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Nel 77° della Liberazione/2

Partigiani sempre! Il 25 aprile non sia un momento di divisione, ma un momento fondativo del nostro essere europei

  24/04/2022

Di Redazione

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Completiamo la bacheca degli annunci delle numerose iniziative allestite diffusamente su tutto il territorio; per iniziativa delle istituzioni locali e delle associazioni (nella nostra Gallery -ndr). Più oltre postiamo la cronaca trasmessaci da Giuseppe Azzoni sull'evento di approfondimento della figura di Ferruccio Ghinaglia a Pavia e la rivisitazione delle figure di Signorini e Boldori, oggetto di un incontro presso il Circolo. 

Il 21 aprile dello scorso anno, centesimo anniversario del giorno in cui fu ucciso a Pavia Ferruccio Ghinaglia, la Fondazione Ghislieri tenne un convegno storico di livello universitario nella sede dell'omonimo Collegio a Pavia. Nella stessa data del 2022 e nella stessa sede è avvenuta la presentazione del volume con gli atti di quel convegno dal titolo "1921 riforme rivoluzione guerra civile, Ferruccio Ghinaglia e il suo tempo". La relazione è stata svolta dalla Prof. Elisa Signori che aveva organizzato e seguito il convegno. La Prof. Signori ha parlato della figura di Ghinaglia, ventunenne studente di Medicina a Pavia e vincitore di una borsa di studio al Ghislieri, e dei suoi tratti di militante e dirigente socialista e comunista nella lotta politica, sociale e culturale a Cremona ed a Pavia. Quindi della morte avvenuta per mano fascista in un vile agguato in Borgo Ticino. Specifici contributi sono stati portati dall'ex rettore Prof. Belvedere, dal rettore Prof. Maranesi, dallo storico dell'ANPI di Pavia Luca Casarotti,  

dal Presidente dell'Istituto pavese per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea Prof Lombardi. È stata inoltre scoperta una lapide dedicata a Ferruccio Ghinaglia. Erano presenti famigliari di Ghinaglia e una delegazione dell'ANPI di Cremona. 

“Resistenze in circolo” 

Incontro con presentazione di due libri su Ferruccio Ghinaglia e Attilio Boldori; vittime di due atroci delitti squadristi nell'anno che precedette quello della marcia su Roma” recitava il titolo dell'evento che si è svolto nel tardo pomeriggio di venerdì 22 aprile presso il Circolo Proletario ARCI. Animatori il presidente del Circolo medesimo, Cristian Pavanello, il Presidente dell'ANPI Giancarlo Corada e Giuseppe Azzoni. 

Un'iniziativa questa quanto mai opportuna che si pone nella scia delle celebrazioni iniziate un anno fa e che ne assicura approfondimento e divulgazione. 

Carlo Signorini, eminente figura cui è intestato il Circolo (ex Dopolavoro ferroviario) è nato a Milano il 10.2.1916, fin da giovane residente a Cremona. Abitava in via Fratelli Cairoli. Operaio, tecnico meccanico automobili. 

Riconosciuto Partigiano combattente caduto. Nome di battaglia “Lancia”. 

Socialista già nella clandestinità, dopo l'8 settembre 1943 è a capo della SAP del rione di S. Bernardo e tra i promotori della 1° Brigata “Matteotti” operante in città e Comuni limitrofi. Partecipa attivamente, con funzioni anche di comando e coordinamento, alle azioni della Brigata: procurare armi, avviare giovani alla Resistenza, sabotaggi, organizzazione… 

Il 27 aprile 1945, seconda giornata della Liberazione di Cremona, due macchine del CVL si recano in perlustrazione sul tratto stradale della via Brescia tra Cremona e Robecco, in particolare per controllare un gruppo di truppa tedesca in ritirata verso nord. Sulla prima auto c'era Signorini con Giorgio Stringhini, partigiano ventenne della Brigata GL “Rosselli” e con Luigi Zucchelli, anch'egli di GL. 

Partiti verso mezzogiorno erano giunti a Robecco senza particolari problemi e, verso le 15, erano sulla strada per il ritorno.  

All'altezza di Pozzaglio c'era in agguato, appostato nel fosso, un gruppo di soldati tedeschi che aprivano il fuoco coi mitra sulla loro auto mentre sopravveniva. 

Vennero colpiti a morte Signorini e Stringhini, Zucchelli fu ferito ma sopravvisse. I tedeschi subito dopo si eclissarono nei campi. Sopraggiunse poco dopo la seconda auto del CVL che cercò di portarli subito alla infermeria che in quei giorni era allestita nell'ospizio di via Brescia. Purtroppo, scriverà poi Mario Coppetti, Signorini e Stringhini non riuscirono ad arrivarci vivi. Carlo Signorini aveva 29 anni. 

Di lui e della sua morte si legge su Fronte Democratico, nelle carte dell'archivio ANPI, negli scritti di Armando Parlato, Mario Coppetti, Emilio Zanoni oltre che nelle pubblicazioni dell'ANPI cremonese.  

Di nostro aggiungiamo uno stralcio dedotto dal testo di Il socialismo di Patecchio. 

2.8 – Estate del '43: costituzione delle Brigate Matteotti 

Il gruppo dirigente cremonese del risorto PSIUP si accinse, nelle condizioni immaginabili, a consolidare e ad estendere la struttura interna, da un lato, e, dall'altro, a rafforzare la partecipazione, in vista della lotta armata, al fronte antifascista, alla cui testa si posero, tra gli altri, il Ten. Stefano Corbari (Carlo) ed Angelo Majori (Salvatore), impiegato del Credito Commerciale e, quindi, collega di Piero Pressinotti. 

L'organizzazione socialista si andò ramificando, per effetto di tale assunzione di responsabilità, soprattutto nella città capoluogo, in ogni quartiere, in ogni fabbrica e nell'apparato dei servizi municipali. 

Un'organizzazione che, generalmente, coincise con la struttura delle SAP (Squadre d'Azione Partigiane), diffuse gradualmente su tutto il territorio provinciale, i cui compiti, almeno inizialmente, furono, possiamo dire, elementari, quali la segnalazione dei movimenti di truppa, l'osservazione dei bombardamenti, il controllo dell'immagazzinamento dei materiali bellici. 

Il passaggio successivo fu rappresentato dalla costituzione delle Brigate Matteotti vera e propria organizzazione militare socialista nel contesto del fronte antifascista. 

La 1° Brigata faceva capo a Galliano Petrini, Celeste Cottarelli, E. Travagin, Enrico Gianluppi (el Negher), Carlo Ferrami, Zangarini (Biondo), Granata, Marenghi, Carlo Signorini, ed operava prevalentemente nella città capoluogo attraverso le SAP socialiste della Cavalli&Poli, di Porta Po, di Porta Milano, dell'Armaguerra, di Cavatigozzi, dei ferrovieri e dei vigili comunali. 

La 2° Brigata era operativa nell'area Oglio-Po tra Isola Dovarese e Stagno Lombardo e faceva capo a Pozzoli, Maffezzoni, Boccoli, Cavalli e Germani; raggiunse un tale livello di preparazione al combattimento da riuscire, al momento dell'insurrezione, a disarmare i presidi nazifascisti di Carzago, Drizzona e Vescovato. 

La 3° Brigata si insediò, invece, in un'area particolarmente nevralgica sia per il controllo dell'attraversamento dell'Adda sia per la presenza dell'importante industria Pirelli, ed operò tra Crotta d'Adda e Pizzighettone, agli ordini di Natale Bernocchi (Lino), Carlo Ghisi e Comunardo Boldori. 

Sì, proprio il figlio dell'indimenticato Attilio, trucidato a manganellate il 13 dicembre 1921 da una squadra fascista al Traballino di S. Vito di Casalbuttano, la cui testimonianza civile e sociale entrerà nelle coscienze della comunità cremonese fino a diventare mito, nonostante i tentativi di repressione perpetrati dal regime e dal suo ras Farinacci, che continuò la persecuzione anche sulla tomba, anonima ed inaccessibile ai visitatori (se non, come per quella di Ghinaglia, con scavalcamenti notturni della cinta muraria del cimitero, che fecero imbestialire le “squadre” fino al punto di manganellarne il monumento). La vicenda umana e politica dei due giovani antifascisti è accomunata ancora nei pochi metri di terra che accoglie le loro spoglie nel civico camposanto e, se ci è permesse, nei versi a loro dedicati da Il Cordelliere (alias Zanoni) su L'EdP n° 20 del 29 settembre 1945: 

 

A la santa memoria 

di 

Ferruccio Ghinaglia 

caduto giovinetto 

per la causa umana e proletaria. 

Sto dinanzi al tuo tumulo, o fratello  

di fede, l'aria brilla al sol novello. 

Primavera è rinata e ancor più vera 

sorriderà tra poco primavera! 

Primavera di lotta e di vendetta 

che l'ombra tua da tanto tempo aspetta. 

 

Maggio 1943 

Su L'EdP n° 31 dell'8 Dicembre 1946, in occasione della celebrazione del 24° della morte del martire socialista: 

Ad Attilio Boldori 

 

Ventiquattr'anni dalla cruda terra 

ove, compagno, un giorno tu cadevi 

colpito a morte da feroce guerra 

oggi, o compagno, alfine ti sollevi. 

 

Trionfatore! La ferocia truce 

ti volle spento, a terra tu cadesti 

ma nel morire, o martire, vincesti 

tutto ravvolto da serena luce. 

 

Oggi ritorni! La bandiera rossa 

stringi nel pugno; dietro te si schiera 

al sacro appello della gran riscossa 

Tutta una folla libera e severa. 

 

Il tuo sogno, o Boldori! Siam risorti 

proletari del mondo e dell'Italia 

e ci apprestiamo all'ultima battaglia 

al comando di tutti i nostri morti.

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