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Verso l'assemblea delle Comunità Socialiste

Prosegue il percorso fondativo della rete delle comunità socialiste del territorio

  23/01/2020

Di Redazione

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La presente edizione de L'eco del Popolo esce in un taglio tematico, esclusivamente dedicato al dossier della questione socialista in Italia e nel nostro territorio, nel più vasto contesto della sinistra.

Ad esso abbiamo dedicato ripetuti approfondimenti e confronti; sia come sviluppo da tempo avviato nel campo socialista sia come tentativo di avviare, come si dice da qualche tempo, un tavolo suscettibile di sbloccare l'impasse determinato sia dall'entrata in crisi dell'aggregato associativo che è stato il PSI quanto dal manifesto default dell'intelaiatura del campo di centro-sinistra.

Fermo restando l'idea che il socialismo italiano non può rinunciare in alcun modo alla specificità del patrimonio storico, ideale e progettuale e della sua originale testimonianza politica e della sua prerogativa di rappresentanza nelle istituzioni, appare sterile e velleitario qualsiasi approccio privo di ancoraggi tra i due piani, sul terreno dell'analisi e della sistemazione teorica di un progetto di società e di testimonianza politica che abbia un minimo di probabilità di affermarsi nei contesti che hanno relegato la sinistra lato sensu in ruoli di marginalità.

Rispetto alla lettura dei cambiamenti avanzato ed in corso e rispetto all'imperativo di dare voce e rappresentanza al diffuso sentiment popolare.

Diciamo subito che le residue probabilità di affermazione di un tale ambizioso proponimento non possono non riferirsi alla attualizzazione dei perni del socialismo europeo, nelle sue storiche declinazioni.

Declinazioni, che, come ammonirebbe anche il meno severo dei fact cheeking, sono, proprio nel momento in cui più forte viene avvertita l'esigenza di dare una risposta socialista alle conseguenze incontrollate della crisi del primo decennio del terzo millennio e della mondializzazione, entrate in sofferenza.

Facile e doloroso elencarle. Dal modello laburista inglese che negli ultimi anni si è affidato alle suggestioni neomassimaliste, operaiste ed isolazioniste di Jeremy Corbyn; con il risultato di far precipitare il partito inventore del welfare al minimo storico elettorale e in un cul de sac senza uscite. In Francia il PSF, artefice dell'Unione de la Gauche del ciclo aureo mitterandiano, è praticamente scomparso. Non scomparso, ma sicuramente in grave sofferenza è la SPD, che, sui perni del congresso di Bad Godesberg, aveva costruito il modello co-gestionario della Mitbestimmung e aveva elaborato la rimodulazione del riformismo della Neu Mitte. E che oggi paga le conseguenze della difficile soluzione dei contraccolpi migratori. Reggono i socialismi iberici; grazie alla specificità geopolitica dei contesti in cui operano. Ma bisognerà vedere nel tempo la sostenibilità della ricetta di dumping che muove le politiche del lavoro e della pressione fiscale. E veniamo all'Italia. Che resta priva, unica in tutto l'Occidente Europeo, di un movimento socialista. Perché, sia ben chiaro, tale non è definibile, nonostante il generoso accredito di Craxi presso l'Internazionale Socialista e del PSI presso il PSE, il partito golden share del campo di centro-sinistra che è il PD.

Risultato del cinico approdo del post-comunismo italiano che non ha mai voluto incrociare la prospettiva di una conversione nel senso di una sinistra riformista e di ispirazione liberalsocialista. Dice il suo leader Zingaretti, il cui profilo arrischia di farlo assomigliare molto a quello di Romolo Augustolo, vale a dire all'ultimo leader di un movimento in serio pericolo di default, che l'unica chance è rappresentata dalla volontà di dar vita ad un nuovo soggetto della sinistra. Che non sia, aggiungiamo noi, un artificio per tenere in piedi le velleità egemoniche di un'oligarchia autoreferenziale fortissimamente interessata ad esercitare i ruoli gestionali. Ma che sia, invece, il risultato di una profonda discontinuità di contenuti e di approcci associativi.

È a ciò che da tempo i socialisti del territorio guardano. Nonostante un contesto che, in forza di ostracismi politici e di ostacoli all'esercizio delle prerogative di visibilità, impedite ai piccoli movimenti, congiura contro un tentativo generoso di rilancio degli ideali del socialismo democratico.

A dispetto di tutto ciò i socialisti che non hanno girato le spalle alla loro storia e che non si sono costruiti una second life politica, asservandosi ai nuovi potenti, continuano la loro testimonianza.

Ne fa fede la filiera di un'attività incessante che ha come coordinate la riorganizzazione del movimento socialista e della sinistra riformista e le questioni del territorio.

Diamo di seguito conto dello svolgimento dell'Assemblea Aperta del 5 ottobre 2019 - Sala del Circolo Filodrammatici – Cremona con un'estratto del verbale:

Saluto ai presenti e di chi non ha potuto partecipare per impegni precedentemente assunti nella stessa data quali: il Segretario PSI di Lodi Andrea Caserta, il coordinatore per il nord Italia di Socialismo XXI secolo Alberto Leoni

Sergio Denti espone il documento delle comunità socialiste cremasca cremonese e casalasca alla platea

Tommaso Anastasio interviene con la sua relazione per una costituente delle comunità socialiste cremonesi autonoma ed a raggio d'azione prettamente territoriale

Seguono gli interventi

Roberto Biscardini (cofondatore di "Socialisti in Movimento"):

abbiamo sempre pensato che il Partito Socialista deve essere uno strumento e non il fine;

anche noi auspichiamo la creazione di una "casa socialista" prima ancora "dei socialisti", perchè per noi è cogente ripartire dalla cultura socialista. Una casa inclusiva per tutti quelli che fanno cose socialiste senza sapere di essere socialisti;

Oltre a connettersi con questi nuovi soggetti, dobbiamo creare nuovi rapporti, non solo con partiti e associazioni, ma anche con le singole persone che operano nelle istituzioni, nelle amministrazioni, etc... nella vita pubblica di questo paese;

In merito alle vostre proposte contenute nelle vostre relazioni, lascio a voi il documento di "Socialisti in Movimento" (allegato alla presente) affinchè possiate discutere sulla possibilità di federarci già a livello regionale, per una costruzione dal basso della nostra "casa socialista".

Enrico Vidali (direttore della storica testata “Eco del Popolo” fondata nel 1889 da Bissolati):

saluto e breve analisi del contesto storico, sociale e politico

Renato Bandera:

dobbiamo recuperare la nostra gente e tornare a riaffermare un metodo che coniughi l'arte del possibile e quella del compromesso;

Riaffermare l'orgoglio di essere Socialisti e ribattere a chi ci definisce ancora oggi ladri che durante la nostra assenza dal panorama politico, noi abbiamo scontato la pena, mentre altri rubavano e rubano ancora oggi come e più di prima;

Dotiamoci degli opportuni strumenti digitali per comunicare ai vecchi come ai nuovi compagni con un linguaggio, si complesso nei contenuti, ma anche chiaro e diretto, alle menti ed ai cuori della gente.

Maurizio Quirico (iscritto al PSI e vicino a Socialisti in Movimento Treviglio):

Da ex sindacalista della CISL, credo più negli accordi che nel compromesso, la differenza è fine ma c'è;

Anche noi a Bergamo abbiamo subito l'oscurantismo della stessa sinistra nei nostri confronti;

Conosco bene l'Africa che sarebbe meglio ricordare per i suoi 53 stati che la compongono, le migliaia di lingue e gruppi etnici, il miliardo ed oltre di abitanti e concordo con la relazione di Tommaso e aggiungo meno multinazionali, basta una volta per tutte allo sfruttamento neocolonialista e basta con la carità cieca verso le cause di questa inaccettabile condizione di povertà e sfruttamento in cui versa il popolo africano.

Virgino Venturelli:

dobbiamo porci come obiettivo le riflessioni per le prossime formazioni delle liste con la connessione ai socialisti che sono sparsi in tutta la provincia, già amministratori a vari livelli e che potrebbero inserirsi nella nostra comunità socialista. Questo lavoro di relazioni, a mio avviso, è prioritario e imprescindibile;

Per quanto concerne una ripresa politica ed una riaffermazione in chiave moderna e liberale a livello nazionale del socialismo, serve una precondizione: basterebbe attuale le tesi di Carlo Rosselli di cui ne cito due su tutte:

Il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale.

. La libertà, presupposto della vita morale così del singolo come delle collettività, è il più efficace mezzo e l'ultimo fine del socialismo.

. Il socialismo non si decreta dall'alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura.

. Ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti. Il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.

. Che è assurdo imporre a così gigantesco moto di masse una unica filosofia, un unico schema, una sola divisa intellettuale.

«Il socialismo non è che lo sviluppo logico, sino alle sue estreme conseguenze, del principio di libertà. Il socialismo è liberalismo in azione, è libertà che si fa per la povera gente.»

Ci si lascia rimandando alle comunità cremasca, cremonese e casalasca il compito di rielaborare il "materiale" dell'Assemblea, oltre agli emendamenti in merito alla bozza di manifesto delle CSC così come alla bozza di Statuto.

Lettera aperta all'universo socialista italiano - 03/01/2020

Man mano che ci avviciniamo al ventesimo anniversario della scomparsa del socialista Bettino Craxi (morto ad Hammamet il 19/01/2000) il primo presidente del consiglio di sinistra della storia repubblicana, le voci e gli interventi a mezzo stampa si moltiplicano.

Prima ancora che la società del consumo fagociti e speculi in merito ad uno dei maggiori esponenti del socialismo italiano che ha saputo rompere con le ideologie del passato, culturalmente, ingessate e riottose al cambiamento, che si è schierato apertamente contro la repressione sovietica del 1968 durante la “Primavera di Praga” nel solco delle intuizioni di Nenni che già aveva preso le distanze dall'invasione sovietica del ‘56 ai danni dell'Ungheria in rivolta contro il regime comunista sovietico, che ha previsto la sconfitta del comunismo senza però saperne cogliere l'occasione di un rinnovato rilancio dell'unità a sinistra (complice certamente l'integralismo di alcuni irriducibili comunisti italiani, ma questa è un'altra storia…) abbiamo il dovere morale di convenire su una non più rinviabile iniziativa politica.

A fronte di quindici anni di storia politica contemporanea, relegati per troppo tempo all'oblio, alla censura, come fossero delle pagine strappate dai libri di storia, oggi siamo chiamati a darne ancor di più, una coerente testimonianza.

Il periodo citato, volente o nolente, in questa “congiuntura” per noi favorevole, deve essere rielaborato e attualizzato per comprendere come fare rinascere un Movimento Politico di ispirazione “liberal socialista”.

L'unica via percorribile, in tale ottica, che riteniamo utilmente percorribile è quella della convocazione dei segretari, dei portavoce e dei presidenti dei partiti, dei movimenti e delle associazioni politiche e culturali, di tutta Italia, agli stati generali della sinistra.

Dapprima regionalmente, per esprimersi unitariamente su una mozione di convergenza, di buon senso, per la costituzione di un rinnovato e più forte soggetto politico di ispirazione liberal socialista.

Inclusivo e aperto a tutti i riformisti, ma non solo, dispersi nella galassia, fuori e dentro il parlamento, fuori e dentro le organizzazioni politiche a qualsiasi livello.

Successivamente, una volta definite le regole di rappresentanza, si decideranno i delegati all'assise nazionale, finalizzata alla nascita del rinnovato Movimento Politico Socialista.

Per fare questo, non necessitiamo di particolari finanze, ma bensì di poche e semplici precondizioni: la volontà di fare qualcosa per il bene comune, quella di uscire così dall'inconsistenza e dall'ininfluenza attuale nella scena politica; il senso di responsabilità e l'umiltà necessaria per spogliarci, una volta per tutte, delle “stellete appiccicate sul petto”, la rinuncia alle poche rendite di posizione rimaste che non sono più utili alla causa socialista e nemmeno al Paese.

Per la Rete delle Comunità Socialiste della provincia di Cremona.

Virginio Venturelli, Sergio Denti, Tommaso Anastasio

Anticipiamo alcuni estratti della Relazione che sarà letta all'Assemblea della Rete Delle Comunità Socialiste Cremonesi il 25/01/2020 a Crema.

[...]

Per spiegare quanto sia attuale e innovativa la nostra idea di socialismo, quello liberale, formulato già negli anni ‘30 da Carlo Rosselli, propongo una breve rivisitazione:

  • Il socialismo liberale è in primo luogo rivoluzione morale, reciproca tolleranza, pluralismo culturale, politico economico e religioso;

  • La libertà è il più efficace mezzo e l'ultimo fine del socialismo.

  • Il socialismo liberale ripudia ogni forma di totalitarismo, compreso quello del libero mercato, poiché in contrasto con una società più giusta. Necessita di coscienze libere, critiche e dal pensiero laico;.

  • Per la sua affermazione, il socialismo liberale ha bisogno, nel concreto, di idee, poche e chiare, di un continuo ricambio generazionale negli organi dirigenti di amore e solidarietà verso il prossimo.

Su di essi si fonderà il nuovo movimento di ispirazione socialista liberale che non dovrà essere frutto di appiccicature di partiti e partitelli (ormai ridotti a morti che camminano) ma soggetto politico nuovo, dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della Libertà e della Giustizia Sociale.

Siamo per il primato della politica sulla tecnica, compresa quella economica.

Contro il consumismo illimitato, dobbiamo sapere riproporre il concetto di “giusta misura” a salvaguardia dell'ambiente.

Siamo internazionalisti per vocazione, sovranisti per costituzione, europeisti per identità culturale.

[...]

Ma oltre i ragionamenti politici di alto profilo, arrivo a noi, cremaschi, cremonesi e casalaschi, col spiegare innanzi tutto il nostro simbolo: una C verde a simboleggiare la comunità che si regge e si stringe sui valori del socialismo in una S rossa ed a fianco un garofano rosso, in una tricromia che richiama la bandiera italiana come segno di appartenenza alla Repubblica, osservanti della costituzione e rispettosi delle istituzioni.

Dobbiamo riuscire a creare una Rete Laica-Riformista per competenze e conoscenze di amministratori in grado di intercettare bisogni, che possa condividere esperienze, ragionare per visione di insieme, per progetti a medio-lungo termine e che sappia sfruttare o creare sinergie sul territorio.

Banalmente, dovremo tornare sul campo, in mezzo alla gente, costruire liste da proporre in ogni comune e, laddove una lista tutta nostra risultasse impraticabile, riuscire a formare e presentare dei candidati (seri e credibili) dalla visione chiara e distinguibile rispetto alle diverse proposte elettorali.

A differenza di altri, noi abbiamo una chiara identità politica che dovremo sapere trasmettere all'esterno. Anche localmente non possiamo adeguarci al modello della politica del “buon senso”. Sarebbe come essere riformisti senza essere socialisti, cioè credere di governare bene perché ci poniamo in una direzione senza capire se stiamo agendo nel giusto verso!

[…]

Tommaso Anastasio

L'estratto della relazione, così come lo sono veicolati preventivamente per dar modo ai partecipanti di compiere una attenta analisi della proposta politica ed organizzativa nel convegno aperto di sabato 25 gennaio.

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