Ieri pomeriggio (sei giugno - ndr), in Comune, eravamo tre del comitato spontaneo Rivogliamo Area Donna, che alle 14.30 ad inizio seduta hanno preso posto in fondo all'aula consigliare aspettando l'ordine del giorno che parlava del problema Ospedale e del reparto di cura per il tumore al seno.... Invece abbiamo dovuto ascoltare tanto bigottismo su due seni coperti da cerotti a X di un anonimo manichino drappeggiato ai fianchi e sulla testa da un telo bianco, truccata da Emo.... per carità, di cattivo gusto. Abbiamo aspettato oltre 3 ore per poi veder rimandato alla prossima seduta l'argomento più importante: il diritto alla cura nel nostro ospedale!
Personalmente mi sono sentita presa in giro... ecco come lavorano!
Andrò anche al prossimo, chissà cosa si inventeranno... o finalmente ci daranno risposte su cosa fare per noi cittadini?
Paola Tacchini - Cremona
La confusione regna sovrana nella testa dei conducenti. Dicessero quanti soldi sono effettivamente disponibili per il territorio si potrebbe anche abbozzare un progetto di breve termine indirizzato verso il futuro che continuano a delineare come radioso. Ma così non ci si capisce niente e le forze locali che potrebbero collaborare restano escluse da tutto.
Se fosse una strategia sarebbe diabolico ma, magari sanno cosa fare. La mia impressione, purtroppo, è che sono veramente degli incapaci attorniati da servi sciocchi.
Alessandro Gaboardi - Crema
La ciliegina sulla torta
Non si può proprio dire che ci manchi il materiale, gli spunti, per la nostra testimonianza di informazione e, quando si tratta di sanità, di denuncia.
Vale a dire, quasi ogni giorno che il Buondio manda su questa terra.
Eravamo, giusto ieri, ricorsi al fine aforisma (Accà nisciun è fess!!) per commentare la quotidiana proditoria esternazione del Direttore Generale dell'AssT in materia di affidavit farlocchi riguardanti la Casa di Comunità di Viale Trento e Trieste (che non si farà, in barba alle precedenti rassicurazioni del medesimo e, soprattutto, della vicegovernatrice/assessore al Welfare).
Che, appunto, nel volgere di poche ore, gli amici di Cremona Sera lanciano un assist di quelli che neanche…
L'assist riprende, caldo caldo (come i “cornetti” del Perozzi) un tazebao appeso all'ingresso della sede del di Guardia medica di via Santa Maria in Betlem. Desolatamente chiusa, nel corso di questo fine settimana, causa “mancanza di medici”. Ergo, gli utenti (si badi bene, la fattispecie di quelli che non possono aspettare la fine del week end) sono invitati a non fare i soliti lavativi e ad attrezzarsi per intraprendere l'esercizio dell'orienteering tra le tante opzioni alternative. Oddio, non proprio di prossimità; ma volete proprio tutte le comodità, allora! A portata di mano, come sempre c'è sempre il Pronto Soccorso. Notoriamente una location le cui prestazioni sono accessibili, come si suol dire, sul velluto e, soprattutto, in una scansione temporale…che non te ne accorgi neppure!
Già, manca la materia prima, per somministrare un servizio, diventato ancor più essenziale, dopo il generale collassamento della sanità “pubblica” (sic).
…zz..rola…capita proprio di domenica. Quando la dotazione ordinaria dei medici di medicina generale (categoria strutturalmente, ma ancor di più dopo la pandemia, stressata e manifestamente sotto organico) è a riposo.
Il datti da fare è una prammatica contromisura; a valere nei casi “imprevedibili” come quello lamentato, ma, anche as usual. Considerando i sinistri annunci della precitata Assessora, che prescindono dal prevalente tono rassicurante discendente dal perentorio “ci metto il mio nome!”
I cittadini utenti preferirebbero essere rassicurati dall'esistenza di strutture curative concretamente praticabili. Non dai nomi. Anche se nel caso quello di Moratti, secondo le chiavi interpretative correnti, una certa allure (per le allodole) la mette in campo. Specie per effetto della circostanza che di suo la sciura Assessora è messa, cognomicamente parlando, bene (con quel suo Arnaboldi Brichetto).
Già, perché, care lettrici e cari lettori, il ciclo leaderistico della politica e delle istituzioni si avvale di qualche furbizia, dedotta dall'indefettibile certezza che la comunicazione funziona sempre.
Prendete ad esempio lo spudorato rientro nel cono dell'attenzione mediatica (a fini di auto sponsorizzazione editoriale) del predecessore della Moratti. Tal Giulio Gallera, per pubblicizzare il suo libro 'Diario di una guerra non convenzionale' sulla gestione della pandemia nella regione più aggredita dal virus, non si è fatto scrupolo di mettere in campo fantasiose teorie.
In netto contrasto con una verità, sulla base della quale l'assessore tolto dai ranghi sia pure un anno e mezzo dopo l'inizio del calvario sanitario, avrebbe dovuto essere accompagnato alla porta a suon di…
Questo per dire che la temerarietà di questi oligarchi regionali nel travisamento della realtà non si fa scrupolo di nulla.
La Moratti, ad esempio, sul punto del manifestamente inadeguato organico della medicina generale ha pensato di ricorrere all'ingaggio di figure paramediche, nell'intento di sostituire i medici che non ci sono.
E, poiché anche gli organici paramedici, pure essi sfibrati dalla pandemia, non sono messi alla grande, si potrebbe pensare a qualche aiutino derivanti dallo step successivo degli ausiliari.
Il problema, che dovrebbe comprendere anche Madame Morati, è che lo sfibramento delle strutture e degli organici, operato in omaggio ad una generale cultura di tagli orizzontali nella spesa pubblica, è ben presente e lotta non insieme, ma contro di noi.
Ricordate le selezioni a numero chiuso per l'ammissione ai corsi di laurea alla facoltà di medicina?
Oggi ne paghiamo le conseguenze. E le pagheremo ancora per molto altro tempo.
L'Italia spende 400mld di euro ogni anno per la sanità. Molto di meno che gli altri partners europei. Li spende male e improduttivamente. Rispetto alla prova terribile del Covid il “spero che me la cavo” assolve (grazie alla fermezza dell'antipatichino ministro Speranza) un sistema da terzo mondo.
L'Università sforna, anche se in numero inadeguato, medici di buon livello. Per molti di loro, si potrebbe dire, di livello eccellente, considerato che i partners europei concorrenti se li rubano, grazie a trattamenti economici di mercato e prestigio professionale assicurato.
Noi no. Abbiamo preferito investire sulla sanità capitalista, che non ha l'incomodo della medicina generale e territoriale, delle guardie mediche, dei pronto soccorso.
Noi abbiamo investito sulle figure della comunicazione e sull'attivismo mediatico della nomenklatura piramidale dell'aziendalizzazione.
In tutte le sue declinazioni (ATS e ASST).
(e.v.)