Degli ultimi giorni è il sentore che il pool di associazioni e di giuristi, da tempo impegnati nella vertenza Tamoil, stesse maturando, di concerto con le Canottieri, che costituiscono l'entità più direttamente lesa, una progressione di iniziativa. Delle ultime ore, invece, è la notizia che il corollario delle iniziative dei periodi più recenti, vale a dire l'azione più significativa, ha varcato il portone del Palazzo Giudiziario di Via dei Tribunali.
Il “paladino” Ruggeri, che in questi anni si è rivelato il frontman di una campagna scavallata da chi avrebbe dovuto agire nel nome e nell'interesse della Città, ha affrontato lo step, che appariva conseguente alla testimonianza virtuosa, che molti non davano per scontata, depositando un esposto alla Procura. Destinato a richiamare l'attenzione e l'agire degli organi inquirenti sul profilo molto più vasto delle violazioni (finora rimaste circoscritte all'ambito dell'inquinamento delle falde pertinenziali delle Canottieri)
Quest'ultimo gesto dei Radicali costituisce il logico terminale di un percorso, che ha integrato filoni tematici, importanti ma non sempre e non tutti finalizzati alla guidelines dell'azione di tutela e di difesa, che non poteva non prevedere uno sbocco di ordine penalistico sulle responsabilità e sulla vera natura delle eventuali violazioni.
Da questa testata ci pare doveroso rivolgere apprezzamento, solidarietà e sostegno al pool di "cittadini verticali" che con coraggio e abnegazione non ha mai perso di vista in questi ultimi anni la centralità di una questione che è di etica comunitaria, di giustizia, di tutela della salute e dell'ambiente.
Negli 80 che scrive aveva in parte anticipato, nei limiti imposti dal ruolo politico-istituzionale e, diciamolo con sincerità, dai condizionamenti di un ambiente che sul tema non ammetteva gesti fuori dal coro, questi sbocchi. Su cui pesavano e peseranno le logiche di tutela della macchina economica che deve girare e del tengo famiglia. Adesso, dopo che nessuno ha di che lagnarsi delle ricadute in termini di sussistenza, non ci sono più alibi perché non si squarci il velo delle ipocrisie e delle versioni reticenti quando non false, sul reale stato del disastro Amoco, prima, e Tamoil, dopo. Disastro che riguarda le immediate prossimità dell'area dello stabilimento (le canottieri, elette paradossalmente come location adatte a ritemprare fisico e spirito dei lavoratori). Ma che afferisce ad un quadrante più vasto, rappresentato da quasi tutto il territorio cittadino della fascia rivierasca, e che riguarda le falde, il suolo, l'atmosfera, la permanenza dell'impianto strutturale (non ancora significativamente demolito e bonificato). Se il Comune pensa di aver chiuso, con il riconoscimento a Gino Ruggeri e agli amici Radicali, la partita di 60 anni di neghittosità quando non di vere complicità, sbaglia di grosso. La campagna resipiscente, avviata dai Radicali, dagli ambientalisti, dal pool di avvocati valenti e determinati, deve essere considerata il buon avvio di una denuncia e di una testimonianza più vasta. Come abbiamo avuto modo di osservare nel recente passato, il combinato di azioni legali mirate e parziali, di percorsi processuali dilatati, di decommissioning da tempi indeterminati e vieppiù allungati è quanto di più esiziale per l'affermazione di sia pur tardive consapevolezze e di conseguenti e consoni progetti di tutela dell'interesse comunitario. Questa ammuina, di cui management e società proprietaria sono i principali (principali, non esclusivi!) e con cui si perdono di vista i tempi e i contenuti di quella che dovrebbe essere la class action di tutta Cremona, deve essere lucidamente denunciata. Perché è la continuazione in altre forme del peccato originale. Che consentirebbe, oltretutto, ai responsabili di allungare il brodo dell'accertamento penalistico e alla proprietà di assottigliare le fonti cui attingere i risarcimenti. Desideriamo far pervenire ai Radicali, alle associazioni ambientaliste, alle Società Canottieri, al pool dei Legali il pieno sostegno de L'Eco del Popolo a questa testimonianza che è ad un tempo di dignità civile e di tutela di Cremona.
Nel contempo ci pare doveroso appellarci alle sensibilità ambientaliste della città, all'istituzione comunale, ai movimenti politici, affinché l'apprezzabile iniziativa dei Radicale sia accompagnata da un rigurgito di consapevolezze suscettibile di sfociare in un'azione corale, la più vasta e la più forte possibile.
A cominciare dalla rivendicazione di una scesa in campo (che sia veramente tale e che parta da una forte ideale progettuale) del Comune.
Preoccupante, molto preoccupante la tergiversazione sui tempi e sulla volontà di convocare l'Osservatorio e altrettanto sconcertante il defilamento della Commissione Ambiente.
Sarebbe, altresì, il caso che il governo comunale con il più ampio coinvolgimento di tutti i gruppi cominciasse ad almeno sillabare le prospettive intorno al “che fare” quando la decommissioning sarà completata.
Anche per evitare eventuali destinazioni che, da un lato, replicassero la reiterazione delle distorsioni in qui lamentate e denunciate e, dall'altro, mirassero a favorire speculazioni su un distretto urbano. La cui finalizzazione non può non tener conto della sua precipua condizione di perno del distretto rivierasco e della simmetria con le attività logistiche integrate.