...che invitava a fare un esperimento mentale: “proviamo ad immaginare che cosa sarebbe successo se…”. Invece ci siam fatti riconoscere…ancora una volta…più che per una reale intenzionalità, per un indubitabile timbro fatto di propensioni demagogiche e, forse concessa l'attenuante della buonafede, di pressapochismo nell'agire.
È pur vero che nella vicenda della deriva (d-e-r-i-v-a!) del Pride dell'ultimo w e, forse nato con le intenzioni le più feconde (definizione che, per effetto di un soverchiante impianto motivazionale, non fa il pieno delle condivisioni) ma approdato alla classica eterogenesi dei fini, ha giocato un eccezionale aggregato di imprevidenza e di troppe cose date per scontate, in quanto derivate dalla certezza di immancabili en plein di risultati.
A cominciare dall'assenza di obiezioni e di controindicazioni.
Diciamo subito che, senza essere contrarian, non abbiamo mai sentito una particolare esigenza di testimonianze di questo tipo.
Da tale punto di vista eleggiamo (e non arbitrariamente!) al rango di editoriale di questa riflessione l'estratto di un'intervista, recentemente pubblicata dal quotidiano La Provincia di una “coppia”. Che non aggettiviamo, perché tanto si capisce e perché il valore della loro testimonianza non deve neanche marginalmente essere inficiato da nessuna chiosa che non possa non essere neanche minimalmente alla loro altezza.
Abbiamo la maturità necessaria a valutare ciò che ci circonda. C'è un tempo e un luogo per ogni cosa (per sia pur legittime effusioni)
Esistono contesti e tempi a lanciare un messaggio. La provocazione inutile e il mettersi in mostra con questo estremismo ideologico non fanno che danneggiare la battaglia per la parità.
Forse dedurne che coloro che si sono pronunciati in tal senso possano ritenere superflue o non esattamente indispensabile questo modo di manifestare l'istanza dei diritti di libertà di costumi e la giusta rivendicazione di pari dignità di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, sarebbe azzardato.
Una modalità, si sarà compreso, che non esercita su di noi alcun appealing. Non solo dal punto di vista motivazionale, ma anche per le modalità non convenzionali e al limite della sostenibilità.
Indubbiamente l'episodio impone una riflessione sia sull'impulso di spettacolarizzare la testimonianza, qualsiasi testimonianza civile, sia sull'approccio dilettantesco sull'allestimento e sulla protezione dai malintenzionati.
Siamo una piccola entità territoriale, con innegabili posture “provinciali; che in ogni caso non ci esimono dal dovere di alzare lo sguardo dall'ombelico e di percepire, allungandolo, che la materia è reso controversa da diversi sentiments e da fondate obiezioni. Sia pure di passaggio segnaliamo la circostanza dell'attrito tra le componenti interessate ad un gay Pride proposto per gli scouts di Lecco.
Che si sia passata la misura (dell'agire alla “garibaldina) è dimostrato se non altra dal taglio di un'esternazione in capo ad un illustre ed autorevole cittadino (il Cavalier Arvedi) che, a memoria di decenni, non è mai intervenuto sulle vicende politiche (“questi simboli non hanno nulla a che vedere con la legittima tutela dei diritti e la lotta all'omofobia e alle discriminazioni ed esprime stupore e rammarico per il fatto che nessuna autorità sia intervenuta”).
Con un certo ritegno, dovuto alla delicatezza dell'argomento e dalle conseguenze derivanti dalla frizione scappata della gestione, apriamo una riflessione corale; in qualche misura incoraggiata dal Sindaco Galimberti “Mi piacerebbe che su questi temi si aprisse in città un dibattito serio, rispettoso e costruttivi.”
Servito! Chiamiamo, infatti, ad inaugurare questo dibattito due interlocutori autorevoli: la Presidente dell'Associazione Zanoni e il Segretario Provinciale del PD, Vittore Soldo.
Di nostro vorremmo intervenire su un aspetto, che arrischia di impiccarsi all'albero di una tecnicalità: come abbia potuto succedere che, a volto coperto gli autori dell'atto “blasfemo”, dei due “portantini”. Il cui esordio assoluto, se ci si spremono le meningi e se ci assiste la memoria, non è stato a Cremona.
Su questa circostanza interviene in un'intervista il Prefetto di Cremona. Ipotesi di reato, al vaglio.
Giustamente l'avv. Pasquetti consigliere comunale, scartando responsabilità dirette o tolleranze da parte del board organizzativo, ipotizza la fattispecie dell'infiltrazione. Una costante questa se abbiamo presente i fatti avvenuti di recente (la Festa della Liberazione) e meno recentemente e con gravità enormemente maggiore le “infiltrazioni nel gennaio di cinque anni nella manifestazione (già devastante di suo) dei Centri Sociali.
Ora, una buona volta, sarebbe il caso di armonizzare le tattiche di deterrenza e contrasto alle “infiltrazioni”. Archiviando le tattiche “flessibili” e predisponendo un modello di rapido intervento, che consentisse almeno l'identificazione e, nel rispetto della legge, la cessazione delle violazioni. E non ex post.
Ciò premesso, pubblichiamo la determinazione (quasi unanime, che non esclude il corollario di malmostosità di parte) del Consiglio Comunale. Ed oltre i preannunciati interventi di Soldo e Rossini.
Premesso che:
in data 4 giugno 2022 si è svolta a Cremona la manifestazione “Cremona Pride” alla quale il Comune di Cremona ha concesso il patrocinio in quanto promotrice di valori di inclusione e contro ogni forma di discriminazione.
Considerato che:
durante il corteo per le vie del centro città è stata esibita una statua blasfema della Madonna, episodio che è stato riportato per la sua gravità non solo dalla stampa locale ma anche da tutta la stampa nazionale.
Tutto ciò premesso e considerato il Consiglio comunale
esprime la più ferma condanna per l'episodio di blasfemia prendendo la distanza da quei pochi manifestanti che, con questo gesto, hanno avuto comportamenti provocatori e oltraggiosi offendendo la comunità cremonese da sempre impegnata per una società senza discriminazioni.
Impegna il Sindaco e la Giunta
ad esprimere in maniera istituzionale la stessa ferma condanna intervenendo in Consiglio in merito al citato episodio.
Gentile direttore, sono rimasta sconcertata da come si è svolta la manifestazione Gay-pride a Cremona, autorizzata dalle istituzioni.
Un corteo eterogeneo di persone desiderose di unirsi per in teoria condividere la gioia dei colori e l'allegria in un periodo grigio data la guerra in Europa e l'apparire di nuovi virus, In pratica è stato assorbito da chi ha lo scopo principale di affermare il diritto di non essere discriminato da chi ancora si erge a giudice delle esigenze e del comportamento altrui.Ostentarlo però con provocazioni di cattivo gusto e carnevalate, per tanti anche sacrileghe, non credo abbiano raggiunto lo scopo che forse si erano prefissato.
Chi definisce una altra persona “diversa “non è che scopra l'America. Nessuno è uguale all'altro né fisicamente né emotivamente e nemmeno nell''esternare i propri pensieri e sentimenti.
Comportarsi così può cambiare i giudizi altrui? Ne dubito.
Negli anni ormai ahimè lontani della mia gioventù erano criticate le coppiette che a Parigi si baciavano agli angoli delle strade. Qui non si osava ancora. Si rispettava il sottile complice piacere dell'intimità discreta. Manifestare platealmente il modo di vivere il proprio amore non aiuta a influire sul parere altrui. Ancora meno ingigantire, provocare, offendere il comune senso del pudore. Stendiamo poi un velo pietoso su quel povero manichino nato da qualche mente distorta. Ho ascoltato molti giudizi negativi da chi ha dovuto subire le assurde sfide, non ho invece colto cenni di appagamento da parte dei protagonisti. Saranno tutte da verificare le conseguenze di questo povero comportamento.
Clara Rossini
Cremona Pride: sta facendo polemica e sta creando reazioni di indignazione e di protesta il fatto che alcuni manifestanti, durante il corteo del primo Pride di Cremona, abbiano portato in corteo un manichino di donna con un velo in testa che voleva rappresentare l'immagine sacra della Madonna.
La scelta di usare un'immagine sacra è indubbiamente sbagliato e fuori luogo perché oltre a colpire e mancare di rispetto nei confronti di un mondo che ha fatto e sta facendo del dialogo e del confronto uno strumento per unire invece che dividere, presta il fianco a chi vorrebbe distorcere e mettere in secondo piano i messaggi di inclusione e allargamento dei diritti che sono stati il vero tema del corteo di ieri e che sono stati affermati dai migliaia di manifestanti rispettosi delle sensibilità di tutti: spiace che la provocazione poco rispettosa e indubbiamente di cattivo gusto di 4 persone che non erano espressione di nessuna delle associazioni e delle sigle organizzate che hanno lavorato per preparare l'evento e manifestato sabato, abbia offuscato la bellezza e l'importanza del corteo, in termini di dialogo e di confronto costruttivo sui temi dei diritti, con tutti i mondi e le sensibilità che convivono nella città di Cremona e nella nostra provincia.
La provocazione messa in atto sabato era espressione della sola scarsa intelligenza di quei pochi che hanno usato una manifestazione bellissima per sporcare il messaggio di tante associazioni serie che hanno lavorato per portare a Cremona una manifestazione importante e utile per sensibilizzare l'opinione pubblica in merito a temi rispetto ai quali la nostra società non ha ancora pienamente chiuso un pensiero. Provocazione che ha giustamente indignato e offeso associazioni e mondi che non hanno mai fatto mancare volontà e disponibilità all'ascolto delle istanze di tutti, compresa quella parte che era presente e manifestava in corteo, per i diritti di tutti.
Il Partito Democratico cremonese stigmatizza il messaggio ed il gesto di chi, per manifestare e per veicolare un proprio messaggio, passa da una provocazione fuori luogo, mancando di rispetto al significato e ai mondi sottesi ad un'immagine sacra, cara non solo al mondo cattolico, qualsiasi fosse il messaggio che voleva veicolare quella rappresentazione: chi manifesta per l'affermazione dei diritti, sempre che questo fosse il loro vero obbiettivo, a maggior ragione, deve dare rispetto al contesto in cui si inserisce.
Di contro abbiamo assistito e partecipato ad una manifestazione colorata e gioiosa dove associazioni e tantissimi giovani hanno manifestato rispettosamente per affermare la cultura dei diritti e dell'inclusione che presuppone la cultura del rispetto che invece nell'utilizzo di un'immagine sacra è venuto meno.
Vittore Soldo, Segretario provinciale Partito Democratico di Cremona.