'Ho affondato gli occhi con stupore in quelle due pagine. Non ce n'è traccia. Cancellata del tutto una parte, e che parte, della storia della sinistra italiana.
Eppure le conquiste civili e sociali del secondo novecento portano tutte la firma di governi in cui socialisti e cultura laica si sono battuti perché l'Italia fosse più libera, il mondo del lavoro più protetto, la parità tra sessi realizzata. Non devo ricordare a te l'elenco delle cose fatte. Parziali, forse, ma indubbiamente rovesciarono l'Italia sconfitta nella guerra e trasformarono il Paese in una potenza industriale di tutto rispetto in cui i diritti fondamentali dei cittadini sono diventati leggi dello stato. Senza socialisti e radicali, senza la tradizione liberal-democratica, e magari con i comunisti di fede togliattiana al governo, non saremmo diventati ciò che siamo. Le sinistre, in Italia, sono sempre state due, da tempo immemorabile. Quella che ha avuto ragione, la sinistra cui la storia universale ha dato ragione, non è la sinistra che si richiamava alla tradizione comunista. Intendiamoci bene: non intendo mettere sotto accusa nessuno. Gli storici hanno già fatto il loro lavoro. Semmai, mi ribello alla contraffazione, alla 'damnatio memoriaè, a un taglio delle radici che ritengo del tutto irricevibile e che, se utilizzato in un esame universitario, provocherebbe l'espulsione dello studente (o del docente) dall'aula con tanto di cappello d'asino sulla testa. Via Nenni, Brodolini, Fortuna, via Spadolini, La Malfa, Craxi, Baslini, via Pannella, via Saragat e Pertini, via tutti. Obliterati. Destinati al tritacarte. La cancellazione delle radici produce due effetti: rende instabile l'orizzonte che si intende costruire e ci priva della memoria. Una doppia letale operazione soprattutto perché ci priva di una buona bussola e ci obbliga a usare un vetusto portolano. E dire che a 'Bandiera rossà io continuo a preferire 'L'inno dei lavoratorì scritto da Turati. Già, non esiste. È' una mia invenzione.
Riccardo Nencini
Febbraio 26, 2017