Guido Torriani, infatti, al significativo curriculum professionale, partito dalla Olivetti ed approdato all'impegnativa esperienza di manager della Honeywell Italia, ne ha affiancato uno, non meno impegnativo e non meno lusinghiero, di protagonista della vita politica ed istituzionale.
Lo ha ricordato Maurizio Noci, in un commosso ma lucido commiato, seguito al saluto ufficiale del Sindaco di Crema. Che è stato un po' la rivisitazione di cinquant'anni di militanza del compagno scomparso; in cui i numerosi socialisti partecipanti hanno sentito di condividere una testimonianza collettiva.
Il socialismo cremasco ha pagato a lungo una condizione di minoranza cagionata ma non giustificata dal fatto di essere Crema una “vandea” scudocrociata. Di minoranza, a dispetto dei numeri, che per lungo tempo hanno attribuito al PSI la posizione di primo partito della sinistra e di protagonista del ruolo di primo oppositore all'egemonia democristiana. Ma mai di irrilevanza
Quando Torriani, negli anni sessanta, iniziò la sua militanza, il PSI cremasco era un partito capace di esprimere una forte cultura riformista di governo, sempre correlata ad un'altrettanto forte rappresentanza dei ceti sociali di riferimento: i lavoratori di un eccezionale apparato industriale, lavoratori e professionisti autonomi ed, in crescendo, giovani ed intellettuali interessati ad una testimonianza civile orientata in senso laico e progressista.
Nel ricordo di chi scrive qui era questo il ventaglio di una militanza, che, lasciate le fabbriche e gli uffici, varcava la soglia della vecchia sede in Monte della Pietà, per partecipare alle riunioni programmate o anche solo per “andare al partito”.
Anche se non facevi parte della fabbrica o non vi eri mai entrato, lì capivi cosa voleva dire il lavoro, cosa significava l'organizzazione di un movimento la cui missione era appunto quella di costruire una società a misura di quel perno comunitario che è appunto il lavoro.
Il Partito era, però, anche la fucina del pensiero e dell'azione, cui confluivano gli eletti investiti di funzione amministrativa. Per definire risposte congrue alla domanda di buona gestione comunitaria e strategie, cui ispirare nei consessi istituzionali la realizzazione di programmi.
In tale contesto ha prese corpo e si sviluppò il contributo di Guido Torriani alla storia del socialismo cremasco (per quasi un decennio sarebbe stato segretario di zona e membro dell'Esecutivo Regionale) ed alla vita istituzionale. Che avrebbero visto, dall'inizio degli anni settanta in poi, il PSI in forte progressione nel compito di guida amministrativa della città e del comprensorio circondariale.
Da forza “sussidiaria” (se il termine fosse adeguato ad esprimere una condizione di partnership), il PSI, a partire dalla prima esperienza di partecipazione al governo comunale del 1970, sarebbe diventato (e restato per lunghi anni) un protagonista imprescindibile della vita istituzionale.
Avrebbe espresso le sindacature Noci e Bianchessi. Avrebbe avuto responsabilità rilevanti nella guida di istituzioni territoriali come l'Ospedale Civico ed il comprensorio. Abbiamo fatto menzione a questa scansione temporale e gestionale, che coincide esattamente col campo di applicazione della testimonianza di Guido Torriani. 20 anni in Consiglio Comunale (capolista con Noci e Bianchessi nel 1985 e nel 1990); presidente per un mandato dell'Ospedale, che in quegli anni, nella nuova sede, raggiungeva i livelli di efficienza apprezzati e mantenuti anche nei contesti attuali; presidente del comprensorio, che, nella realtà cremasca, ha sempre avuto la funzione di assicurare al territorio una coesione resa problematica dalle circostanze.
Ma, se è permesso azzardare una particolare gerarchia di priorità dei meriti acquisiti nella sua testimonianza civile, Guido Torriani ha dato il meglio di se stesso e del suo modo di essere socialista e cittadino impegnato nella vita comunitaria rispetto a due progetti rilevanti e suscettibili di imprimere un cambio di passo destinato a durare nel tempo.
Ci riferiamo alla creazione della Facoltà di Informatica, che, da un lato, avrebbe ridotto la cesura nella continuità del tessuto tecnologico causata dalla chiusura della Olivetti e, dall'altro, avrebbe basato a Crema un importante presidio del sapere scientifico e della formazione universitaria.
E ci riferiamo alla fondazione dell'Associazione per le cure palliative. Certo, sarebbero venuti gli Ospice. Ma in quel tempo la terapia del dolore o non esisteva od era embrionale ed affidata alla generosità degli operatori più sensibili. Tra i vari riconoscimenti che gli sono stati universalmente riconosciuti nel commiato di stamane questa pioneristica e determinata iniziativa rivela la sua capacità e la sua sensibilità di leggere nel profondo la sofferenza ed il modo di incardinarla nella coscienza comunitaria, affinché fosse affrontata come risposta collettiva.