Pierluigi Torresani del Panathlon Cremona annuncia che Panathlon e Comune di Cremona organizzano un appuntamento per ricordare le figure di sportivi che in quel periodo buio per la storia dell'umanità, hanno affrontato con coraggio e coerenza eventi drammatici, pagando spesso con la vita. La soluzione finale agì scientificamente colpendo ogni strato delle comunità israelitiche o apertamente anti regime. Ad essa non sfuggi neppure la dimensione sportiva. La popolarità, le forme di divismo di cui erano già allora oggetto i campioni degli stadi, non costituirono alcun motivo di vantaggio. Enorme fu l'entità di questo martirologio dello sport; si è calcolato che il loro numero possa avvicinarsi ai 70.000 di cui 220 circa al altissimi livelli (medaglie olimpiche o campioni del mondo.
Venerdi 29 gennaio alle ore 11,30 avrà luogo una significativa cerimonia presso lo stadio Zini di Cremona, in prossimità della lapide-ricordo del calciatore Vittorio Staccione. Egli fu calciatore anche della Cremonese. Conclusa la carriera calcistica, costellata di importanti successi, tornò al lavoro di operaio presso la FIAT di Torino. Ma tornò anche alla testimonianza politica ed antifascista. Scoperto e deportato, nonostante avesse potuto far perdere le tracce di sé, nel lager di Gusen-Mauthausen, sarebbe morto, insieme col fratello pure internato, sarebbe deceduto per malattia e stenti nel 1945, poco prima della liberazione e della cessazione del conflitto.
Cremona, nella ricorrenza del 70° della Liberazione, lo aveva ricordato nel giugno scorso, dedicandogli una lapide, realizzata e donata dallo scultore prof. Mario Coppetti, che è stata affissa allo Stadio Zini nel corso di una manifestazione di grande valore civico.
Nello scorso settembre il nipote Molinaro di Vittorio Staccione rese omaggio alla lapide.
La cerimonia del 29 è aperta, informa Torresani, a tutta la cittadinanza, ma è rivolta soprattutto al mondo della scuola e degli appassionati sportivi, che potranno associare idealmente il valore dello sport ai valori più vasti della libertà e della democrazia, per cui Staccione immolò la sua giovane vita.