Con la conferenza stampa di oggi, il Comitato cremasco per il NO al referendum del 20,21 settembre, con la sua composizione interpartitica e sociale, intende affermare che una vera riforma del Parlamento non dovrebbe rispondere a logiche di schieramento partitiche o ideologiche, ma dovrebbe essere il risultato di una iniziativa politica organica e ampiamente condivisa.
Esattamente ciò che la proposta referendaria per il SI nega al presente e non garantisce per il futuro.
Ad illustrare la premessa riportata, sono intervenuti: il sindaco di Crema Stefania Bonaldi, Franco Bordo, Matteo Galletta, Antonio Agazzi, Linda Hazizaj, Virginio Venturelli, Simone Beretta.
Tra i primi aderenti al Comitato, aperto ad altre adesioni e contributi, figurano: Aiello Ermete, Alloni Agostino, Bergamaschi Fabio, Bettinbelli Ezio, Casorati Aldo, Chiodo Egidio, Coti zelati Emanuele, Guerini Tiziano, Lazar Giorgio, Orini Paola, Palumbo Giovanni, Scarpelli Angelo, Rossoni Giovanni, Zacchetti Arcangelo.
Nei prossimi giorni seguiranno altre iniziative e la pubblicazione, più estesa, delle ragioni a sostegno del NO
Di seguito il testo dell'intervento riassunto da Virginio Venturelli in rappresentanza della Comunità socialista Cremasca
Sostenere le ragioni del No alla proposta di ridurre il numero dei parlamentari, non è molto popolare, ma è necessario perché è giusto dare agli elettori maggiori informazioni sul voto.
Nel merito, le motivazioni dei sostenitori della modifica costituzionale, si presentano assai povere di contenuti: non modifica i rapporti tra Stato e Regioni, non incide sul bicameralismo, ma taglia, semplicemente e linearmente, il numero dei parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori.
Una misura demagogica, apparentemente innocua, dietro la quale non c'è alcuna idea di riforma delle Istituzioni, ma solo una visione ed una volontà punitiva nei confronti della democrazia parlamentare, già dal 2005, peraltro, non più espressione direttamente dai cittadini, ma designata dai vertici delle forze politiche.
Il risparmio sbandierato, per le casse dello Stato, viene stimato pari al costo di un caffè all'anno per abitante, peraltro un risultato pressoché possibile anche semplicemente equiparando le retribuzioni e i benefit dei parlamentari italiani agli altri Paesi europei.
Tutt'altro che certa sarà anche l'affermata velocizzazione dei procedimenti legislativi, fermo restando il mantenimento delle due camere, e l'assenza di ogni diversificazione delle funzioni tra Camera e Senato
Incentiva la discutibile tendenza a modificare gli assetti costituzionali, comprimendo ovunque gli organismi rappresentativi (vedi per esempio negli Enti Locali, come sono state ridotte, in particolare, le provincie) a favore di quelli esecutivi.
Su questi aspetti c'è un misterioso silenzio, un imbarazzo da parte di tutti partiti che si sono pronunciati a favore della legge nella quarta votazione parlamentare, che è quasi una ammissione di colpa.
Legare governo e Costituzione è sbagliato, perché i governi passano, mentre la Costituzione, con i suoi principi di fondo, non può essere modificata subdolamente.
Il piccolo fronte del NO si allarga ogni giorno, tanti sono ormai i sostenitori favorevoli a dare anche un segnale politico e culturale, sia ai partiti che al Governo, circa la loro supposta rappresentatività dei cittadini.
Complessivamente quindi siamo chiamati a scegliere tra riformisti e populisti, tra chi propone processi razionali e chi sostiene degli sbreghi istituzionali, per fini di parte, contingenti.