europeo e non solo. Il 1921 ne è un derivato... insomma la “dannazione” ha grandi e meno grandi precedenti (qualcuno di questi ultimi in Italia rende difficile far combaciare perfettamente Bissolati e Turati come fa Bellisario).
La scissione di Livorno, capeggiata da Bordiga con l'adesione della (composita) corrente comunista del PSI alla III Internazionale, avviene con alcune ragioni ed alcuni torti, sia di settarismo che di errate valutazioni su una prospettiva rivoluzionaria. Ma essa non è certo una meschina diatriba tra politici della sinistra. Ci sono forti pulsioni popolari, c'è un respiro internazionale, c'è la volontà di creare una forza politica nuova, coesa e coerente. Certamente la scissione indebolì la sinistra nel drammatico scontro con l'incipiente fascismo. Ma le responsabilità per l'instaurarsi del fascio vanno ben tenute presenti. Casa Savoia rinnegò lo Statuto, appoggiò lo squadrismo e gli consegnò il governo. Governo Mussolini al quale parteciparono forze politiche liberali e cattoliche (pare per errati giudizi su natura e durata del fascio, comunque poi anch'esse perseguitate). Qui stanno le responsabilità, altro che Bordiga! Il PSI fu contro il fascismo da subito e sempre, così eroici socialisti riformisti come Matteotti, così i comunisti: gli errori di sottovalutazione del pericolo e di gravissimo ritardo nel formare un fronte comune (a Cremona abbiamo vissuto quello del difficile rapporto con Guido Miglioli e le leghe bianche) furono, magari in forme diverse, presenti in tutto questo arco.
Io abbandonerei dunque termini come “dannazione” e “cantonata” a proposito del 21 gennaio 1921 per ragionare sugli esiti di quella che fu una “scissione” ma fu anche una “nascita”. Nacque un partito del tutto nuovo anche nel suo modo di essere, pur con errori anche gravi nel giudizio e nella pratica esso ben di più ebbe qualità e meriti di grande rilievo. Non voglio essere stucchevole nell'elencarne anche solo i maggiori. Sono noti. Fu un partito chiaramente espressione delle classi lavoratrici e popolari, unito e determinato. Nel 1991 i noti processi politici e storici portarono, con una sofferta e partecipata serie di congressi, alla cessazione del PCI in quanto tale. Ha lasciato all'Italia una eredità importante e spero feconda pur se in forme e formazioni diverse.
Giuseppe Azzoni