Ancora nel pieno di una crisi pandemica, con l'avvio della “fase 2” proclamata dal Presidente del Consiglio, ci apprestiamo ad affrontare il malessere sociale da essa derivante a causa degli effetti devastanti sul già dissestato quadro economico dell'Italia.
Mai come oggi, in maniera così brutale, siamo stati messi di fronte al dilemma: “salute o lavoro”.
I Lavoratori hanno dimostrato, per parte loro, grandi doti di coesione e resilienza, tipiche di una società civile e di una Comunità tutto sommato ancora sana. Grazie, in primis, a tutti i Lavoratori ed i Volontari che hanno saputo fare fronte a questa emergenza sanitaria dalle dimensioni planetarie, nonostante una Sanità Pubblica dilaniata dalle varie “riforme” di questi ultimi trent'anni. “Riforme” che da quando nacque la "Seconda Repubblica” (semmai nacque) più che con il progresso sociale o, lo sviluppo economico del Paese, hanno avuto a che fare con il pareggio di bilancio e con un'inconcludente rincorsa al mastodontico debito pubblico a nocumento del tessuto produttivo e del welfare state.
Trent'anni di immobilismo istituzionale, sociale ed economico, determinato da una certa politica avvitata su stessa, fra infinite propagande e conclamate incapacità di governo che ha progressivamente abdicato ai governi cosiddetti “tecnici” o di “scopo” per attuare le impopolari riforme. Fino alla gestione della crisi odierna, per la quale il Presidente del Consiglio si è completamente affidato alla consulenza di una nutrita schiera di tecnici e scienziati riuniti in apposite “task force”. I quali di fatto hanno dettato l'agenda di un governo e di un parlamento oggettivamente auto-esautorato.
Il Covid-19 con la sua letalità, quasi scientifica nei confronti delle frange di popolazione più deboli (cioè anziani o persone con importanti patologie pregresse), ci ha costretti ad adottare misure draconiane per il suo contenimento. Esso ha di fatto congelato la democrazia rappresentativa in generale e non solo parlamentare, limitando le Libertà individuali come non succedeva da quasi cent'anni a questa parte e devastato pezzi importanti del nostro tessuto imprenditoriale.
Tutto ciò sta producendo, inevitabilmente, nuove diseguaglianze.
Una classe Politica all'altezza dovrà saper coinvolgere i corpi intermedi nell'opera di ricostruzione, agendo di pari passo anche sul fronte della tenuta e della giustizia sociale.
Un paese come l'Italia, si rialzerà tanto meglio, se saprà cogliere pure l'occasione per ristrutturarsi; se ritroverà l'imprescindibile unità nazionale, la stessa che ci ha permesso di risollevare il capo nel secondo dopoguerra e se saprà ridare centralità al Lavoro (ovviamente nella massima sicurezza) e trarre insegnamento da una sventura che ha avuto il “merito” (se ci consentite il termine senza voler essere irrispettosi delle vittime della pandemia e degli operatori sanitari in prima linea a fronteggiare il morbo e ai quali siamo estremamente riconoscenti) di mettere a nudo le tante storture del modello di sviluppo socio-economico perseguito ormai ovunque nel mondo.
La rinascita italiana necessita di un cogente ripensamento del “Sistema-Paese” a cominciare da quello sanitario nazionale e il suo rapporto con le autonomie regionali, nonché la più equa distribuzione territoriale delle risorse. Sarebbe il primo e doveroso passo da compiere per rispetto delle tante (troppe) vittime di questi mesi. A seguire, poi, con gli investimenti nella scuola, la riduzione del carico fiscale sul Lavoro e la sburocratizzazione, così come l'irrisolta “questione del mezzogiorno” che tiene il Paese bloccato da decenni. Puntare sulle eccellenze italiane, fornendo loro adeguati servizi ed infrastrutture, materiali ed immateriali. Insomma, aggredire il debito pubblico, non solo col rigore dei conti, ma anche con una “visione” che incoraggi gli investimenti.
In tutto questo anche l'Europa dovrà mostrarsi all'altezza, solidale e coerente allo spirito dei “padri fondatori”. Diversamente, determinerà la propria fine e la fine di un sogno.
Riportiamo gli interventi dei sindacati di categoria delle costruzioni e della scuola che ringraziamo vivamente (che sarà nostra cura integrare con eventuali ulteriori contributi dal mondo del Lavoro) quasi a voler esorcizzare il morbo attraverso le voci di chi rappresenta, da un lato il “volano” della domanda interna come risposta immediata alla crisi e, dall'altro, quello della conoscenza che concorre a formare ed educare le nuove generazioni deputate a dare prosperità, nel prossimo futuro, a questo nostro straordinario Paese. Nonostante tutto e tutti.
Buon Primo Maggio a tutti noi. Viva l'Italia e viva gli Italiani!
Quello di quest'anno sarà un Primo Maggio totalmente diverso dal solito, per l'impossibilità di partecipare alle tradizionali feste e manifestazioni a causa della pandemia da covid-19. La festa dei lavoratori potrà comunque essere un'occasione in primo luogo per ricordare le tante persone, in maggioranza anziani, che ci hanno lasciati in questo periodo. Se ne sono andati senza poter ricevere il conforto e la vicinanza dei propri cari e senza nemmeno la celebrazione di una cerimonia funebre: a tale proposito pensiamo che quando la pandemia sarà dichiarata finita, sarà giusto organizzare un funerale di Stato a rappresentare l'intera popolazione, per rendere omaggio a queste persone scomparse che hanno contribuito alla costruzione di questo Paese.
Un doveroso ringraziamento, in questo momento particolare, va rinnovato a tutto il personale medico-sanitario: dottori, infermieri, operatori socio-sanitari e questo Primo Maggio è per noi a loro dedicato. Persone che, consapevoli dei rischi per la loro stessa vita, hanno fatto il loro dovere con serietà ed impegno assicurando le dovute cure e terapie ai tanti malati di covid-19 continuando a prendersi cura di tutti gli altri pazienti. Auspichiamo che continuando con le misure adottate e con l'isolamento per il tempo necessario, si possa continuare a tenere il virus lontano; in caso contrario, come ben sappiamo, le conseguenze sarebbero devastanti!
Questa gravissima emergenza da Covid-19, che ha coinvolto gran parte dei paesi del mondo, ha messo in evidenza ed esaltato la funzione della sanità pubblica, che e gratuita per tutti, all'interno di un sistema di stato sociale universalistico, che è un fattore fondamentale di democrazia in un paese solidale.
Sul piano generale, il dibattito di questi giorni affronta in particolare la cosiddetta fase 2, e le ipotesi di riapertura delle attività economiche: commerciali, artigiane e industriali, di servizio. La Filca Cisl Asse del Po non ha nulla in contrario, ovviamente, purché si facciano scelte improntate alla massima prudenza, prevedendo tutte le norme dei protocolli di sicurezza necessari per evitare nuovi contagi. Al contempo le strutture ospedaliere devono continuare ad essere preparate ad affrontare l'emergenza, sperando che le assunzioni e le spese approntate in macchinari e strumenti non siano pensate come semplice risposta all'emergenza da dimenticare appena possibile ma che diventino il primo passo di una inversione di tendenza.
In questo scenario per quanto riguarda il settore dell'edilizia non possiamo dimenticare il ruolo svolto dai nostri Enti Bilaterali. Pensiamo ad esempio alle scuole edili che stanno cercando di rendere operativi i protocolli di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro rispondendo alle decine di domande che giustamente le imprese pongono. Purtroppo, dobbiamo anche notare che, di fronte ad un indubbio aumento di obblighi da parte di cittadini, lavoratori e imprese, qualcuno ha già trovato un nuovo nemico di comodo: il sindacato. Che nelle nostre province rappresenta nell'edilizia quasi il 70% dei lavoratori e nel legno il 50% ed è quindi un attore fondamentale nella gestione dell'emergenza. Spiegare le norme e i bonus a cui hanno diritto i cittadini e i lavoratori, controllare la sicurezza dei luoghi lavoro, assistere alle tante pratiche necessarie, assistere i lavoratori durante la Cassa Integrazione cercando di velocizzare l'arrivo delle integrazioni salariali etc. Il lavoro da svolgere è enorme. Come rispondere a queste nuove sollecitazioni? Siamo di fronte ad un bivio: la semplificazione pensata come rimozione di tutti i vincoli sociali e legislativi per lasciare campo libero alle imprese oppure il ritorno alla collaborazione e al presidio sul territorio, lasciato nell'abbandono con il taglio di servizi e personale.
Noi crediamo fortemente a questa seconda ipotesi pur rimanendo consapevoli dei colpi pesanti che ha ricevuto il tessuto sociale dovuto delle dismissioni di un tutto un patrimonio di presidi territoriali decisi per risparmiare inseguendo una digitalizzazione non solo incompleta ma che carica scarica tutto l'onore di aggiornamento, comprensione, possesso di strumenti informatici e no sul cittadino, sul lavoratore, sull'operatore o sull'impresa.
Per questo auguriamo un buon Primo Maggio a tutti i lavoratori (parte dei quali hanno visto decurtato il loro stipendio), ringraziando sentitamente chi ha continuato a lavorare in questo periodo di emergenza, garantendo la presenza dei prodotti alimentari di prima necessità nei supermercati e nei negozi, o assicurando i trasporti senza dimenticare le forze dell'ordine. Buon primo maggio a tutti!
La Segreteria - Filca Cisl Asse del PO
La festa dei lavoratori con la pandemia ha evidenziato come elemento ineliminabile sia proprio il lavoro delle persone, riprendendo e aggiornando quella tradizione industriale e agricola cara al nostro paese e territorio. La pandemia è un vero stress test per la scuola e la sua capacità di essere davvero inclusiva. Un test che sta mostrando le debolezze di una società che non è capace di investire nei più piccoli e nelle nuove generazioni.
L'elemento umano fa la differenza, non si sostituisce alla tecnologia che deve servire per alleviarlo e renderlo più sicuro. La didattica a distanza è entrata in ogni casa, dimostrando inconcludenza formativa, anche se ha rappresentato uno strumento utile. Ha fatto capire l'importanza della scuola, del lavoro dei docenti che mancano anche agli alunni. Il 6 per cento di tutti gli studenti non accede a nessun tipo di didattica on line, perché non offerta dagli insegnanti o perché non arriva la linea. L'Istat dice che il 12,3 per cento dei ragazzi tra 6 e 17 anni (850 mila in termini assoluti) non ha un computer o un tablet a casa.
I concorsi banditi l'altro ieri, ad esempio, non sono idonei a dare risposte urgenti ed immediate. Serve un provvedimento organico di natura legislativa che inquadri nell'emergenza, l'esigenza di una chiusura regolamentata e la ripartenza dell'anno scolastico che ha bisogno di continuità didattica e di servizio. E invece il ministero scarica sulle scuole l'onere di nominare quasi 200 mila supplenti, con graduatorie insufficienti e sovraccarico di lavoro sulle scuole che avranno ben altri problemi da gestire. Come quella dei docenti più a rischio di contagio, gli ultra 55enni, che in Lombardia ammontano al 38,2 per cento: altri 37 mila tra maestre e professori che le scuole potrebbero essere costrette a sostituire o a fare lavorare da casa.
Stabilizzare i precari, docenti e personale ATA, che hanno maturato i 3 anni di servizio su tutti i posti disponibili e vacanti, oltre i 24 mila posti per le immissioni in ruolo previsti, con un concorso straordinario per soli titoli (culturali e di servizio). Questa procedura d'urgenza può consentire la stabilizzazione, già dal 1°settembre consentire la continuità didattica coprendo tutti i posti. Per i concorsi ordinari si dovrebbero utilizzare i posti che si renderanno disponibili nel triennio.
La nostra azione sindacale parte dal coinvolgimento di tutte le forze politiche che saranno chiamate in modo responsabile, nei prossimi giorni, ad assumere decisioni determinanti per l'avvio del prossimo anno scolastico.
In gioco ci sono i principi su cui si basa la nostra azione: rispetto per il lavoro, scuola come luogo di crescita, educazione, relazione, inclusione, fiducia, progresso, passione, ascensore sociale. Una scuola laica, libera, partecipata, statale, accessibile a tutti, con salde radici in Europa.
Oreste Pegno - UIL SCUOLA RUA CREMONA