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Sempre a proposito del “pacco” /18

  06/01/2024

Di Redazione

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Questa edizione n. 18 del dossier “sanità” (che abbiamo allestito al culmine pandemico e che, nelle sue varianti tematiche, ha praticamente costituito il brand editoriale prevalente della nostra testata) assume le vesti di un dorso vocato alla massimazione della mission comunicativo-divulgativa intrapresa dal Coordinamento del Movimento per la Riqualificazione dell'Ospedale di Cremona.

Un benemerito, più che sodalizio, aggregato di passione civile e di cittadinanza attiva, che sin dal suo esordio ha dovuto affrontare un non invidiabile combinato disposto di “poteri”, ben dislocati nei vertici dei corpi intermedi categoriali e, soprattutto, nella filiera comunicativa (esercente l'informazione praticamente in regime di monopolio)

Che ha rappresentato e rappresenta (sia pure, come diremo nella nostra chiosa finale, un dispiegamento ad alzo zero imperniato su una sovraesposizione narrativa basata sulla manipolazione e sull'omissione dei fatti, su un tratto comunicativo che non va troppo per il sottile nel negare le evidenze e nel negare l'agibilità, almeno sul piano dialettico, delle voci in campo.

Mentre la nostra voce del campo, che si oppone da tre anni al completamento del degrado della sanità pubblica e, più recentemente, alla sua fase estrema (rappresentata dal “pacco” nuovo ospedale) è da sempre collocata in una visuale diametralmente opposta: suscitare dibattiti, far pensare, discutere smuovere dalla pigrizia inerziale, spingere alla consapevolezza e alla testimonianza da cittadinanza attiva, far appassionare con senso di identità ed appartenenza.

Caro Coordinatore, ricevo regolarmente la corrispondenza destinata agli affiliati al Movimento. È esattamente il profilo del Movimento e in generale delle aggregazioni di scopo che nell'ultimo anno sono sorte e si sono strutturate per dar voce e agibilità ad aliquote di opinione pubblica e segmenti associativi, privati (si ripete da becere logiche discendenti dal marchese Onofrio Del Grillo) del più elementare diritto di tribuna, che qualsiasi scalcinato modello liberaldemocratico riconosce. Mentre, e sarebbe ancor più manifesto se tale diritto fosse stato riconosciuto dalla stampa cosiddetta indipendente, lo sforzo contrapposto (che ha messo in campo una congerie di attività di contatto pubblico, conferenze, presidi, il Coordinamento, erede, presumiamo, delle testimonianze dei sit in e dei gazebo in largo Priori nel periodo pandemico e segmento di denuncia dello smantellamento dei servizi ospedalieri) é stato caratterizzato da una cifra relazionale puntuale, esaustiva, rivelatrice del sentiment che ha animato ed anima questa bella pagina di tensione civile. Che in certo qual modo non può non evocare il modello della democrazia partecipata, dal basso come si sarebbe detto un tempo, del precedente ciclo.

Non sappiamo se questo assunto sia conseguenza di una senile reviviscenza di entusiasmo militante.

Ma è innegabile che il riscontro numerico delle adesioni (a quattro cifre) al Movimento dica esaurientemente di un risultato fecondo, almeno sul terreno della resipiscenza civile e del ripristino dei normali meccanismi della formazione delle decisioni (specie quelle di valenza strategica, com'è quella della struttura ospedaliera) attraverso il coinvolgimento dei cittadini.

E non attraverso i diktat di quella sorta di democratura animata da poteri talvolta occulti talvolta manifesti che, a prescindere dalle teoriche contrapposizioni ideologiche, per le quali chiede voti e consensi, ha dato corpo, sul tema nuovo ospedale, a quello che un tempo (quando era all'opposizione) l'attuale premier avrebbe definito inciucio.

Ciò premesso, pubblichiamo di seguito, su autorizzazione ed in alcuni casi su richiesta del Coordinatore Gnocchi, i più recenti pronunciamenti del Coordinamento.

Movimento per la riqualificazione dell'ospedale di Cremona

1) Gli assist di Cucinella

In “Oggi l'ambiente è un viaggio di sola andata” (da “Corriere Innovazione”, 19/05/21) l'architetto Cucinella scrive: “Costruire non è un'azione sostenibile, perché ogni edificio nasce dall'uso di risorse primarie e da processi industriali altamente inquinanti”. Non vox populi, ma di un esperto che attesta che ogni costruzione impatta fortemente sull'ambiente come a dire “edifica se proprio non hai altra scelta”. E aggiunge che ogni intervento sul patrimonio urbano non può prescindere dalla “consapevolezza della scarsità delle risorse”; va fatta pace col pianeta per cui “oggi la città sia una riserva di risorse da recuperare” (“Il futuro è un viaggio nel passato”, 2021). Ci dà così un assist: se costruire non è un'azione sostenibile, è una buona scelta per Cremona demolire un ospedale di soli 50 anni per “osare” l'edificazione di un ambizioso nuovo ospedale-parco della salute?

E' vero che il mood del progetto sposa le ragioni del verde. Se per far posto al nuovo si abbatte il Maggiore insieme al bosco-polmone verde attuale, sono previsti un boschetto “delle farfalle” e aerei percorsi verdi sul tetto della struttura. Ma è lo stesso architetto che ammonisce: “Non è mettendo al-beri tra il cemento che si combatte l'inquinamento, queste azioni aiutano a costruire un alibi, lonta-no da problemi difficili da affrontare, anche politicamente. “ Se è così, allora crolla il castello del suo progetto, il re è nudo e la vera partita è un'altra?

Sì, ma l'obiezione potrebbe essere “c'è la discriminante della sostenibilità che depone a favore della nuova edificazione”. L'architetto ci stupisce ancora: “Sostenibilità ed ecologia sono parole impor-tanti da usarsi con moderazione”; e con “i dati non vengono esposti, solo annunci in cui si presenta-no edifici a impatto quasi zero” mette in guardia dai bollini blu di sostenibilità che declassa ad “an-nunci” non suffragati/suffragabili da elementi di riscontro. E crescono così i dubbi: la sostenibilità è un dato, una chimera o una chance con beneficio d'inventario? Ma non è questo il carico da novanta del progetto Cucinella? C'è poi il passaggio che non ti aspetti: “Troppo debolmente ascoltata la voce di tanti ambientalisti, associazioni... da parte di un mondo che guarda anzitutto agli interessi economici, ahimè di pochi”, parole che oggi supportano il dubbio che il nuovo ospedale nasca non da necessità ma dall'urgenza di abbrancare il treno di soldi che fa tappa una tantum a Cremona e di mettere il “pacco-regalo” in quota al prossimo turno elettorale. Il progetto è solo una pedina (insieme alla cittadinanza tutta) sul tavolo dei giochi d'interesse di politici e di stakeholder, i soli ammessi il 30 novembre scorso alla presentazione del progetto del nuovo ospedale al Museo del Violino?

E c'è di più. Alla domanda (“Recuperare non abbattere” da “Il Giorno”, 30/9/23) sulla compatibilità ambientale degli edifici datati Cucinella attesta: “Si possono dotare di impianti efficienti di condizionamento termico che darebbero buoni risultati” e, quanto agli edifici anni '60/'70, “hanno tante possibilità di miglioramento” inclusa “un'efficiente resa energetica”, in linea con Renzo Piano che per edifici pubblici e non punta su “consolidamenti strutturali e adeguamenti energetici capaci di ridurne i consumi del 70-80%” (“Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento”, 2015). E all'obiezione sui costi l'architetto risponde: “Il recupero energetico non è solo un costo. Ci sono altri metri di giudizio. Col covid si è capito il valore di un balcone”.

Allora anche nel Cucinella pensiero, come nel progetto iniziale ASST, ci sono argomenti di peso per ripensare al Maggiore non come a un vuoto a perdere. E' il treno di soldi che ha scombinato le carte. Si capisce, ma si può riportare la barra al centro, ricalibrare il progetto sui bisogni. E c'è un corollario disatteso, il diritto all'informazione preventiva sui progetti. Il d.l. 833/78 istituti-vo del SSN impone a comuni e istituzioni di facilitare la partecipazione dei cittadini. C'è pure la storia personale di Cucinella allievo e collaboratore di Renzo Piano che contro la scelta “di buttar giù il costruito e il costruito male e di puntare sulle grandi opere” sposa il recupero gestito con tavoli di progettazione in sinergia con i cittadini. Noi del “Movimento per la riqualificazione dell'ospedale di Cremona” siamo qui a chiedere insieme a migliaia di Cremonesi questi tavoli di confronto, non quelli fasulli di ratifica del già deliberato ma quelli, dovuti per legge, dove si decide in ragione dei bisogni e delle comparazioni costi-benefici sull' opzione recupero del Maggiore o nuova edificazione, forti del Cucinella pensiero e della lezione dello stesso luminare Renzo Piano. Col monito (M. Ermentini, “Manifestino rosso dell'architettura timida”, 2002/ “Il restauro timido”, 2015) che l'intervento sul tessuto urbano sia senza retorica, non invasivo e spettacolare, usi con criterio le poche risorse economiche e non disponibili, non produca rifiuti e parta dal basso, dai cittadini. Attiene al rispetto delle persone e delle risorse. Perché (id. “Insula Fulcheria”, 2017) “non c'è più tempo e va costruito un futuro in cui la natura non sia più un deposito di materiali per il "mercato", un futuro di riconversione ecologica dell'economia in cui dimenticare ambizioni e superbie”.

Se il nuovo ospedale fiorisce nel deserto della sanità territoriale cremonese, con “copertura solo per la quota muri” ma orfano di personale e di “finanziamenti spalmati su almeno 20 anni per dotarsi di attrezzature e pagare gli addetti” - così il dr. Lima Presidente dell'Ordine dei Medici - e pure bollato come azione non sostenibile dal suo stesso progettista e dal gotha dell'architettura non solo nazionale, “che resta di questo amore” se non il treno di soldi e la scommessa elettorale?

E per volare più alto, l'architetto e filosofa cremonese prof. Anna Maramotti Politi ci invita a consi-derare che “la conservazione è un tema filosofico forte, è ciò che salva dall'annullamento l'esisten-te, la memoria dell'uomo che si è coagulata sul prodotto del suo fare” e l'architetto e urbanista Michele De Crecchio segnala che il Maggiore fu finanziato con la vendita di numerosi poderi divenuti proprietà pubblica grazie alle donazioni fatte nei secoli dalle famiglie cremonesi per garantire la cu-ra dei malati, e ammonisce “la sua demolizione cancellerà anche il ricordo materiale di tanti genero-si atti di beneficienza”. Proprio quello che di Cremona merita di essere ricordato.

2) “dissenso motivato” alle considerazioni di Paolo Bodini

Ci sono alcuni spunti nell'uscita pubblica del dottor Paolo Bodini che sono pietre miliari sulla strada del “no” al progetto di demolire l'ospedale attuale per costruirne uno nuovo a Cremona.

Prima pietra miliare. “Non c'è correlazione alcuna tra il malfunzionamento di un ospedale e il fatto che sia vecchio o nuovo” scrive e ciò toglie di colpo argomenti a chi sostiene che occorrano muri nuovi per avere una Sanità che funzioni, un Pronto Soccorso che risponda ai bisogni e liste di attesa a misura di richiesta.

Seconda pietra miliare. Riguarda l'assegnazione a Cremona del DEA di secondo livello. Il dottor Bodini attesta che il” DEA spetta a Cremona da ieri “, ad ospedale esistente e con pochi aggiustamenti funzionali “e questo contro quello che si sbandiera e cioè che il DEA sarebbe il bollino blu su un ospedale di nuova concezione nella struttura, bollino blu per cui la politica a livello regionale si appresta a bypassare i criteri dettati dal DM 70“.

Terza pietra miliare. Paolo Bodini rileva che è “mancato un approfondito studio comparativo sui costi globali delle due soluzioni” (ristrutturazione e nuova costruzione) aspetto che lui definisce “tema dirimente che forse c'è tempo per approfondire perché restano non pochi dubbi sulle stime dei costi del nuovo ospedale che appaiono ottimistiche”. Prudente valutazione molto condivisibile. E restano 2 domande: 1 – dov'è il progetto di riqualificazione del Maggiore che l'Asst aveva prodotto quantificando in 195 milioni i relativi lavori? 2 – dov'è l'analisi dei bisogni a sostegno dell'una o dell'altra soluzione?

Quarta pietra miliare. Riguarda la modalità dei processi decisionali. Dice Bodini: “Era necessario un forte coinvolgimento della città nelle sue varie componenti istituzionali, sociali e economiche e invece il processo è stato calato dall'alto e non sufficientemente spiegato nelle sue ragioni.” E' così che qualcuno, pochi, nel chiuso di qualche stanza, ha scelto per tutti qualcosa che impatterà sul destino sanitario di un intero territorio per decenni. Si segnala che altrove (Oristano ma pure in Calabria, nel Mugello ecc.) anche per soluzioni meno impattanti si è proceduto con assemblee in cui sindaci, sindacati, associazioni varie sul territorio, medici, dirigenti ospedalieri e cittadini hanno concertato soluzioni condivise. Qui il “Movimento per la riqualificazione dell'ospedale di Cremona” portavoce di migliaia di cremonesi e dei loro dubbi è stato lasciato fuori dal Museo del Violino il giorno della presentazione del progetto e la stampa locale storica è off limits per il Movimento (fatta salva l'eccezione del 7/12). L'agorà diventa così lo spazio del pensiero unico dove l'osservazione critica non ha cittadinanza. E c'è chi può dire “non c'è dibattito o arriva tardivamente” ma ci voleva un Paolo Bodini per avere spazio sul nostro storico quotidiano.

Anche il dottor Bodini, però, poi cambia registro e accampa le ragioni del suo “sì” al nuovo ospedale.

Prima ragione. Scrive che non sono mancati i tentativi di ristrutturazione che non hanno convinto, l'edificio è rigido, i bracci sono lunghi e stretti, i passaggi in verticale sono difficoltosi, le stanze sono multi letto, mancano aree ampie. Noi ricordiamo solo l'esempio del Maggiore di Bologna, per tipologia e struttura simile al nostro, risalente al '55, alto 15 piani (quindi più datato e più alto del nostro), con una quarantina di Unità Operative tra cui il Trauma Center noto per la maggiore casistica di pazienti gravi ricoverati e con il Laboratorio Analisi più grande d'Italia e uno dei primi in Europa con oltre 18 milioni di accessi l'anno, per il quale non si è scelto l'abbattimento ma la riqualificazione con l'aggiunta di un blocco mentre l'intera ala C viene ristrutturata per adeguarla a nuovi standard in materia di antisismica e risparmio energetico. Ma ci sono tanti altri esempi. A Padova tramonta il progetto del nuovo Polo e (12/12/23) si sceglie di ristrutturare l'Ospedale.

Seconda ragione. Il “regalo” della Regione. Si chiede Bodini:” Perché rinunciare al treno dei finanziamenti pubblici e spegnere i sogni?”. Noi rispondiamo che il finanziamento pubblico va chiamato col suo nome: è denaro dei contribuenti e merce rara di questi tempi. Vale la pena di usarlo con oculatezza e in risposta ai bisogni reali della collettività. Il “sogno” applicato al concreto diritto a una sanità' onesta perché economicamente sostenibile oltre che tagliata sugli effettivi bisogni dell'utenza cui deve rispondere è un lusso che diventa abuso quando è pagato con i soldi dei contribuenti, milioni preziosi per non far morire la Sanità pubblica che il Governo ha stabilito (L. Finanziaria '22) di sottofinanziare per il triennio '23-'25.

Suona poi strana la proposta del dottor Bodini di un Comitato civico emanazione del Comune a garanzia di “una vera partecipazione della città ” perché i comitati nascono dalla base e i Comuni, le Amministrazioni e le Istituzioni in genere hanno semmai il compito di “garantire ai cittadini le condizioni che ne facilitino la partecipazione ” (legge 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale) e non quello di lasciarli fuori dalla porta.

Il problema poi non è solo strettamente “cittadino“perché oltre la città, fuori le mura, c'è un territorio intero (anche loro cittadini di serie A come tutti) che chiede risorse per la sanità e risposte del diritto all'assistenza di fatto oggi negato. Anche a questo “deserto” sanitario si è imputato il tragico scotto che il Cremonese in particolare ha pagato al covid col corollario dell'impegno rilanciato in mille modi dal 2020 in poi da politica e Istituzioni di rivedere con urgenza l'assistenza sanitaria a partire dal territorio e di investire prioritariamente in questa direzione.

Alla domanda con la pistola fumante “Si potrebbe andare avanti ancora col vecchio?” che il dottor Bodini onestamente si pone la risposta lapidaria “Certamente sì” apre praterie di possibilità per il confronto ragionato fatto di dati, cifre, argomenti. Il suo “Lasciatemi sognare” è, si coglie, un gettare il cuore oltre l'ostacolo del finanziamento negato al Sistema Sanitario Nazionale che nel triennio '23/'25 passa dal 7,1% del PIL al 6,1%.

Ma si sa che un finanziamento al 6%, decreta la morte della Sanità pubblica.

Non è vietato sognare, aiuta a vivere. Ma poi c'è la sveglia che ci riporta alla realtà. Per i cremonesi si è chiamata covid che ci ha regalato il primato mondiale di morti in percentuale. Il nostro appello nasce dalla tragedia vissuta. Spendiamo bene e presto i soldi. Non facciamoci trovare ancora impreparati. Allestiamo un riparo che ci salvi dalla tempesta che può tornare e che serva a curare le ferite che ancora ci portiamo addosso. Un ospedale “onesto” e adeguato, fornito di personale, digitalmente attrezzato, con aree “ampie” e percorsi” separati”. Si può fare, a Bologna e altrove lo si è fatto. E provvediamo a che il territorio sia sanitariamente “presidiato”.

È il “sogno” di chi scrive e il diritto di una collettività costretta solo ieri a combattere la guerra alla pandemia (drammaticamente persa) “con le scarpe di cartone”.

Un buon anno e unbuon lavoro atutti

(penso che si debba estendere a tutti i sostenitori le proposte e le obiezioni in merito).

Detto questo, credo che non sia tanto l'immagine (che mi ricorda molto la pubblicità che si vede da anni anche all'interno dell'attuale ospedale a favore delle cliniche private, che offrono una assistenza ai cronici e alle patologie di semplice cura, ma con alto rendimento finanziario), ma quanto è sotto riportato.

Il nuovo ospedale sarà un DEA di II livello che comprende anche il primo livello e quindile patologie di media gravità. Non è escluso che nello stesso complesso del nuovo ospedale ci sia una sezione definita ospedale di comunità adibita a tali scopi (come in queste ultime settimane stanno implementando nel piano sottostante la palazzina degli infettivi).

Non è facile definirebene la nostra opposizione. La principale nostra obiezione, che credo non ammette eccezioni, è che "ciò che si prevede verrà fatto nel nuovo ospedale si può e si deve fare nel vecchio ospedale, con costi notevolmente inferiori, con risparmio energetico complessivo ecc."..

Se ci addentriamo, come mi sono reso conto, mi sono addentrato io con il disegno proposto, e si è addentrata Rosella Vacchelli, con la fotografia proposta, in punti di vista e di critica a ciò che pensiamonon si possa fare nel nuovo ospedale, mentre siamo certi si può fare nell'attuale ospedale, offriamo il fianco a facili critiche in quanto non ci sono dei dati oggettivi ad ora né afavore dell'uno né afavore dell'altra ipotesi.

Mi rendo anche conto che non ci si può fermare ad unaesamina puramente tecnica del problema per concludere che vogliamo restaurare anziché costruireex novo in quanto ci sarà un forte risparmio.

Queste ultime sono cose che abbiamo già detto e che bisogna ripetere e scrivere nel volantino (sinteticamente) per informare chi ancora non sa in quantonon ancora raggiunto dalla nostra proposta.

Occorre un salto di qualità che faccia ben capire alla gente che, semplificando, non è il contenitore ma il contenuto che è per noi importante.

E questo vale per un Ospedale come vale per un qualsiasi bene in vendita in una società come la nostra.

Ma la salute non si vende, non si vende una realtà come la vita, e la malattia, come se questa venisse magicamente recuperata da un edificio nuovo e scintillante.

La salute di ognuno di noi si conserva educando e prevenendo le cause negative che la insidiano.

Ecco il motivo, penso, della nostra opposizione al nuovo ospedale in quanto spreco di energie fisiche ed economiche che precludono sforzi organizzativi ed economici dedicati alla prevenzione e ad un rapido ed efficace intervento sulle patologie in una fase iniziale, per evitarela cronicità o gravi evoluzioni di. malattie causate dai danni ambientali, da una vita spinta dalla pubblicità o costretta dal lavoro a ritmi insostenibili per molti di noi

Sfatiamo la visione idilliaca presentata per questo progetto. Le sovrastrutture, negozi, piste per la corsa sui tetti del palazzo, laghetti fatati e terapie fasulle in aiuto degli ammalati, sono solo appunto sovrastrutture, che possono aiutare più i parenti e i visitatori del parco gioco che il paziente allettato in camera singola, non certo di un albergo, e che ha il solo desiderio di tornare a casa e non certo di passeggiare nel parco.

Altre sono le strutture che dovrebbero ospitare i lungodegenti per una riabilitazione prolungata per molti giorni/settimane. Di queste si perderebbe la possibilità di costruirle se buttiamo i soldi in opere faraoniche e sovradimensionate al nostro territorio come è il progetto del nuovo ospedale.

Ma come esprimere con un'immaginetutto questo, se riteniamo sia condivisibile da noi promotori e diffuso come sentimento di base fra la popolazione?

C'è bisogno di un aiuto di tutti nel trovare un'immagine che sintetizzi la differenza tra il necessario e l'inutile e pure costoso.

Ricordo anche chenella seconda pagina del volantino a mio parere dovrebbero essere scritti i passaggi che sono necessari per arrivare alla posa della prima pietra e i punti dove noi dovremmo intervenire per bloccareil processo...

A questo punto del nostro percorso di opposizione dovremo rendere esplicita sul volantino, in seconda pagina, il nostro punto di forza per fermare il progetto.

A mio parere il nostro ultimo obiettivo (escludendo credo un referendum o un sondaggio tra la gente) è chiedere a gran voce ai cittadini di firmare la petizione in quanto solo con migliaia di consensi si potrà obbligare i decisori politici e sanitari a rendere noti gli studi fatti per il recupero dell'attuale ospedale, e nel caso, come sembra ormai assodato, non esistono studi adeguati ma solo approssimati, chiedere di indire un concorso per un progetto che preveda il recupero dell'ospedale con tutte le funzionipresentate nel progetto di Cucinella.

Se questo non è condivisibile o è ritenuto sbagliatoo utopico, devono uscire al più presto altre alternative per evitare di iniziareun percorso in una direzione sbagliata che ci porterebbe lontano, con la impossibilitàdi recuperare il tempo perduto nei confronti della tabella di marcia del nuovo Direttore Generale Ezio Belleri che dice di sé" il motivo della mia nomina a Cremona penso che vada ricercata nell'esperienza che ho acquisito nel far partire cantieri».

Dopo cinque mesi di attività del movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona, a conclusione del 2023, Graziea tutti per il lavoro fatto in questi cinque mesi e ancor più per la collaborazione attiva che spero vi vedrà ancora protagonisti il prossimo anno.

Come primo obiettivo nel mese di gennaio sarà l'assemblea dei cittadini del quartiere Giuseppina (probabilmente sabato 20 gennaio) accanto all'Ospedale, che dovrà essere preceduta da una diffusione capillaredi un nuovo volantino aggiornato allenovità del nuovoprogetto presentate il 30 novembre scorso e con ancora in quarta pagina il modulo per l'auto-raccoltadelle firme

buone feste

Enrico Gnocchi

PS il calendario di Serventi&Luccariniha avuto un buon successo e le copie si sono esaurite in pochi giorni. Abbiamo ordinato altre copie che saranno disponibili il 3 gennaio. Chiediamo a tutti di attivarsi presso parenti e amici per diffondere anche le 100 copie in arrivo.

Se la curva non canta più…

Già…succede proprio così; specie se si pratica un certo modulo espressivo non esattamente misurato e sobrio.

Negli stadi… è di prammatica, quando la tifoseria della curva è costretta a trarre dal risultato, inversamente proporzionale alla spocchiosa certezza dell'immancabile vittoria, motivo per rimodulare esternazioni e gestualità …all'effettività performante.

Forse la simmetria tra i due contesti, che in comune hanno solo la cifra geometrica, può apparire irriguardosa per il rango dell'istituzione, del filantropo che ha messo in campo dei progettisti Yasuhisa Toyota e Arkabi Palù-Bianchi. Ma è quasi impossibile trattenere l'impulso a quel senso di revenge nei confronti dei fans, che hanno motivo di mettere la coda tra le gambe.

L'approdo, per quanto non formalmente omologato, della rappresentazione di quello che si preannunciava come un grand opening con tanto di narrazione da brochure svoltasi il 30 novembre presso (come si chiamò per decenni Palazzo dell'arte, per l'occasione presidiato che neanche…) presenta seri elementi di asincronia per azzardare parallelismi.

Avremo modo nel prosieguo (ci potete giurare) di fornire un resoconto dettagliatissimo degli eventi e dei pronunciamenti che in materia si sono snodati nell'ultimo anno (di cui la Conferenza all'Auditorium è solo lo specchietto).

Che ha coinciso con l'apice di una progressione che caratterizzata dall'immancabile senso di Happy ending (della punzonatura del nuovo ospedale e di quella sorta di Simul stabunt (il vertice dell'Asst e la nuova creatura) …simul cadent.

D'altro lato, solo un anno fa in occasione delle pagelle di performance aziendale, celebrata con spazi giornalistici cubitali e compiacenti sino al leccac…, restava in campo una sola ipotesi: Hic manebimus optime. Ça va sans dire, nel mantenimento sine die del ruolo o in subordine, si fa per dire, nel ruolo di Commissario per la ciclopica impresa.

Con l'infornata di nomine verticali di dieci giorni fa, queste sicumere hanno in un sol colpo perso game set e partita. Ma non solo. L'autore del colpo, l'assessore competente Bertolaso, ha cominciato, non papale papale come ameremmo noi, ha correggere il tiro del profilo della gestione della sanità lombarda. Non ci facciamo illusioni. Ma siamo di fronte ad uno speech inedito. E noi, che in questi anni abbiamo denunciato la privatizzazione del sistema e l'eradicazione della sanità come diritto costituzionale, non possiamo non drizzare gli orecchi.

Vero è, come abbiamo scritto nel sottotitolo, la “curva” non canta più.

Dall'archivio L'Eco Dossier

  giovedì 9 maggio 2024

Dossier sanità /18

  venerdì 17 marzo 2017

Quando la toponomastica faziosa diventa piede di porco per la falsificazione storica

Nelle settimane scorse, il network in cui la nostra testata è integrata ha ospitato (in materia storico/toponomastica) una lettera al Direttore che, quanto meno dai registrati livelli di accesso, ha dimostrato di cogliere un comune sentire

  sabato 23 maggio 2020

Dossier Lavoro

Programmazione economica, politica dei redditi e cogestione

  mercoledì 22 maggio 2024

Focus sanità /21

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

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