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Lettere all'ECO /47

  08/01/2025

Di Redazione

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Riceviamo e molto di buon grado pubblichiamo

Riprendiamo, con un volume editing enormemente incongruo rispetto agli spunti che ci arrivano (e che, per il divario tra domanda e possibilità reali, e che creano un “ingorgo” nel flusso delle pubblicazioni, riprendiamo, abbiamo premesso questa rubrica. Vocata prevalentemente all'analisi-confronto delle segnalazioni e delle osservazioni dei lettori. In questo esordio di nuovo anno, ci viene di titolare, dato il prevalente carattere multi tematico, “di tutto un po'"

I "botti"

Caro direttore, fino a tanto (accaduto e denunciato in una importante cittadina lombarda) non siamo arrivati. Ma non si può neanche dire che, da questo punto di vista (di strafare in termini di festosità) il consuntivo possa definirsi a costo zero.

Non disponendo di dati specifici sull'incidenza pratica su cose e persone, non possiamo non rimetterci alla clemenza dei comunicatori e dei reggenti della cosa pubblica. Che sul punto erano stati (prima) particolarmente evocativi; a livello di enunciazioni etiche, di ammonimenti, di minaccia di sanzioni. Molti Comuni (come Crema, ad esempio) avevano formalmente diffidato l'esercizio del complesso di gesti riconducibili ai “botti”.

La cui manifestazione, soprattutto se raffrontata alla vulgata delle diffide, è stata, ove fosse stato possibile, superiore al pregresso. Il che, pur volendo concedere qualcosa all'evocazione delle caratteristiche di un contesto molto allergico al senso di responsabilità comunitario, suona sinistramente in termini di segnale del rango dell'autorevole delle fonti dell'istituzioni locali. Che, ripetiamo, l'effetto annuncio (un po' il voler mettere le mani avanti…come per dire…non ci siamo astenuti dal vietare e dall'ammonire) c'è stato. La risposta è stata palese. Un aumento esponenziale delle bocche di fuoco (fedelmente registrate dalla cronaca locale), fortunatamente senza conseguenze sugli umani e con qualche ricaduta sull'integrità del patrimonio pubblico.

Come si suol dire, la storia continua. La foto ripresa dal mio terrazzo, fronte Po, è di ieri sera. Capisco l'obiettivo difficoltà a fronteggiare una situazione, che per dimensioni e peculiarità è sfuggita di mano.

Grazie. Ricambiamo (io, mia moglie e gli intimi) di cuore. E, dato che sei uno dei pochi cremonesi investiti di mandato elettivo a interloquire, segnalo che Cremona ieri è stato uno scenario di guerra. I "botti" (molto simili a scoppi bellici) sono iniziati (in zona via Sesto) nel primo pomeriggio). Il top è avvenuto in tutti i punti cardinali a ridosso di mezzanotte.  Anzi, temendo di attenuare l'effetto, molto prima. Per arrestarsi attorno all'1!

E, forse perché era restato qualcosa della santabarbara e perché non si butta via niente, lo “spettacolo” è proseguito anche nella notte successiva, sul fronte di Po.

 Con ulteriori benefici (sic!) per la tranquillità notturna e per la popolazione animale (domestica e vagante). Non si può affermare, come premesso, che sia stata deliberatamente e direttamente propiziata dai pubblici poteri, ma che sul fatto che sia stata in qualche modo "tollerata" non dovrebbero esserci dubbi  Che senso ha fare ogni tanto la faccia feroce nei confronti della diffusa insicurezza e poi, con condotte colpevoli di compiacimento delle pulsioni di divertimento senza limiti, fare l'occhiolino al permissivismo?

Oltre che profondamente diseducativo e potenzialmente pericoloso questo gesto collettivo appare eticamente intollerabile, in considerazione dell'impronta amministrativa fortemente attenuata. Che, e concludo, se da un lato si iscrive nella continuità del timbro un po' scanzonata di una governance vocata alle performances di “bandakadabra”, dall'altro fa sorprendere (ed è dire poco!) sul versante della contraddizione tra enunciazioni e tracciati fattuali. Capisco l'obiettiva difficoltà a fronteggiare una situazione, che per dimensioni e peculiarità è sfuggita di mano. La sinistra (in teoria mio riferimento), però, qualche autocritica deve farsela. A cominciare dell'opzione di affidare la Sicurezza, prima ad una "creativa" di eventi e, adesso, a uno nato "animatore" di. Capisco tutto (compreso un certo compiacimento della domanda giovanile di relazionalità sociale (quasi sempre notturna e rigorosamente da Centro e Ztl). Ma necesse considerare il lato controproducente dell'iniziativa di ingaggiare "serate" animate da stars, che, prima di cantare, offendo le forze dell'ordine, esortando alla disobbedienza. Poi, i "botti" diventano un indotto limitato ma non del tutto marginale di questo combinato disposto. La cui scaturigine è l'arbitrio di praticare il disordine.

F. D., 4 gennaio 2025, Cremona

Cara lettrice, innanzitutto auguri per l'anno appena iniziato e per l'assist su un argomento, che, difficilmente, avremmo affrontato nostra sponte. Essendo, e non solo per ragioni di “etichetta”, obbligati ad evadere l'input, la prendiamo alla larga ed alla larga ispiriamo la disamina di un argomento che non può non essere delibato nella sua multidisciplinarità.

Con una piccola premessa imposta dalla deontologia giornalistica: su un segmento dell'argomento non siamo del tutto “indipendenti”: siamo stati soci (delusi) di Lipu, Enpa e Lav. Per mezzo secolo siamo stati fruitori Pet. Quindi, siamo profondamente informati sul portato di questi gesti invasivi sulla serenità e sulla salute dei viventi animali e sulla loro serenità. Di quelli ben accuditi nelle mura domestiche e, peggio ancora, di quelli vaganti in libertà di natura. Capiamo (anche se non condividiamo) tutto, compreso un certo compiacimento della domanda giovanile di relazionalità sociale (quasi sempre notturna e rigorosamente da Centro e Ztl). A sostegno di ciò ci appelliamo alla recente esternazione di Maurizio Ambrosini, Sociologo della Statale:

In generale un grande evento dovrebbe essere aggregativo per definizione, ma non è sempre così. Un pubblico eterogeneo può ovviamente anche diventare un problema di ordine pubblico. Ma il vero punto è che anche il concerto gratuito, come la piazza che lo ospita, può acuire il senso di alienazione invece di spegnerlo.

Ma necesse considerare il lato controproducente dell'iniziativa di ingaggiare "serate" animate da stars, che, prima di cantare, offendono le forze dell'ordine, esortando alla disobbedienza. Poi, i "botti" diventano un indotto limitato ma non del tutto marginale di questo combinato disposto. La cui scaturigine è l'arbitrio di praticare il disordine. Anche ai nostri tempi il Comune (noi coinvolti in ruoli di mandato) patrocinava "eventi" (addirittura in Piazza del Comune), ma ingaggiava un canterino che esternava “solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dell'azione cattolica…”. Vero che a quei tempi giravano esponenzialmente meno oppiacei ed ancor meno posture di combinato disposto tra questi, alcoolici, ore piccole, sublimazione del gesto di infastidire. E, anche a costo di una forte reprimenda, non c'era traccia del "valore aggiunto" dell'"accoglienza" che un importante apporto avrebbe recato. Con una caratteristica peggiorativa degli altri segmenti della precarietà, del disordine, dell'insicurezza. Che non può, assolutamente secondo noi, essere circoscritta alla fattispecie bagatellare e della microcriminalità.  Perché è uno dei perni maggiori dell'aggregato maggiore del fenomeno. Rispetto a cui sarebbe lettura colpevole omettere la spada pendente (a fasi alterne) dei "centri sociali". Incardinata e metabolizzata (anche come allocation testimoniante e fisica) per iniziativa di un "ramo d'azienda" del csx della Giunta Corada e, a quanto ci risulta, aleggiante (sia pure ridimensionata, ma, in forza dei precari equilibri attuali, determinante). Per essere esaustivi (e nella consapevolezza della relatività dei "botti" che comunque, insistiamo, sono una vistosa componente dell'ingranaggio sinergico dell'ormai collettivo "facciamo il cazzo che vogliamo", dichiariamo doverosamente la nostra non totale indipendenza dal retroterra motivazionale dal coro di denunce che da anni segnala questo non virtuoso stato di criticità. Che fa della nostra città e del territorio circostante una realtà (in materia di ordine pubblico e di sicurezza percepita e fattuale) in netta controtendenza con gli annunci dei trilussiani sondaggi d'opinione. Oggi su Corsera (uno non sospetto!)  Veltroni osserva:

Affrontare questi temi, nella loro complessità e con una visione d'insieme, dovrebbe essere il compito della politica. Paradossalmente la sinistra dovrebbe essere la più attrezzata alla comprensione della natura del sistema che il tema della sicurezza reca con sé. Ma non ci si rifugi dietro il paravento di soluzioni delegate alla futura umanità. Il tema della sicurezza personale dei cittadini non è rinviabile con formule sociologiche.

Una locuzione in cui è impossibile non percepire la messa in mora di tutto l'armamentario teorico-pratico messo in campo dal csx per scavallare una criticità che è centrale nel vivere quotidiano.

Ok, cara lettrice, speriamo, sia pure, come premesso, allargando la visuale dell'analisi e del cheek fattuale, di aver corrisposto adeguatamente alla lettera, di segnalazione e, perché no? di provocazione (di una chiosa, che, onestamente, non poteva non partire e non sviluppare un combinato di concause.

I quartieri

Caro (anzi, alla luce delle candeline appena spente) carissimo EdP, con la presente segnalo, nell'intento di focalizzare e di approfondire fuori dagli schemi imperanti nell'informazione priva di perni “dialettici”, la bellissima ed opportuna lettera, apparsa sul quotidiano cremonese, a firma dell'indimenticato e sempre apprezzato architetto-professore De Crecchio su una materia che qualche giorno prima aveva fatto capolino (non si sa se più per dovere d'ufficio ovvero per esposizione autoreferenziale) sullo stesso quotidiano. In materia, vengo al dunque, di “riforma” dell'ordinamento e della giurisdizione degli ambiti di Quartiere. “Riforma opportuna, ma sia efficace” esorta il già assessore comunale. Nei confronti “della tribolata questione dei comitati di quartiere cittadini, l'istituzione dei quali fu, in passato (sin dagli anni settanta/ottanta del secolo scorso)una iniziativa che molto contribuì, a mio personale parere, ad agevolare il dibattito cittadino, soprattutto quello relativo alle tematiche della gestione del territorio comunale e dei relativi servizi. Allora il numero dei quartieri era, se non ricordo male, abbastanza contenuto e l'acquisizione preventiva del parere dei relativi comitati era, almeno su determinate tematiche, persino obbligatoria prima che sulle stesse potesse esprimersi il consiglio comunale. Se ho ben compreso, la nuova giunta, attraverso una revisione dimensionale e, spero, anche regolamentare, dei comitati di quartiere, sembra ora seriamente intenzionata a ripristinare un più diretto ed efficace collegamento tra i cittadini e l'istituzione comunale. Mi auguro che tale orientamento si concretizzi al più presto e con modalità organizzative realmente efficaci.”

Essendo nato in tempi successivi a quelli citati dal Prof. De Crecchio ed avendo, qualche tempo fa, tentato un approccio ispirato dall'idealismo di cittadinanza attiva, mi appello alla testata di Bissolati/Zanoni per approfondire l'argomento.

Cordiali saluti.

Lettera firmata, 5 gennaio 2025, Cremona

Tutto vero ed opportuno quanto ricordato ed esposto dal lettore. Oltre che un trascorso maturato “sulla breccia”, abbiamo in tempi recenti ritualizzato l'argomento su queste pagine, dedicando cronaca attorno all'election day dei nuovi Consigli e motivi di riflessione attorno alla sostenibilità di questo istituto di decentramento (almeno delle conoscenze e della partecipazione alla vita cittadina). Se la lettera a Spazio Aperto de La Provincia fosse stata diretta a noi, avremmo sinteticamente corrisposto in questi termini.

Caro Michele, stamane ho letto su Provincia la Tua lettera riguardante lo stato agonizzante, stricto sensu, dei Quartieri e, lato sensu, della partecipazione alla vita istituzionale ("dal basso", si diceva un tempo). La loro postura e le loro performances erano speculari e sinergiche a quel modello di inclusione e di prerogative nella vita pubblica. Di cui i movimenti di massa erano ad un tempo scaturigine e stimolo. Vero che i Quartieri finirono per diventarne, in parte, juinior partner strumentale. Del che grande responsabilità ha in carico la storia del dell'allora opposizione di sinistra massimalista. Che li usò, per aggiungere benzina e bocche di fuoco alla sua azione di opposizione. In ciò amplificandone potenzialità ed incremento in termini di investimento di attivisti e di dialettica. Salvo poi, mutati equilibri di forza e ruoli nella gestione comunale, procedere al depotenziamento. Fino alla messa in stand by, per un lungo periodo. Ciò che sostieni in termini di ottimizzazione è assolutamente condivisibile.  Ma, a monte resta (temo neanche minimamente approcciata) la questione della politica "malata". Svuotata di idealismi e di impulsi di abnegazione verso il "municipalismo". Di cui la partecipazione dal basso, che prescinde dalle "ditte" e che si fa carico del superiore interesse comunitario è segmento fondamentale. Sulla mappatura, realistica ed “asciutta”, della circoscrizione, ricordi benissimo. Al punto che mi sono preso la briga di spulciare le edizioni Eco delle ultime decadi di fine anni 80. A riprova, riproduco la scada delle “liste” socialiste per l'elezione dei quattro Consigli di Quartiere”

Per quanto ci riguarda l'argomento è assolutamente degno di essere ripreso in un ampio dibatto. In considerazione del fatto che in piena agonia delle prerogative di partecipazione alla vita pubblica non sono ammissibili vulgate come quella della Giunta che lasciano intendere fattivi intendimenti. Mentre è assolutamente noto che le iniziative della governance municipale sembra compiacere solo la sollecitudine di esternare.

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