Felice Lopopolo 23 anni in CGIL per anni componente la segreteria della Camera del Lavoro Provinciale e dal 1990 al 2000 responsabile della Camera del lavoro di Crema.
Ho letto l'articolo di Bandera relativo le vicende di Ottaviano del Turco condividendo la sostanza.
Faccio presente che Del Turco venne a Crema il 25 aprile del 1990 ad inaugurare la nuova sede della Camera del Lavoro; di quel evento il Centro Ricerca Galmozzi conserva testo e video dell'interessante intervento che, se divulgato, mi parrebbe il modo migliore per ridare dignità al personaggio, anche e soprattutto per il contributo dato sul tema dell'unità della CGIL, non solo.
Iscritto al PCI sono sempre stato assieme a Luciano Noce e tanti socialisti fautore dell'unità di tutte le forze progressiste come valore, non solo tattico, del fare politica anche, soprattutto oggi.
Altrimenti ci spazzano via tutti e a quel punto le buone ragioni degli uni o degli altri saranno utili solo per archivio storico, per quanto importante.
Se serve sono disponibile
Buon lavoro
Felice Lopopolo
Sull'argomento delle condizioni di Ottaviano Del Turco, già segretario generale aggiunto della cgil e, in epoca più recente, Presidente della Giunta della Regione Abruzzo, abbiamo già pubblicato parecchio. Sia per quanto si riferisce ad una certa dose di accanimento della malasorte e delle sventure giudiziarie sia sul profilo della testimonianza in ruoli di rilevante responsabilità
Apprezziamo molto il fatto che chi ha avuto, come Lopopolo, ruoli significativi nella guida del maggior sindacato avverta il bisogno di rivisitare la pregressa storia di cui è stato parte. Ancor più commendevole appare l'impulso civile a rivisitare in positivo i comuni percorsi di idealità e di sostegno alle ragioni di una società più giusta.
Noi aborriamo la disinvolta pratica secondo cui “le sentenze si interpretano per gli amici e si applicano per gli avversari”.
Men che meno siamo propensi a confondere i campi che dovrebbero essere non comunicanti: l'esercizio della giurisdizione e la politica.
Abbiamo già detto in precedenti occasioni che le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Del Turco ci sembrano, nella migliore delle ipotesi, gravate da pregiudizi e da grossolani errori.
Conseguentemente auspichiamo che l'imputato/condannato possa fruire di una revisione processuale.
Ciò posto, dura lex sed lex, non recriminiamo sulla conseguenza della revoca dei vitalizi, dipendente da una legge dello Stato.
In passato, in ciò sostenuti da una vasta schiera di condivisioni, abbiamo eccepito il fatto che tale provvedimento priva Del Turco di un sostegno economico, indispensabile a fronteggiare una grave condizione di infermità.
È difficile ma ci proviamo, azzardare un punto di equilibrio tra la giusta sanzione della revoca del vitalizio e la prevalenza del lato umanitario.
Con il che, anche in considerazione del fatto che la materia dei vitalizi è tutt'altro che definita, vorremmo fossero chiare almeno due cose nella nostra testimonianza.
L'ennesimo tornante degli orientamenti dei rami parlamentari in materia di revoca della prebenda nei casi sommariamente indicati, ci induce in ogni caso a contestare quel proclama “riparato un errore”. Con cui l'ex governatore Formigoni ha salutato la revoca della revoca (per le ragioni anticipate).
Facciamolo parlare “il vitalizio, (non 7000 euro al mese, meno della metà) lo stato di diritto, un baluardo contro gli abusi di qualsiasi potere o il ripristino di una condanna a morire di stenti”.
Ancor più allucinante lo speech dell'Avvocato Paniz, già parlamentare di FI, che si è reinventato, col contenzioso vitalizi, una second life professionale, con 1500 potenziali clienti “che dalla sera alla mattina hanno perso ogni sostentamento”.
Il quale soggiunge “come andrà avanti Formigoni dopo 40 anni dedicati alla politica?
Le accuse di corruzione sono cadute tutte. È rimasta l'associazione a delinquere. Non ha fatto ricorso perché sono fatti di 25 anni fa. Nella gente si inculca che il vitalizio è privilegio. Cassazione e Corte Costituzionale hanno stabilito che è un trattamento pensionistico”.
Mah…
Il problema non è fare i conti in tasca al Celeste (che, in ogni caso, solo alcuni anni fa dichiarava di aver tratto dalle sue tasche le risorse per vacanze da sogno). Facciamo notare che l'italiano medio vive, in questi momenti difficili, con molto meno. Con salari e stipendi incongrui al costo della vita e con pensioni tratte da decenni di contribuzioni da lavoro.
Resta, in aggiunta all'inopportunità di profilo civico che continui il flusso del beneficio anche nella fattispecie di gravi reati a carico dello Stato, la permanenza di un intollerabile insensibilità, in momenti drammatici come questo, nei confronti della condizione del cittadino comune.
L'istituto del vitalizio è stato negli ultimi anni sottoposto, sia pure con percorsi non esattamente lineari, a significative revisioni. Il cui risultato riguarderà i futuri percettori. Sul punto quasi tutte le forze politiche dimostrano una propensione non lineare e coerente. Perché il vitalizio resta un trattamento “pensionistico” di fonte autoreferenziale, totalmente incardinato in prerogative di autodichia, in cui i beneficiari coincidono con i decisori.
Assolutamente forzata appare poi la sua equiparazione al trattamento previdenziale.
Per queste ragioni, pur esprimendo ad personam vicinanza umana e sostegno ad Ottaviano Del Turco, auspichiamo che l'errore le cui conseguenze hanno aggravato la sua vita venga riparato in modo diverso dalla fattispecie del caso Formigoni.