A Cremona si è aperta una polemica assurda all'interno del PD. Chi accusa il bravo Andrea Virgilio, il migliore della giunta Galimberti, non si rende conto che non si può votare contro o non votare solo per essere alternativi alla Lega. Nel 2021 è una cosa allucinante. Doveva muoversi subito il PD che vorrebbe essere un partito riformista, non la Lega, ad appoggiare i radicali come a suo tempo fece il PSI che su questo tema come su quasi tutto ha avuto ragione dalla storia. O devo sospettare che i rapporti tra il PD e parte della magistratura siano di altro genere? Allora per coerenza il PD esca dal governo! Sono finiti i tempi dei partiti massimalisti dove si faceva solo ciò che il partito decideva. Virgilio fa bene, questa è una questione di coscienza civile, io la condivido, ed ognuno risponde a se stesso. Bravo Andrea.
Ettore Manes
NON IMPORTA IL COLORE DEL GATTO….
L'IMPORTANTE …CHE ACCHIAPPI I TOPI
Sarebbe (o dovrebbe essere) questo il perno del ragionamento attorno ad una questione (la riforma della branca della giustizia), storicamente, nonostante l'imperativo in senso esattamente contrario, divisiva.
La foto d'interni dello schieramento favorevole ad una profonda riforma, divenuto motore attivo della campagna propedeutica (la raccolta delle firme necessarie all'indizione di un referendum popolare), si arricchisce, come segnala, compiacendosene, Ettore Manes. Che, considerando i precedenti, sarebbe sminuente catalogare nella qualifica di lettore.
Condividiamo la valutazione encomiastica (ad eccezione, per ragioni di indipendenza, del rating come assessore), rivolta all'esponente politico, che, diciamolo pure, ha dimostrato, insieme al deputato Luciano Pizzetti, di volersi distaccare sia dalla consolidata linea-guida post-comunista sia dai più recenti percorsi dem in materia, appunto, di profonda revisione di un ganglio vitale della vita pubblica italiana.
Sul tema la nostra testata è intervenuta con una testimonianza franca e diretta Il ramo della giustizia deve tornare ad essere terzo potere, negli equilibri istituzionali e nell'efficienza; senza di vengono, oltre al discredito continentale, alimentate distorsioni generatrici di prevaricazione dei poteri e conculcato un diritto fondamentale.
L'imbocco di questa opportuna direzione di trasversalità, di consapevolezze e testimonianza attiva favorirà indubbiamente l'approdo ad un più consono terreno di feconde percezioni e di virtuosi sbocchi.
Non era assolutamente scontato che l'imbarazzante esordio della regia referendaria potesse essere corretto in corso d'opera. Vale a dire che la rivendicazione di fatto di un ruolo predominante se non esclusivo del tandem radicale/leghista finisse per deprivare l'iniziativa di quell'indispensabile profilo se non universale di larga convergenza non partisan.
Indubbiamente ha concorso nella riformulazione di un asset referendario esclusivo e fortemente sospetto di perseguire finalità strumentali l'esito dell'iter legislativo della riforma Cartabia.
Il prodotto finale di una partita non esattamente facile e lineare, anche se in qualche misura agevolata dai nuovi contesti del Governo Draghi, corrisponde in larga parte all'esigenza di fornire rassicurazioni alla E U, come contropartita degli importanti aiuti finanziari, ma anche di avviare uno sforzo di efficientamento del ramo più scalcinato dello Stato. Di tale organica inefficienza per decenni si è scaricata la responsabilità sulle conseguenze derivanti da limiti strutturali e di spesa. Girando interessatamente la testa dall'altra parte dell'inconfutabilità del fatto che è il Paese europeo con più addetti negli organici giustizia.
Scrive in proposito Domenico Cacopardo
Per la prima volta da 40 anni il governo approva una riforma della giustizia e si appresta a farla approvare dal Parlamento. Certo, la lotta non è finita e si attendono ritorsioni con gli strumenti giudiziari di cui alcuni che ne dispongono potrebbero fare uso spregiudicato. Ma la battaglia ormai è incanalata sui binari corretti di efficientare il sistema e di rendere la giustizia un servizio da rendere ai cittadini.
Mai prima politica lato sensu intesa e i due poteri costituzionali fondamentali avevano “osato tanto”'
Quando, come nel caso ricordato da Cacopardo, della depenalizzazione del reato di finanziamento dei partiti l'Italia si trovò di fronte ad una sorta di “putsch coronato dal successo, giacché Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica, non era in condizione di resistere ad alcuna pressione -propria e impropria- giudiziaria”.
Con il che si dimostrava che l'”organo giudiziario-non potere" in realtà rivendicava nei fatti la facoltà di supervisione della politica e, in essa, dell'attività del ministro della giustizia e del governo.
È la ragione principale per cui procedano di pari passo la riforma Cartabia e il referendum per la giustizia giusta. Che costringerà la magistratura a tornare ad essere un ordine dello Stato chiamato ad assolvere i compiti assegnatigli dalla Costituzione e dai poteri dello Stato e a rispondere di ciò che non accade secondo quando stabilito.