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Morti bianche e consapevolezze comunitarie

Abbiamo ricevuto da Antonio biffi e da Alessandro Gaboardi e di buon grado pubblichiamo

  10/05/2021

Di Redazione

Morti+bianche+e+consapevolezze+comunitarie

Neanche il tempo di veicolare il link del precedente approfondimento sulle morti ormai seriali sul lavoro e già siamo dolorosamente obbligati ad aggiornare una statistica irrefrenabile e foriera di un dovere di testimonianza e di denuncia. D'altro è la cifra del nostro voler essere coerenti con la nostra storia che ci impone di non lasciar cadere un tema che dovrebbe essere la costituency di tutta la sinistra sociale e politica.

Caro Enrico, affermare che sono in sintonia con te è sminuire un dato di fatto. Ora mi chiedo davvero se siamo noi fuori tema oppure, temo, che la perdita di valori e di ideali sia una realtà senza ritorno. Speravo, ma ci credevo poco, che la sinistra italiana ritrovasse i valori di un tempo che sembra lontano. Siamo diventati, sono, schiavi delle opinioni degli altri non avendone di proprie. È venuta a mancare la memoria storica, la voglia di sapere, il giudizio critico obbiettivo, la sete di giustizia. Stiamo diventando un popolo di pecoroni senza spina dorsale, senza guide degne di questo nome. Ciao

ANTONIO BIFFI, già Sindaco del Comune di Stagno Lombardo 

Affronto il tema, introdotto dal precedente dossier sul lavoro e sulle morti sul lavoro, con un memoir dedotto da una lunga appartenenza sindacale. 

Queste mie idee facevano innervosire il nostro comune compagno di lotte, Gigi Zaniboni, che è stato sindacalista della CGIL responsabile storico del Consiglio di fabbrica della VAN DER BERG di Crema, nonché fondatore e poi presidente DELL'ANMIL di Crema e di quello provinciale. L'avevano proposto anche come Presidente nazionale ma rinunciò. La malattia agli occhi continuava a progredire e senza l'aiuto continuo dell'adorata moglie avrebbe potuto fare ben poco.  

Il monumento ai caduti sul lavoro posto in piazza Marconi a Crema è stato voluto da lui e finanziato in toto dall'associazione.  

Volle che fossi io, in rappresentanza dell'Amministrazione comunale, a scoprire la stele e pronunciare il discorso commemorativo. 

A Gigi andrebbe quantomeno intitolata una via a Crema. 

Il motivo del nostro dissenso sul tema della salute e più specificatamente degli infortuni sul lavoro era sul tipo di proteste e sul sistema di prevenzione. 

Prioritario, per il sindacato in generale e per l'Associazione era il controllo e la prevenzione. 

Per me la gran parte degli infortuni, era ed è dovuta alla mancata o carente formazione degli operatori. In primis chi guida e indirizza la manodopera e parimenti alla scarsa conoscenza del tipo di lavoro e dei macchinari di chi vi opera a contatto. 

Questa condizione di scarsa o nulla conoscenza che si ha in modo particolare quando vi è uno sviluppo rapido delle tecnologie produttive. 

Questo è uno dei periodi: tutto diventa elettronico e tattile, mentre gran parte degli operai resta correlato alla meccanica elettrica. 

Riporto a titolo di esempio due incidenti accaduti durante il periodo nel quale dirigevo squadre di operai in fabbrica. 

Entrambi gli incidenti si sono verificati mentre gli operai erano in periodo di prova. 

Il primo, che ho già raccontato in un precedente scritto, è riferito dell'immigrato calabrese che cercava di contrastare la forza di una pressa con il vigore delle sue braccia. Fini tutto bene perché sentii il rumore stridente della macchina, premetti l'interruttore e la macchina si fermò. Il ritardo di un paio di minuti e il bravo Sparacio (non mi ricordo mai i nomi ma questo è indelebile) sarebbe finito in un macinatore, assieme a cellulosa e soda caustica, e sarebbe scomparso.  

Sparacio mi disse che a casa sua non aveva la corrente elettrica e non gli venne istintivo premere l'interruttore. Il compagno di lavoro, l'operaio qualificato al quale affidavi il nuovo arrivato si era assentato senza avvisare nessuno. La direttiva che gli avevo dato era chiara: non lasciarlo solo! 

L'altro caso, più drammatico, lavoravo allora al reparto polimeri e trafile della Società Italiana Resine, il povero ragazzo ci rimise tre falangi della mano destra.  

Marongiu, un bel ragazzo sardo assunto da pochi giorni. Io no l'avevo ancora conosciuto. Lo conobbi quel mattino e non lo rividi più perché un mese dopo lasciavo la fabbrica per dedicarmi totalmente all'impegno sociale 

Erano le 06,05 del mattino appena iniziato il turno, orario topico quello dell'inizio turno. 

Sto ancora leggendo il verbale con le cose lasciate in sospeso dal turno precedente. 

Sento un urlo e attraverso i vetri dell'ufficio di reparto vedo un giovane sanguinante. 

Uno dei dieci filamenti di plastica si era spezzato prima di entrare nella taglierina e il ragazzo aveva aperto la protezione. 

In questo caso oltre la mancata o insufficiente formazione c'era anche l'errore nella progettazione del macchinario. 

Non era affatto sufficiente la scritta NON aprire con la macchina in movimento. 

Ma anche in questo caso è preponderante la formazione l'attenzione e l'accompagnamento. 

Mettemmo subito delle viti per impedire che potessero aprire le taglierine. 

La soluzione che poi avrebbero adottato era quella di un telaio che interrompeva la corrente. Anni dopo un vecchio collega mi disse che ugualmente si erano fatti male perché nella fretta l'operaio non attendeva il tempo necessario perché le lame si formassero. L'INAIL li obbligò ad adottare la prima soluzione. 

In Germania, diversamente che da noi, i ragazzi fanno stage da giovanissimi, nel periodo scolastico e questo li aiuta ad avere atteggiamenti più responsabili. Si muovono in un territorio che conoscono. Acquisiscono manualità e sicurezza. 

Questo vale per molti dei lavori delle nostre fabbriche. 

Diverso è il campo delle manutenzioni dei grandi impianti tipo Ilva. In questi casi portare in cantiere persone non adeguatamente preparate configura di per sé stesso una responsabilità oggettiva. 

Sarebbe come portare in barca sul mare mosso persone che non sanno nuotare. 

ALESSANDRO GABOARDI, già dirigente ACLI e già Vice-Sindaco di Crema 

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