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Paolo Pilitteri

  08/12/2024

Di Redazione

Paolo+Pilitteri

Ieri, almeno per noi, inaspettatamente perché da qualche anno ci eravamo persi un po' di vista, è scomparso Paolo Pillitteri, il cui profilo non ha bisogno, data l'universale notorietà acquisita in un lungo cursus di militanza politica e di ruoli parlamentari ed amministrativi, non ha bisogno di ampie presentazioni.

Abbiamo scelto di affidarne l'approfondimento a Stefano Carluccio, già direttore dell'Avanti! e di Critica Sociale ed attualmente coordinatore del Centro Brera, e a Mauro Del Bue, per tanti anni parlamentare socialista ed attualmente direttore della storica testata prampoliniana La Giustizia.

Noi lo ricordiamo, suoi amici, primo sindaco "international" di Milano

Come si vede nella foto qui sopra, Il TIME per la prima volta segnalava Milano come la città in ascesa a livello internazionale, al pari delle altre grandi metropoli, non per dimensioni ma per qualità della vita e per dinamismo, pur legata alla sua tradizione (la fontanella dell'acqua che Pillitteri orgogliosamente ricorda) un po' sul modello londinese.
Certo, il suo successo è stato "costruito" su basi solide delle giunte rosse milanesi volute da Craxi, in contrasto con Berlinguer che preferiva l'accordo con la DC. Ultimo sindaco di quella stagione, Carlo Tognoli che, come egli amava ripetere, aveva fatto più lui per Milano che Maria Teresa d'Austria.
Pillitteri fu decisivo per la nascita delle giunte di sinistra di Milano, provenendo dal PSDI e approdando al PSI, conoscendo la sorella di Craxi ben prima che il rapporto si intrecciasse con la sua posizione politica. Era già un leader prima di conoscere il futuro segretario del PSI e fu il caso che li fece incontrare. Essere "il cognato di..." fu più uno svantaggio che un vantaggio: ogni realizzazione e ogni nuova iniziativa era vista come risultato di luce riflessa anziché come "farina del suo sacco". 

È stato un grande assessore all'Urbanistica e soprattutto alla Cultura portando politiche innovative reali piuttosto che titoli sui giornali. Effervescente e scanzonato, rappresentava bene, anche per personalità e simpatia, il momento magico di Milano, prima della rovinosa inchiesta  di Mani Pulite che ha ripiombato la città nella depressione economica e psicologica. Poco contro questa corrente suicida ha potuto fare il suo successore, per breve periodo, Piero Borghini.

La persecuzione giudiziaria lo ha stretto in una morsa e, come per tutti  socialsi milanesi, lo ha gettato nel cratere del golpe mediatico giudiziario preparato nell'ambasciata e nel consolato americano.

Editore con gli altri "autonomisti" della Critica Sociale fino al 1992, dovette interrompere l'attività che amava, quella del giornalismo e in particolare quella della critica cinematografica che firmava sull'Avanti!. Tra i migliori studiosi di Anna Kuliscoff - di cui era un fanatico ammiratore - ha pubblicato sulla madre del socialismo italiano tre libri.

Ha fatto molto non solo a Milano, ma se n'è saputo pubblicamente troppo poco. Attivissimo nella ideazione e nella realizzazione di grandi eventi culturali nazionali in cui compare poco come il vero protagonista. Ha portato al Centro Internazionale di Brera Vaclav Havel, ancora scrittore del dissenso ungherese prima di divenire Presidente del proprio Paese dopo la fine del Patto di Varsavia. 

In conclusione di Paolo Pillitteri s'è parlato, nel clima di linciaggio ventennale, più a sproposito che nel merito della sua inventiva e sensibilità culturale sempre applicata a progettualità. Una "malavoglia"  quella dei suoi detrattori - oggi sfumata nel nulla, essi stessi attoniti per la scomparsa di un protagonista che per quanto diffamato, loro stessi oggi scoprono di aver amato. Come quel giornalista che implorò un suo intervento per avere un appartamento per la nascita di suo figlio, al Pio Albergo Trivulzio e che, tra ottenuto i favore, divenne tra i suoi maggiori insolenti che, senza rancore ma con spirito, Pillitteri segnò con il timbro di "che fine ha fatto quello che era tutto Casa e Chiesa?"

Stefano Carluccio

C'é qualcosa di nuovo oggi nell'aria

Fiuto novità. Anche sostanziali novità. La morte del compagno Paolo Pillitteri ha risvegliato molte coscienze. Ed é stata celebrata, quasi fosse un autodafé collettivo, come occasione di rimpianto per la politica di una volta, per gli uomini di una volta, per gli ideali di una volta. Unito a una generale rivalutazione dei socialisti e condanna della persecuzione giudiziaria della quale Paolo, e non solo, è stato oggetto. Si distingue in questo L'Unità del garantista Sansonetti che arriva a pretendere l'onore per Craxi e i socialisti, vittime del “golpe” della stagione di Tangentopoli. Sansonetti si chiede: “Possibile che quasi un quarto di secolo dopo la morte di Bettino Craxi il mondo politico e intellettuale italiano non sia in grado di dire: il Psi e Craxi diedero molto all'Italia, l'Italia è stata ingiusta, infinitamente ingiusta con Craxi e il suo partito?”. Ma la sinistra italiana non lo farà perché dovrebbe rompere il cordone ombelicale che la lega alle procure. Oggi esce a tutta pagina l'intervista sul Corriere a Fabrizio Cicchitto e nelle pagine lombarde la notizia della scelta del sindaco Sala di proclamare il lutto cittadino in onore di Pillitteri nella giornata di lunedì. C'é qualcosa di nuovo in quest'aria che spira a nostro favore e finalmente. Si può riscrivere la storia del Psi sotto la segreteria di Craxi che, come annota Sansonetti, “ha dato molto all'Italia”. Si possono riscrivere le intuizioni rispetto ai temi dell'immigrazione, del lavoro, dell'Europa. E in presenza del nulla di questo governo che blatera frasi fatte e cotte da altri, si può esaltare, a mo' di simbolo, la vicenda di Sigonella e dei missili a Comiso: quest'ultima un atto doveroso di atlantismo, quell'altra una coraggiosa e orgogliosa dimostrazione di autonomia nazionale. Si possono riscoprire i temi dell'eurosocialismo, della scelta riformista, dell'alleanza tra merito e bisogno, del lib-lab o socialismo liberale, dell'appoggio agli esuli delle dittature comuniste (l'elezione di Pelikan al Parlamento europeo), come di quelle fasciste (Gonzales e Soares vivevano praticamente in via del Corso già prima della segreteria Craxi ma fu Craxi a sostenerli apertamente in Spagna e in Portogallo), come del rapporto con Arafat che Bettino convinse ad abbandonare la lotta armata e ad accordarsi con Israele. Si, si può riscrivere ed esaltare anche la linea umanitaria sul caso Moro che solo il Psi voleva salvare da una morte spietata. E tutto questo revisionismo deve essere incoraggiato e apprezzato. Ma un conto é la storia, altro la politica. Ormai in un sistema non identitario come da trent'anni ormai é divenuto il nostro, pare che il passato non conti. Anzi che sia un intralcio. Perché ci sono partiti che un passato non ce l'hanno e partiti che lo nascondono e lo confondono. A noi sta adesso farlo vivere, non so se in un partito, in un'associazione, in un archivio, ma farlo vivere ancora. Ha un linguaggio dolce come il profumo delle cose buone. E da gustare in compagnia.

Mauro Del Bue

Un nostro memoir personale

Già, perché, se non altro, una parte, per non dire tutta, di quel lungo percorso militante ed esistenziale (ovviamente con differenziati livelli di responsabilità), l'abbiamo convissuta. Perché, senza in alcun modo volendo equiparare o semplicemente accostare al format di altri partiti “strutturati”, la comune appartenenza al Partito ed alla filiera dirigenti comportò in quegli anni (impegnativi ed esaltanti) una quasi convivenza.

Ti sia lieve la terra…si suole, un po' retoricamente, in questi casi. Noi lo stesso concetto espresso enfaticamente lo voliamo tradurre in un sincero dispiacere umano; per la perdita di un compagno, che senza essere diventato un amico (categoria che pretende altri fondamentali), ci aveva espresso nel lungo periodo relazionale un'affabilità inaspettata per noi, che ci eravamo resi consapevoli (ben prima del compagno Formica) del fondamento delle sgradevolezze di cui si componevano la politica e la militanza partitica.

“Pilli”, diversamente da molti (quasi tutti) “colonnelli” socialisti meneghini non se la tirava, come si suol dire; unendo alla affabilità relazionale anche una dose cospicua di rispetto, scaturente in una sorta di par condicio dialettica. Inaspettatamente, anche quando si trattava di misurarsi sulle questioni “territoriali” (intese sotto il profilo della “periferia” organizzativa del Partito ma anche di quella della rete territoriale-istituzionale).

Il “tavolo” di prova fu per anni rappresentato dall'allocation del Comitato Regionale Lombardo, considerato quasi sempre dalla nomenklatura socialista milanese una sorta di propaggine dell'epicentro del potere interno meneghino e della “famiglia”.

Con Pilli, invece ed inaspettatamente trovammo, quando fu Segretario Regionale e noi più modestamente membri dell'Esecutivo, ascolto e considerazione, quando prospettavamo tematiche attinenti soprattutto la condizione di periferizzazione della nostra condizione provinciale.

Saremmo omissivi se non riconoscessimo ciò anche ai “compagni” che prima e dopo succedettero al vertice regionale (Tognoli e, se non ricordiamo male, Finetti).

Focalizzato questo tratto relazionale, non possiamo, nell'ampia costituzione del profilo dello scomparso, in cui giustamente viene sottolineato il prevalente servizio istituzionale, non estrarre, tra le tante espressioni di cordoglio, la esternazione dell'ex Sindaco Pisapia: "Ha amato Milano. È stato un autentico socialista riformista". Un tratto binario questo comune alle caratteristiche dei primi cittadini socialisti, nella cui postura si combina un forte senso civico di collegamento alla città ed un altrettanto senso di ispirazione alle linee guida del riformismo.”

E per concludere, pur nella consapevolezza della ricaduta di non volerci “allineare” al prevalente timbro delle esternazioni di cordoglio di ex dirigenti socialisti nella materia “del così facevan tutti”, rimandiamo, per una questione di stile, alla ri-lettura di due precedenti articoli, con cui abbiamo rivisitato il “cambio di pelle” di quegli anni.

Caro Paolo, la terra Ti sia veramente lieve!

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