Procede verso la dirittura d'arrivo la fase preliminare alle urne, come si diceva u tempo, la campagna elettorale. Iniziata con le smargiassate delle visite pastorali al territorio dei leghisti, sembra aver ritrovato la ragion d'essere, pertinente alla mission: il confronto sulle cose nel prosieguo della nuova consiliatura. Speriamo proceda alla fine così. Ne trarrebbero vantaggio la riqualificazione della vita civica e il rapporto tra gli investiti di mandato e i dante causa.
Ok, Crema ha le spalle grandi, dal punto di vista del rating sia della sua pregressa storia istituzionale sia di uno certo sforzo di mantenimento di un'impronta feconda nelle relazioni dialettiche e nei gesti della quotidianità amministrativa.
Ma, esaurita questa premessa, tanto doverosa quanto beneaugurante, non v'è chi non veda anche che, negli ultimi decenni, sia per responsabilità che non spetta a noi imputare (ma che difficilmente possano non essere ricondotte alle due ultime sindacatura) sia per il contesto generale in capo alla vita pubblica, si sono andati assottigliando, in simultanea, tanto il target di una visione extra moenia del Comune Vicecapoluogo quanto la sostenibilità della costituency dell'entità intercomunale. Che, in passato, ebbe momenti di forte identificazione e di efficacia rappresentativa nel più vasto contesto territoriale. Sarà questo un assist (sempre ribadito dalla Comunità Socialista e, più recentemente, rivendicato dall'aggregazione Crema Riformista e dal “campo” che sostiene la candidatura Bergamaschi) da farsi passare sotto le gambe.
Perché deve essere chiaro che anche a seguito del filotto delle “riforme” Delrio (sulla Provincia) e Madia, la rete dell'amministrazione periferica (vandalizzata dal centralismo delle Regioni dei Governatori) è indirizzata, malgrado la permanenza di un alto grado locale di afflato civico, al non ritorno.
Si diceva che Crema ha le spalle larghe. Non così sono quelle delle realtà dei Comuni di ridotte (e, in alcuni casi, ridottissime dimensioni) rispetto alle quali alcuni (apparenti) epifenomeni suonano sinistramente. Dal punto di vista della capacità di tenuta della “repubblica delle autonomie” (come si diceva un tempo in riferimento alla rete nazionale degli 8000 e passa Comuni, perno della vita democratica).
Se ci è permesso un consiglio, rivolto erga omnes, ma specificatamente alla Provincia (messa male già di suo a causa, appunto, della “riforma” Delrio e ai Comuni di Crema (in fase di rinnovo), di Cremona (tra un anno) di Casalmaggiore (tra due), si faccia in modo di cooperare fattivamente per riavvolgere questo processo di sfilacciamento.
Di cui, il nuovo caso di Robecco d'Oglio, dove non si presenterà nessuna candidatura (con la conseguenza del commissariamento prefettizio), costituisce un grido di dolore per chi crede nella civiltà del funzionamento dal basso delle Istituzioni.
“Risveglio nell'incredulità”, titola un bel servizio sul quotidiano provinciale. Realistico! Anche se è difficile affermare che si tratti di un approdo, anticipato in altre realtà, imprevedibile. Semmai, si dovrebbe dire, imprevisto. Per perdita di contatto con il sentiment della periferia. Ancor di più per una sorta di irrefrenabilità della caduta libera della liberaldemocrazia dal basso, partecipata (si diceva un tempo).
In un piccolo Comune della Bassa, fortemente a rischio di commissariamento, sul filo di lana si è rimediata con la scesa in campo di un candidato-Sindaco (donna, laureata, impegnata professionalmente) capace di far da traino per una “squadra” di giovani candidati.
Siamo con loro e li ringraziamo (al di là del risultato appeso alle urne) per la loro scesa in campo. Che è un auspicio e un monito per tutti.
Pubblichiamo di seguito il contributo di riflessioni di Virginio Venturelli. (e.v.)
Occorre recuperare interesse e fiducia dei cittadini
Una domanda su tante altre viene spontanea seguendo la campagna elettorale per il rinnovo amministrativo di Crema: come mai potranno essere mantenute le tante promesse che vengono fatte, stante la diminuzione delle risorse disponibili e la costante crescita dei bisogni, sociali innanzitutto.
Elenchi corposi e variegati di opere pubbliche, senza alcuna indicazione circa le priorità e soprattutto sulla loro sostenibilità finanziaria nell'ambito del bilancio del Comune.
A fronte, ormai da anni dei frutti della demagogia e degli schematismi autoreferenziali, che hanno sempre più allontanato gli elettori dalla politica, ma anche dal voto amministrativo, Crema Riformista dalla sua nascita ha privilegiato la corretta della informazione ed i confronti di merito, ritenendoli presupposti essenziali per recuperare nuovamente l'interesse e la fiducia dei cittadini.
Dichiaratamente si presenta come una alleanza tra le forze, politiche liberal, socialiste e verdi, da decenni ai margini della vita amministrativa della città e del territorio, con un obbiettivo principale: la ridefinizione del ruolo della città, nell'ambito del Circondario cremasco, al fine di arginare il progressivo indebolimento della nostra zona, nei confronti di altri contesti e delle varie Istituzioni di livello superiore.
Dal candidato sindaco Fabio Bergamaschi, abbiamo ricevuto un espresso ringraziamento per l'ingresso di Crema Riformista nella coalizione che lo sostiene, per i contributi portati al programma del mandato da parte di tradizioni di lungo corso, oggi rilanciate da giovani candidature.
Analogo apprezzamento per l'opzione politica ci è stato manifestato anche dagli esponenti nazionali di Azione, di Italia Viva, del Psi e dei Verdi, giunti in città a sostegno della Lista, interessati a valutare l'estendibilità del progetto unitario messo in campo.
La Comunità socialista cremasca, considerato l'abbinamento del voto amministrativo con quello referendario sul sistema giudiziario, ritiene molto grave la congiura del silenzio che si sta registrando sui quesiti abrogativi sottoposti al giudizio popolare, il prossimo 12 giugno.
Allo stato, è certamente alto il rischio di una affluenza alle urne inferiore al quorum della validità del referendum, pari al superamento della maggioranza degli aventi diritto.
Se accadesse, sarebbe un vero peccato perché non recarsi ai seggi, sarebbe una rassegnazione allo strapotere delle correnti del CSM, alla valutazione dei magistrati fatta da altri magistrati, alle porte girevoli nelle carriere dei magistrati, agli abusi della custodia cautelare, a maggiori tutele per sindaci e amministratori.
Un dato riassume bene la necessita di profondi cambiamenti: la registrazione di circa 30.000 persone ingiustamente detenute nelle carceri, negli ultimi tre decenni.
I socialisti, storicamente garantisti, sono schierati per il SI all'indirizzo di una giustizia più giusta, mentre aspettano ancora che altrettanto facciano i Partiti che hanno cambiato posizione, con nostra soddisfazione, rispetto al loro passato, apertamente giustizialista ed ossequioso verso la magistratura, già impegnatisi nella raccolta delle firme per l'indizione del referendum in esame.
Per la Comunità socialista cremasca: Virginio Venturelli