La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali
"Un nuovo ospedale a Cremona? No, non è indispensabile"
Ve l'immaginate un Amministratore di condominio che, invece di curare la manutenzione dell'edificio che è tenuto ad amministrare, lo lascia andare per anni alla deriva, senza preoccuparsi di cornicioni cadenti e calcinacci pericolosi?
Come reagirebbero i condomini quando l'Amministratore dovesse proporre di demolire l'edificio e costruirne uno nuovo, più moderno e a norma antisismica appena di fianco?
Bene, sembra di vivere la storia recente dell'Ospedale di Cremona: non ci si è mai preoccupati della normale manutenzione degli edifici, se non marginalmente e adesso, invece di rimediare all'incuria di questi “Amministratori” (e magari incidere i loro nomi su di una targa ad imperitura memoria), la soluzione è buttare giù l'Ospedale e farne un altro proprio di fianco.
Una scelta che tiene in conto anche la certificazione antisismica, quasi che Palazzo Comunale, la Cattedrale, l'intera città debba essere rasa al suolo per ricostruirla secondo la normativa vigente. Quanti Ospedali [PC1] in Lombardia sono a norma? Il Policlinico? Il Niguarda? Quello di Pavia? Quello di Mantova? L'Ospedale di Crema?
Lasciamo poi ai cittadini il commento sul fatto che la Corte dei Conti ha rilevato che negli ultimi anni l'Ospedale di Cremona non è riuscito a spendere ben ventiquattro milioni di euro, belli pronti e disponibili per migliorarne la struttura e le funzioni. Se poi pensiamo che non si trovano i fondi per migliorare la condizione dei sanitari e migliorare la dotazione ospedaliera e però sono disponibili trecentoventi milioni da spendere per un nuovo ospedale, allora diventa necessaria qualche riflessione.
Anche perché questi trecentoventi milioni non cadono dal cielo, ma sono soldi che arrivano dalle tasse di chi le tasse le paga e magari vorrebbe una Sanità pubblica migliore, non favorire gli interventi di edilizia. Saranno in tanti a fare affari d'oro con il nuovo ospedale e questo forse spiega lo schieramento quasi compatto dei rappresentanti delle Istituzioni e delle Categorie produttive.
Gireranno quindi molti soldi e gireranno molto anche i pazienti, alla ricerca di una struttura ospedaliera diversa da un ospedale lasciato andare alla deriva perché intanto, a pochi metri di distanza, ci sono lavori, rumore, polveri, traffico di camion e di macchinari per costruirne un altro. Che poi dovrà funzionare e quindi avrà bisogno di arredi, attrezzature, strumentazioni, personale.Tutto avvolto nel mistero.
Fermiamoci qui per ora e però facciamoci una domanda: i nostri malati si meritano tutto questo?
Non permettere che le decisioni della politica regionale e locale, in accordo con le categorie produttive, si giochino il tuo diritto alla salute.
I costi economici
- 285 milioni per il NUOVO ospedale +
- 30 milioni per la demolizione +
- 45 milioni per le NUOVE ATTREZZATURE ad oggi senza finanziamento +
- 20/30 milioni danno erariale della dismissione attrezzature dell'attuale +
- 100 milioni il valore della scatola edilizia attuale (1.000 euro/mq)
- 485 milioni spesa totale per costruire il NUOVO Ospedale a Cremona
- 195 milioni per ADEGUARE il VECCHIO ospedale ai canoni previsti dal bando per il nuovo ospedale
- NON RISTRUTTURARE SIGNIFICA BUTTARE AL VENTO circa 290 milioni di denaro pubblico
I costi ambientali
- Demolire e ricostruire impone consumi di energia elettrica-idrica superiori dell'80% rispetto a quelli necessari per ristrutturare e incrementa la produzione di CO2, CO, PM 10 e PM 2,5 per 10 anni in una città prima in Europa per inquinamento.
- Da tempo in architettura si punta al recupero che anche la politica promuove sotto la voce di Rigenerazione Urbana e nel Nord-Europa il riuso anche in edilizia è legge.
È una scelta ambientalmente anacronistica.
I costi sociali
- Il Maggiore per il prossimo decennio subirà un ulteriore declino a danno dell'utenza che dovrà trovare risposte nel privato o migrando fuori provincia o gli utenti del nuovo ospedale saranno esposti per 10 anni ai disagi del doppio cantiere con la viabilità interna ed esterna al limite del collasso.
È non avere il coraggio di fare scelte oneste. Adeguare il vecchio è fattibile e strategico.
- Il Maggiore non presenta grandi problemi ai fini del recupero e della distribuzione degli spazi (su una superficie di circa 100.000 mq. a fronte dei 65.000 del nuovo permette il pieno rispetto dei canoni imposti dal bando per il nuovo ospedale.
- Ristrutturare a stralci, in step, dà la possibilità di realizzare opere e impianti tecnologici sempre aggiornati e adeguati alle sopravvenienti necessità.
È strutturalmene sicuro e tra i più recenti in Lombardia.
Le regole democratiche...
Le regole democratiche su cui è fondata la nostra società civile impongono che ogni scelta che abbia grande rilevanza sulla vita e sul benessere dei suoi membri sia conosciuta e discussa, prima della sua realizzazione, senza reticenze e con l'unico obiettivo di fare il bene della collettività. Il progetto di costruzione del nuovo ospedale di Cremona certamente è da annoverare tra queste scelte fondamentali, per importanza sociale e impatto economico. Ma cosa realmente sanno i cittadini di questo progetto? Sui media locali è stato dato grande risalto agli aspetti esteriori, alla architettura, alla tecnologia futuristica, alle realizzazioni che ne costituiranno corollario non certo indispensabile (configurandolo a guisa di Centro Commerciale della salute…). Sono state del tutto ignorate le conseguenze sulla erogazione dei servizi sanitari basilari, che invece saranno pesanti prima, durante e dopo la realizzazione dell'opera. Al fine di provocare un dibattito serio e consapevole tra la cittadinanza, che spinga i nostri governanti locali, regionali e nazionali a rivedere criticamente questo progetto, è sorto il Movimento per la riqualificazione dell'attuale Ospedale Maggiore, che sta raccogliendo le firme (e sono già migliaia) dei cittadini che non si fidano di annunci trionfalistici di coloro che si sono distinti come paladini del depauperamento della Sanità pubblica a tutto vantaggio di quella privata. Per discutere apertamente delle problematiche connesse al progetto, il Movimento organizza una Assemblea pubblica, sabato 18 novembre 2023, alle ore 16, presso la sala della Associazione Filodrammatici, accanto al teatro-cinema Filo. Invitiamo tutti a partecipare.
La Comunità socialista sostiene il Movimento
Tempo fa ho aderito immediatamente al Comitato del NO, per la demolizione del “vecchio” ospedale, ringraziando in cuor mio quelle persone che, amando sia la città che i pazienti cremonesi e no, hanno innalzato gli scudi per evitare sperperi inutili di denaro e assicurare una proficua opera sanitaria alla collettività. Tante altre importanti considerazioni andrebbero aggiunte a quanto da me espresso, mi limito a ribadire approvazione e sostegno al sopracitato Comitato, aderendo con passione a nome della Comunità Socialista da me rappresentata.
Diamo conto anche dell'intercorso epistolare di due nostri abituali corrispondenti. Sandro Gaboardi da Crema, che ci assicura di aver scaricato il modulo adesioni al Movimento e che promuoverà la mobilitazione per il No anche nel circondario Cremasco. Caterina Lozza, giudica importante il nostro editoriale. E considera congrua la nostra sollecitazione rivolata al PD, chiamato, anzi punzecchiato perché agisca con forza e sostenga la mobilitazione popolare.
La prendiamo da lontano… e dintorni
Quando si accetta un contesto fatto di opacità fattuale e arroganza dei poteri il valore dell'appartenenza comunitaria acquista un valore diverso rispetto al modello liberaldemocratico cui siamo stati abituati per decenni. Da un lato si accetta un presente senza futuro, dall'altro ci si abitua all'incertezza degli eventi, determinati non dal volere popolare ma dal prevalere dell'arroganza a prescindere.
Tale è la premessa di questa riflessione dettata dagli interventi dei nostri lettori. In particolare di Gianluca Franzoni, il cui elaborato focalizza in particolare la premessa del valore delle regole democratiche.
Scusare il male (la carenza di trasparenza che da tre anni aleggia sul “pacco” nuovo ospedale significa moltiplicarlo, dice Gustave Le Bon sociologo.
D'altro lato, l'opposizione al progetto non può non rinviare ai Beatles: a long and winding road.
Il prosieguo dell'ideona di distruggere per costruire non sembra riservare, diversamente da 60 anni fa (quando la scelta strategica del nuovo nosocomio, la sua ideazione, la sua realizzazione e il suo finanziamento furono totalmente imperniati sulla prerogativa comunitaria e istituzionale locale) nell'impresa alle viste il benché minimo ruolo per i "nativi". Che vengono trattati come destinatari di un gesto di generosità. A tutto pensa il benefattore chiavi in mano. Finanziamento (che inevitabilmente distoglierà risorse alla territorializzazione dell'intera intelaiatura dei servizi sanitari, a cominciare dalla prevenzione), percorsi progettuali propedeutici; direzione autocratica dell'intera procedura, a cominciare dalla selezione dell'asset esecutivo. Al territorio, ormai da tempo entrato nel cono della desuetudine sinergica tra realizzazioni strategiche e ricadute sull'economia locale, verranno riservate quote infinitesimali di trickle down. Briciole, ma tanto bastano alle aspettative di un retroterra consapevole del proprio lilipuzianesimo. Premessa la non negoziabilità tra un'opera non richiesta, inutile e dannosa e le "ricadute", non v'è chi non veda il limite assoluto rappresentato dall'assenza di "spalle" adeguate per partecipare all'indotto. Sarà una procedura sovradimensionata che escluderà sicuramente professionisti locali ed imprese. Cui nella migliore delle ipotesi finiranno briciole e nessuna incidenza nella procedura realizzativa che potesse anche minimamente configurare un'aspettativa di controllo sul rispetto degli interessi originali del territorio.
Ma sull'argomento, c'è da giurarci, torneremo