Non si dolga la pop rock cantante, paroliera e attrice (il cui cognome, per associazione di idee, rinviava alla “magnifica” figura incombente sugli scalcinati destini di studi universitari languenti e, per essere sinceri, in via di deragliamento), se riferiamo l'aggettivazione (rafforzata dal participio) del titolo non già alla prestazione discografica performante, bensì alla percezione (ancora pulsante) di quell'aurea stagione della nostra vita e della nostra testimonianza militante.
Non osiamo neanche lentamente, a mente del paginone del Corriere della Sera che raccoglie la sua intervista (in par condicio con tutte le vecchie glorie che riluttano ad appendere scarpette, tutù e microfono, preferendo piuttosto trapassare sull'assito del palcoscenico), tentare un approccio al senso di una testimonianza che è qualcosa tra il rendiconto della carriera (presumibilmente ritenuta ancora aperta), una bozza di testamento morale, uno sforzo ermeneutico di sé.
Non vogliamo e non siamo attrezzati. Confessando di sentirci eredi morali del nostro maestro di ideali politici e di giornalismo (Emilio Zanoni), per il quale musica e canto costituiscono, frequentemente, un insieme di rumori molesti.
Anche se, come si avrà modo nel prosieguo di accertare, nella vita, pur non rinunciando ai propri leciti e rispettosi convincimenti, ci si deve adattare.
La vestale del “Kobra che non è un serpente” e di altri testi dai messaggi non esattamente sottintesi confida all'intervistatore i due ricordi più belli: un film ed un concerto memorabile a Milano (20 agosto 1980 al Castello Sforzesco su invito, dice lei, del Sindaco Tognoli).
Il nostro amarcord (con l'aiutino dei cospicui depositi) ci induce a ricordare che qualche giorno dopo la vedette sarebbe venuta a Cremona al Festival Provinciale dell'Avanti! presso il Parco delle Colonie Padane.
Rettore (magnifica ma non “Magnifico”) iniziava una carriera che, in quel tempo, l'avrebbe portata, sia per le qualità canore (nel cui merito non entriamo per manifesta incompetenza) sia per uno stile fortemente innovativo e per qualche verso fuori dagli schemi, sulla cresta dell'onda.
Ingaggiarla in una piazza di periferia (come poteva essere Cremona) non era esattamente alla portata; soprattutto per un evento militante. Ma in città qualcosa si stava muovendo sul piano della domanda delle esibizioni canore di massa.
Un certo aiutino, in certo qual modo, era implicito nei progetti di rivitalizzazione dell'offerta di spettacoli in capo alla nuova giunta.
Non possiamo giurare che fosse stato quell'anno di esordio della giunta rossa, ma ci saremmo poco distanti; nell'identificare il punto di svolta nel concerto in piazza del Comune (che all'occorrenza diventa piazza del Duomo) di Vasco.
Fin lì i programmi di intrattenimento popolare avevano manifestato un elettroencefalo piatto, appena smosso dalla Rassegna di Recitarcantando, sostanzialmente aderente ad una linea guida “perbenino”.
Ricorderemo che (come sarebbe stato logico e scontato, il Condomino dell'altro versante della Platea Major) avrebbe eccepito non tanto il testo irriverente del pezzo centrale dell'esibizione di Vasco, bensì (con una grondante ipocrisia) l'opportunità di tenere spettacoli musicali in piazza “del Duomo”.
Il che avrebbe avuto come conseguenza la laica ritorsione di ispirare la programmazione dei concerti al genere che stava prepotentemente esordendo. E che avrebbe avuto a Cremona una amorevole culla in tutte le manifestazioni popolari di quegli anni in riva al Po.
Grazie all'agenzia Murelli di Piadena, che mostrò di avere i giusti addentellati nel mondo dell'organizzazione degli eventi, in tutta la decade 80 sarebbero approdati al Parco delle Colonie Padane importanti vedettes della new wave (Mia Martini, il Trio Ferradini-Kuzminak-Castelnuovo, l'Equipe 84), del filone più melodico (I Ricchi e Poveri) e Sergio Endrigo (la cui performance sarebbe coincisa con un diluvio universale suscettibile di un'esondazione biblica), della “nostalgia” (Raul Casadei, Rita Pavone & Teddy Reno, Nilla Pizzi, Quelli di Sanremo “Pizzi-Consolini-Latilla-Boni”. Senza rinunciare al canto ed alla musica “colta”, come l'operetta di Corrado Abbati e serate di brani operistici.
Il richiamo della notorietà di questi artisti (desueti per la piazza) e la tariffa popolare (3.000 lire, consumazione compresa, un espediente per mitigare la gabella della Siae) decretavano motu proprio un successo straordinario, con una media di 5.000/6.000 spettatori. Paganti e senza apprezzabili fenomeni di “portoghesi” (essendo il “servizio d'ordine” di notevole efficienza).
D'altro lato, ed avviamo così alla conclusione questa rivisitazione (che abbiamo imboccato per alleggerire la pressione degli argomenti più impegnativi ed incombenti), allestire una rassegna del tipo del Festival Provinciale dell'Avanti (come, peraltro, dell'equivalente e competitor de L'Unità e, più tardi e per pochi anni, dell'Amicizia) non costituiva esattamente una sine cura.
Comportava, oltre alle due settimane circa di duration, la messa in campo di una macchina di trecento volontari, impegnati oltre che per il periodo di svolgimento, anche per un altro mese di preparativi, allestimento e smontaggio.
Il programma prevedeva sempre una parte di testimonianza politica e di impegno sul lato artistico e culturale. Un profilo questo che trovava una sponda notevole nella volontà di assecondare con conferenze tematiche e tavole rotonde la prosecuzione del confronto tra le varie ispirazioni politiche e culturali.
Se ne avrà una prova esaminando il corredo fotografico, in cui appaiono, in un contesto di vasta partecipazione, i maggiori esponenti politici, istituzionali, sindacali e culturali di quella stagione.
Ovviamente, gran parte delle finalità di una così impegnativa offerta, era ispirata ed assorbita dal proposito di divulgazione e di contatto popolare.
Una finalità, come si sarà potuto verificare da questa riflessione, che interagiva con l'evidente appealing dei programmi di evasione.
Da ultimo corrediamo questo amarcord con una gallery di immagini, capaci, almeno nelle nostre intenzioni, di favorire un'adeguata comprensione e valutazione di un modulo di presenza della politica nella realtà popolare.