Con l'armistizio la monarchia italiana prende atto della sconfitta, dopo anni di una tragica e vergognosa guerra di aggressione al fianco di Hitler, e si distacca finalmente dalla fanatica pretesa tedesca di continuare a tener fede ad una alleanza innaturale e criminale, essa sì tradimento della storia d'Italia dal Risorgimento al 1915-18.
L'armistizio e poi la fine della guerra erano la manifesta spasmodica volontà di tutta la popolazione italiana, era lo sbocco inevitabile e legittimo della sconfitta. La storia ed il diritto internazionale prevedono che una sconfitta sia riconosciuta... non si poteva trascinare oltre il popolo italiano in un gorgo di sangue e di disastri per rimanere fedeli alla pazzia di Hitler! Dunque l'armistizio fu un pur tardivo merito. Merito pesantemente oscurato dal modo in cui nelle settimane precedenti si era permesso ai tedeschi di preparare sul nostro suolo l'invasione e poi con la fuga si erano abbandonati allo sbaraglio l'esercito e la popolazione.
Anche qui da noi i tedeschi si erano preparati all'invasione, Cremona in quel frangente fu una delle non molte città in cui si tentò di resistere, si reagì.
Nei giorni precedenti a Migliaro si erano accampate diverse centinaia di soldati della Wehrmacht. La notte stessa tra l'otto e il nove settembre si mossero di sorpresa a tenaglia. Una colonna verso Picenengo, dove occuparono la polveriera e piazzarono dell'artiglieria di supporto all'attacco, l'altro braccio della colonna scese parallelo alla via Brescia, cannoneggiò la Col di Lana ed occupò l'area di Porta Venezia azzerandovi un presidio di italiani. Al loro fianco, provenendo dal Boschetto scesero sulla città alcune centinaia di SS: queste provenivano dal bresciano, giunsero a Porta Milano ed assaltarono le caserme della zona di via Bissolati, via Chiara Novella, via Massarotti oltre la Paolini e la Santa Lucia sul viale Trento Trieste.
Anche se, come sappiamo, dagli alti Comandi non erano state date direttive se non di rimanere consegnati nelle caserme, dal Presidio militare locale e da alcuni reparti si cercò di resistere. Ci furono episodi di combattimento fino al pomeriggio poi ogni resistenza fu stroncata. Ci furono circa 30 vittime tra militari e civili ed una quarantina di feriti.
Ricordiamo alcuni nomi: il Ten. Francesco VITALI, medaglia d'argento al valore venne colpito a morte mentre difendeva la sede del Presidio (Palazzo Ala Ponzone, ora c'è una lapide a lui dedicata). Il Sten. Mario FLORES, medaglia d'oro al valore, caduto nella difesa della caserma Manfredini, nella stessa caserma cadde anche il militare Dante CESARETTI, anch'egli medaglia d'argento. Alla Col di Lana, il “Casermone”, morirono il Ten. Giovanni PALMERI, Mario BAZZIGA, Francesco CAPONETTO, Alessandro CERIOLI, Pasquale PALMACCIO. Al Migliaro cadde il bersagliere Erminio BUOSI, nella caserma S.Martino il Cap.no Nunzio BARBAGALLO... alcuni Caduti rimasero sconosciuti. Molti soldati, consegnati nelle caserme, vennero catturati e deportati in Germania dove rifiutarono di continuare la guerra nazifascista e vissero – non pochi morirono – l'odissea terribile degli internati militari.
Non pochi giovani soldati riuscirono ad allontanarsi dalle caserme e si salvarono grazie a cremonesi che tra gravissimi rischi li nascosero e poi dettero loro degli abiti civili per andarsene e mettersi in salvo. In proposito cito per tutte una figura emblematica: quella di Elda SACCHI, studentessa ventenne, crocerossina volontaria. Ci fu chi si nascose nella sua abitazione di via Cadore, in quella giornata di fuoco lei uscì di casa, si procurò dei vestiti ma mentre li portava, per strada, venne vista e colpita a morte dai tedeschi. Va detto che a Cremona come dappertutto furono quasi sempre delle donne che si adoperarono e rischiarono per salvare questi ragazzi in divisa procurando per loro vestiti borghesi.
Quel 9 settembre in città caddero anche dei civili: anche i loro nomi vanno ricordati: se non combattenti furono vittime innocenti di una spietata aggressione alla città. Conosciamo i nomi di Luigi ALDOVINI in via Buoso da Dovara, Carlo COMPIANI in via Massarotti, Giovanni GASTALDI in via Brescia, Rina LUNGHIGNANI in via Dante, Severino MORA in viale Trento Trieste, Palmiro MALANCA fabbro di via Buoso da Dovara colpito nella sua officina.
In questo vero e proprio inizio della Resistenza alla occupazione tedesca ed al nazifascismo ricordiamo poi i tanti nostri concittadini morti lontano da Cremona, in particolare i 174 Caduti di Cefalonia e Corfù nei giorni a ridosso dell'otto settembre. Erano con i molti ufficiali e soldati italiani di stanza in quei luoghi e rifiutarono di sottomettersi ai tedeschi, migliaia morirono in quello sterminio...
Va detto anche di un'altra vicenda di quei giorni: nel grande scompiglio e fuggi fuggi, anche dalle nostre parti riuscirono a scappare dei prigionieri di guerra alleati... diversi di loro parteciperanno poi alla Resistenza... Allora si salvarono perchè ci fu chi, con grande rischio, li aiutò. Uno di questi fu un sacerdote, il vecchio prete di Vailate don AIROLDI che nascose sei prigionieri inglesi fuggitivi. Anche don Primo Mazzolari, come è noto, nascose perseguitati ed ebrei...