Quelli tra il 22 febbraio 2020 e la prima settimana di marzo sono stati giorni che ognuno di noi ricorderà per sempre. Le nostre vite sono state sconvolte, altre sono state strappate e altre ancora distrutte. Da quel momento in poi nulla è stato più come prima. Siamo stati sommersi da parole nuove, o da nuovi significati di parole che già conoscevamo. Le sentivamo risuonare nelle corti vuote, dai televisori sempre accesi, le leggevamo sui giornali mentre ogni attimo era scandito da un suono di sirena. Le nostre vite erano sospese, gli occhi stretti e gonfi di pianto, il cuore in gola per quella situazione che era senza spiragli. Qualcuno non ci credeva e non ci crede neppure ora…chapeau…ognuno è libero di interpretare la realtà come meglio crede, basta che si guardi alla realtà…Quali erano e quali sono allora queste parole tanto declamate? Virus, contagio, peste, quarantena, isolamento, iperimmune, focolaio influenza, tampone, tamponare, corona, pandemia, infodemia, allarmismo, mascherine, contenimento, paziente zero, zona rossa, epicentro, emergenza, droplet, immunologo, virologo, picco, curva endemica, lockdown, chiusure mirate, ristori, e in questi ultimi mesi…vaccini. Accanto a queste che ormai sono diventate usuali nel nostro modo di esprimerci vi sono pure quelle di origine inglese come: task force, smart working, screening, triage, recovery fund. E poi quelle prese a prestito dal lessico della guerra come: trincea, fronte, combattimento, nemico invisibile, inno, bandiera, usate anche da vari presidenti come Macron il 16 marzo del 2020…”Nous sommes en guerre”, o la signora Angela Merkel con l'utilizzo della parola Kampf (battaglia), o Conte che non utilizzò parole belligeranti ma valori e simboli patriottici come l'inno e la bandiera o la twittata “…per sconfiggere il nemico invisibile.” Sono stati creati da quello che tutti ormai riconoscono come un covidizionario anche neoligismi, unici adatti proprio per l'occasione: apericall, coronababy, covididiota, casalinghitudine. Parole invece che prima avevano una connotazione positiva si sono completamente ribaltate e ora hanno assunto quella negativa. Prima del covid, ad esempio, tutti sognavano di essere virali, o di essere contagiosi, o di essere influencer…ora si augurano tutti di non doverlo essere per nulla e mai…Ecco. Un tourbillon di parole ha cambiato in poco tempo non solo la nostra lingua…forse ma soprattutto il nostro modo di agire, di vivere, di adattarsi alla vita. Siamo diversi, attoniti, guardinghi verso l'altro che incontriamo per strada…Rimane comunque un sostantivo che fa luce in questa situazione buia: speranza… E attraverso questa Speranza veramente aggrappiamoci e proseguiamo. Lo dobbiamo ai nostri genitori e ai nostri figli. Loro ci guardano e noi non li deluderemo!