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Prosegue la querelle sulla sanità territoriale in provincia di Cremona

Riceviamo dalla Comunità Socialista e molto volentieri pubblichiamo

  03/01/2021

Di Redazione

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Ad oggi 22 consigli comunali: Annicco, Bagnolo, Campagnola, Capergnanica, Casale Cremasco Vidolasco, Casaletto di Sopra, Credera, Cumignano, Dovera (del quale è sindaco Mirko Signoroni, presidente della Provincia), Fiesco, Genivolta, Gombito, Monte, Palazzo Pignano, Ricengo, Romanengo, Salvirola, Sergnano, Ticengo, Torlino, Vaiano e Volongo hanno approvato una mozione con la quale si chiede alla Regione di rivedere l'attuale assetto della ATS Val Padana. Sia revisionandone i confini che riportando la sede a Cremona, ma non solo. In ballo c'è qualcosa di ben più ampio come la legge 23/2015 che diede vita all'attuale sistema sanitario lombardo organizzato su tre livelli: centrale-regionale; sue articolazioni amministrative (ATS) e sue articolazioni operative (ASST). Il momento è propizio per avanzare la proposta poichè la legge 23, decaduta lo scorso anno, dovrà essere rivista. 

L'EdP aveva già intuito la necessità di una “ristrutturazione” della sanità territoriale le cui criticità erano state messe a nudo già nella prima ondata di COVID-19. Non ultimo il parere espresso da Antonio Grassi, sindaco di Casale Cremasco-Vidolasco (clicca qui per vedere il suo recente articolo sul tema – ndr), tra i promotori delle mozioni, uno dei più attivi nel cercare di sensibilizzare i nostri rappresentanti in consiglio Regionale sull'esigenza di modificare l'attuale assetto della sanità in provincia di Cremona.

Il sindaco Antonio Grassi e i consiglieri regionali Matteo Piloni e Marco Degli Angeli
Il sindaco Antonio Grassi e i consiglieri regionali Matteo Piloni e Marco Degli Angeli

Apprezzando la campagna che vede protagonisti parecchi sindaci del cremasco, rimaniamo alquanto disorientati (per non dire sconcertati) dall'immobilismo (almeno apparente) della politica cremonese e casalasca. Un incomprensibile silenzio, nonostante le recenti chiusure di importanti reparti quali la UTIN al Maggiore di Cremona e il Punto Nascite all'Oglio Po, giustificate (si fa per dire) dalla “ottemperanza” della Regione al DM 70/2015, ma che nella sostanza riflettono appieno il trend di costante marginalizzazione della sanità pubblica e della medicina di base nelle periferie lombarde, in continuità con i precedenti governatorati, in favore di quella privata. 

Per non rimpiangere le soppiantate USSLL, tutt'al più, varrebbe la pena di istituire un coordinamento di vasta area (comprendente Viadana che assieme a Casalmaggiore conta circa 90.000 residenti) con sede baricentrica a Cremona. 

Di seguito il comunicato della Comunità Socialista


La Rete delle Comunità Socialiste della provincia di Cremona in previsione della discussione sulla attuazione della legge regionale 23/2015, inerente l'evoluzione del sistema socio sanitario lombardo, fu la prima espressione politica a sollevare l'opportunità di riconsiderare la configurazione della ATS Valpadana. 

A distanza di 5 anni dalla entrata in vigore della citata riforma e dopo l'esperienza del pandemico contagio da Covid 19, la Comunità Socialista, in più interventi ha sensibilizzato i Sindaci dei nostri territori, ad una valutazione complessiva dei risultati conseguiti, delle difficoltà incontrate, delle sperequazioni irrisolte a sostegno dei servizi erogati, dei rapporti in essere tra il sistema pubblico e quello privato.

Nulla di estemporaneo, ma semplicemente un esplicito invito ai Sindaci maggiormente protagonisti (come peraltro la stessa legge prevede) a: 

-formulare proposte sull'organizzazione territoriale dell'attività socio-sanitaria e socio-assistenziale, 

-partecipare alla verifica dello stato di attuazione dei programmi e dei progetti di competenza delle ATS con particolare riferimento a quelli relativi alle ASST, 

-promuovere l'integrazione delle prestazioni e/o delle funzioni sociali, con le funzioni e/o le prestazioni dell'offerta sanitaria e socio-sanitaria, 

-esprimere pareri sulla finalizzazione e sulla distribuzione territoriale delle risorse finanziarie. 

In sintesi a sostegno della conferma, o, della variazione degli indirizzi futuri, sarebbe opportuno discutere il bilancio territoriale della riforma, ovvero un documento che, analizzasse la situazione attuale rispetto a quella precedente la trasformazione delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) nelle odierne Agenzie di Tutela della Salute (ATS).  

Nei mesi scorsi abbiamo annotato con disappunto le cautele di quanti insistono nella salvaguardia degli assetti e degli equilibri politico-amministrativi esistenti, solo per interessi di parte. 

Sulla falsariga delle nostre considerazioni, si è particolarmente distinto il sindaco Antonio Grassi di Casale Cremasco. 

Con una decisione amministrativa concreta, ha rilanciato le considerazioni sopra riassunte con l'aggiunta di riportare la sede dell' ATS a Cremona, in un OdG approvato oltre che dal proprio Consiglio comunale, anche da altre ventuno Amministrazioni Comunali, con deliberazioni pressoché analoghe. 

In sede regionale, si sono fatti portavoce dei problemi esistenti sia il consigliere PD Matteo Piloni che quello del M5S Marco Degli Angeli. 

In fase di definizione pare esserci anche il documento dell'Area Omogenea cremasca, avviatosi con un vivace confronto interno. 

Sul piano più strettamente politico, vanno segnalate le prese di posizione favorevoli di Rifondazioni Comunista e della Sinistra Italiana e più tiepidamente del PD. 

All'appello, sullo spostamento della sede dell'ATS da Mantova a Cremona, cosi come, sulla scissione della stessa ATS Valpadana, che ripristini l'autonomia del sistema sanitario cremonese, mancano gli appoggi della Lega, di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, partiti di maggioranza in Regione Lombardia.  

Una lacuna assai vistosa.

Virginio Venturelli, Sergio Denti, Tommaso Anastasio

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