“Flussi” e aspettative (avevamo già titolato) …e ricadute sulla quotidianità
Caro direttore, ho sempre pensato che governare una comunità non sia come giocare a bandiera...ora vinci tu ora io …così si impostano modi diversi di affrontare i veri problemi. Ecco, appunto: i problemi. Credo che per ognuno di essi vi sia una priorità nel cercare di risolverli. Probabilmente le idee nelle varie correnti politiche sono diverse, ma il problema no, è lì con la paura che la spada di Damocle non regga più e spezzandolo lo raddoppi, lo triplichi sino a renderlo irrisolvibile. Nella nostra bella città si rincorrono le opinioni di come difendere il nosocomio “di famiglia”, possiamo definirlo così? Si è chinata la testa ad ogni reparto chiuso, posti letto cancellati, tagli di personale seppur quotato e irreprensibile …ma ora accettare che tali decisioni piovute dall'alto abbiano declassato un ospedale perché costruito una cinquantina di anni fa tanto da decidere di cancellarlo per dare priorità ad un Ente “sconosciuto “, ma presentato come uscito dalla lampada del “genio” di turno, è accettare di essere presi per i fon…. pardon esser presi in giro e ricacciati nella solita credenza popolare di avere le scarpe grosse …ma dove mettiamo il cervello fino??
Se le famiglie che hanno riposto fiducia nelle guide da loro votate, si aspettano decisioni che favoriscano una buona collaborazione per i loro anziani, devono accettare che nessuno ascolti e non assegni un posto importante alla risoluzione di tale esigenza?
Naturalmente ognuno vorrebbe avere la bacchetta magica per bloccare sin dalla nascita la povertà di gente meno fortunata vittima di guerra e sanguinose rappresaglie, tutti i mali del mondo scuotono le nostre coscienze e si vorrebbe tendere le mani per ottenere ovunque libertà e giustizia …ma tant'è… se non riusciamo ad andare d'accordo tra noi, in un clima che dovrebbe essere sereno, come illuderci di irradiare altrove capacità con risoluzioni positive?
Ricordo che a vent'anni il mio buon dottor Felice Mancini visitandomi sentenziò che il mio cuore era perfetto e che sarei potuta arrivare sino a ottant'anni!! Bene, ci sono quasi ma …l'aspettativa di vita fortunatamente (?) si è allungata e non si può ignorare quanto sia necessario più che mai mettere a disposizione ogni accorgimento per non lasciare a se stessi questi, attuali poveri vecchi (mi ci metto anch'io) che, dopo aver vissuto impegnandosi per il futuro delle classi attuali, sperano solo nella dovuta assistenza medica nel proprio ospedale e un eventuale accettabile ricovero in strutture adeguate. Ogni cittadino appartiene alla comunità preposta al benessere di ognuno, sia se le bandiere che sventolano siano o siano state di diverso colore.
Ultima osservazione: un ospedale ben congegnato può curare e occuparsi di ridonare la salute, ma se l'aria che si respira viene “appesantita” da ulteriori correnti venefiche anche la riapertura dei vari padiglioni e l'assunzione o riassunzione del personale medico non sarebbero più sufficienti …
Forse è meglio ulteriormente meditare. Un cordiale saluto
Sia pure con la ben nota eleganza la nostra amica, compagna, corrispondente Clara, pone, nel contesto della ripresa della campagna-testimonianza di denuncia del depauperamento della dotazione comunitaria di servizi (universali ed inalienabili); che recentemente ha trovato focalizzazione nella vicenda del sostanziale sbaraccamento del servizio ospedaliero.
Le disgrazie, come si sa, specie quando si va a sbattere in una temperie caratterizzata dall'inversione del senso di tutti quanto si è costruito dalla Costituente in poi. Che è rappresentata, appunto, dallo smantellamento dello stato sociale, che aveva fatto dell'Italia uno dei laboratori e dei modelli di giustizia sociale più accreditati nel mondo.
Diciamo che l'apice, innescato dalla Costituzione Repubblicana e dipanato in decenni di impegno riformatore, era stato raggiunto con la formulazione dell'aggregato dei segmenti dell'assistenza medico sanitaria e socio assistenziale nel concetto e nel modello welfare.
Ma, all'insegna del detto simul satabunt simul cadunt, l'asfaltatura della sanità pubblica, ben presente nell'epica della spending review (verticale) attuata indifferenziatamente dai governi dei tre decenni della seconda repubblica, non poteva non avere un effetto trascinante anche sul versante sul sistema di sicurezza sociaoassistenziale.
E ciò non è semplicemente, come dimostra il campanello d'allarme fatto suonare dall'establishment amministrativo territoriale (con i quattro paginoni de La Provincia di tre giorni addietro), un problema di facoltà di spesa, di risorse disponibili.
Clara Rossini, come chi scrive, un po' in conflitto di interesse (almeno dal punto di vista dell'appartenenza alla fascia anagrafica di cui ci interessiamo qui) solleva, con correttezza, quasi con pudore, l'avvitamento della spirale ormai evidentissima nella sostenibilità del modello dell'assistenza (lato sensu) dei fragili per patologia e anagrafe.
Che, purtroppo, solo la coincidenza della criticità contestuale di due dossier, apparentemente disgiunti ma confluenti nel medesimo imbuto di non sostenibilità, mette in un'evidenza che è difficile se non impossibile ed irresponsabile collocare in una dimensione prioritaria.
La premessa, questa premessa, non è per mettere le mani avanti rispetto alla non improbabilità di essere etichettati per coloro che, denunciando la smobilitazione a tutto tondo del sistema di sicurezza sociale ed in particolare dell'assistenza alla “terza età”, ne addebitano la causa allo spostamento della priorità di spesa sociale su altri segmenti (tipo, la voce “accoglienza”)
Semplicemente è per affermare che con un debito statale fuori controllo e con una finanziaria difficilmente difendibile nelle sedi comunitarie, bisognerà mettere ordine nella spesa e lucidità (cosa quasi impossibile in questi contesti di populismi di destra e di sinistra) nelle percezioni e nelle consapevolezze della politica.
Non si può certamente imputare alla redazione del quotidiano cremonese la circostanza che i paginoni 2, 3, 4, 5 dell'edizione di tre giorni fa apparentemente abbiano radicato un nesso di causalità tra l'ormai evidente default del sistema di assistenza alla terza età e l'insostenibilità del carico allocato alle prerogative dell'amministrazione periferica derivante dal dossier “accoglienza”.
Su questo secondo punto, almeno in questo incipit, ci andremo leggeri. Limitandoci ad introdurre, a partire dal titolo, l'argomento.
Decenni a fare, a posizione speculare ma invertita, del dossier migrazioni il capro espiatorio di tutte le criticità, la carica antisistemica, la motivazione di ribaltoni di equilibri elettorali e la scaturigine di carriere. Sia per quando si è all'opposizione sia quando si è al governo. E ci si dimentica… A livello nazionale e periferico. Non si ha mai il coraggio di ammettere che ci si sbagliava. In realtà siamo in presenza, oltre che una visione strategica erronea e controfattuale, un imbarazzante filotto di fallimenti a responsabilità compartecipata: i SAI (di competenza comunale per l'integrazione) i CAS (i centri straordinari per accoglienza). Andando per semplificazione, tutti parcheggi, privi di visione strategica e allestiti all'insegna del speriamo che me la cavo. Non per risolvere il problema; ma principalmente per reggere l'impatto narrativo. Aleggia, ovviamente nella permanenza della dicotomia senza se e senza ma e respingimento categorico, l'araba fenice del rimedio alla denatalità, individuato nel sollievo alla carenza di mano d'opera e, ça va sans dire, e di fabbisogno tributario e previdenziale. Come se, sim sala bim, tutti gli accolti fossero integrabili nel consolidato civile (fatto soprattutto di condivisione eticocivile e sicurezza) e nel modello socioeconomico (fatto di accettazione e predisposizione al mansionamento carente e, non come si lamentano i cantori rappers e i testimoni delle banlieus nostrane), di pretesa per i "posti buoni" prerogativa degli autoctoni (che già per averli sono costretti ad espatriare). Al di là dell'assenza di consapevolezze e progetti strutturati, non v'è chi non veda che le velleità stanno giungendo al capolinea della paralisi dell'intero establishment, centrale e periferico. Innanzitutto perché i bacini per narrazioni controfattuali sono saturi; come satura è la capienza del sistema dell'accoglienza e della sostenibilità di una risposta pubblica capace di affrontare concretamente il dossier e di contenere l'impatto sociale di un impegno di spesa che con questi numeri opera inevitabilmente una spending review a danno dei portatori indigeni di vecchie e di nuove povertà ed emarginazioni sociali, accentuate dal collassamento di un welfare già poco generoso e per di più accentuato dalla postpandemia e dalle conseguenze di visioni deformate dal politically correct e dal radicalismo. Come, con tutta evidenza, si ricava dalle doleances dell'establishment della rete istituzionale periferica. Anche la nostra, ovviamente. Che, vent'anni dopo, dopo aver sostenuto in materia, una linea non esattamente realistica, se ne lamenta.
Il PSI Cremasco su area ex CL
In data 22/08/2023 è stato svolto un sopralluogo dal Partito Socialista di Crema presso l'area ex - CL dove si è potuto verificare che questa area è completamente degradata e abbandonata, ed in cui è presente un grande acquitrino nelle fondamenta della struttura che può costituire un habitat non indifferente per la riproduzione e la diffusione delle zanzare. Le pompe di sollevamento, utilizzate per rimuovere l'acqua risultano assolutamente non funzionanti.
La suddetta area ex scuola CL oltre ad essere una zona fatiscente della città, costituisce pertanto anche un importante problema di sanità pubblica, visto il proliferarsi di tali insetti, possibili vettori di infezioni.
Il Partito Socialista di Crema quindi ritiene che sia inderogabile il recupero dell'area ex CL situata a Crema nei quartieri di Sabbioni - Ombriano. La struttura, attualmente nelle mani del liquidatore potrebbe essere ancora recuperabile attraverso una corretta pianificazione urbanistica, con un accordo pubblico – privato, senza ovviamente modificare la destinazione d'uso secondo l'attuale Piano di Governo del Territorio. L'area sulla quale insiste la struttura è centrale per lo sviluppo armonioso della città ed andrebbe riqualificata insieme alla vicina ex area industriale. Inoltre è da evidenziare, come più volte da noi rilevato, che è il sito più adatto ad ospitare il nuovo liceo che invece la Provincia insiste nel voler collocare vicino l'ospedale aumentando in tal modo i problemi viabilistici che già affliggono il contesto urbano.
In più occasioni i socialisti cremaschi sono intervenuti per sottolineare l'importanza strategica di tale area e dell'opportunità che potrebbe avere per la collettività dal punto di vista urbanistico e sociale.
Sabbioni e Ombriano sono quartieri vitali della città di Crema, quartieri in cui vivono tante famiglie ed in cui è presente il bellissimo parco Bonaldi, patrimonio ambientale, che risulta tutelato e valorizzato anche dal FAI, cosa di cui pochi sono a conoscenza.
Purtroppo constatiamo che proprio di fronte al prezioso “monumento verde” sia ubicata l'area in oggetto che resta come un colpo nell'occhio per l'intera città, date anche le grandi potenzialità che essa esprime. Molte sono le possibilità di recupero urbanistico e sociale, l'area potrebbe ospitare un campetto da calcio, una piscina, un auditorium, e se non possibile il liceo, sicuramente un RSA ed un asilo nido di cui la struttura è parzialmente ultimata.
Agevolando l'acquisizione dell'area, con una collaborazione tra pubblico e privato o direttamente con un'acquisizione pubblica la città potrebbe usufruire di servizi che oggi sono indispensabili.
Ricordiamo che la riqualificazione urbanistica dell'area ex scuola CL permetterebbe anche la bonificazione dell'area a tutela della salute pubblica, visti anche gli ultimi episodi di malattie riscontrati, legate alla presenza di zanzare come la malattia West Nile e di recentissimo anche la malattia infettiva tropicale legata al virus Dengue, malattia potenzialmente fatale.
Il Partito Socialista di Crema, sosterrà nelle diverse sedi istituzionali il recupero e la riqualificazione dell'area, per permettere a tutti i cittadini di poter usufruire di un'area da troppo tempo dimenticata e soprattutto per tutelare la salute della collettività.
Il segretario cittadino del PSI di Crema.
Il PSI cremasco riprende lodevolmente una testimonianza che, almeno nell'ultimo quinquennio, ha caratterizzato l'impegno della Comunità Socialista e, in particolare, del suo leader riconosciuto Virginio Venturelli.
Che, al di fuori di qualsiasi lettura di parte, avevano focalizzato, nel contesto più ampio del concambio Stalloni-ex Tribunali, l'assurda situazione di cubature edilizie che mancano alla realtà dei servizi e di cubature lasciate rovinare.
Se non ricordiamo male, se n'era accennato anche nel corso dei preliminari per le elezioni comunali di un anno fa. Non resta da osservare e certificare che la "nuova" giunta postbonaldiana pratica il "passato lo giorno (della convergenza finalizzata alla rielezione della 'ditta') gabbato lo santo". Tutto è ricominciato daccapo. Zero cultura e memoria amministrativa. Solo presunzione e arroganza. Vabbé è quanto passa il convento politico in questa disgraziata temperie.
Ricordare Elena Casetto
L' associazione DI.DI. A.PSI Difesa Diritti Ammalati Psichici, si associa ad Unione Regionale associazioni Salute Mentale URASaM nel ricordo della giovane Elena, vittima della contenzione meccanica nel reparto del SPDC Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell'Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo durante l'azione contenitiva associata alla chiusura a chiave della porta della stanza per cui allo scoppio dell'incendio. Elena si trovò intrappolata e nel tentativo di slegarsi per mettersi in salvo diede fuoco alle cinghie con l'accendino che non le era stato ritirato. Si presume inoltre che nel reparto non fossero in uso lenzuola ignifugo ed Elena fini i suoi giorni soffocata dal fumo e dilaniata dalle fiamme. Desideriamo che il suo ricordo rimanga vivo nelle persone che le vollero bene. innanzitutto perché quella giovinezza spenta così brutalmente sia di monito alle Istituzioni responsabili di adottare misure contro la Costituzione. Con la speranza che il luogo che l'ha accolta le sia più lieve della sua vita terrena la pensiamo sollevata dalla sua sofferenza