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Dossier sanità /34

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

  13/01/2025

Di Redazione

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Dal movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona

Il "movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona" allega un documento sottoscritto da 30 sostenitori ove si richiede che venga valutato l'allegato del "progetto alternativo di riqualificazione dell'attuale Ospedale di Cremona", e venga indetta una gara ove  espressamente venga richiesto ai partecipanti un progetto di riqualificazione che rispetti gli obiettivi posti nello "Studio di Fattibilità" e nel "Documento di indirizzo della progettazione" prodotti dall'Asst di Cremona nel febbraio 2023, per valutare la soluzione più opportuna tra la riqualificazione e una nuova costruzione dell'ospedale. 

Obiettivi che nel nostro progetto abbiamo cercato di rispettare

Le chiediamo ancora una volta di informare i suoi lettori di questo ulteriore richiesta del movimento alle autorità politiche e sanitarie ritenendo da parte nostra sempre valido e utile un confronto produttivo basato anche su dati e non su diktact come purtroppo ebbe a dire tempo fa il Direttore Generale dell'Asst di Cremona Dr Ezio Belleri "indietro non si torna". 

Pertanto chiediamo ai destinatari di considerare la proposta che viene avanzata rendendoci disponibili ad eventuali incontri esplicativi ove si ritenessero utili ad approfondire le ragioni esposte nel documento e nel progetto.

Grazie per la sua disponibilità, buona serata.

;Movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona.

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  • All‘ Assessore al Welfare Regione Lombardia Sig. Dr Guido Bertolaso.
  • Al Direttore Generale Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Cremona Sig. Dr Ezio Belleri.
  • Al Sindaco di Cremona Sig. Leonardo Virgilio.

Con la Delibera della Giunta Regionale n. XI n. 4385 del 3 marzo 2021 e nello specifico con “L'Azione 3.1 – Obiettivo: sostituzione fabbricati non più idonei alla sanità 3.0 (transizione verde e smart) - demolizione e ricostruzione in sito - Limite max 700 milioni;” è stato deciso aprioristicamente di considerare il nostro Ospedale di Cremona non più idoneo alla sanità.

Ritenendo sovrastimata e costosa la soluzione proposta di un nuovo ospedale per le esigenze sanitarie del territorio cremonese è sorto un “movimento di cittadini” che attraverso varie tappe, dal 2023 ad oggi, hanno manifestato il loro dissenso e raccolto ad ora più di 6000 adesioni ad una petizione presentata il 28 luglio 2023 alla Direzione Generale dell'Asst di Cremona ove si invitano le autorità sanitarie e politiche a “fermarsi” e valutare meglio l'opzione di una riqualificazione dell'attuale Ospedale.

Seguendo la procedura che prevede il “Programma di Investimenti art 20 legge n. 67/1888” nel settembre 2022” è stato prodotto dall'Asst di Cremona uno “Studio di Fattibilità”, revisionato nel febbraio 2023 (responsabile unico del procedimento l'arch. Maurizio Bracchi) dove vengono date delle indicazioni precise per il bando di gara sulle esigenze sanitarie del territorio cremonese per definirne le necessità dei posti letto e delle funzioni sanitarie per le quali dovrà essere dimensionato il “nuovo ospedale”.

Nella “relazione tecnica” viene dichiarato che il possibile recupero dell'attuale ospedale (monoblocco e i 12 padiglioni accanto) porterebbe ad una spesa di circa 195 milioni di euro solamente per i lavori per l'adeguamento antisismico, per l'adeguamento antincendio e per la coibentazione, e con fermezza viene scritto che altri lavori fondamentali porterebbero ad una spesa superiore a quanto già era stato deciso di attuare con la costruzione di un nuovo ospedale accanto all'esistente, poi da demolire. Rileviamo che a pag. 24 in realtà nei 195 milioni sono comprese anche altre voci di spesa come arredi e attrezzature, “ecc”.

Alle ripetute richieste da parte del nostro movimento di poter visionare i documenti prodotti da tecnici designati dall'Asst, degli studi di riqualificazione e dei costi per altri interventi ritenuti necessari, la Direzione Generale, nella persona del Dr Giuseppe Rossi nel 2023 e del Dr Ezio Belleri nel 2024, non ha risposto, e quindi non abbiamo mai avuto alcuna prova oggettiva che ci potrebbe convincere che ristrutturare costa di più che costruire ex novo.

Il dialogo iniziato dal “movimento” con l'attuale DG si è bruscamente interrotto quando abbiamo chiesto dei dati tecnici dell'attuale Ospedale, ma soprattutto quando abbiamo chiesto le misure in dettaglio del progetto del nuovo ospedale dell'arch. Mario Cucinella.

Abbiamo avvisato il Dr Belleri che avremmo prodotto una nostra proposta per un progetto di riqualificazione dell'attuale Ospedale confrontando i dati sanitari, strutturali e i costi tra le due opzioni.

Secondo le nostre misure su planimetrie in scala, ma senza quotazioni dei particolari, il nuovo ospedale ha una superficie di ben 28.500 mq in più rispetto alle necessità calcolate dall'arch. Maurizio Bracchi nello “studio di fattibilità” dell'Asst di Cremona (99.500 mq).

Il finanziamento di 250 milioni, se le misure fossero confermate, a nostro avviso risulterebbe molto sottostimato.

Il Dr Ezio Belleri in più dichiarazioni pubbliche e in più occasioni ha dichiarato (il giornale La Provincia 11/10/2024) che “il nuovo ospedale rappresenta una grande opportunità per i cittadini cremonesi e che "indietro non si torna".

Non essendo possibile continuare un dialogo, come inizialmente ci era stato promesso, confrontando due opinioni diverse, e rifiutando la DG di mostrarci i dati in suo possesso, abbiamo negli ultimi mesi velocemente prodotto ciò che manca: un progetto di riqualificazione.

Il progetto che presentiamo vuole essere una base per dimostrare, in linea di massima, che è possibile attuare con la riqualificazione quanto si vuole realizzare con la nuova costruzione.

La proposta del movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona utilizza come elementi fondamentali del progetto gli stessi parametri progettuali proposti per la costruzione del nuovo ospedale dall'arch. Mario Cucinella.

  • La centralità del Pronto Soccorso (PS)
  • La connessione del PS alle funzioni di emergenza-urgenza presenti al piano terra in una “piastra” autosufficiente ravvisando con ciò “un ospedale nell'ospedale”
  • L'utilizzo di camere di degenza prefabbricate con un solo posto letto, modificabili a due posti letto
  • Le soluzioni tecniche più avanzate per adeguare gli edifici del complesso sanitario (monoblocco e i 12 padiglioni adiacenti) alle norme antisismiche, antincendio, ridurre i consumi energetici usando impianti geotermici (non è dato sapere quale tipo di impianto allo scopo propone il progetto dell'arch. Cucinella) e produrre energia elettrica da impianti fotovoltaici.

la proposta di una riqualificazione, anche se non fatta da professionisti per ovvie ragioni di tempo e di disponibilità finanziarie,

è credibile

in quanto ogni parametro sopraindicato, valutato vs il progetto del nuovo ospedale, viene rispettato.

Offre inoltre l'opportunità, utilizzando l'esistente,

  • di mantenere attivo il padiglione U.O Malattie Infettive di circa 6.000 mq con annesso il recentissimo “Ospedale di comunità”
  • di aprire accanto ad un ospedale provinciale, che ha come bacino d'utenza circa 400 mila abitanti, una Sede Universitaria di Medicina adeguata ad accogliere circa 500 studenti accanto ad una già prevista sede universitaria di infermieristica e di fisioterapia favorendo la creazione nel raggio di 200 m di un polo integrato tra formazione e sanità.

Il nostro progetto è credibile anche dal punto di vista economico in quanto utilizza gli stessi parametri di calcolo economico per valutare i costi di ogni funzione e di ogni intervento tecnico-edilizio sia per il progetto di riqualificazione (circa euro 208 milioni) sia per calcolare il costo del progetto del nuovo ospedale (circa euro 333 milioni).

Ad oggi la differenza tra le due opzioni comporta un risparmio di circa 125 milioni di euro a favore della riqualificazione. Riteniamo che ciò sia motivo sufficiente per chiedere di esaminare il nostro progetto.

Chiediamo formalmente

una valutazione comparativa tra la nostra soluzione alternativa e il progetto in corso di “analisi di fattibilità tecnico-economica (PFTE)” dell'arch. Mario Cucinella

Chiediamo formalmente

che venga stanziata una somma necessaria ad attuare una gara per un

PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE

o altre forme di gara più opportune per questa specifica situazione.

È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO VERIFICARE

se quanto sostenuto dall'Asst di Cremona sia vero: riqualificare è più costoso, c'è un maggior impegno di tempo nel realizzare i lavori e maggiori disagi per i pazienti e per il personale.

Questa convinzione, non suffragata da dati dettagliati e particolareggiati, ha orientato gli organi regionali a deliberare che la demolizione e la ricostruzione è l'unica possibilità.

(Delibera della Giunta Regionale n. XI n. 4385, 3 marzo 2021 “sostituzione fabbricati non più idonei alla sanità 3.0 (transizione verde e smart) - demolizione e ricostruzione in sito”)

da questo è scaturita l'organizzazione di una gara internazionale orientata alla sola costruzione e demolizione, non permettendo che fosse lasciato alle parti in gara decidere quale potesse essere l'opzione più opportuna per raggiungere i precisi obiettivi sanitari-tecnico-funzionali indicati per il bacino di utenza cremonese dalla stessa Asst.

Pertanto chiediamo di considerare la proposta che viene avanzata rendendoci disponibili ad eventuali incontri esplicativi ove si ritenessero utili ad approfondire le ragioni qui esposte.

Una sola postilla per i “disagi” paventati con la riqualificazione.

Nei 9 padiglioni ad est dell'attuale monoblocco ospedaliero lavorano circa 300 persone.

La costruzione del monoblocco sanitario a semicerchio di 9 piani comporterà una demolizione preliminare dei 9 padiglioni in quanto il nuovo ospedale si sovrappone ad essi. La stessa cosa avverrà per i rimanenti 3 padiglioni (Direzione Generale, scuole e obitorio-anatomia patologica) per permettere la costruzione delle “ funzioni pubbliche: Asilo, Formazione ricerca e Biblioteca, Residenze temporanee Spazio per famiglie ”.

Le funzioni in esse attive durante la costruzione del nuovo ospedale dove verranno collocate?

Ovviamente verrà fatto spazio nell'attuale monoblocco, dichiarato dalla DG sempre saturo in ogni settore (?)

La stessa cosa potrebbe avvenire, e forse con meno disagi, quando si interverrà per riqualificare una dopo l'altra, o anche due contemporaneamente, le 4 ali dell'H dell'attuale monoblocco, in quanto si avrà la possibilità di utilizzare i 12 padiglioni disponibili.

Il movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona Cremona 11 gennaio 2025:

Aldovini Daniela, Pettorelli Massimo, Barbisotti Giovanna, Piscioli Francesco, Busi Elda, Rallo Daniela, Bodini Umberto, Rizzi Susanna, Carniti Tiziano, Rosa Dina, Chiesa Tiziano, Rossini Clara,Chiodelli Fabio,Savi Ave,Chiodelli Francesca,Tacchini Paola, Choi Ok Me, Tosi Emanuela, Davoli Camillo, Vidali Enrico, Fornaroli P. Paolo, Zampini Cinzia, Gnocchi Enrico, Zorzetto Daniela, Gnocchi Vutha, Luccarini Paola, Manese Eletta, Maestri Eugenio, Maramotti Anna, Marenzi Cinzia.

Chiosa

La presentazione dell'importante iniziativa (tanto si presenta e  si commenta da sé) non sarebbe strettamente necessaria, anche se un po' di rassicurante stupore suscita la percezione del suo valore e della sua intensità didascalica, che manifestamente stride con un contesto generale ormai sterilizzato (un po' per insistita teorizzazione e parecchio per assuefazione) da qualsiasi “ingerenza”di  idealismo e di minimale predisposizione ad interpretare sentiments, diventati rumors, espressione di una realtà sociale il cui equilibrio è diventato, dovendo ricorrere ad un eufemismo, precario fino ai limiti della sostenibilità.

Da due anni il Movimento di cui siamo personalmente parte (ma questo non inficia il nostro tratto deontologico di rendere pubbliche “voci” e testimonianze cui altri non danno evidenza pubblica) ha svolto un virtuoso ruolo di cittadinanza attiva attorno ad una questione diventata centrale nel disequilibrio delle opportunità di vita. Perché è esattamente questo di che trattasi quando si parla della destrutturazione della sanità. Come scriviamo da anni (in particolare dal picco pandemico, quando le falle erano già manifeste) è pienamente operativa una sala regia, che, anziché far tesoro degli ammonimenti della realtà, si è inventato il “diversivo” del nuovo ospedale, destinato, come per i bambini, a “fare oh!”).

Ad nauseam ripetiamo che siamo in presenza, non già di un serio progetto di recovery, come si suol dire, delle basi di ispirazione e di funzionalità di un segmento nevralgico dell'ordinamento pubblico, ma di un pervicace intento di perseguire il totale disallineamento dalla sostenibilità di un Sistema Sanitario i cui perni affondarono nelle priorità del dettato costituzionale e in un sentiment comunitario ispirato da un vasto afflato riformista.

Di tutto ciò restano in campo, nel caso volessimo essere generosi con la nostra controparte, solo “tacconi” avulsi da una sincera consapevolezza di un degrado ai limiti del non ritorno e l'evocazione suggestiva di una palingenesi (il nuovo radicale che soppianta il vetusto), usata solo come distrazione.

Il profilo strutturale della questione è stato ben presente nelle percezioni e nelle analisi del Movimento, reso ben consapevole dello stato di un'obsolescenza, indotta negli ultimi trent'anni, da una sistematica, quasi programmata trascuratezza (indotta da bassi livelli di consapevolezza e dai colpevole inadeguatezza gestionale), da una stretta aderenza agli standards della spending review orizzontale e, non è da escludere, dall'aspettativa di favorire anche in questo modo la privatizzazione della sanità.

Certo che si sa di condizioni significative di arretratezza impiantistica e tecnologica. Al punto che il Movimento ab origine perora non la suggestione palingenetica dello strabiliante nuovo nosocomio, bensì la riqualificazione dell'esistente. Possibile, sostenibile, conveniente.

Ed è questo che si ripromette l'iniziativa del Documento inviato all'establishment, che costituisce la summa dell'analisi, degli approfondimenti, delle proposte tecniche correlate alla rifunzionalizzazione di una struttura entrata a regime mezzo secolo fa, in cui per una lunga temperie si è prodotta una buona sanità per tutti i cittadini.

Di significativo va sottolineato il richiamo costante ed inequivoco del Movimento ad un retroterra di analisi generale collegato sia all'aspetto strutturale della questione, ma anche all'inquadramento della questione sanitaria.

Ci rendiamo conto della difficoltà di veicolare tale testimonianza in contesti in cui non esistono adeguati referenti rappresentati da una costituency civile, politica, istituzionale adeguata per un “tavolo” ricettivo e consono all'importanza del confronto e dell'auspicabile svolta. Tanto fumo (l'improntitudine di fare il verso al latente sconcerto nei confronti dello stato e delle responsabilità di sprofondamento del sistema sanitario regionale (che per un certo periodo fu se non proprio un"eccellenza un ramo virtuoso della gestione regionale lombarda) e poco arrosto (in quanto alle dure reprimende dello speech dell'Assessore al welfare, che sembravano annunciare fuoco, fiamme e sovvertimenti, non sono seguiti che circoscritti aggiustamenti, motivati, temiamo, alla luce della permanente logica spartitoria, che fa attingere la titolarità dei vertici non già a bacini riconosciuti di eccellenza professionale bensì dalle compagnie di giro praticanti le sinergie tra politica e ruoli in teoria operativi.

Ecco, se ci fosse stato permessa una “divagazione” dallo stretto senso della proposta tecnico-strutturale inoltrata dal Movimento, azzarderemmo che “la mossa del cavallo” tattica conseguente con la messa delle spalle al muro della parte avversaria è l'avvio di una forte mobilitazione delle coscienze, dell'opinione pubblica, di quel che resta dell'associazionismo politico di massa, degli investiti di mandato elettivo.

Perché (ed è bene che questa straordinaria pagina di cittadinanza attiva se ne renda totalmente consapevole) il lato debole di questi due anni e rotti di testimonianza è rappresentato dall'incapacità di bucare l'audience nel rapporto col retroterra civile ed istituzionale. Colpevolmente e pervicacemente incardinato in un rapporto compiacente ed ossequioso verso i “poteri”.

Avviandoci alle conclusioni di questa chiosa, molto simile ad un'intemerata verso i responsabili di questo stato di cose, ci pare opportuno citare Gloria Riva su Espresso: "la grana più grande della sanità pubblica italiana non sono le liste d'attesa, i macchinari obsoleti, i posti letto mancanti, la carenza di personale. Il problema del Ssn è la narrazione. La politica, maggioranza e opposizione, che mentono ex aequo (perché la spending review è stata iniziata dai governi di csx e proseguita da quello di cd) sul definanziamento, continua a parlare di Ssn universalistico. Nulla di meno fattuale, sol se si pensi al reale aggregato dell'incapacità o non volontà della politica (tutta!!!) fare scelte suscettibili di invertire la rotta e una colpevole tendenza che incessantemente ha massimizzato la negazione del diritto alla cura. La giornalista parla di "apoteosi della disuguaglianza". Che, in un conteso generalizzato di disfacimento del sistema, finisce per favorire, per dinamiche di censo, le posizioni privilegiate a danno degli "ultimi". E nel ragionamento (anche perché si parla insistentemente di welfare, anglicismo che si riferisce lato sensu al benessere) ci sta oltre che la sanità propriamente detta quella che una volta si definiva "assistenza”. Vale a dire il socio-sanitario-assistenziale che, stanti i dati, colpisce (anche se sull'argomento c'è una diffusa bipartisan disinformazione) la parte più debole della fascia meno protetta dal punto di vista delle tutele in capo alla Costituzione. Perché si tratta dell'area anagrafica più attempata, meno scolarizzata, a più basso reddito, per di più gravata da patologie che, sia pure tipiche delle fasce d'età avanzate, hanno rilevanza clinica. E come tali dovrebbero essere in carico al trattamento, non già alle famiglie.

Sarebbe erroneo derivare da queste consapevolezze l'ineluttabile di derive “importate”. Ci riferiamo all'accadimento (che releghiamo nell'auspicabile fattispecie dell'episodicità) rappresentato dall'omicidio di Brian Thompson ceo di United Healtcare, perpetrato da Luigi Mangione. Un giovane cittadino nordamericano diventato giustiziere dei soprusi delle companys operanti nell'assicurazione per la cura della salute (che non sia medicare o medicaid). Non sarà, come avrebbe detto Don Camillo "un lavoro da levatrice", ma il suo gesto estremo ha colto sentiments e rumors diffusi per quanto riguarda l'impossibilità o l'eccessiva operosità nell'accettare ai servizi sanitari. Pubblici od out the pocket che siano.

Un gesto esecrabile indubbiamente. Che, ancorché ingiustificabile, è motivabile alla luce di un fondale diritto negato. L'autore che è stato definito "il giustiziere e il rivoluzionario della salute", ha colto e tradotto didascalicamente una forte criticità del sistema sociale nordamericano. Del tutto impermeabile alle suggestioni egualitarie tipiche della cultura politica europea. Il cui epicentro, però, è caratterizzato da un processo di allineamento alle logiche mercatistiche che inquadrano la cura della salute al di fuori della cultura welfarestate. Un allineamento non del tutto completato, ma (come abbiamo considerato più sopra) significativamente imboccato. Sorprendentemente (per la consolidata storia civile e politica europea e italiana, imperniata nel confronto e nella dialettica sociale e civile) adiuvata da una sorta di inconsapevolezza collettiva e di predeterminata determinazione a derubricare il rango dei diritti, che furono fondamentali nei nostri contesti, ma che arrischiano di planare alla fattispecie delle prerogative private. Per una trasposizione, non espressamente dichiarata ma concretamente attivata verso il modello americano. Sul punto esiste una condivisione trasversale nella cabina di comando e nei protagonisti della vita pubblica. Che induce a ritenere non più praticabile, nei nostri contesti, il modulo riformista e gradualista.  Insomma, si percepiscono, almeno in teoria, tutte le condizioni per una transizione verso il modello a stelle e a strisce. La cui applicazione deve aver tirato troppo la corda, come si evince dal gesto di Luigi Mangione.

Non sorprende o non sorprende più di tanto che la risposta dell'opinione pubblica americana sia rappresentata da un dilagante endorsement "siamo tutti Luigi". 

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