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Ricostruire la scuola

Prosegue il Forum con gli interventi dei nostri lettori

  26/03/2022

Di Redazione

Ricostruire+la+scuola

In un precedente articolo avevamo titolato, traslandolo in toto da una interessante riflessione di Domenico Cacopardo, "Ricostruire la scuola". Un tema che solleva, già nelle premesse, un misto di mal disposizioni d'animo e di ostilità. 

Perché quasi sempre indirizza o addirittura obbliga a conclusioni severe. Sia sullo stato dell'arte del più generale contesto di affievolimento cognitivo sia della vera e propria regressione dell'apparato educativo. 

Parlandone si tocca un nervo scoperto su cui agisce in automatico una sorta di “vade retro”, che ne fa un tabù; insieme a non pochi altri, che ti iscrivono d'ufficio alla fattispecie reazionaria (i nostri lettori hanno capito quali).  

Sarà perché la pressione di temi tremendamente drammatici agisce un po' da chiodo scaccia chiodo; sarà perché la prevalente fascia dei nostri lettori appare sterilizzata dai radicalismi dogmatici. Registriamo, senza sorpresa, che il tema ha attirato attenzione e sollecitato approfondimenti. Che molto di buon grado pubblichiamo, nell'aspettativa che ne giungano altri. 

Di nostro vorremmo aggiungere che sarebbe doveroso, a ridosso della rievocazione di eminenti figure di educatori e pedagogisti (come Mario Lodi, nel centenario della nascita) evitare (non disinteressate) confusioni tra l'impulso per un fecondo rinnovamento della pedagogia e per la massima apertura dell'accesso agli studi (leggi Mario Lodi) e, come ha scritto Domenico Cacopardo “la sostanziale proposizione che la didattica deve andare al passo del più lento, del meno dotato”. Un devastante postulato questo con cui, soggiunge Cacopardo, si sono scardinati i metodi di selezione dei giovani e degli studi (leggi la Scuola di Narbiana).  

Mario Lodi e Don Lorenzo Milani 
Mario Lodi e Don Lorenzo Milani 

Su questa linea di riflessione si collocano i nostri lettori F.T. di Milano ed Alessandro Gaboardi di Crema. 

Caro Eco del Polo, se siamo in queste condizioni è proprio per il depauperamento della Scuola (hardware e software).  

Aggiungo un'altra…banalità: con la famiglia interamente dedita al lavoro la Scuola era rimasta l'unica fonte alla quale abbeverarsi per percorrere la propria strada. 

Sic! È andata così.  

E l'imperdonabile responsabilità del degrado è della sinistra comunista che dal dopoguerra in poi ha monopolizzato Scuola e Università. 

Scrivo Sob!, perché se ti fanno crescere storto e durante i primi tempi della crescita nessuno ti pone un bastone che ti impedisca di verticalizzarti, il raddrizzamento postumo diventa un'impresa quasi impossibile. Risob! 

Milano, 20 marzo 2022 - F. T.  

Bravo Enrico. Mi stupisce sempre la tua capacità di lavoro. I tuoi articoli o commenti non sono mai banali ma, è vero, che sono lunghi e frammentati con parecchie digressioni, motivo per il quale il lettore con scarsa memoria e forse poca conoscenza si confonde. Confesso che a volte ritorno al periodo precedente per riflettere. Questione di memoria ma anche difficoltà di leggere sul telefonino o sul computer. 

L'articolo di Cacopardo è esemplare per chiarezza e memoria storica. La sintesi su don Milani non è forse esatta. È vero che insegnava con attenzione ai meno veloci a comprendere ma nello stesso tempo affidava questi agli studenti più promettenti che facevano da tutor. Insegnavano e imparavano ad insegnare. Erano pluriclasse. Con 12 15 studenti facevano i 5 anni di elementari o i tre anni delle medie.  

In questo campo di insegnamento si è cimentato e distinto il prof. Romolo Beltramba. Questi ha sperimentato per anni il metodo insegnando in una pluriclasse di un paesino d'Abruzzo. I risultati li ha valutati nel tempo tenendo i contatti con i suoi ex allievi e ha notato lo straordinario successo dei suoi ragazzi. 

Il problema è stato che non si considerava la scuola un investimento ma un costo sociale. Quasi come se fosse un orfanatrofio per insegnanti custodi e allievi non ancora forza lavoro. 

Crema, 19 marzo 2022 - Alessandro Gaboardi

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