La tradizione socialista, da almeno 25 anni, non ha più alcuna responsabilità di governo nazionale. Se da un lato dispiace, dall'altro ci solleva il fatto di non essere tra i protagonisti della più grande crisi democratica repubblicana. Permane comunque la forte preoccupazione che dal tunnel della crisi non se ne potrà uscire nascondendo ulteriore “polvere sotto il tappeto”.
Quanti continuano a richiamarsi al socialismo, intruppati in altre forze politiche, non hanno mai dato delle prove di autonomia e coerenza politica esplicita in grado di ridestare interesse alla rinascita di un nuovo partito socialista. Diversamente poco autorevole e quasi autoreferenziale ciò che rimane dello storico PSI che ha consensi da prefisso telefonico e conta una sola presenza al senato.
Ma tornando al dibattito apertosi sulla soluzione più opportuna da dare all'innesco della crisi di governo, derivante dalle dimissioni di due ministri di Italia Viva, se ne evidenzia una di ben maggiore preoccupazione: quella dei partiti.
Già, i partiti.
Se ci fossero soggetti come quelli previsti dalla Costituzione, la crisi della maggioranza a sostegno di Conte, sarebbe già stata risolta senza duelli personali.
Il Presidente del Consiglio, al venir meno della maggioranza politica, avrebbe già rassegnato il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica per l'avvio delle consultazioni competenti.
I Partiti già sarebbero al lavoro per fornire indicazioni e proposte in grado di costituire un nuovo quadro politico.
Nella situazione in corso, gli “orgogliosi” socialisti (e non parliamo solo di quelli nel PSI), dovrebbero, in modo forte e chiaro, spingere per un Esecutivo autorevole, composto da personalità autorevoli con un Presidente del Consiglio che goda di una ampia fiducia parlamentare, che ridia dignità alle istituzioni e una prospettiva a questo disgraziato Paese.
Anziché raccattare i “voltagabbana” elevandoli a “costruttori“ o a “responsabili” - per inciso: il resto del parlamento sarebbe popolato da irresponsabili? - in una generica difesa del Governo in carica, occorrerebbe puntare ad una soluzione che faccia veramente fare un salto in avanti all'Italia, alle prese con la crisi più acuta dal dopoguerra che vede la pandemia, ma soprattutto le risposte inadeguate date ad essa da parte dell'esecutivo, ridurre ulteriormente il PIL, già tra i più bassi d'Europa.
Data la delicata contingenza, se si volessero evitare le elezioni anticipate (che non sarebbero comunque una bestemmia) nella stessa direzione dovrebbe muoversi anche il centro-destra, rendendosi disponibile tutt'al più alla formazione di un governo di scopo, scombinando le prospettive del desolante spettacolo di questi giorni.
Queste sono le responsabilità che tutti dovrebbero accollarsi, per il bene del popolo italiano e per il quale risulta fondamentale la gestione del più cospicuo finanziamento disponibile nella storia italiana.
Irrita fortemente bruciare l'occasione che abbiamo sull'altare degli interessi di parte (quando non sono solo elusivamente personali).
Il senatore Renzi, che nel 2018 poneva il veto sul Governo PD-M5S favorendo la nascita di quello tra Lega-M5S, nel 2019 cambiava idea, portando il PD ad accordarsi con i cinquestelle, per poi abbandonarlo, verrà giudicato dagli elettori a tempo debito.
In questa fase gli va riconosciuto il merito di aver sollevato dei problemi seri, non risolvibili confermando l'attuale assetto politico.
Urge un Governo di Unità Nazionale composto dalle migliori personalità nei diversi campi, dotate di competenza ed esperienza di gestione. Per il resto, il parlamento torni a parlamentare, santo cielo!
Le Comunità Socialiste della provincia di Cremona invitano tutti i socialisti a non lasciarsi trascinare nei vortici delle personalizzazioni, ma a decidere come farebbe un partito serio, valutando il merito delle questioni, nel reale interesse del Paese.
Comunicato condiviso dalle Comunità Socialiste della provincia di Cremona