Egregio Direttore,
l'Accordo di Parigi sul clima compie 5 anni. Un compleanno amaro visto gli impegni presi dai paesi dell'Onu il 12 dicembre 2015, a confronto degli insufficienti risultati raggiunti. Le emissioni di gas sono aumentate anziché diminuite, i deserti avanzano, i ghiacciai si ritirano, cicloni e alluvioni diventano sempre più frequenti e devastanti. I paesi più deboli patiscono carestie, che ovunque provocano guerre e migrazioni.
Contrariamente ai bei discorsi, nei fatti, si continuano a favorire le attività tradizionali ad alte emissioni, piuttosto che investire sulla green economy.
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e papa Francesco, il solidarismo socialista e quello sociale della chiesa cattolica, sono state le personalità che maggiormente si sono distinte nella denuncia dei ritardi accumulati in campo ambientale. I due hanno lanciato accorati appelli alle nazioni affinché siano coerenti con le decisioni sottoscritte, per il contenimento dell'aumento delle temperature entro 2 gradi, pena la progressiva distruzione del pianeta. Guterres, ha richiamato tutti i leader mondiali a dichiarare lo stato di emergenza climatica nei loro Paesi, fino al raggiungimento della neutralità delle emissioni. Papa Francesco ha rimarcato che l'attuale pandemia e cambiamento climatico, non hanno solo una rilevanza ambientale, ma anche e soprattutto etica, rispetto al peggioramento delle condizioni di vita dei più poveri. Per entrambi va fermata, esplicitamente e ad ogni livello possibile, la corsa verso la catastrofe, gli sprechi ed il carico di debiti sulle spalle delle future generazioni, per la salvezza della umanità intera.