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Su “Tanto andò la gatta al lardo...”

Testimonianza di Roberto Codazzi (direttore artistico musicale del Museo del Violino)

  05/07/2021

Di Redazione

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Egregio Direttore, 

ho letto il suo approfondimento “Tanto andò la gatta al lardo...” sui temi della musica e della cultura a Cremona, in cui ha gentilmente citato anche le mie riflessioni pubblicate su Mondo Padano del 2 luglio. Intanto, per non apparire incoerente, specifico che il mio è un appello “dal di dentro”, perché da quando rivesto il ruolo di direttore artistico del Museo del Violino sono ben consapevole di dover e poter contribuire a cambiare le cose dall'interno, e comunque dall'avere voce in capitolo, flebile o forte che sia. Tuttavia il mio ha voluto essere, a me stesso e agli altri soggetti coinvolti nella partita – a partire dagli amministratori della città -, un monito a tenere alta la guardia, perché in Italia la concorrenza sul piano del turismo culturale è sempre più agguerrita. L'altro giorno nel mio scritto mi riferivo a Brescia e Bergamo, che hanno fatto squadra per vincere la partita di “Capitale europea della cultura”, e nel dorso bresciano di ieri del Corriere della Sera si enumeravano i punti di contatto tra queste due realtà che oggi si giurano amore eterno dopo secoli di campanile e rivalità. Per cambiare fronte, pur restando in Lombardia, proprio oggi ho invece ricevuto il programma di un festival estivo promosso da Comune e Teatro Sociale di Como e intitolato, neanche a farlo apposta, “Como città della musica”... Attenzione insomma che ogni appiglio può essere sufficiente a città più attrezzate, sul piano economico e della intraprendenza politica, per sviluppare progetti e soprattutto per far credere a potenziali turisti e fruitori che Como sia più importante, sul piano musicale, di una Cremona che ha dato i natali a Monteverdi e Stradivari. 

Roberto Codazzi 

direttore artistico musicale del Museo del Violino 

Siamo onorati del fatto che una figura di spicco nella vita artistica e cultura cremonese (e non solo) abbia letto la nostra riflessione di tre giorni fa. Con cui volevamo dare un segno incoraggiante del tornante imboccato dal maggior teatro e ad un tempo evidenziare la permanenza, nei contesti della vita istituzionale e culturale, di alcune zavorre. 

Che frenano ed appesantiscono lo slancio di Cremona verso i riconoscimenti che le sue eccellenze meriterebbero. 

Qui il problema non è prendersela con la perfidia dei concorrenti. Che con minori titoli ci danno la polvere. Magari illudendoci con qualche comparsata di primi cittadini, falsamente sinergici, di mirare a traguardi comuni. 

Prima ce ne facciamo una consapevolezza e prima, almeno, si evita il ridicolo. 

Resta ovviamente prioritaria su tutto la percezione dell'inaggirabilità di un radicale cambio di registro. In materia di definizione di un'offerta che sia congrua all'ambizione di essere (e di venire riconosciuta) una capitale della musica, dell'arte, del violino. 

Chi era convinto di ciò si è comportato conseguentemente. Avanzando un progetto e mettendo mano ad ingenti risorse. Ma non si può continuare a percepire questi slanci visionari solo nella prospettiva della beneficiata. 

Questi concreti gesti di munificenza e di straordinaria progettualità non possono restare avulsi da un più generale sentiment, che spetta alla città nel suo complesso ed all'istituzione amministrativa in particolare accompagnare. 

Insomma Cremona deve decidere, in capo alle sue politiche culturali e attrattive, se fare delle vere eccellenze il punto di forza del pressing in vista di riconoscimenti suscettibili di accrescerne l'appealing o, come ahinoi c'è motivo di temere e forse di constatare, continuare a “recitar cantare”. 

Ciò a fare dell'attività di sia pur stimate istituzioni artistiche il volano di calendari di bassa qualità, significativa spesa, insignificanza al di fuori dei perimetri territoriali. 

Verificare una certa aderenza tra quanto autorevolmente sottolinea il professor Codazzi e quanto avevamo considerato qualche giorno non è cosa di poco conto per le sorti di una testimonianza tesa a rimodulare i propositi, i valori, le energie in campo. 

Roberto Codazzi, cremonese, musicista e musicologo, riveste, come direttore artistico musicale del Museo del Violino, il ruolo di avamposto nell'impresa di collocare il patrimonio artistico della Città nel posto che meritano il suo patrimonio e le sue potenzialità. 

Se fosse dipeso da noi le sue caratteristiche professionali ne avrebbero fatto (insieme ad almeno altri due protagonisti) il candidato ottimale per il vertice del Ponchielli. 

Conosce e collabora con altre istituzioni teatrali cremonesi ed è nella condizione di imprimere una spinta alla auspicabile sinergia per un impegno di squadra.  

Purché di ciò sia consapevole la politica.

CREMONA (22 febbraio 2021) Roberto Codazzi, cremonese, musicista e musicologo, è il nuovo direttore artistico musicale del Museo del Violino. La nomina è stata proposta da Fondazione Arvedi Buschini e approvata all'unanimità dal Consiglio di Amministrazione del Museo. “Abbiamo voluto formalizzare – spiega Virginia Villa, direttore generale MdV - con un mandato più ampio, il ruolo di Roberto Codazzi, stimato professionista che dal 2017 collabora con noi, in condivisione con Fondazione Arvedi Buschini, come direttore artistico di STRADIVARIfestival e di altre iniziative quali L'altra anima del Violino, STRADIVARImemorialday e Concerto Gospel di Natale. In questi anni il suo lavoro ha pienamente soddisfatto le nostre aspettative. Ora vogliamo raggruppare sotto un'unica regia le varie manifestazioni musicali realizzate in Auditorium Giovanni Arvedi, sviluppando un progetto artistico organico. Per questo, da quest'anno, Codazzi curerà anche CremonaJazz, altro consolidato fiore all'occhiello nella programmazione dell'Auditorium”. Brillantemente laureato in pianoforte al Conservatorio di Brescia, dopo gli studi Roberto Codazzi ha intrapreso l'attività concertistica sia come solista sia con diverse formazioni strumentali e vocali. Parallelamente alla carriera di interprete ha svolto attività giornalistica come critico musicale del quotidiano La Provincia di Cremona e come collaboratore delle più prestigiose riviste del settore, da Musica a Suonare. Ha dato alle stampe diversi libri tra cui, in occasione del bicentenario del Cigno di Busseto, L'alfabeto della cucina verdiana, un saggio originale che racconta la figura di Verdi attraverso le sue preferenze enogastronomiche. Nel 2010 gli è stato conferito il prestigioso Premio Internazionale Myrta Gabardi per la sezione “giornalismo musicale”. Ha curato i cataloghi di diverse mostre internazionali di liuteria organizzate dall'Ente Triennale Internazionale degli Strumenti ad Arco ed è stato direttore di Cremona Liutaria, magazine della Fondazione Antonio Stradivari. Collabora con l'emittente televisiva Cremona1, per la quale ha ideato e conduce la trasmissione Casta Diva, dedicata alla lirica e ai suoi personaggi. Ha ideato e diretto svariati festival e manifestazioni musicali, tra cui il festival Bel canto sotto le stelle e il Festival delle Muse, entrambi organizzati dalla Provincia di Cremona, il Festival Violinistico Internazionale “Gasparo da Salò” e il festival AcqueDotte. Dal 2017 è direttore artistico di STRADIVARIfestival.

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